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Punti di vista
sul Linguaggio

La comunicazione può essere sia di tipo linguistico che non linguistico: c'è comunicazione quando c'è il 'passaggio' di un qualche significato, mediante lo stabilirsi di un rapporto fra un significante e un significato; inoltre, ogni significato è in relazione ad uno o più contesti di tipo comunicativo ed extra-comunicativo. La comunicazione non linguistica usa segni posti volontariamente per esprimere un significato (esempio: segnali stradali) o non volontariamente, ma che ugualmente fanno capire o conoscere un qualche contenuto (esempio: gestualità, o orme lasciate da un animale), questi sono semplici indici.








Il linguaggio è una comunicazione che avviene tramite segni predisposti a tale fine e sedimentatisi, oltre che trasformatisi, tramite l'uso e le necessità legate a quest'uso comunicativo.

Sono possibili diversi tipi di studi sul linguaggio, in cui si prendono in considerazione obiettivi e contesti diversi dello stesso oggetto di studio: la comunicazione linguistica, appunto.

La linguistica è lo studio sul linguaggio nelle sue manifestazioni particolari (esempio: linguistica storica, teorica o generale). A seconda del particolare tipo di approccio o di oggetto di studio la linguistica può dividersi in psicolinguistica, sociolinguistica, dialettologia...

La lessicologia è una branca della linguistica che studia, oltre al modo in cui le parole si formano e trasformano (etimologia), il modo in cui vengono usate nei vari contesti linguistici, cioè il rapporto fra parole e significati, analizzando i componenti del lessico con particolare attenzione alla sinonimia e polisemia in relazione anche alle situazioni d'uso delle parole, considerando cioè i vari registri del linguaggio (esempio: colloquiale, formale, burocratico...)

L'etimologia è lo studio dell'origine, della storia, delle parole. Può anche essere una figura retorica, etimologica, con la quale si usa una parola non nel suo significato usuale, ma in quello originario.

La grammatica è uno studio di tipo normativo sulla lingua, sui suoi aspetti formali: si vogliono, cioè, individuare le regole tramite le quali ciascuna lingua forma le comunicazioni. Va sottolineato che ogni grammatica viene costruita individuando le regole a partire dall'uso linguistico, con ciò si spiega come ogni grammatica vari nel tempo, ma anche come contemporaneamente esse servano da modello vincolante per gli usi linguistici contemporanei ad esse. La grammatica si divide in fonologia, morfologia e sintassi.

La fonologia (dal greco foné, suono o voce, e logos, studio) studia i suoni della lingua dal punto di vista della loro articolazione nelle parole e, quindi, insegna a pronunciare e scrivere (come ortografia) correttamente le parole.

La morfologia (dal greco morfé, forma) è la disciplina che descrive e analizza le forme delle parole e i loro mutamenti in rapporto alla funzione che svolgono nelle frasi, senza però considerare il pensiero, facendo cioè astrazione dal resto della frase stessa. Si esamina, dunque, e si prescrive la forma corretta di ogni «singolo mattone linguistico» nei vari casi.

La sintassi (dal greco syntaxis, unione o ordinamento) studia il modo in cui le parole si combinano tra loro per formare le frasi. L'analisi logica rimette assieme i vari mattoni evidenziandone il ruolo che essi svolgono nella formulazione del pensiero.

La semantica pura è la semplice analisi del significato di frasi astratte, cioè indipendentemente dal cotesto comunicativo.

La pragmatica è, invece, una semantica applicata cioè uno studio delle relazioni dei segni con gli interpreti tenendo in particolare considerazione le situazioni e gli scopi per i quali si comunica.

La retorica è, tradizionalmente, l'arte del «bene dire, del dire ornato», cioè vengono raccolti e studiati vari modi di abbellire e ampliare la propria espressione, tali modi sono le figure retoriche.
Alcuni esempi di figure retoriche sono: la metafora, la similitudine, l'ossimoro, l'ironia.

10/12/1999

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