Discorso di Fidel Castro

Dal "GRANMA" di Mercoledì 9 Agosto 1995 - L'Avana
Fidel alla chiusura del Festival Internazionale Giovanile "Cuba Vive"

PIÙ CUBA RESISTE PIÙ LA SI RISPETTA;
E CUBA È DISPOSTA A CONQUISTARSI TUTTO IL RISPETTO DEL MONDO.

Discorso pronunciato dal comandante in capo Fidel Castro Ruz, primo segretario del Comitato centrale del partito comunista di Cuba e presidente del Consiglio di Stato e dei Ministri, alla chiusura del festival internazionale giovanile "Cuba vive", svoltosi nel teatro Carlo Marx il 6 agosto 1995, anno del centenario della morte di José Martí.
(nostra traduzione tratta dalla versione tachigrafica del Consiglio di Stato)

 


Cari compagni, amici cubani e non
qui realmente, lo dico in tutta sincerità, mi sembra non ci sia più nulla da dire, anzi si è già detto tutto meglio di come potrei dirlo io; ma le pressioni degli organizzatori, e di Viky principalmente, mi hanno indotto a pronunciare alcune parole, purtroppo con un inconveniente: con una voce che si è dichiarata in sciopero. Che faremo? Non le possiamo lanciare gas lacrimogeni, né possiamo reprimere lo sciopero con cisterne di acqua o con i modi che vediamo adottati ogni giorno in altri paesi. Cosi continuerò con questa voce, cercando di adempiere al mio compito nel modo migliore.
Sono presenti due gruppi: uno ha partecipato a questa giornata, conosce i temi affrontati e le idee esposte; l'altro è quello di coloro che non sono stati presenti durante questa giornata.
Abbiamo inoltre l'onore della presenza del corpo diplomatico. Che mal di testa essere membro del corpo diplomatico in una manifestazione come questa! Lo so per esperienza. Se si applaude dicono che i diplomatici hanno applaudito, se non si applaude, dicono che non hanno applaudito, se alcuni si alzano in piedi e altri restano seduti, dicono: "I diplomatici sono rimasti seduti." Ciò è avvenuto quando avete cominciato ad esclamare: "Cuba Vive!" e, chiaramente, i diplomatici per disciplina sono rimasti seduti; ma credo che nessuno di loro non desideri che Cuba viva.
Robertico, nel suo intervento di questo pomeriggio, ha fatto realmente una brillante esposizione dei concetti e delle idee fondamentali che riguardano la nostra Rivoluzione. Penso che anche Viky abbia fatto un magnifico discorso, pertanto questa sera sono rimasti pochissimi argomenti di cui parlare.
Preferisco pensare, in primo luogo, al mondo in cui vi è toccato vivere, ai giovani che sono qui rappresentati, ai quali principalmente mi rivolgo. A nostro giudizio, cioè a giudizio dei rivoluzionari e di chi non è pessimista, (noi del resto non possiamo esserlo) questo è un mondo molto complesso.

ALLE NUOVE GENERAZIONI, DI CUBA E DI TUTTO IL MONDO, SI PRESENTANO PROBLEMI MOLTO SERI

Si parla con gioia del fatto che siamo a pochi anni dal 2.000, e si parla del prossimo secolo. Ciò che l'uomo tarda a perdere è la speranza; ma ci sembra che alle nuove generazioni, che voi rappresentate, ai bambini di Cuba e di tutto il mondo spetta affrontare problemi gravi, e non parlo solo dei problemi dell'ambiente. Per la prima volta ci si è interrogati sulla possibilità che il mondo possa sopravvivere alla distruzione della natura e degli ambienti umani, situazione che si fa sempre più evidente e preoccupante. Si parla già da alcuni anni dell'effetto serra, del buco dell'ozono e di altri simili problemi, le cui conseguenze sono visibili anche a Cuba.
Il mondo è testimone di ciò che sta accadendo: alcune ondate di calore terribile hanno provocato la morte di quasi 1.000 persone negli Stati Uniti , in Inghilterra e in altre zone d'Europa e del mondo. Questi sono gli anni più caldi del secolo: già stiamo subendone le conseguenze, che non sono, comunque, le più gravi. Assistiamo a strani fenomeni atmosferici come il ciclone che, mentre attraversava la Florida, provocava piogge violente anche nel nostro paese, a centinaia e centinaia di chilometri di distanza.
Di come l'uomo vada distruggendo gli ambienti naturali e li vada sfruttando e dissanguando, abbiamo avuto prove recenti nel contrasto tra il Canada e la Comunità Economica Europea, quasi una guerra, per i banchi della pesca ...
Importanti zone di pesca nell'Atlantico meridionale e in altri mari si stanno esaurendo.
La popolazione mondiale si avvicina ai 6 miliardi di abitanti previsti nel 2.000: mi hanno regalato tre apparecchi o congegni, grazie ai quali è possibile osservare la crescita della popolazione al secondo e al minuto.
I fenomeni della siccità aumentano in alcune parti, mentre tremende inondazioni si sono verificate in Cina, causando ingenti danni con migliaia di morti lì come in altre parti del mondo. È provato che i livelli dei mari si stanno alzando ogni anno.
Ormai l'uomo sta sperimentando in modo evidente gli effetti della distruzione dell'ambiente naturale. È spaventoso sentire il numero di specie, vegetali e animali, che vengono distrutte ogni giorno e tutto ciò sotto i nostri occhi.
È chiaro che l'umanità in crescita si troverà di fronte a problemi ecologici enormi, e voi sarete testimoni di ciò. Ma voglio riferirmi fondamentalmente a un altro aspetto della questione: l'aspetto politico e sociale.
Il secolo che sta per venire e di cui tanto si parla sarà forse il secolo dell'egemonia unipolare, del dominio totale della politica mondiale da parte di un solo paese o di un gruppo di paesi? Sarà il secolo della globalizzazione dell'economia, del trionfo completo delle imprese transnazionali, dell'imposizione di un nuovo ordine economico mondiale assai peggiore di quello che abbiamo oggi? Che resterà a quei paesi che costituiscono i tre quarti dell'umanità? Che garanzie o sicurezze avranno? Potranno competere con le tecnologie più moderne e sviluppate? Quali saranno i loro mercati ed i prezzi dei loro prodotti? Che posto avranno nel mondo? E non si tratta più soltanto di quelli che erano chiamati paesi del Terzo Mondo, si tratta persino di paesi come l'Unione Sovietica e gli ex paesi socialisti, che sono passati, di fatto, a far parte del Terzo Mondo negli indicatori economici, nel Prodotto Interno Lordo, nelle loro possibilità di competere e di trovare mercati. Questi paesi vengono ad ingrossare il numero, potremmo dire, dei poveri della terra.
Sono appena state fissate le norme per regolare il commercio internazionale, contenute nella cosiddetta Ronda dell'Uruguay, il GATT - l'attuale Organizzazione Mondiale del Commercio - e già, praticamente, le grandi potenze iniziano a violarle.
Abbiamo visto i metodi utilizzati dagli Stati Uniti per risolvere i contrasti e per superare la concorrenza dell'Europa e del Giappone: con la minaccia di guerre commerciali e altissime tariffe doganali impongono le loro condizioni al resto del mondo, compreso il mondo sviluppato.
Sono sorte nuove teorie che aggiornano il vecchio concetto di imperialismo. Nella storia abbiamo già conosciuto un imperialismo secolare, quello dell'Impero Romano, il cui Campidoglio credo sia servito da modello al Campidoglio di un nuovo impero, quello degli Stati Uniti.

 

GIÀ IN MOLTE PARTI EMERGONO LE MOSTRUOSE CONSEGUENZE DEL NEOLIBERISMO

Durante la Rivoluzione Cubana, iniziata nel 1959, si parlava di imperialismo, di colonialismo, di neocolonialismo. Nello scenario internazionale si insisteva molto su simili idee, si studiavano e si analizzavano questi concetti; ora alcuni pretendono che il nuovo secolo sarà quello del neoliberismo.
Effettivamente con la caduta dei paesi socialisti e dell'Unione Sovietica le teorie imperialiste si sono rivelate con forza: era veramente arrivata l'ora di fare i conti, di impadronirsi dell'economia mondiale. Tutte le istituzioni di credito internazionale e tutti i governi dei paesi sviluppati hanno imposto il modello neoliberale. Già cominciamo a vederne le conseguenze.
Non è piacevole menzionare paesi; non voglio dar dispiacere a qualcuno dei presenti o dei rappresentanti di qualche nazione. Sono però già evidenti in molte zone le mostruose conseguenze del neoliberismo.
Già due anni fa si parlava dei problemi sociali prodotti dal neoliberismo. Maestri, medici, professionisti che venivano per congressi a Cuba si lamentavano per la soppressione dei crediti e delle spese per l'educazione, la salute, la sicurezza e lo sviluppo sociale. Ancora non si vedeva chiaramente la crisi economica causata dal neoliberismo, crisi che si comincia a percepire ora sotto forma di indici di disoccupazione, che in alcuni stati si sono triplicati in appena due anni, o di grandi problemi finanziari che rovinano in breve tempo l'economia di un paese da un giorno all'altro, o di nazioni con enormi risorse naturali ed ingenti entrate, ma che sono sull'orlo dell'esplosione sociale per la quotidiana battaglia fra i lavoratori, la polizia e i corpi repressivi, nell'America centromeridionale e in altri continenti. Alcuni paesi hanno stabilito chiaramente che non accetteranno il neoliberismo, che lo eviteranno a tutti i costi.
Ci sono nostri amici, personalità importanti, che ci hanno inviato messaggi dicendoci :"Noi non sappiamo verso cosa state andando, ma vi consigliamo di non andare nella nostra direzione." E si tratta di amici coinvolti in quest'ondata di neoliberismo e impegnati in questa politica.
Gli effetti sono già tali che persino organismi internazionali, come il Fondo Monetario e la Banca Mondiale, parlano di sviluppo sociale, sono disposti ad offrire crediti per lo sviluppo sociale, hanno cominciato a preoccuparsi seriamente per la polveriera che stanno creando dappertutto, e specialmente in America Latina. Nonostante gli indici macroeconomici di cui parlano, la realtà di tutti i giorni presenta una situazione terribile e disperata.
Bisogna privatizzare tutto! Beh! già hanno privatizzato quasi tutto. Hanno sanato i deficit del bilancio con le entrate delle privatizzazioni, ma ormai le proprietà degli Stati sono finite; proprietà create in decine di anni stanno scomparendo in virtù di questa pratica e di questa filosofia, ormai non resta più niente da privatizzare.
Ho letto ultimamente in un telex uno dei risultati di queste privatizzazioni: in un paese sudamericano, dove è stata privatizzata una fabbrica di aerei, è arrivata una multinazionale ed ha ridotto il numero dei lavoratori di quell'industria da 1.200 a 400. Non si può dire che in questo modo si risolveranno i problemi della disoccupazione.
Ora i teorici del neoliberismo stanno inventando qualche rimedio per combattere la disoccupazione, le grandi istituzioni bancarie parlano di cosa fare per lo sviluppo sociale, ma il problema essenziale è uno: capitalismo e sviluppo sociale sono stati, sono e saranno, eternamente inconciliabili. Capitalismo e saccheggio, saccheggio dentro e fuori del paese, sono inseparabili. Capitalismo e disoccupazione sono inseparabili.
Ci sono paesi in Europa che hanno più del 20% di disoccupazione e la famosa riconversione industriale ha prodotto ancor più disoccupati. Sempre in Europa ci sono paesi che hanno dovuto sradicare milioni di piante di olivo, dalle quali si produce un eccellente olio senza colesterolo, sostanza che toglie il sonno ai ricchi, oggi; i poveri praticamente non hanno problemi di colesterolo.
Decine di milioni di ettari di terra lasciata incolta, sussidi ai contadini per non produrre alimenti, milioni di capi di bestiame che si sacrificano perché si alzi il prezzo del latte, dichiarazioni della FAO che la produzione di cereali diminuisce, e ciò farà aumentare i prezzi dei cereali, che vengono comprati dai paesi del Terzo Mondo, perché si sa che nei paesi tropicali il grano non si produce e lo stesso mais si produce in condizioni molto diverse. (Non lo dicano a noi cubani, che abbiamo cicloni, siccità, calamità, ecc.) È nel clima delle zone temperate che si producono i cereali fondamentali. Solo il riso, che ha basso contenuto proteico, cresce facilmente ai tropici.
Uccidere animali e assassinare uomini per fame, distruggere piantagioni, limitare o dare sussidi per la non produzione di cereali: che razionalità c'è in questo modo di agire, in un mondo che cresce, che soffre problemi alimentari sempre più gravi? Queste notizie non sono belle per i paesi poveri del mondo.
E se ci sarà un TLC (ndt. Trattato di Libero Commercio) per tutta l'America Latina soggiogandola all'economia degli Stati Uniti, nessuno potrà prevedere le conseguenze.
Probabilmente paesi che storicamente hanno sempre coltivato mais, smetteranno di produrlo, perché non riusciranno a fare concorrenza al mais nordamericano.
In tal modo si sta intrecciando tutta una serie di meccanismi e di piani che possono far felici i paesi con uno sviluppo anche cento volte maggiore di quello di altri, con possibilità di fare concorrenza, con tecnologie modernissime, con mezzi finanziari e crediti per competere con il resto del mondo, che non ha tutto questo e che dovrà affrontare già nei prossimi anni problemi ancora più gravi di quelli attuali.
In materia di informazione, è stato detto in una delle commissioni, il fenomeno della produzione audiovisiva per il divertimento è oggi un monopolio quasi esclusivo degli Stati Uniti, che hanno praticamente estromesso l'Europa e il resto del mondo da questo mercato, di cui conosciamo i prodotti, alcuni buoni, ma il resto è un'enorme massa di veleno.
Ci sono molti nordamericani che cominciano a preoccuparsi per la quantità di violenza e l'abuso di sesso che generano o ispirano questi programmi televisivi. Si discutono leggi e si studiano meccanismi tecnici per scegliere i film e creare in ogni casa un sistema per non vedere certi film - la cosa deve essere molto complicata - e credo che le reti televisive lo possano fare solo se aiutate dall'elettronica e dall'informatica, che è un vantaggio straordinario di cui dispongono tecnicamente.
Ma chi si preoccupa di noi, di quello che ci mandano, di quello che ci vendono?
Ora si parla già di autostrade dell'informazione, questioni nuove che serviranno a calzare, attraverso la propaganda e l'influenza sulla mentalità, quest'ordine economico che vogliono imporre al mondo. In questi trentasei anni di Rivoluzione sono avvenuti cambiamenti importanti, che abbiamo avuto il privilegio di osservare.
Ma di fatto esistono basi solide per accogliere la convinzione che questo mondo, che ci stanno disegnando per il prossimo secolo, non ha alcun avvenire. Entrerà in crisi, dovrà entrare in crisi, ed è in questo mondo che voi dovrete cercare di portare avanti le idee contenute nelle analisi delle commissioni sull'educazione, la salute, l'ambiente, la donna, il bambino, la cultura, l'occupazione, la democrazia e la partecipazione. E non vi dico queste cose per scoraggiarvi, assolutamente, anzi, lo dico per darvi ragione sui problemi che qui avete sollevato. Perché si può dire che in questo Festival Internazionale Giovanile ciò che avete fatto è elaborare un programma di lavoro, di lotta e un inventario dei problemi del mondo d'oggi.

 

IN CERTI PAESI IMPORTANTI CI SONO FENOMENI DI TENDENZA POLITICA VERSO LA DESTRA

A tutto questo si aggiungono fenomeni di tendenza a destra della politica in certi paesi importanti, una virata verso posizioni reazionarie, non dappertutto, ma in un certo numero di paesi importanti, tra i quali gli Stati Uniti, e ciò gioca un ruolo decisivo nel mondo d'oggi e lo giocherà inevitabilmente nel mondo di domani. Una virata tremenda che stupisce coloro che hanno avuto notizie e informazioni della grande crisi degli anni ' 30, degli sforzi fatti ai tempi di Roosvelt per salvare il capitalismo, delle misure sociali per ridurre la disoccupazione, per migliorare le condizioni della gente, l'istruzione, la salute.
Bisogna anche dire che per molti anni all'interno degli stessi Stati Uniti ci sono state lotte, che hanno dato luogo a una serie di conquiste sociali: la lotta della popolazione nera per i suoi diritti, una lotta storica, la lotta delle minoranze nazionali, la lotta dei disoccupati, la lotta dei poveri, la lotta delle donne per ottenere una serie di miglioramenti. Tutto ciò oggi è chiaramente in pericolo a causa della tendenza a destra della politica degli Stati Uniti, anzi si arriva veramente a posizioni di estrema destra.
Ogni giorno escono nei telex notizie accordi nel Congresso degli Stati Uniti che gettano via tali misure o tali leggi, con tagli alle spese e alle risorse. Non si sa fino a quando la popolazione nordamericana resisterà a questa guerra contro i miglioramenti sociali, compreso le cosiddette Azioni Affermative, misure che sono state adottate per proteggere i settori più deboli e vulnerabili della società, in modo che possano ottenere lavoro e determinati benefici. Durante la guerra fredda si sono affermati pensieri politici e forze molto reazionarie che dispongono di risorse tremende e manovrano in questo modo. D'altra parte gli Stati Uniti ci hanno bloccato per tutti questi anni.
La gente di estrema destra può giungere a controllare quasi totalmente il potere negli Stati Uniti. Questo è un fattore da tenere in considerazione, perché può accadere che la situazione peggiori e che l'imperialismo nordamericano si faccia molto più aggressivo e molto più dannoso per il mondo. Basta dire che oggi alle Nazioni Unite vi sono due concezioni: quella di coloro che desiderano utilizzare le Nazioni Unite come strumento dell'impero per "santificare" i suoi interventi (ovunque, in qualsiasi luogo) e la sua politica internazionale, e c'è la concezione di coloro che desiderano far scomparire le Nazioni Unite, per esercitare il potere imperiale direttamente nel mondo, quindi desiderano togliersi il disturbo delle Nazioni Unite.
In relazione a Cuba, si discutono ugualmente due concezioni: quella di coloro che desiderano distruggerci dall'esterno - cioè con un blocco maggiore, con maggiore ostilità, con una minaccia maggiore di aggressione -, e quella dei "nobili e benevoli cavalieri" che desiderano distruggerci dall'interno, però tutti con il blocco.
Alcuni pensano che al blocco bisogna aggiungere anche altro per destabilizzare e distruggere la Rivoluzione, perché la famosa corsia due della Torricelli può avere solo qualche possibilità e qualche effetto tra la gente sciocca. Non bisogna essere un genio per sapere che non possiamo lasciarci prendere da questa politica, e allo stesso modo bisogna avere la serenità sufficiente per resistere all'altra variante.
Quando ci dicono che l'estrema destra ha conquistato non solo il Congresso, ma anche il governo degli Stati Uniti non ci spaventiamo, abbiamo già attraversato simili periodi, per quanto questi possano essere peggiori in quanto a ostilità e minacce dall'esterno. E, come qui diceva Viky, nessuno di questi fattori ci scoraggia.
Cuba è, a quanto sembra, importante, visto che siamo l'unico paese bloccato dagli Stati Uniti. In relazione al nostro paese si mantengono le più dure restrizioni. Gli statunitensi possono avere qualunque altra idea per qualunque altro paese, però riguardo a Cuba non vogliono cedere, almeno finora. Abbiamo resistito trentacinque anni e dobbiamo essere disposti a resistere per un tempo maggiore. Il nostro paese per difendere la sua indipendenza ha lottato quasi 130 anni e penso che i valori che ci hanno lasciato i nostri avi siano molto presenti nel nostro popolo.
È conveniente che i nostri amici nel mondo sappiano questo e che lo sappia il nostro popolo; e il nostro popolo lo sa. Sono ottimista: ho la sicurezza che ci sono riserve nel nostro popolo e ci sono possibilità nel nostro paese di sopportare tutto questo ed anche di continuare ad avanzare.
Mi vengono in mente esempi accaduti in alcuni paesi. Ricorderò ciò che accadde in Guatemala nel 1954, 41 anni fa. Si ebbe un movimento politico rivoluzionario, una speranza nell'America Latina e in Centroamerica oltre che nel popolo guatemalteco, con un legge di riforma agraria, con certe misure sociali, e immediatamente si organizzò negli Stati Uniti una spedizione mercenaria, come quella di Girón.
Invasero il paese, i rivoluzionari guatemaltechi non ebbero possibilità di difendersi e di sconfiggere quell'invasione, e si stabilì un governo repressivo, organizzato e creato dalla CIA e dal governo degli Stati Uniti. Durante questi 41 anni in Guatemala, che ha circa 10 milioni di abitanti e che ha visto raddoppiare la popolazione, sono scomparsi - è incredibile! - più di 100.000 persone. Questo è stato il risultato del trionfo mercenario.
Che ne sarebbe stato di Cuba se gli statunitensi avessero trionfato a Girón nell'anno 1961? Che sarebbe di questo paese, se avesse dovuto sopportare una controrivoluzione trionfante? La storia della Comune di Parigi sarebbe pallida cosa a confronto di questo. Tutti noi cubani sappiamo bene ciò che significherebbe smettere di lottare, smettere di resistere. Credo che la giornata di ieri sia stata una prova oggettiva dello spirito dimostrato dal nostro popolo qui nella capitale, dove abbiamo maggiori difficoltà.