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I pitagorici sono una setta. Pitagora, gran sacerdote, ne è il fondatore. Come tale egli afferma verità indiscutibili (ipse dixit) e non rivelabili ai non adepti: per noi, oggi, è impossibile sapere quel che egli un tempo ha detto e separarlo da quel che le generazioni successive di sacerdoti o adepti hanno scoperto. Forse, come ogni gran sacerdote, pose l’armonia (il perfetto) assieme alla verità e questa in contrapposizione al male, all’imperfetto, al debole, al falso, al mutevole. Certamente sostenne la metempsicosi (l’anima unica e eterna che passa attraverso corpi mutevoli e perituri); probabilmente elencò verità basate su contrapposizioni indubitabili:
Eppure Pitagora è anche matematico: lo scienziato e il filosofo nascono dal sacerdote e il sacerdote è già scienziato e matematico. Probabilmente il concetto che fa coesistere scienziato e gran sacerdote è quello di armonia: presente nell’anima come nel cosmo. L’armonia è musica e la musica viene rappresentata da rapporti aritmetici [non è più solo l’accompagnamento del verso di una poesia epica e mitica] che suddividono un segmento geometrico, cioè la corda di uno strumento (il monocorde). Dunque la musica e l’armonia musicale dell'universo coincidono con l’aritmetica e la geometria e queste sono il reale (verità iniziatica). Razionale e irrazionale nei pitagoricia) Il razionale (logos) è la scienza, il calcolabile, il dicibile; tutto è numero e armonia. Scrive Proclo: «Pitagora trasformò lo studio della matematica in una scienza, ricercandone i teoremi sotto un aspetto più astratto e razionale.»b) L’irrazionale (a-logos) sono l’indicibile e il non calcolabile; cioè il mito e la mentalità mistico-religiosa. Il discorso matematico è vero essere e quindi può cogliere la natura profonda delle cose, ma proprio in quanto tale essa non può essere rivelata a chiunque.
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- Appendice -
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Domenica, 21 ottobre 2001