Albizu Campos è un simbolo per l'America irredenta ma indomita. Anni e anni
di galera, pressioni quasi insopportabili in carcere, torture mentali, la
solitudine, l'isolamento totale dal suo popolo e dalla sua famiglia,
l'insolenza del conquistatore e dei suoi lacchè nella terra che lo aveva
visto nascere, niente riuscì a piegare la sua volontà.
Pedro Albizu Campos, illustre patriota portoricano, fondatore del Partito Pro
Indipendenza di Puerto Rico, morto nel 1965 dopo aver subito torture e lunghi
anni di prigione da parte delle autorità degli Stati Uniti
Eliseo Reyes
Abbiamo perduto l'uomo migliore della guerriglia e, ovviamente, uno dei suoi
pilastri, compagno mio sin da quando, essendo quasi un bambino, fu messaggero
della Colonna 4, fino all'invasione e a questa nuova avventura rivoluzionaria.
Della sua morte oscura occorre solo dire, per un ipotetico futuro che potesse
cristallizzare: "Il tuo piccolo cadavere di valoroso capitano ha dilatato
nell'immensità la sua metallica forma".
Eliseo Reyes. uno dei più giovani capitani della Sierra Maestra. membro del
distaccamento guerrigliero internazionalista comandato dal Che. Morto in
combattimento in Bolivia nel 1967
Ernesto Che Guevara
Sono nato in Argentina, non è un segreto per nessuno. Sono cubano e sono
anche argentino e, se non si offendono le signorie illustrissime dell'America
Latina, mi sento tanto patriota dell'America Latina, di qualunque paese
dell'America Latina, come nessuno, e quando fosse necessario sarei pronto a
dare la vita per la liberazione di un qualunque paese latinoamericano, senza
chiedere nulla a nessuno, senza pretendere nulla, senza sfruttare nessuno. Non
credo che siamo stretti parenti, ma se Lei è capace di tremare d'indignazione
ogni qualvolta si commette un'ingiustizia nel mondo, siamo compagni, il che è
più importante. Ora, una volontà che ho modellato con diletto d'artista
sosterrà un paio di gambe molli e due polmoni affaticati. Lo farò. Non sarei
più un uomo se non mi piacessero le donne. Ora, non sarei un rivoluzionario
se smettessi di compiere uno solo dei miei doveri come rivoluzionario e dei
miei doveri coniugali, perché le donne mi piacevano. Dopo di che, io lavoro
qualcosa come 16, 18 ore al giorno. Dormo 6 ore, quando posso, e sennò dormo
di meno. Non bevo, però fumo. Non vado a divertimenti di sorta e sono uno che
è convinto di avere una missione da compiere al mondo e, in ossequio a quella
missione, di dover sacrificare la famiglia, tutti i piaceri della vita
quotidiana di qualunque genere, la mia sicurezza personale e forse la mia
stessa vita. Ma è un impegno che ho assunto con il popolo e penso,
sinceramente, di non potermi sciogliere da esso fino alla fine della mia vita.
Io sono nato in Argentina [...] mi consenta di essere un poco presuntuoso nel
dirle che Mani era nato a Cuba e Mani è americano, Fidel è nato a Cuba e
Fidel è americano: io sono nato in Argentina, non rinnego assolutamente la
mia patria, ho in me il sostrato culturale argentino, mi sento anche cubano
come nessuno e sono capace di sentire in me la fame e la sofferenza di
qualunque popolo d'America, fondamentalmente, ma anche di qualunque popolo del
mondo. In qualsiasi luogo ci sorprenda la morte, che sia la benvenuta, sempre
che il nostro grido di guerra sia arrivato a un orecchio ricettivo e un'altra
mano si tenda per impugnare le nostre armi e altri uomini si apprestino a
intonare i canti funebri con l'accompagnamento delle mitragliatrici e nuovi
gridi di guerra e di vittoria.
Cuba
Cuba non costituisce un'ossessione per i governanti nordamericani solo in
ragione delle loro aberranti mentalità coloniali. C'è qualcosa di più; il
nostro paese rappresenta, in primo luogo, la chiara immagine del fallimento
della politica nordamericana d'aggressione alle porte stesse del continente,
inoltre è l'immagine dei futuri paesi socialisti dell'America Latina e al
tempo stesso sintomo inequivocabile della riduzione inesorabile del campo
d'azione del suo capitale finanziario. dobbiamo lavorare tutti i giorni
pensando alla nostra America e rafforzare sempre di più le basi del nostro
Stato, la sua organizzazione economica e il suo sviluppo politico, per poter
inoltre, mentre ci superiamo all'interno, convincere sempre più i popoli
d'America della possibilità pratica di iniziare il cammino dello sviluppo
socialista, nella fase attuale di correlazione delle forze internazionali. Noi
abbiamo il dovere di dimostrare ai popoli d'America quello che si può fare
con un regime sociale giusto, che distribuisca le ricchezze, che destini le
ricchezze all'elevazione tecnica, culturale, sociale di tutti gli abitanti,
che pianifichi la sua economia e che con intelligenza risolva i problemi
economici per procedere in avanti. Cuba non esporta rivoluzioni, le
rivoluzioni non si possono esportare. Le rivoluzioni nascono nel momento in
cui all'interno di un paese esiste tutta una serie di insormontabili
contraddizioni. Quando un popolo acquista coscienza della propria forza,
prende la decisione di lottare, la decisione dì andare avanti, allora sì che
è forte e allora sì che può affrontare qualsiasi nemico. ricordiamoci
sempre che la presenza di Cuba, viva e combattente, è un esempio che dà
speranze e che emoziona gli uomini del mondo intero che lottano per la loro
liberazione e, in particolare, i compatrioti del nostro continente che parlano
la nostra lingua, che hanno la nostra stessa cultura, le nostre abitudini, i
nostri costumi e che di giorno in giorno in sempre maggior numero cominciano a
lottare per la loro definitiva liberazione. Cuba è l'avanguardia d'America e
deve fare sacrifici perché è agli avamposti, perché indica alle masse
latinoamericane la via della piena libertà. Bisogna pagare qualunque prezzo
per il diritto di mantenere alta la nostra bandiera e il diritto di costruire
il socialismo secondo il volere del nostro popolo. Per una semplice legge di
gravitazione, la piccola isola di centoquattordicimila chilometri quadrati e
sei milioni e mezzo di abitanti assume la direzione della lotta anticoloniale
in America in cui vi sono seri tentennamenti che le permettono di portarsi
sull'eroica, gloriosa e pericolosa posizione avanzata. I nostri amici del
continente ribelle possono esser certi che, se sarà necessario, lotteremo
fino all'ultima conseguenza economica delle nostre azioni e, se la lotta si
sposterà più lontano, lotteremo fino all'ultima goccia del nostro sangue
ribelle per fare di questa terra una repubblica sovrana, con i veri attributi
di una nazione felice, democratica e fraterna. Anche se la nostra convinzione
è solida al punto da non dar adito ad argomenti che possano farla cambiare
siamo disposti al dialogo costruttivo nel contesto della coesistenza pacifica
fra paesi dai diversi sistemi politici, economici e sociali. Non possono
esservi transazioni, non possono esservi mezzi termini, non può esservi pace
che garantisca a metà la stabilità di un paese. La vittoria deve essere
totale. Noi vogliamo costruire il socialismo; ci siamo dichiarati partigiani
di quanti lottano per la pace; ci siamo dichiarati dentro il gruppo dei paesi
non allineati, anche se siamo marxisti-leninisti, perché i non allineati,
proprio come noi, lottano contro l'imperialismo. Vogliamo pace, vogliamo
costruire una vita migliore per il nostro popolo e per questo evitiamo al
massimo di cadere nelle provocazioni architettate dagli Yankee, conoscendo la
mentalità dei loro governanti; vogliono farci pagare a caro prezzo quella
pace. Noi rispondiamo che quel prezzo non può superare i confini della dignità.
la nostra generazione avrà un posto nella storia di Cuba e un posto nella
storia d'America. Non possiamo scartare la speranza che tutti i compagni
rivoluzionari, che tutti i popoli oppressi d'America e forse del mondo abbiano
un posto nella Rivoluzione cubana. [...] Quando l'imperialismo volle reagire,
quando si rese conto che il gruppo di giovani inesperti che passeggiavano
trionfanti per le strade dell'Avana aveva un'ampia coscienza del suo dovere
politico e una ferrea decisione a compiere quel dovere, era ormai tardi.
Portorico
I nordamericani hanno preteso per anni di fare di Portorico uno
specchio di cultura ibrida; lingua spagnola con inflessioni d'inglese, lingua
spagnola con cerniere sulla schiena per chinarla davanti al soldato
statunitense. malgrado questa tremenda violazione della sua volontà e del suo
destino storico, il popolo portoricano ha conservato la sua cultura, il suo
carattere latino, i suoi sentimenti nazionali che mostrano di per sé
l'implacabile vocazione all'indipendenza presente nelle masse dell'isola
latinoamericana.
Vietnam
Non sappiamo quando potremo salutare la liberazione definitiva del Viet Nam
del Sud. Non possiamo mai dire quando avverrà la liberazione di ciascuno dei
popoli che oggi lottano, armi alla mano, per la loro libertà. Ma sappiamo che
il risultato della lotta sarà immancabilmente la libertà dei popoli. Il
marxismo è stato applicato conformemente alla concreta situazione storica del
Viet Nam ed è per ciò che, guidati da un partito d'avanguardia fedele al suo
popolo e conseguente nella sua dottrina, ottennero sugli imperialisti una così
clamorosa vittoria. Quando noi ci riuniamo per salutare il popolo vietnamita
stiamo salutando un vero fratello, stiamo stringendo nelle nostre braccia dei
fratelli che in una lontana regione del mondo stanno lottando per la nostra
sicurezza e stanno lottando per tutte le aspirazioni comuni che uniscono tutti
i popoli dei tre continenti attualmente oppressi, d'Asia, d'Africa e della
nostra America. noi sappiamo che quale che sia il risultato, quale che sia il
metodo di lotta adottato dall'imperialismo nordamericano, il risultato finale
sarà la vittoria del Viet Nam del Sud e la riunificazione di tutto il paese.
America Latina
Via via che i paesi d'America e di altre regioni del mondo vanno rendendosi
indipendenti dalle pastoie delle catene monopolistiche e impiantando nuovi
sistemi più giusti e più giusti rapporti con tutti i paesi del mondo, i
pesanti contributi che le nostre terre apportano al tenore di vita delle
potenze imperialiste ricadranno su loro stesse e, fra tutti, sono gli Stati
Uniti quelli che dovranno subire con maggior gravità questo fenomeno non
appena si verificherà . Abbiamo imparato ormai che quando c'è un uomo ferito
o perseguitato in Cile, in Argentina, in qualunque parte dell'America, si sta
colpendo la nostra dignità, la dignità di tutta l'America. L'America parla
spagnolo, l'America ci comprende, ci ammira e vede in noi l'immagine di quello
che può essere il futuro per tutti i popoli e si prepara per quella vittoria.
Ciò che vogliamo, semplicemente, è che ormai non si può più essere dei
solitari in America, senza essere quanto meno traditori dell'America; che non
si ripeta più in America che noi siamo tenuti a un'alleanza continentale con
il nostro grande schiavista, perché questa è la menzogna più vile e più
denigrante che un governante d'America possa proferire. Nulla si sapeva
dell'America se non forse che era un gigantesco settore del mondo abitato da
indigeni dalla pelle scura con coprivergogne e lance e dove un bel giorno un
certo Cristoforo Colombo era approdato più o meno nella stessa epoca in cui
un altro, Vasco de Gama, doppiava il Capo di Buona Speranza e tracciava una
terribile parentesi di secoli nella vita culturale, economica e politica di
quei popoli. Le condizioni oggettive per la lotta sono date dalla fame del
popolo, la reazione davanti a quella fame, il timore scatenato per respingere
la reazione popolare e l'ondata di odio che la repressione suscita. Sono
mancate in America le condizioni soggettive fra le quali la più importante è
la coscienza della possibilità di vittoria per vie violente davanti ai poteri
imperiali e ai loro alleati interni. È per questo che in America si mettono a
discutere su chi sia più o meno grande e a chi appartengano San Martin o
Bolivar, senza tenere in conto che tanto l'uno che l'altro sono uomini
d'America. San Martin, che morì esattamente centoundici anni fa oggi, era un
uomo d'America; come Bolivar non possiamo dire che sia appartenuto a un paese,
così come non ci appartiene Marti. Sono prodotti della nostra civiltà, del
nostro sostrato culturale, prodotto di tutto quello che è andato maturando
negli anni, di ciò che si è aggiunto all'indigeno primitivo, con il nero che
vi fu portato, con lo spagnolo che vi giunse a colonizzare le razze di altri
paesi del mondo, per le nostre specifiche condizioni sociali che hanno dato
vita a quest'uomo americano che parla praticamente lo stesso linguaggio e che
in ogni modo s'intende sempre in qualunque luogo si esprima. Dobbiamo essere
sempre più affratellati nella lotta perché questa è una lotta comune: lotta
che per esempio ora si esprime nella solidarietà di tutti i popoli con Cuba,
perché si sta rapidamente imparando che esiste un solo nemico che è
l'imperialismo e che questo in America ha un nome: è l'imperialismo
nordamericano. Fare la Rivoluzione è una necessità imperiosa della maggior
parte dei nostri continenti, di quasi tutta l'America, di tutta l'Africa e di
tutta l'Asia, dove lo sfruttamento ha raggiunto gradi inconcepibili. se tutti
i popoli latinoamericani levassero in alto la bandiera della dignità, come ha
fatto Cuba, il monopolio vacillerebbe, dovrebbe adattarsi a una nuova
situazione politico-economica e a sostanziali potature dei suoi guadagni.
Siamo qui. La parola ci viene umida dei boschi cubani. Siamo saliti sulla
Sierra Maestra e abbiamo conosciuto l'aurora e abbiamo la mente e le mani
piene del seme dell'aurora e siamo pronti a seminario in questa terra e
difenderlo perché dia frutti.
Sottosviluppo
Che cos'è il sottosviluppo? Un nano dalla testa enorme e il torace gonfio è
"sottosviluppato" in quanto le sue deboli gambe o le sue corte
braccia non si armonizzano con il resto della sua anatomia; è il prodotto di
un fenomeno teratologico che ha distorto il suo sviluppo. Questo è ciò che
in realtà siamo noi, blandamente detti "sottosviluppati", a dire il
vero paesi coloniali, semicoloniali o dipendenti. Siamo paesi dall'economia
distorta dall'azione imperiale che ha sviluppato in modo anormale i rami
industriali o agricoli necessari a complementare la sua complessa economia.
Imperialismo
Essi arrivano lì, dove sta la massa indifferenziata e cercano di dividerla:
in neri e bianchi, in più capaci e meno capaci, in alfabeti e analfabeti, e
poi, suddividendoli, fino ad ottenere l'individuo e fare dell'individuo il
centro della società. per conquistare qualcosa dobbiamo toglierlo a qualcuno
ed è bene parlar chiaro e non nascondersi dietro concetti che possono essere
male interpretati. Questo qualcosa che dobbiamo conquistare, che è la
sovranità del paese, bisogna toglierlo a quel qualcuno che si chiama
monopolio [...] Il capitale privato straniero non si muove per generosità,
non si muove per un nobile atto di carità, non si muove né si mobilita per
il desiderio di arrivare ai popoli. Il capitale privato straniero si mobilita
per il desiderio di aiutare se stesso. I nostri occhi liberi si aprono oggi a
nuovi orizzonti e sono in grado di vedere quello che ieri la nostra condizione
di schiavi coloniali ci impediva di osservare: che la "civiltà
occidentale" nasconde sotto la sua vistosa facciata uno scenario di iene
e sciacalli. ogni popolo che inizia la sua lotta, comincia anche a scavare la
tomba dell'imperialismo e si merita tutto il nostro appoggio e tutto il nostro
plauso. Perché ora si apprende, come sempre si apprende in rivoluzione, che
non può esservi disunione, che non possiamo combattere contro i grandi nemici
separati gli uni dagli altri, che c'è solo un nemico comune in questo
momento, che è quello che raggruppa tutte le inimicizie che possano cadere
sul nostro popolo, è quello che significa pigrizia, è quello che significa
oppressione politica, è quello che significa oppressione economica, è quello
che significa distorsione del nostro sviluppo, è quello che significa
incultura: tutto questo lo significa l'imperialismo. L'imperialismo è stato
sconfitto in molte battaglie parziali. Ma è una forza notevole nel mondo e
non si può aspirare alla sua sconfitta definitiva se non con lo sforzo e il
sacrificio di tutti. Non importa come si chiami il signore che ogni quattro
anni il popolo statunitense pensa di eleggere per dirigere i suoi destini,
perché in realtà tale elezione è viziata alla base; il popolo statunitense
ha solo la facoltà di eleggere il suo carceriere per quattro anni e a volte
gli concedono la grazia di rieleggerlo. Finché esisterà l'imperialismo,
questo per definizione eserciterà il suo dominio su altri paesi, dominio che
oggi si chiama neocolonialismo.
Il lavoro
Il lavoro in certi casi è un premio, uno strumento di educazione in altri,
mai un castigo. Una nuova generazione nasce. La storia del capitalismo è la
storia della pirateria organizzata da pochi che si appropriano del lavoro di
molti. Ogni paese che inizia la costruzione del socialismo deve lottare per le
basi materiali per conseguirlo e per questo ha bisogno di creare le eccedenze
economiche che sono date per la produttività del lavoro. la costruzione del
socialismo significa l'investimento di abbondanti sforzi della nazione. di
abbondanti capitali della nazione. E quei capitali si creano solo mediante il
lavoro umano. Non è possibile essere un buon rivoluzionario nella costruzione
del socialismo in questa fase ed essere cattivo nel mestiere che si fa.
l'operaio deve ricordare che essere presente nel suo posto di lavoro è essere
presente nella sua trincea, in una lotta che è all'ultimo sangue, una lotta
che non ammette tentennamenti e una lotta in cui la sconfitta significa la
sconfitta di tutti senza eccezione alcuna in questo momento la società intera
deve agire in modo coercitivo e agire sul salario di quanti non vogliono
restituire alla società ciò che questa gli rende sotto forma di prestazioni
sociali, agendo lì per dare di meno a chi non sa compiere il proprio dovere.
il lavoro esercitato giorno per giorno con entusiasmo creatore sviluppa in noi
tutti la coscienza del socialismo; più produzione più coscienza, questa è
la sintesi su cui si può formare la società nuova. la vittoria del
socialismo non può raggiungersi tramite uno solo dei due aspetti, tramite la
lotta armata da un lato o il lavoro dall'altro. La difesa armata e il lavoro
sono due parti indivisibili della costruzione del socialismo meta che non si
raggiunge è cibo o vestito o medicamento che non si dà al popolo chi fa la
storia, chi la fa giorno dopo giorno mediante il lavoro e la lotta quotidiana,
chi la firma e la tramuta in realtà nei grandi momenti è la classe
lavoratrice, sono gli operai, sono i contadini, siete voi i creatori di questa
Rivoluzione La nostra Rivoluzione ha dovuto affrontare grandi problemi, ha
dovuto difendersi da dozzine di aggressioni da parte dei nostri nemici e
direttamente dall'imperialismo yankee; molti sono ancora i mali contro cui
dobbiamo lottare per meritare un futuro migliore e dobbiamo essere coscienti
che quel futuro, quella società nuova, senza classi, che vive
nell'abbondanza, possiamo conquistarli soltanto con sudore, lavoro e
sacrificio. La cura del macchinario è poi un altro compito fondamentale del
lavoratore in quanto individuo; tenerlo sempre nelle migliori condizioni e
fare attenzione al modo di lavorarci perché non si deteriori più dei
necessario. Che cosa vuoi dire a ciascuno secondo il suo lavoro? Non vuoi dire
soltanto che bisognerà calcolare i risultati del suo sforzo nella produzione,
ma anche i risultati della sua qualità come produttore. Per questo, nella
fase di costruzione del socialismo, si paga più un ingegnere di un operaio.
La sua specialità di creare beni materiali - non direttamente ma mediante
l'organizzazione della produzione - è molto maggiore e per questo la società
gli riconosce un compenso più alto. Noi, nella nostra qualità di
rappresentanti della classe operaia nel potere, dobbiamo esigere che tutti
compiano il loro dovere. E dobbiamo legiferare perché quel dovere sia
ripartito equamente fra tutti i lavoratori e perché nello sviluppo della
società attuale a ciascuno sia corrisposto secondo il suo lavoro. Noi
dobbiamo fare in modo che la differenza tra il lavoro intellettuale e il
lavoro manuale vada attenuandosi, rimpicciolendosi nel più breve tempo
possibile. Nella società socialista o nella costruzione del socialismo il
lavoratore lavora perché questo è il suo dovere sociale, perché deve
compiere il suo dovere sociale. Questo dovere sociale consiste nel rendere uno
sforzo medio, conforme alla sua qualificazione e ricevere pertanto un compenso
individualizzato conforme a quella qualificazione, in questa fase di
costruzione, in questo periodo di transizione e, allo stesso tempo, tutti i
benefici che la società concede. Noi dobbiamo lavorare perché tutti i nostri
operai facciano in ogni momento del loro lavoro tutto quello che si possa loro
chiedere e un pochino di più perché nei momenti difficili la classe operaia
dimostri la sua capacità e sia il puntello della nostra Rivoluzione.
compagni: il lavoro, punto centrale dell'attività umana, della costruzione
del socialismo, il lavoro cui oggi si rende indirettamente omaggio, è
determinato anche - nella sua efficacia- dall'atteggiamento che si abbia verso
di esso. quando in ogni cubano il lavoro, come espressione della creatività
umana, sarà una necessità vitale, la tecnica, la tecnologia, le invenzioni
si succederanno a migliaia; ogni unità sarà cambiata anno dopo anno,
ringiovanita e modernizzata; tutti parteciperanno con una forza incontenibile
alla costruzione della nuova società. Bisogna ricordare sempre, compagni, che
questo compito, il compito della produzione, in tutte le sue complessità, non
solamente la produzione numerica o per peso di un prodotto, ma in tutte le sue
complessità organizzative è uno dei compiti fondamentali del paese. Questa
è una delle trincee che non si possono in alcun modo dimenticare. Ed è, il
nostro lavoro, il nostro lavoro di combattenti della produzione, far sì che
la coscienza si sviluppi ogni giorno di più su questa via per la quale
passiamo; farlo così bene che ogni lavoratore sia un innamorato della sua
fabbrica, ma che ogni lavoratore sappia che se il prezzo per conservare la sua
fabbrica intatta o la sua stessa vita o quella dei suoi figli è cadere in
ginocchio, quel prezzo non potrà mai esser pagato dal popolo di Cuba. Il
lavoro deve essere una nostra necessità morale, il lavoro deve essere
qualcosa cui si va ogni mattina, ogni sera od ogni notte, con rinnovato
entusiasmo, con rinnovato interesse. Dobbiamo imparare a cogliere dal lavoro
quello che presenta di interessante o quello che ha di creativo, dobbiamo
conoscere il più piccolo segreto della macchina o del processo in cui siamo
tenuti a lavorare
Il lavoro volontario
L'importanza che ha il lavoro volontario si riflette nella coscienza che si
acquista di fronte al lavoro e nello stimolo o esempio che questo
atteggiamento significa per tutti i compagni. L'educazione comunista deve
essere basata su questa coscienza e i lavoratori volontari d'avanguardia sono
quelli che meglio realizzano gli ideali del vero comunista. L'importanza del
lavoro volontario non si riflette sulla parte direttamente economica che
potrebbe portare alle imprese o allo Stato; si riflette nella coscienza che si
acquista di fronte al lavoro e nello stimolo o esempio che questo
atteggiamento significa per tutti i compagni delle varie unità di lavoro.
Vale a dire, che i lavoratori volontari d'avanguardia sono gli uomini che
realizzano più integralmente di ogni altro gli ideali del vero comunista, gli
ideali del vero comunista che nel suo luogo di lavoro, nel suo centro di
produzione - che è il suo luogo di lotta, la sua trincea -dice agli altri
compagni: "Seguitemi per questo cammino"; sempre abbiamo insistito
su questo.
L'emulazione
L'emulazione è una fraterna competizione. A che scopo? Perché tutti quanti
aumentino la produzione. E un'arma per aumentare la produzione. Ma questo
soltanto: è un'arma per aumentare la produzione e uno strumento per
approfondire la coscienza delle masse, e sempre le due cose devono essere
unite. Che cos'è l'emulazione? L'emulazione è semplicemente una fraterna
competizione, ma una competizione volta al più nobile dei propositi, come
quello di migliorare, di avere ogni centro di lavoro, ogni impresa, ogni unità
alla testa della costruzione del socialismo.
La qualità
La qualificazione dei lavoratori è in diretta relazione con la loro
produzione e la produzione dei lavoratori, la norma del lavoro di qualità è
il dovere sociale di ogni operaio verso tutta la comunità qualità è quello
che dobbiamo dare al nostro popolo; è un nostro dovere, un dovere di ciascuno
come parte del nostro dovere verso la comunità. la qualità del prodotto è
un dovere morale dell'operaio socialista, perché quel prodotto va al popolo,
si riversa anche su se stesso e su tutta la collettività e il dovere morale
è cercare di produrlo il meglio possibile, con il maggior risparmio possibile
di materie prime. possiamo trarre una conclusione molto importante ed è che
dentro la norma deve esistere la norma della qualità: la norma non è solo
quantità, è qualità. E allora il dovere dell'operaio è produrre tanto
ditale qualità; se non produce tanto ditale qualità non ha compiuto il suo
dovere sociale. Ricordiamoci sempre che la qualità non è assolutamente in
contrasto con queste fasi di costruzione del socialismo; ricordiamoci sempre
che è dovere di noi produttori, produttori di una società che si riscatta,
dare al nostro popolo il meglio che possiamo, il meglio del nostro sforzo, il
nostro sforzo già convertito in prodotti rifiniti al meglio e della migliore
qualità.
III
La pianificazione
E' nella distribuzione che il socialismo ottiene indubbi vantaggi e nella
pianificazione centralizzata dove ha potuto eliminare gli svantaggi d'ordine
tecnologico e organizzativo rispetto al capitalismo. il piano non è una cosa
meccanica che si crea con elucubrazioni da laboratorio. Il piano è una cosa
dura, fondamentalmente destinata a tirar fuori dal paese le riserve fino a
questo momento addormentate e metterle al servizio della produzione. La
pianificazione è una delle leggi del socialismo che senza di essa non
esisterebbe. Senza una giusta pianificazione non può esistere una garanzia
sufficiente a che tutti i settori economici di qualsiasi paese si vincolino
armoniosamente per fare quei balzi in avanti che l'epoca in cui stiamo vivendo
richiede. Noi abbiamo imparato nella pratica, con i nostri errori, sbattendo
la testa nel muro, che pianificazione e socialismo marciano insieme e che non
si può forzare la pianificazione finché le condizioni economiche oggettive
non lo permettano. Perché esista pianificazione e capacità di progredire su
quella via deve esistere volontà del socialismo e capacità di svilupparsi su
quella via. Noi pensiamo che la reale pianificazione, la pianificazione di
tutti i mezzi di produzione del paese si può fare soltanto a due basilari
condizioni: che i lavoratori abbiano conquistato il potere politico - cosa
fondamentale - e che siano i padroni di quei mezzi di produzione. In questo
modo si può fare una pianificazione completa. Il compito di pianificare
richiede inoltre l'indiscutibile concorso di tutta la popolazione del paese.
Noi solamente diciamo pianificazione quando tutti i lavoratori, tutti gli
operai delle fabbriche, i contadini nelle cooperative, i lavoratori d'ogni
genere, possono discutere i piani, e ridiscuterli più volte, realizzarli,
sviscerarli e approvarli in assemblea di produzione. Si può pianificare
durante la costruzione del socialismo, ma tenendo sempre presente che la
pianificazione dovrà accordarsi alle condizioni oggettive imperanti al
momento di realizzarsi. la pianificazione significa previsione, auscultazione
'avvenire, conseguimento di formule razionali per prevenire gli accadimenti
futuri e dar loro la migliore soluzione la pianificazione, intesa nel senso
marxista-leninista a parola, ha un contenuto economico e politico. E la
maniera di svilupparsi della società socialista. Ciò ci indica a cosa
importantissima: perché esista pianificazione esistere socialismo; perché
esista volontà di pianificare capacità di progredire su quella via deve
esistere volontà di socialismo e capacità di svilupparsi in tal senso.
Quindi, perché esista pianificazione, le forze popolari devono avanzare sui
mezzi di produzione, impadronirsene e metterli a disposizione del popolo. Il
costo deve essere - l'analisi del costo - l'arma utilizzata
dall'amministratore rivoluzionario per agire sulla produzione in senso
immediato e la pianificazione, l'arma che possiede per poter misurare la
portata della produzione e prevedere i vari problemi che si porranno nel corso
di un anno o del periodo pianificato. Arma fondamentale per l'analisi
economica, la più fondamentale e la più elementare - se si vuole - è la
giusta analisi dei costi di produzione. Lì è il centro diluito. E il costo
di produzione deve essere una preoccupazione di ogni operaio, non solo
dell'apparato direttivo o di quello amministrativo dell'unità o dell'impresa.
Pianificazione e organizzazione sono termini più o meno gemelli, ma potremmo
stabilire qualche differenza dicendo che pianificazione è l'organizzazione
dell'economia e della vita generale della nazione d'accordo con grandi linee
di compatibilità ed equilibrio e al fine di ricavare il massimo dalle riserve
giacenti in seno alla società; organizzazione è la preparazione diluiti gli
organismi, fino alle ultime viti amministrative, per poter effettivamente
realizzare la pianificazione.
L'assenteismo
Ogni qual volta uno di voi […] pensa di avere un doloretto, che quel giorno
deve rimanere a casa, che il suo lavoro non ha importanza, che un giorno più
o meno non importa, che ora guadagna abbastanza; ogni qual volta tino si mette
a fumare un sigaro, dimenticando durante i suoi turni di lavoro i suoi doveri;
ogni qual volta, invece di applicarvi al lavoro, vi mettete a discutere tutti
insieme: ogni qual volta smettete di pensare al nuovo che bisogna fare, a come
bisogna perfezionare quest'industria; Ogni qual volta vi lasciate possedere
dalla divisione, dall'intrigo, dalla calunnia delle canaglie, vi state facendo
sconfiggere dal nemico e la nostra Patria tutta perde una battaglia contro il
nemico. Uno dei compiti creativi della classe operaia è lottare contro
l'assenteismo, il costringersi, ognuno da sé, a compiere i suoi doveri e
compierli tutti i giorni del mese, tutti i giorni dell'anno, senza mancare o
mancando soltanto quando è impossibile non farlo, quando si verifichino
situazioni di forza maggiore che lo impongano. Si ha l'assenteismo diretto di
gente che non ha voglia di andare a lavorare e non ci va; si ha l'assenteismo
dell'individuo che arriva tardi e se ne va all'ora di uscita; si ha
l'assenteismo dell'individuo che va via molto tardi e allora trova la scusa
per arrivare tardi il giorno appresso ma non rende come dovrebbe nel suo
lavoro . L'assenteismo è tuttora vigente; è forse il prodotto derivante
dall'avere troppi soldi quando non si sa per che cosa spenderli, prodotto
dell'epoca in cui viviamo. Ma l'assenteismo si combatte anche con misure di
carattere sociale, con misure collettive, discutendo con la gente, con
l'esposizione ragionata dei danni che provoca. Noi possiamo definire
l'assenteismo come il controrivoluzionario più tenebroso, più sottile.
L'assenteismo è un male che ci divora dentro. E chi si assenta dal lavoro per
motivi banali non per questo smette di sentirsi un rivoluzionario: ecco perché
questo nemico è sottile e tenebroso…
Studio e abilitazione
Lo studio politico, lo studio in tutti i suoi aspetti, deve essere anche unito
ai compiti lavorativi. abbiamo bisogno che lo studio sia qualcosa di
direttamente relazionato alla produzione, che lo studio sia un'attività
giornaliera, una necessità al principio, una compulsione al principio, se
volete, e a poco a poco diventi una necessità. Oggi tutta Cuba è un'enorme
scuola. Studiano i militari; studiano tutti i giovani che hanno come dovere
fondamentale lo studio; studiano gli operai e i contadini, frequentazione in
qualche caso, superamento operaio in qualche altro, minimo tecnico; varie
borse di studio del governo: ma tutto il popolo sta studiando. E questo studio
sarà quello che contrassegnerà la base, la base fondamentale per il
mutamento di società, il mutamento d'aspetto della società. l'importanza che
riveste lo studio, il continuo superamento giorno dopo giorno, la discussione
quotidiana dei problemi; la critica e l'autocritica; il superamento tecnico;
la previsione del futuro e la coscienza di essere su una nuova via dove
nessuno potrà fermarci, dove non c'è modo di fermarci, ma dove piuttosto la
nostra azione può accelerare o ritardare il processo e nostro dovere è
accelerare il processo al massimo mediante la volontà congiunta di tutti noi.
voi, compagni, oggi non avete che un dovere: il dovere di studiare. Con questo
dovere state pagando tutti i debiti che possiate contrarre con la società,
con questa società presente e con tutti gli eroi che si sono immolati per
rendere possibile questa società presente [...] Questo è l'unico dovere. E
voi onorerete così tutti i martiri e onorate così tutti i compagni che
ancora dovranno cadere in queste lotte, studiando ogni giorno di più, e
pensando anche in ogni momento di debolezza che stanno sperando in voi le
fabbriche e le scuole, gli istituti d'arte, le università, che tutta Cuba
spera in voi… il compito del superamento operaio deve essere visto con occhi
molto buoni dalla classe operaia, gli si deve dare l'importanza che ha; da
parte della collettività operaia si devono esercitare pressioni su quei
compagni che si rifiutano di studiare, che si fanno beffe dello studio e che
manifestano idee retrograde… L'uomo mediante l'educazione si supera e quando
questa educazione si realizza mediante uno spirito collettivo, quando la
vigilanza rivoluzionaria di tutti aiuta lo sviluppo della coscienza di tutti,
il salto può essere gigantesco. Dobbiamo affrontarlo senza paura, senza la
benché minima paura e senza che un eventuale fallimento transitorio ci tolga
il coraggio. l'abilitazione individuale sarà sempre un elemento da tenere in
conto per l'elevazione delle norme da considerare nel compenso di ciascun
individuo. Quando tutti i compagni saranno persuasi che ciascuno
individualmente significa assai poco, che la loro forza è la forza
collettiva; quando sapranno bene che la loro sapienza personale, le loro
nozioni correttamente applicate, conseguentemente con il bagaglio di
conoscenza di tutti i compagni, sono ciò che darà frutti rapidi e sicuri;
quando noi arriveremo a capire che quello che sappiamo oggi non è che una
briciola di quello che dobbiamo sapere individualmente e collettivamente;
quando la meta di sesto grado indicata da Làzaro (Peùa) sarà spazzata via
dalle nostre emulazioni in quanto già ampiamente superata, potremo cominciare
a dire che siamo ormai sul retto cammino. Ma, a misura che si acquistano nuove
nozioni, la cultura cessa di essere un dovere rivoluzionario o qualcosa di più
o meno gravoso che si la per compiere un dovere rivoluzionario, per
convertirsi in una necessità dell'uomo. E allora non ci sarà bisogno di
nessuno sforzo per proseguire il compito della cultura. L'abilitazione è
quindi un compito cardinale del governo e di tutto il popolo e non si deve
abbandonare. Gli uomini, anche quando si sentono stanchi gli uomini e le donne
-dopo il lavoro devono fare lo sforzo imprescindibile di dedicare sia pure
un'ora, mezz'ora al giorno allo studio e cercare in questo modo di superare le
loro conoscenze.
Educazione e cultura
l'analfabetismo non è altro che l'espressione estrema dell'incultura del
popolo. Chi sappia appena leggere e scrivere non ha fatto che abbandonare
l'ultima scala nella cultura ma non può aggiungere niente. Siamo stati tutti
testimoni, e in qualche modo partecipanti, della battaglia, non meno eroica di
altre, che abbiamo condotto contro l'incultura, in questo caso contro
l'analfabetismo. La cultura è una cosa che appartiene al mondo, è forse,
come il linguaggio, qualcosa che appartiene alla specie umana. I diversi rami
della produzione si andranno automatizzando, aumentando incessantemente la
produttività del lavoratore e il tempo libero sarà dedicato a impegni
culturali, sportivi, scientifici al grado più alto e il lavoro sarà una
necessità sociale.
Tecnica e Rivoluzione Tecnica
Non potrà esservi una cultura tecnica adeguata se non sarà
complementare a una cultura ideologica. La tecnica bisogna prenderla dove si
trova; bisogna fare il gran salto tecnico per andare diminuendo la differenza
oggi esistente fra i paesi più sviluppati e noi. La Rivoluzione Tecnica non
può esser fatta dal desiderio una persona, o di un gruppo di persone. E non
si può fare servendosi di un certo numero di tecnici qualificati esperti di
alcuni impianti o che progettino macchinari di qualche tipo: la Rivoluzione
Tecnica - come tutte le rivoluzioni , deve essere fenomeno di masse. La
Rivoluzione Tecnica significa il cambiamento totale nostre concezioni circa la
produzione di ogni tipo e il conseguente cambiamento delle nostre tecniche
produttive di ricerca. l'avvenire del paese è direttamente legato allo
sviluppo scienza e della tecnica. Non potremo mai camminare le nostre gambe
finché non avremo una tecnologia avanzata , basata su una tecnica propria, su
una scienza propria. Finché produrremo i nostri beni e realizzeremo i nostri
servizi sulle spalle dei lavoratori, semplicemente con le mani dei lavoratori,
non potremo entrare nel socialismo. All'inizio della Rivoluzione era
frequente, da parte nostra, il recupero di ingegneri, di tecnici d'ogni genere
che lavoravano come venditori, esattori, in qualche carica burocratica, perché
non avevano spazio nella produzione. Oggi quel panorama è totalmente cambiato
e la fame di tecnici in tutte le imprese produttive è straordinaria. Per
usare l'arma della tecnica al servizio della società, bisogna prendere in
mano la società e, per prendere in mano la società, bisogna distruggere gli
elementi di oppressione, bisogna cambiare le condizioni sociali vigenti in
alcuni paesi e consegnare ai tecnici d'ogni genere, al popolo, l'arma della
tecnica. Non si può pensare alla Rivoluzione Tecnica senza pensare
contemporaneamente a una condotta comunista di fronte al lavoro, e questo è
sommamente importante. Se non c'è un atteggiamento comunista di fronte al
lavoro, che non si parli di Rivoluzione Tecnica Socialista.
Studente, tecnico, professionista
studenti del mondo, non dimenticate mai che dietro ogni tecnica c'è
qualcuno che l'impugna e che questo qualcuno è una società e che si sta con
o contro quella società; che al mondo c'è chi pensa che lo sfruttamento è
una cosa buona e chi pensa che è una cosa cattiva e bisogna sconfiggerlo; che
anche quando non si parla di politica da nessuna parte l'uomo politico non può
rinunciare a quella situazione immanente alla sua condizione di essere umano.
Non possono esservi tecnici che pensino da rivoluzionari e non agiscano da
rivoluzionari. E chi pretende di dire che solo un tecnico, un architetto, un
medico, un ingegnere, uno scienziato di qualsiasi tipo è lì per lavorare con
i suoi strumenti, solo nel suo specifico ramo, mentre il popolo muore di fame
o viene ucciso nella lotta, ha preso di fatto partito dall'altra banda. Non è
apolitico, è politico ma contrario ai movimenti di liberazione. Dobbiamo
andare con ansia di ricerca, con spirito umile a imparare da quella grande
fonte di sapienza che è il popolo. non dobbiamo mai far sì che un tecnico
dimentichi di essere un uomo politico, di essere un uomo responsabile nei
confronti della società in cui vive e che non può starsene al margine della
società in cui vive; noi dobbiamo far sì che i nostri tecnici sentano come
impegno fondamentale da portare avanti in quel modo, come impegno
fondamentale, l'apprendere sempre più e più profondamente tutti gli aspetti
della loro professione o della loro specializzazione per metterla al servizio
della società. Sempre, succeda quel che succeda al mondo, il medico, per il
fatto di stare tanto vicino al paziente, di conoscere tanto del più profondo
della sua psiche, di essere l'immagine di chi si avvicina al dolore e lo
mitiga, svolge un'opera della massima importanza, di grande responsabilità
nella vita sociale. per essere un medico rivoluzionario, o per essere un
rivoluzionario, la prima cosa che bisogna avere è la rivoluzione. Non serve a
niente lo sforzo isolato, lo sforzo individuale, la purezza di ideali,
l'andito a sacrificare tutta una vita al più nobile degli ideali, se tale
sforzo lo si compie da soli. ogni medico, nell'ambito della sua azione, può e
deve accumulare questo prezioso tesoro che è la gratitudine del popolo. Credo
che un architetto - come praticamente ogni professionista - sia un uomo in cui
si coniuga la cultura generale dell'umanità fino a quel momento raggiunta con
la tecnica generale dell'umanità o speciale di ciascun popolo.
Il guerrigliero
il nucleo guerrigliero, assestatosi su terreni favorevoli alla
lotta, garantisce la sicurezza e la permanenza del comando rivoluzionario. Il
guerrigliero è, fondamentalmente e prima di tutto, un rivoluzionario agrario.
Il guerrigliero è un riformatore sociale. Il guerrigliero impugna le armi
come protesta adirata del popolo contro i suoi oppressori e lotta per cambiare
il regime sociale che tiene tutti i suoi fratelli disarmati nell'obbrobrio
della miseria. Si addestra contro le condizioni speciali dell' istituzionalità
di un dato momento e si dedica a rompere con tutto il vigore che le
circostanze permettano gli stampi di quella istituzionalità.
Tattica e strategia
Non esistono obiettivi tattici e strategici immutabili. Talora
obiettivi tattici raggiungono un'importanza strategica, talaltra obiettivi
strategici si tramutano in meri elementi tattici. Tattica e strategia sono i
due elementi sostanziali dell'arte della guerra, ma guerra e politica sono
strettamente unite per mezzo del denominatore comune che è l'impegno a
raggiungere un obiettivo definitivo, sia, questo, l'annientamento
dell'avversario in una lotta armata, sia la presa del potere politico. In
questa lotta dalle caratteristiche mondiali la posizione assume grande
importanza. A volte determinante. Cuba, ad esempio, è una collina avanzata,
una collina che guarda all'amplissimo campo del mondo economicamente distorto
dell'America Latina, che apre la sua antenna, il suo esempio fatto luce, a
tutti i popoli d'America. Il potere è l'obiettivo strategico sine qua non
delle forze rivoluzionarie e tutto deve essere assoggettato a questa grande
consegna. Per la presa del potere, in questo mondo polarizzato in due forze di
estrema disparità e assoluto scontro di interessi, non ci si può limitare
all'ambito di una entità geografica o sociale. La presa del potere è un
obiettivo mondiale delle forze rivoluzionarie. Conquistare l'avvenire è
l'elemento strategico della Rivoluzione, congelare il presente è la
contropartita strategica che muove le forze della reazione nel mondo attuale,
poiché stanno sulle difensive.
Lotta armata
Non esiste esperienza più profonda per un rivoluzionario dell'atto
della guerra: non il fatto isolato d'uccidere, né quello di portare un fucile
o di stabilire una lotta di questo o quel tipo. E la somma dell'atto
guerriero, il sapere che un uomo armato vale come unità combattente e vale
come qualunque uomo armato e può ormai non aver paura di altri uomini armati.
La consegna "dinamismo, iniziativa, mobilità, decisione rapida davanti a
situazioni nuove" è somma sintesi della tattica guerrigliera e in poche
parole vi è espressa tutta la difficilissima arte della guerra popolare. La
guerra di guerriglia è guerra di popolo, è lotta di masse. Pretendere di
realizzare questo tipo di guerra senza il sostegno della popolazione è il
preludio di un disastro inevitabile. [831 Lottare soltanto per conseguire la
restaurazione di una certa legalità borghese, senza porsi invece il problema
del potere rivoluzionario è lottare per tornare a un certo ordine
dittatoriale prestabilito dalle classi sociali dominanti. non dobbiamo temere
la violenza, che è la levatrice delle società nuove; solo che quella
violenza deve scatenarsi esattamente nel momento preciso in cui le condizioni
del popolo si trovino nelle circostanze più favorevoli. La guerriglia,
movimento difensivo del popolo in un dato momento, porta in sé, e
costantemente deve sviluppare, la sua capacità d'attacco sul nemico. Questa
capacità è quella che va determinando nel tempo il suo carattere
catalizzatore delle forze popolari. Un giorno passarono a chiedere chi si
dovesse avvisare in caso di morte e la reale possibilità del fatto ci colpì
tutti. Dopo sapemmo che era vero, che in una rivoluzione si vince o si muore
(se è vera). Molti compagni caddero lungo il cammino verso la vittoria.
Fidel
Se qualche volta deve dirmi qualche altra cosa, tenga presente che
non sono un maestro; sono uno dei tanti fra gli uomini che lottano per fare
una Cuba nuova ma che ha avuto la fortuna di vivere accanto a Fidel nei
momenti più difficili della Rivoluzione cubana e in alcuni dei momenti più
tragici e gloriosi della storia del mondo che lotta per la sua libertà. E
tutti i cubani, delle città e delle campagne, affratellati in un unico
sentimento, vanno sempre verso il futuro, pensando con un'assoluta unità,
diretti da un capo in cui ripongono la più assoluta fiducia, perché in mille
battaglie e mille diverse azioni ha dimostrato la sua capacità di sacrificio
e la potenza e chiaroveggenza del SUO pensiero. Dall'epoca della Sierra e
adesso, ogni volta che insorge qualsiasi genere di contesa, di qualunque tipo,
la nostra preoccupazione è che Fidel va a cacciarvisi direttamente. Ed è
nostra preoccupazione perché lo stimiamo e rispettiamo come dirigente di
tutti noi, come l'uomo in grado di governare Cuba in situazioni estremamente
difficili. E se noi oggi siamo qui e la Rivoluzione cubana è qui, è
semplicemente perché Fidel entrò per primo nella caserma Moncada, perché
sbarcò per primo dal Granma, perché fu il primo nella Sierra, perché andò
a Playa Girén in un carro armato, perché quando vi fu un'inondazione corse
laggiù e vi fu anche uno scontro perché non lo lasciavano entrare. Per
questo il nostro popolo ha una così immensa fiducia nel suo Comandante in
Capo, poiché, come nessun altro a Cuba, egli riunisce in sé tutte le autorità
morali possibili per chiedere qualunque sacrificio in nome della Rivoluzione.
Così marciamo. Alla testa dell'immensa colonna - non ci vergogniamo né
c'intimidiamo nel dirlo - avanza Fidel, poi i migliori quadri del Partito e,
subito dopo, così vicino da sentirsi la sua enorme forza, il popolo nel suo
complesso; solida corazza di individualità che camminano verso una meta
comune; individui che hanno raggiunto la coscienza di ciò che bisogna fare;
uomini che lottano per uscire dal regno del bisogno per entrare in quello
della libertà. Per il nostro futuro e per il futuro dell'America, che è
anche il nostro, per il futuro del mondo intero, di tutti gli uomini e donne
che anche negli Stati Uniti, in tutti i paesi imperialisti, subiscono
l'oppressione del capitalismo, prendiamo, compagni, la ferma decisione di
seguire i consigli di Fidel. Il primo, forse il più importante, il più
originale è quella forza tellurica che risponde al nome di Fidel Castro Ruz,
nome che in pochi anni ha raggiunto proiezioni storiche. Il futuro assegnerà
il giusto posto ai meriti del nostro Primo Ministro ma a noi piace paragonarli
a quelli delle più alte figure storiche di tutta l'America Latina. E quali
sono le circostanze eccezionali che circondano la personalità di Fidel
Castro? Vi sono vari aspetti nella sua vita e nel suo carattere che lo pongono
ampiamente al di sopra di tutti i suoi compagni e seguaci; Fidel è un uomo di
tale personalità che a qualsivoglia movimento partecipi deve guidarlo e così
ha fatto nel corso della sua carriera, dalla vita studentesca fino alla
premiership della nostra Patria e dei popoli oppressi d'America. Ha le
caratteristiche del grande condottiero che, sommate alle doti personali di
audacia, forza e coraggio e all'ansia straordinaria che ha di saggiare sempre
la volontà del popolo, lo hanno portato al posto d'onore e sacrificio che
oggi occupa. Ma ha ancora altre qualità importanti, come la capacità di
assimilare nozioni ed esperienze, di comprendere il complesso di una data
situazione senza perderne di vista i dettagli, la fede smisurata nel futuro e
la vastità di una visione che gli permette di prevenire gli eventi e di
anticipare i fatti, riuscendo a vedere sempre più lontano e meglio dei suoi
compagni. Con queste grandi qualità cardinali, la sua capacità di saldare,
di unire, opponendosi alla divisione che debilita, la capacità di condurre
alla testa di tutti l'azione del popolo, il suo amore infinito per esso, la
sua fede nel futuro e la capacità di prevederlo, Fidel Castro ha fatto più
di chiunque a Cuba per costruire dal nulla quel formidabile apparato che è la
Rivoluzione cubana. La mia unica colpa di una qualche gravità è il non aver
avuto più fiducia in te sin dai primi momenti della Sierra Maestra e non aver
capito con sufficiente rapidità le tue qualità di condottiero e
rivoluzionario. Ho vissuto giorni splendidi e ho provato, standoti accanto,
l'orgoglio di appartenere al nostro popolo nei giorni luminosi e tristi della
crisi del Caribe. Poche volte si è più altamente distinto uno statista come
in quei giorni e mi inorgoglisce anche averti seguito senza esitazioni,
identificato col tuo modo di pensare e di vedere e valutare i pericoli e i
princìpi. Per questo, quando, madidi di sudore contadino, con un orizzonte di
montagne e di nuvole, sotto il sole cocente dell'Isola, entrarono all'Avana il
capo ribelle e il suo seguito, una nuova "scalinata del giardino
d'inverno saliva la storia con i piedi del popolo".