SCIENZE DELLA TERRA
CONCEZIONE ANTICREAZIONISTICA SULLA FORMAZIONE DELLA TERRA
Estratto da La Sacra Bibbia, Genesi:
‘In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse:< Sia Luce!>. E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre [..]; Dio disse: <Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque> [..] Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina. Dio disse:<Le acque che sono sotto il cielo si raccolgano in un solo luogo e appaia l’asciutto>.
Alle parole della Sacra scrittura sulla formazione della Terra la scienza ha contrapposto una tra le teorie più aggressive verso la dottrina cristiana, Il ‘Big Bang’ (grande Scoppio) secondo cui a partire da un nucleo di materia si è generato in seguito ad una esplosione l’intero universo tra cui la Terra.
L’Era geologica, intervallo di tempo che comprende sequenze di eventi geologici e biologici caratteristici, durante la quale, secondo la teoria scientifica, si è formata la Terra è IL PRECAMBRIANO, sul quale ora mi soffermerò. Utilizzerò nella descrizione anche una particolare relazione temporale, infatti considererò l’intera storia terrestre pari ad un anno solare, unità a noi più conosciuta ed il suo rapporto con i periodi terrestri.
L’ERA PRECAMBRIANA
È l'era più antica della storia della Terra, e, va dalle sue origini (4 miliardi e 600 milioni di anni fa), alla comparsa dei primi invertebrati con esoscheletro (542 milioni di anni fa). In termini di Anno della Terra, esso dura più o meno dal 1 gennaio al 18 novembre: dieci mesi e mezzo!!! Agli inizi le fu dato il nome di Azoica, cioè "priva di vita", perché tale si credeva fosse stata; quando invece sotto gli strati di rocce risalenti al periodo Cambriano vennero individuate tracce di vita primordiale, venne rinominata Archeozoica ("della vita remota") o Precambriana. Gli antichi e rarissimi fossili archeozoici, tra cui le importanti stromatoliti (datate 3,5 Mld di anni fa), appartengono a specie vegetali ed animali vissute nei mari: alghe, protozoi, celenterati, molluschi, echinodermi, artropodi.
Il Precambriano è diviso in tre periodi:
· Adeano
· Archeano
· Algonchiano
L'eone criptozoico = ERA PRECAMBIANA
Come mai l’Eone Criptozoico è l’unico che comprende una sola era? E soprattutto perché si usa identificare e confondere l’eone con la sua era?
Per tutta la durata dell'Archeano e dell'Algonchiano, la vita rimase per così dire "nascosta" nei protooceani ed a livello poco più che unicellulare, per cui quest'era è detta anche l'EONE CRIPTOZOICO ("della vita nascosta").
ADEANO
Il periodo di tempo che va da quando si è formato l'ammasso gassoso da cui ha avuto origine la Terra alla sua trasformazione in un corpo solido (da 4,5 miliardi a 3,8 miliardi di anni fa) è chiamato Adeano o epoca pregeologica. In termini di Anno della Terra, esso è cominciato il 1 gennaio ed è terminato verso il 26 febbraio. Il suo nome significa "infernale", perchè esso rappresenta l'epoca durante la quale si formò la crosta terrestre, inizialmente incandescente; quindi, a quei tempi la superficie del nostro pianeta doveva apparire come un vero e proprio inferno.
Lo sviluppo della crosta terrestre
Su questo processo lento e decisivo per la nostra storia non si hanno ancora certezze; si ritiene tuttavia che gli elementi pesanti, come il ferro, andarono a depositarsi al centro a causa della forza di gravità, mentre gli elementi più leggeri, i silicati, formarono un oceano incandescente alla superficie.
Dopo circa 500 milioni di anni dalla nascita della Terra (il 10 febbraio), il paesaggio incandescente iniziò a raffreddarsi: la dissipazione di calore nello spazio diede inizio al raffreddamento del nostro pianeta, e nell'oceano di magma cominciarono a comparire lembi di rocce formate da minerali ad alto punto di fusione, una sorta di zattere roventi ma solide simili alla crosta sottile che vediamo formarsi alla superficie di una colata di lava, mentre questa sta ancora fluendo dal cratere. In quei tempi la Luna, ancora rovente, distava dalla Terra solo 16.000 Km contro i 384.000 attuali, per cui doveva invadere gran parte del cielo, dal quale meteoriti o addirittura piccoli protopianeti dovevano continuare ad abbattersi nell'oceano incandescente: un vero paesaggio da incubo!
Poi, l'abbassamento della temperatura al di sotto dei 1000 gradi consentì il consolidamento delle zone con temperature più basse che, divenute più stabili, avviarono la costruzione della futura crosta terrestre. Ma quei primissimi frammenti di crosta dovevano essere anche molto instabili, e dovevano venir facilmente riassorbiti dalla massa liquida e rifusi in profondità. Solo con l'ulteriore raffreddamento del pianeta, quei frammenti devono essere diventati abbastanza numerosi e grandi da formare un primo involucro solido, cioè una vera crosta primitiva. Quella prima crosta doveva apparire come una distesa di rocce caldissime (qualche centinaio di gradi Celsius), interrotta da numerose grandi fratture, dalle quali continuavano a risalire enormi quantità di magma. Anche il bombardamento meteoritico, attivissimo in quell'epoca in cui il sistema solare era ancora molto affollato da piccoli oggetti, doveva aprire continuamente nuove lacerazioni, subito invase dal magma. Le tracce di quell'intenso bombardamento meteoritico, protrattosi per almeno 700-800 milioni di anni, sono state quasi totalmente cancellate sulla Terra dall'erosione da parte degli agenti atmosferici.
La crosta primitiva doveva essere simile al basalto, una roccia vulcanica scura, con meno del 53 % in peso di SiO2, che si forma a spese del mantello, ma rispetto al quale ha una natura differente. Le rocce più antiche trovate sulla Luna, vecchie di circa 4,6 miliardi di anni, sono infatti proprio dei basalti ad alto contenuto in alluminio.
L'atmosfera primordiale
Dalle rocce incandescenti e dal mantello terrestre, soprattutto per opera dell'attività vulcanica, si sprigionavano ammoniaca, idrogeno, biossido di carbonio, metano, vapore acqueo ed altri elementi che, nel giro di 100 milioni di anni, gradualmente formarono l'atmosfera primordiale. Essa era molto simile a quella attualmente visibile su Titano, il maggiore dei satelliti di Saturno, così come ce lo ha rivelato la missione Cassini-Huygens nel gennaio 2005, ed in ogni caso estremamente tossica per la vita che conosciamo ai nostri giorni.
Il processo di raffreddamento e consolidamento della superficie terrestre doveva essere accompagnato, come avviene tuttora nei vulcani, da un forte degasamento: così l'atmosfera si arricchì di metano (CH4), idrogeno (H2), azoto (N2) e vapore acqueo con tracce dl gas nobili e anidride carbonica. La scarsa gravità liberò la Terra dal guscio di idrogeno, molto leggero, che invece fa da involucro ai pianeti giovani, gli altri gas e vapori andavano invece concentrandosi; il vapore acqueo non arrivava però ancora a condensarsi, a causa delle temperature superficiali ancora molto elevate.
La formazione degli oceani
Nello stesso tempo, sulla superficie cominciò a manifestarsi un'altra imponente serie di eventi, che portarono alla formazione delle rocce sedimentarie, attraverso processi di erosione, trasporto e accumulo. Tali processi divennero pienamente attivi non appena la superficie si raffreddò abbastanza da permettere l'instaurarsi del ciclo dell'acqua. Infatti la Terra primitiva rimase a lungo avvolta dalle tenebre, sotto una spessa cappa di dense nubi ardenti formate dal vapore acqueo continuamente riversato nell'atmosfera dalle esalazioni vulcaniche; quando la temperatura scese abbastanza, le nubi cominciarono a sciogliersi in pioggia, e l'atmosfera primordiale diede vita a tempeste di inimmaginabili proporzioni, sotto le quali la Terra gemeva e ribolliva.
In un primo tempo, abbattendosi sulle rocce incandescenti, la pioggia evaporava, ma con il graduale raffreddamento della crosta solida l'evaporazione andò diminuendo finché l'acqua poté condensare nelle zone più depresse della superficie terrestre, formando i primi oceani, mentre gli altopiani rocciosi formarono i continenti.
Su di essi si costituirono anche i primi reticoli fluviali, che trasportavano i detriti strappati alle zone più elevate e li riversavano sul fondo dei mari primordiali. Il metamorfismo e la rifusione dei prodotti dell'erosione, accompagnata da un certo punto in poi dal metamorfismo e dalla fusione di grossi spessori di sedimenti, produsse ulteriori magmi e lave sempre più ricchi in silice e sempre più simili per composizione ai graniti, perciò in grado di dare origine a rocce più leggere dei basalti, tanto da... « galleggiare » su questi ultimi. A poco a poco il nostro pianeta assunse un aspetto a noi più familiare, con una zona gassosa ricca di nubi detta atmosfera, una liquida con oceani, laghi e fiumi, detta idrosfera, ed una solida indicata con il nome di litosfera, con i primi abbozzi di quelli che diventeranno i futuri continenti.
Al periodo Archeano ("antico") risalgono le formazioni rocciose più antiche oggi superstiti sulla Terra, e proprio la scarsità di testimonianze rende incerta la nostra conoscenza di questo periodo, il quale copre l'arco di tempo che va da 3,8 miliardi a 1,6 miliardi di anni fa; in termini di Anno della Terra, esso è cominciato il 26 febbraio ed è terminato il mattino del 24 agosto. Sei mesi, dunque: la metà del nostro Anno della Terra.
I cratoni
All’inizio dell’archeano il nostro pianeta aveva già una crosta solida, in cui si distinguevano ampie aree depresse, coperte dagli oceani, e alcuni settori emersi, in cui lo spessore della crosta era andato aumentando per il formarsi e accumularsi di rocce simili al granito. Oltre che in Australia e in Groenlandia, dove affiorano le più antiche testimonianza di quelle lontane fasi di evoluzione della Terra, rocce di età compresa tra i 3,4 e i 3 miliardi di anni, di origine sedimentaria, sono state trovate in Sud Africa. Si tratta delle aree note come scudi o cratoni, che comprendono i frammenti più antichi dei continenti attuali, Ecco come sono distribuiti sulla superficie della Terra:
Durante l'Archeano sono stati ritrovati i resti delle primissime orogenesi, che hanno formato imponenti catene montuose, da tempo totalmente spianate dall'erosione; rimangono solo le rocce dei loro nuclei, profondamente metamorfosate. Si sono riconosciute rocce di origine desertica ed estesi depositi morenici distribuiti in molti punti del globo, testimonianze di profondi mutamenti climatici su scala mondiale, analoghi a quelli messi in luce, con molti più dettagli, per età più recenti.
In alcuni scudi, tra le rocce di antiche orogenesi, compaiono le ofioliti o rocce verdi, cioè resti di crosta oceanica: questo significa che già da allora i bacini oceanici si aprivano e si richiudevano, mentre i continenti si allontanavano o si avvicinavano, come accade tuttora in seguito alla deriva dei continenti. A quei tempi abbiamo indizi dell'esistenza di vari supercontinenti formatisi e disgregatisi in continuazione, l'ultimo dei quali è stato chiamato Rodinia, dal russo rodit, "generare", e si è diviso definitivamente circa un miliardo di anni fa (l'11 ottobre).
Molte aree precambriane racchiudono importanti giacimenti minerari di ferro, nichel, rame, cromo, oro, argento e uranio, e sono state appunto le ricerche di tali giacimenti per ovvi motivi economici a fornire molte delle informazioni su cui si basano le nostre conoscenze geologiche dell'Archeano. È significativo il fatto che al Mesoarcheano (da 3,2 a 2,8 miliardi di anni fa, cioè dal 16 aprile al 18 maggio) risale la maggior parte dei principali giacimenti di ferro, soprattutto in forma di ematite (Fe2O3). Questi giacimenti, di origine sedimentaria, corrispondono al momento della storia della Terra in cui, grazie alla comparsa di organismi in grado di realizzare la fotosintesi, cominciò a formarsi ossigeno libero che, reagendo con il ferro presente allora in soluzione nelle acque, provocò la sua precipitazione sotto forma di ossido, insolubile. Solo dopo che la maggior parte del ferro presente in soluzione fu rimosso da questo processo, cessò la formazione di tali giacimenti e cominciò ad aumentare la concentrazione di ossigeno libero nelle acque e nell'atmosfera. L'esistenza dei depositi di ferro archeani è pertanto un indice di un processo fotosintetico in atto, e quindi una prova che, al tempo della loro formazione, la vita si era abbondantemente stabilita nelle acque.
Il mattino della vita
L'evento più straordinario della storia del nostro pianeta si compì nelle acque degli oceani dell'Eoarcheano circa 3 miliardi ed 800 milioni di anni fa (il 26 febbraio), allorché comparve il primo essere vivente unicellulare dal quale poi, secondo la scienza, si evolse l’uomo. Fondamentale per le sorti della terra fu l’evoluzione di organismi autotrofi, cioè capaci di sintetizzare in modo autonomo le sostanze nutritive organiche a partire da semplici sostanze inorganiche, come l'anidride carbonica e l'acqua, mediante un processo detto fotosintesi, che sfrutta direttamente l'energia della luce solare e delle quali abbiamo certezze grazie al ritrovamento nelle rocce sedimentarie (selci) di Gunflint in Canada, datate due miliardi di anni fa, nelle quali compaiono i primissimi organismi procarioti, le alghe verdazzurre.
La clorofilla le rendeva capaci di trasformare l'anidride carbonica, di cui l'atmosfera abbondava, in ossigeno, che esse riversarono nell'atmosfera. Furono proprio quelle prime, eroiche alghe unicellulari, viventi in un ambiente ostile e tenebroso, a cambiare per sempre il volto del pianeta, perché la produzione di ossigeno rese l'atmosfera respirabile, e ciò avrebbe permesso alla vita di diffondersi ovunque, invadendo tutti gli ambienti.
La produzione d'ossigeno da parte di questi organismi vegetali, inoltre, cambiò la composizione degli strati gassosi che avvolgevano la crosta terrestre, formando lo strato d'ozono che ancora oggi, a dispetto delle azioni dell'uomo, protegge la Terra dalle radiazioni solari nocive alla vita.
Di quell'epoca remota in cui l'atmosfera era quasi priva d'ossigeno ci restano le Stromatoliti, alcune delle quali risalgono anche a 3 miliardi e 500 milioni fa: si tratta di veri e propri cuscini rocciosi formati da alghe fossili fortemente legate le une alle altre nei bassi fondali marini dove la luce solare consentiva loro la fotosintesi: come si è già detto ce ne restano delle testimonianze in Australia, presso la Shark Bay.
Il periodo Algonchiano deriva il suo nome dalla tribù degli Algonchini che abitava il territorio canadese dell’Ontario, dove per la prima volta sono state studiate rocce risalenti a questo periodo. Esso non è di facile datazione, ma sicuramente è durato molto a lungo, come si può dedurre dagli spessori medi delle sedimentazioni, pari a circa 20 chilometri
In termini di Anno della Terra, esso dura più o meno dal 24 agosto alla mezzanotte del 17 novembre.
Il corrugamento Huroniano
In questo periodo la superficie della Terra fu soggetta a grandi sconvolgimenti, durante i quali si alternarono la formazione e la scomparsa di catene montuose come il corrugamento Huroniano, ormai quasi completamente cancellato dall'erosione degli agenti atmosferici, ma ancora oggi responsabile dell'esistenza dello scudo canadese e delle colline australiane. L'attività vulcanica, testimoniata da formazioni laviche di migliaia di metri di spessore, fu sicuramente meno intensa del periodo Archeano, ma tuttavia molto significativa.
Le masse continentali risultanti dalla disgregazione di Rodinia si riunificarono alla fine del periodo in un nuovo supercontinente, detto Pannotia ("tutto a mezzogiorno") perchè arroccato attorno al polo sud terrestre, che però ebbe vita effimera.
Negli oceani la proliferazione degli organismi autotrofi portò ad un forte incremento di ossigeno libero, che dall'idrosfera passava all'atmosfera: secondo alcune stime, verso la fine dell'Algonchiano la concentrazione di ossigeno nell'atmosfera doveva essere tra l'1 % ed il 10% di quella attuale.
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