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Madonna birichina, m'han tolto il «caso di necessità»








In questi giorni, maturità che va maturità che viene, gli insegnanti si stanno accingendo a compilare sempre lo stesso modulo e a compilarlo in base agli schemi della vecchia maturità, ché la nuova ancora non s'è vista.

Come al solito si fa una operazione scientifica e accurata: si cercano prima le cose importanti, poi il resto. La cosa più importante del vecchio modulo della vecchia maturità era una crocetta strategica: stava a dire che «sì, voglio fare gli esami, ma solo in caso di necessità».

Si ricorda di chi barrasse solo quella casella e consegnasse così, in bianco il resto, il modulo: redarguito dai colleghi, «... ma come! Nome, firma, scuola di appartenenza e materia insegnata ci van pur messi.» Ancora più si racconta di mitologiche segretarie armate, non di arco e frecce, bensì di bianchetto: come moderne amazzoni abili nel ferire, cancellando quella fondamentale croce.

Ora, dicevamo con scienza sperimentata negli anni abbiamo cercato di sopra, di sotto, di lato, controluce sperando infine nella Ministeriale filigrana: niente.

«Madonna birichina, m'han tolto il caso di necessità» è stato l'unico grido che ci ha unito.

Quella crocetta invero non era così essenziale per essere sicuri di non fare la maturità: poi tutto decideva il calcolatore di Roma, che nessuno peraltro ha mai visto circolare per le strade e forse non è neanche mai esistito tant'è che capitava che chi voleva fare la maturità non la faceva e chi non voleva... era subito individuato dal ligio calcolatore; che peraltro come calcolatore era ovviamente un po' rigido: chi per vent'anni mai aveva fatto la maturità, probabilmente non l'avrebbe fatta neanche il ventunesimo (pur non barrando la casella scomparsa), mentre chi l'aveva fatta aveva di nuovo buone chances (casella o non casella).

Ma ora che ne sarà del cervellone, ora che quella casella non c'è più e ancora non riusciamo a convincercene: un ultimo controllo, la dodicesima volta che leggo tutto quell'insulso modulo con le noiose note inutili e banali, ebbene no non c'è, m'hanno tolto il caso di necessità!

10/12/1999




p.s. - dicembre 1999
Solo in questi giorni ho appreso che un mio collega gravato dagli stessi sentimenti ha pensato di firmare il modulo con «il coatto», configurandosi una impossibilità a non effettuare la propria firma che sotto questa denominazione.
La necessità è insomma sentita... ovunque.

p.s. del p.s. - gennaio 2000

Anche quest'anno si è riproposto lo stesso modulo e la stessa ricerca, solo più rassegnata, meno intensa: si sa, non c'è nulla di più stabile negli anni che l'incrollabile ministeriale modulistica...

Eppure ancora lo stesso dubbio, ma la logica non ha la forza del modulo (lo sappiamo bene): come si può firmare sotto a «l'aspirante» quando non si aspira, e non c'è nessuna possibilità di dirlo, e si è solo obbligati a firmare?
Si potrebbe perfino pensare a una ironia: ma i moduli non sanno di ironia (né di logica...), solo di incrollabile necessità!


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