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1. Cosa è l’Europa prima dell’Europa Un luogo geografico, per quanto legato a uno spazio fisico, è comunque una immagine dello stesso conosciuta e interpretata1. «L’Europa non è un dato di fatto geografico e naturale, bensì un prodotto della storia» (Koschaker2, L’Europa e il diritto romano, ed. Sansoni 1962, p. 9).Su un piano strettamente fisico l’Europa è parte integrante del continente euro-asiatico, e non subcontinente come può essere l’India, infatti la catena degli Urali non è un confine fisico paragonabile all’Himalaya o anche solo alle Alpi tanto che, in base all’estensione fisica, si può affermare che essa sia solo una penisola dell’Asia. Il pensiero geografico dei Greci distingueva tre continenti: Europa, Asia e Libia (più tardi, Africa) «si tratta delle tre regioni di terra ferma che delimitano il Mar Egeo... l’Europa [sebbene forse originariamente designava la Tracia] consiste principalmente nella madrepatria greca» (Koschaker, idem) ed è pertanto già una nozione culturale3 che vede il suo confine orientale spostarsi. Ci si può allora chiedere quando l’Europa abbia preso forma in modo più concreto: molti storici hanno fatto riferimento a Carlo Magno Rex Europae e alla sua incoronazione, «ma quel giorno di nascita era stato, a dir vero, preceduto da uno sviluppo abbastanza lungo» (Koschaker, p. 15). «Al tempo dell’impero mondiale di Roma non esisteva ancora un’Europa»: quello romano era un impero mediterraneo (il cui controllo su alcune regioni europee serviva a creare province per la sicurezza dei confini) e anche dopo il 476 d. C. l’Impero di Bisanzio, continuatrice di Roma, rimane mediterraneo, romano e cristiano; infatti il suo imperatore è ‘uguale a Cristo’ (isòchristos), dominatore del mondo (cosmocràtor) e ‘signore dei Romani’ (anche se la lingua corrente è il greco). Tali nozioni sono paragonabili a quella di re-sacerdote (osteggiata dal Papa) usata sia nell’Impero carolingio sia in quello germanico: si tratta di idee romano-cristiane penetrate in Occidente attraverso Bisanzio (Koschaker, p. 21), ma presenti anche nella tradizione germanica. Ecco che per Pirenne4 è l’espansione dell’Islam nel VII-VIII sec. più che le invasioni barbariche a determinare l’effettiva crisi di un modello Mediterraneo di Impero, per quanto Bisanzio mantenga un certo controllo sulla zona orientale del mare Nostrum e in certi casi riesca pure a rafforzarsi (esercitando il suo influsso culturale sulla Russia e i paesi slavi): essa «si trasforma sempre più in uno stato orientale, che attinge la propria forza soprattutto dalle province dell’Asia Minore [e il cui successivo indebolimento5 determina] uno spostamento del centro politico di gravità dall’Occidente al Nord, ad un territorio cioè che rappresentava una regione periferica rispetto all’impero romano mediterraneo.» (Koschaker, p. 30-31) 2. E’ possibile una data per la nascita storica dell’Europa? Se si ammette la possibilità di individuare una data di nascita per quel che comunque è un prodotto storico e culturale, è perché si sta interpretando un avvenimento attribuendogli uno specifico valore: «l’Europa è anzitutto un fenomeno culturale, una inconfondibile sintesi di elementi culturali germanici e di elementi culturali classici prevalentemente romani, da cui non si può disgiungere il Cristianesimo, e che nel loro insieme determinarono la situazione culturale delle classi sociali più elevate nei diversi paesi europei, penetrando altresì nelle masse attraverso il Cristianesimo.» (Koschaker, p. 4)Carlo Magno giudica l’Impero Romano «poco favorevolmente, in quanto istituzione pagana»: non è il suo un rinnovarsi di quello e ancora meno dell’impero d’Occidente, che era solo una parte dell’unico impero romano, «il mondo antico viene condannato [infatti è qualcosa di estraneo] e ad esso viene contrapposto il regno franco» (Koschaker, p. 36) anzi l’impero franco-cristiano visto che non era concepibile un impero che non fosse cristiano dopo quello romano-cristiano di Costantino. Allo stesso modo, Carlo ‘novus Constantinus’ viene urtato dalla forma della sua incoronazione: per mezzo del Papa, che a differenza del patriarca di Costantinopoli è autonomo dal potere laico6. Tuttavia la pratica dell’incoronazione temporale perfezionata da quella del Papa rimarrà a lungo anche se «gli imperatori cercano di reagire contro alla politica della Curia» (Koschaker, p. 40); del resto dal punto di vista di Carlo Magno il Papa aveva «la parte del servitore che esegue la volontà di Dio» e di rappresentante della romanità, visto che la corona imperiale gli spetta in quanto re franco e longobardo. Anche ai tempi della dinastia di Sassonia «l’eletto re tedesco aveva una legittima aspettativa alla incoronazione imperiale in Roma. In questa preminenza del re tedesco si poteva scorgere una specie di impero nazionale da non confondersi con l’impero universale, che solo il Papa poteva conferire dopo aver esaminato l’idoneità del pretendente. Nel periodo svevo questa concezione si convalida [... ma poi essa diviene sempre più una formalità] fino a quando con Federico III, ultimo imperatore tedesco incoronato a Roma nel 1452, anch’essa diventa superflua e scompare.» (Koschaker, p. 41) Il collegamento con l’antica Roma ha una forma ufficiale già con Ottone II (973-83)7: «gli imperatori romani sono i suoi predecessori e precursori, perciò il diritto romano è diritto imperiale» (Koschaker, p. 77). «Quanto all’idea del dominio universale, si tratta di un’ideologia che possiamo riconoscere come tale anche per il fatto che verso la fine del Medioevo essa venne tanto più accanitamente difesa quanto meno era giustificata dalla realtà dei fatti.» (Koschaker, p. 98) Tuttavia «con l’XI sec. comincia la lotta delle investiture e con essa il periodo del grave conflitto fra le due potenze universali del Medioevo, impero e papato» (Koschaker, p. 79). Proprio nella «mediazione del Papa, che Carlo cercò di ridurre al minimo, erano i germi di gravi complicazioni che l’avvenire avrebbe portato con sé [... e] Papa Leone III con l’incoronazione legava a sé il re Franco nella competizione con Bisanzio.» Ecco che alla corte bizantina «la fondazione di un impero occidentale per opera di Carlo Magno dovette apparire [...] l’atto di un generale ribelle» (Koschaker, p. 52-55 passim). «Carlo Magno era franco e, come tale, discendente con la sua schiatta dall’Austrasia, una delle regioni meno colpite dalla romanizzazione; era un germano [...] e governava quel regno non come i Merovingi da Parigi, da Soisson o da Orléans, ma dai manieri della sua patria» (Koschaker, p. 49): l’impero di Carlo è «nel suo nucleo un impero germanico» sorto al Nord «in opposizione ad una Bisanzio indebolita dall’Islam e di fronte ad una Roma rappresentata esclusivamente ormai dal potere spirituale del Papa. Questa nuova potenza va incontro a Roma ed alla sua civiltà, non per distruggerla ma per associarsi ad essa su piede di parità. Così nasce l’Europa.» (Koschaker, p. 57) Sebbene l’idea di impero franco-cristiano (ancora presente nell’843) non permetta ai francesi dell’epoca di considerare straniere le stirpi tedesche, proprio col trattato di Verdun appare il «sentimento, e il desiderio che ne deriva, di una esistenza statale separata», ovvero di un regnum teutonicum (il cui nome appare solo nel X sec.) e di una coscienza nazionale francese «sviluppata poco a poco, benché più in fretta di quella tedesca in relazione al più precoce raggiungimento dell’unità politica» (Koschaker, p. 48). 3. L’Europa delle nazionalità «Il Medioevo è cristiano e quindi universale. Naturalmente le nazioni d’Europa esistono già o sono almeno considerate in via di formazione. Ma per l’uomo medievale il contrasto fra cristiani e pagani è molto più importante di quello fra Tedeschi, Italiani e Francesi. Di qui anche la poderosa influenza di fattori universali, quali sono le varie manifestazioni dell’idea di Roma.» (Koschaker, p. 87)La storia successiva alla suddivisione dell’impero carolingio si può esprimere in estrema sintesi (dunque, sicuramente parziale) come un contrasto fra forze particolaristiche e tendenze allo sviluppo di poteri centrali di fronte alla sempre più forte dissoluzione dei poteri universalistici di impero e papato «scossi dalla loro grande contesa» (Koschaker, p. 42) che «terminerà solo nel XIV sec. con la disfatta di ambedue» (Koschaker, p. 79): tali poteri centrali sono i futuri Stati nazionali (o regionali, per Italia e Germania) cui in alcune occasioni si frappone qualche tentativo di realizzare unioni più ampie8. «Le radici dei nuovi Stati sono da ricercare nella forte posizione del sovrano, nell’accentramento del governo e nel buon ordinamento delle finanze, che erano caratteristici degli Stati normanni, formatisi nell’XI e XII sec. in Normandia, Inghilterra, Sicilia e perfino nello Stato dei Vareghi in Russia.» Lo sviluppo del sistema feudale in Francia e Inghilterra «determinò la formazione di quella piramide feudale al cui vertice sta il re, [dando] a quest’ultimo i mezzi per accentrare a poco a poco lo Stato nella sua persona. In Germania, invece, lo Stato moderno nacque non nell’impero, ma negli Stati territoriali.» (Koschaker, p. 81-82) 1. Per Pierre George (I metodi della geografia, ed. Saggiatore 1974, pp. 9-11 passim) «la geografia è metodologicamente eterogenea. Da un lato si colloca tra le scienze della terra o della natura, dalla mineralogia alla geologia e alla biologia, e dall’altro tra le scienze dell’uomo, dalla storia alla sociologia, all’economia, alla psicologia sociale... la combinazione [di queste scienze] è l’oggetto dei suoi studi [...] in definitiva [la geografia è] scienza umana, perché non si saprebbe giustificare l’unità di queste ricerche disparate per via dell’identità di oggetto e di metodi, se non le si polarizzasse tutte quante attorno all’azione dell’uomo.» 2. Paul Koschaker (1879-1951) è un romanista tedesco che vuole ricostruire «lo sviluppo del diritto romano in Occidente dal Medioevo a oggi» e il testo è stato scritto prevalentemente durante la seconda guerra mondiale: alcune affermazioni possono risultare datate, tuttavia le ritengo stimolanti. L’edizione originale è del 1947, poi ristampata postuma nel 1958. 3. Per Erodoto: «L’Asia ed i popoli barbari che vi abitano i Persiani li attribuiscono a sé, ma l’Europa e tutto ciò che è ellenico viene da essi ritenuto estraneo». 5. L’indebolimento di Bisanzio consente ai Mongoli di distruggere nel 1237-40 l’Impero di Kiev «escludendo per secoli la Russia dalla civiltà europea [e facendo] sì che questa non appartenesse mai interamente all’Europa» (Koschaker, p. 30). 6. La dottrina dei due poteri, l’auctoritas sacra del Papa e la regalis potestas viene formulata già nel 494 da Papa Gelasio I: entrambi, appoggiandosi l’un l’altro, guidano l’umanità. Tuttavia a fine V sec. quest’idea ha lo scopo di rendere autonomo il pontefice di Roma da Costantinopoli ed è perciò diversa dalla teoria dei ‘due soli’ di Dante. 7. «Gli imperatori tedeschi non hanno mai fatto una politica imperialistica in senso moderno, ed il loro impero, anche al tempo della sua più grande potenza sotto Enrico VI [1190-97 ...] non era né per estensione territoriale né per struttura paragonabile con l’impero universale romano, anche se si parla di dominio universale limitatamente all’Occidente»: l’imperatore è «al vertice di una gerarchia in senso feudale», cioè ha una «precedenza di rango» o è paragonabile a una auctoritas (Koschaker, p. 93-95). 8. A mo’ di schema riassuntivo. - nota personale - Penso che queste considerazioni, con le relative note, siano almeno interessanti se si vuole dare all'idea di Europa un significato storico più ampio rispetto ad accordi economico-politici, pur storicamente importanti come tali, fatti dagli Stati moderni con l'obiettivo di sopravvivere nella contesa della globalizzazione; Stati che, ce ne siamo accorti attraverso tutte le guerre degli ultimi secoli, sono i pezzi dell'Europa. |
Domenica, 13 ottobre 2002