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I gradi della conoscenza di Dio sono: 1) ragione; 2) rivelazione; 3) visione.
In questo schema i due segmenti paralleli rappresentano rispettivamente ragione (a) e fede (b-c-d): le verità di ragione, pur avendo uno statuto autonomo, non possono divergere (rimanendo nel vero) dalla rivelazione e quindi dalla linea della fede. La fede presuppone la ragione e la completa.
La fede si concretizza nelle verità rivelate che, in qualche modo e fino a un certo punto, erano state anticipate dalla teologia precristiana (b)1 e che vengono espresse dalla teologia cristiana (b-c); ma soprattutto la fede si realizza nella visione che travalica ogni discorso razionale e teologico (d). Ovviamente la fede completa la ragione.
Legenda per lo schema
a] Campo di indagine della ragione; verità della ragione, della scienza, della filosofia.
b] Elementi della teologia cristiana di più stretta derivazione greca (esistere come individuo; bene...), ovvero elementi della teologia cristiana cui quella precristiana era in qualche modo giunta: sono gli articoli di fede dimostrabili, per i quali vi è dunque accordo fra ragione e fede.
c] Elementi propri della teologia cristiana e della rivelazione: la creazione e le sue conseguenze tratte nell’ambito di un discorso di tipo razionale, quale è appunto la teologia. Sono articoli di fede non direttamente dimostrabili dalla ragione, ma anche non confutabili e ai quali essa deve adeguarsi.
d] La teologia razionale è comunque carente rispetto al suo oggetto, perciò essa non può che configurarsi come teologia negativa o come teologia che segue vie a posteriori, secondo il quia (non mai secondo il quid). Dio è approssimabile solo con le virtù teologali (fede, speranza, carità) e con la visione (mistica): questa è, in una parola, la consapevolezza del mistero2.
In base a (c) e (d) si capisce perché le 5 vie per dimostrare l’esistenza di Dio possano solo essere a posteriori e non a priori come la prova di Anselmo, cioè possano solo basarsi sul quid delle creature e non sul quia di Dio; in altri termini, ente logico (essenza) e ente reale (essere) vanno tenuti distinti.
- Essere: sostanza, essenza, ciò che è in generale; è il quid (il che cosa è) o quidditas; è la potenza d’essere che limita (incanala) l’atto d’essere3: Dio ha creato prima le sostanze immateriali (separate dalla materia, come gli angeli) che sono ‘pura forma’ e poi le sostanze materiali che sono già un insieme di materia e forma (a differenza della sostanza seconda in Aristotele, in cui l’essenza è sola forma ed è reperita per astrazione e generalizzazione dal sinolo).
- Esistere: modo determinato di essere, esserci (cioè la sostanza prima di Aristotele); è il quia (il come è); è atto d’essere o ‘materia signata’ (individuata con precisione secondo il principium individuationis).
- Sussistere: sostanza che esiste come tale; è Dio in cui essenza e essere si identificano.
1. Teologia precristiana vale qui come ‘discorso su Dio (teos)’ fatto da pensatori pre-cristiani (Platone, Aristotele, Plotino...).
2. Avrebbe detto Tommaso: «ciò che ho scritto mi sembra paglia»; bisogna tener presente come fra le fonti del suo pensiero vi siano Agostino e lo pseudo Dionigi.
3. Di derivazione aristotelica ci sono in Tommaso, oltre a alcuni concetti-base, anche il metodo di indagine (che parte da una considerazione di quanto è stato già detto sull’argomento), l’articolazione del discorso (di tipo logico-deduttivo) e per certi versi lo stile tranquillo e impersonale. |