BIOLOGIA

 

  

CONCEZIONE ANTICREAZIONISTICA SULLA NASCITA DELL’UOMO

 

 Fino a poco più di un secolo fa nessuno pensava che l'uomo potesse aver avuto anch'egli origine da una lenta e graduale evoluzione, perché tutti ritenevano che l'uomo fosse una creatura speciale, creata da Dio a Sua immagine e somiglianza e pertanto profondamente diversa da tutti gli altri esseri viventi. Così è scritto nelle Sacre Scritture e così veniva  insegnato alla gente.

 

Tra le teorie contro la chiesa sulla nascita dell’uomo,una, ancora oggi, tra le più discusse è proprio l’evoluzionismo, esso si basò sulle idee ed opere di cinque grandi scienziati:

 

·        Carolus Linneo  (1707-78) fondò la tassonomia;

·        Geoges Buffon   (1707-88) intuì l’influenza dell’ambiente sugli animali ma temette la scomunica;

·        James Hutton     (1726-97) fondò l’attualismo secondo cui la superficie terrestre venne e viene tuttora plasmata da fenomeni ciclici naturali ed estranei a Dio;

·        Geroges Cuvier    (1769-1832) gettò le basi dell’anatomia comparata e lo   studio dei fossili

·        Jean Baptiste de Lamarck  (1744-1829)  fondò la teoria dell’ereditarietà dei caratteri acquisiti (oggi smentita).

 

 Fu l’influenza di questi scienziati che permise a Charles Darwin, nel 1871, di affrontare con decisione, nel suo libro "The descent of Man" (L'origine dell'uomo), i dogmi della chiesa cristiana dicendo che anche noi siamo esseri viventi come tutti gli altri, e che quindi siamo soggetti alle stesse leggi che governano i fenomeni naturali. L'uomo, pertanto, deve aver avuto degli antenati i quali, a loro volta, dovevano possedere delle caratteristiche simili a quelle degli animali cui egli oggi assomiglia di più, cioè le scimmie. Di qui il falso convincimento che Darwin avesse detto che l'uomo discende dalle scimmie.

In realtà l'uomo non può derivare da un animale che gli è contemporaneo, così come uno di noi non può essere figlio della propria cugina. Darwin affermò semplicemente che uomo e scimmia dovevano aver avuto, in un tempo non molto lontano, antenati comuni, così come due cugini hanno dei nonni o dei bisnonni in comune. Andando molto indietro nel tempo, si arriverebbe a quei pochi organismi primordiali che sono stati gli antenati di tutte le forme viventi attualmente presenti sulla Terra.

 

 

 

 

 

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Nacque allora l’EVOLUZIONISMO basato sui seguenti principi:

 

·        Il mondo non è stabile e non è stato creato recentemente, ma è in continuo cambiamento e ha un’età molto antica;

·        Le specie si modificano nel tempo;

·        Le specie sono formate da popolazioni di individui;

·        Ogni specie e gruppo di specie discende da un progenitore comune;

 

 

Proprio sull’ultimo punto vorrei approfondire la ricerca. Questo approfondimento lo farò fornendo non tanti concetti astratti piuttosto cercando di elencare una serie di prove che supportino la teoria della derivazione comune.

Come è possibile che da un singolo antenato si siano sviluppate numerosissime specie anche molto differenti dal punto di vista anatomico?

 

L'evoluzione porta alla divergenza e alla diversità delle specie. Per la pressione selettiva, tra le diverse forme vengono selezionate quelle che sono dotate di maggior valore adattativo. In questo modo, da un singolo primo antenato, nel corso della storia si sono evolute molte centinaia di milioni di specie diverse. Il processo con cui da una specie si originano due nuove specie è detto speciazione. La divergenza tra le specie si riflette nella separazione delle unità tassonomiche (generi, famiglie, ordini, classi ecc.).
Uno dei fattori che spesso contribuiscono ai processi di speciazione è l'isolamento geografico: una specie viene accidentalmente divisa in due popolazioni separate da barriere geografiche. L'isolamento può avvenire negli habitat più disparati: si può trattare di una vera e propria isola in mezzo al mare, ma anche di un lago separato da altre acque dolci, oppure di un'isola di vegetazione nel deserto (oasi); perfino un albero in un campo può essere un fattore di isolamento sufficiente per qualcuno dei suoi piccoli abitanti. L'isolamento geografico comporta, infatti, l'assenza di flusso genico, cioè la mancanza di contaminazione sessuale tra i diversi pool genici delle popolazioni separate. In queste condizioni, a causa delle differenti pressioni selettive o di variazioni casuali nei due areali, le frequenze alleliche nei pool possono cambiare. Quando la diversità genica ha raggiunto un certo punto critico, le due sottopopolazioni, anche se si rincontrassero, avrebbero comunque accumulato differenze tali per cui non sarebbero più in grado di incrociarsi fra loro o di produrre prole fertile. In tal modo, esse non si considerano più due popolazioni separate, appartenenti alla stessa specie, bensì due specie autonome e indipendenti.

Non solo le barriere geografiche sono responsabili del blocco del flusso genico che alla fine conduce alla comparsa di nuove specie: esistono, infatti, isolamenti di tipo ecologico o comportamentale, che possono esercitare gli stessi effetti. Un tipico esempio è quello di una popolazione di animali diurni che, a un certo punto, assume abitudini notturne: le scarse occasioni di incontro con gli altri membri della specie, rimasti diurni, può condurre alla separazione totale dei due gruppi in due specie differenti.

Coevoluzione

 

L'idea neoplatonica della "grande catena della vita", con un organismo unicellulare al livello più basso e gli uomini poco sotto gli angeli, o l'immagine lamarckiana dell'evoluzione come di una scala in salita, per cui le forme di vita presenti sui gradini più bassi erano destinate a trasformarsi in quelle che si trovavano sui gradini più alti, hanno contribuito a comporre l'idea, errata, dell'evoluzione come di un processo che avviene in serie. Secondo il modello moderno di evoluzione le specie si evolvono, invece, in parallelo.

In questa prospettiva, un insetto bene adattato alle attuali condizioni ambientali è evoluto tanto quanto un uomo o una pianta. Il termine coevoluzione si riferisce all'evoluzione di adattamenti determinati dalle interazioni tra specie, ad esempio tra predatore e preda o tra ospite e parassita.

 

Evoluzione divergente e convergente

 

L'evoluzione divergente è un processo di variazione di un determinato carattere, originariamente comune a diversi gruppi di organismi, in più direzioni.

Per evoluzione convergente si intende, invece, il fenomeno opposto: lo sviluppo di strutture simili dal punto di vista funzionale, a partire da strutture non affini dal punto di vista evolutivo.

 

LE PROVE 

REPERTI FOSSILI

I reperti fossili sono le prove più tangibili di una evoluzione che viene confermata dall’ordine con cui gli organismi compaiono nei reperti fossili.

La prova di  coevoluzione viene fornita dalla documentazione fossile che testimonia lo sviluppo contemporaneo delle ossa degli arti sia negli erbivori che nei carnivori.

 

 

 

 

                                                                                                        (‘elementi comuni’ pag.114  Bios 2 , Tobin Duschek)

 

 

BIOGEOGRAFIA

È lo studio della distribuzione geografica delle specie vegetali e animali, nel passato e nel presente. Essa prende in considerazione non solo il luogo dove le specie vivono e hanno vissuto, ma anche le relazioni di parentela evolutiva tra le specie. Le specie di tutto il mondo risultano essere  più strettamente imparentate con quelle che vivono nelle zone vicine. La teoria di Darwin di una discendenza comune giustifica questa osservazione.

 

 

 

TASSONOMIA

Questa scienza fu fondata da Linneo e studia la classificazione delle specie secondo un ordine gerarchico. Per poter attuare la classificazione Linneo dovette effettuare attenti confronti anatomici i quali riflettono parentele reali.

 

 

 

ANATOMIA COMPARATA

Specie diverse con un antenato comune possono evolversi in direzioni alquanto diverse e mantenere ugualmente molte  caratteritichecomuni.Un esempio è l'arto primitivo comune ad alcuni vertebrati, che si è differenziato in strutture diverse, sia dal punto di vista anatomico sia funzionale, diventando, nei diversi casi, il braccio degli uomini, l'ala degli uccelli o la zampa delle rane. Queste strutture sono dette omologhe, perché derivano da una stessa struttura, pur sembrando differenti., infatti ciascun diverso utilizzo costituisce un adattamento specifico a un diverso stile di vita.

 

 

(‘Strutture analoghe’ , pag. 133 Bios2 , Tobin, Duschek)

 

Nelle evoluzioni convergenti possono esserci strutture che svolgono la medesima funzione ma che derivano da strutture diverse e sono perciò chiamate strutture ANALOGHE, un esempio è rappresentato dall'occhio dei molluschi e da quello dei mammiferi oppure dalle ali di un uccello e quelle di un insetto. Alcune strutture omologhe non hanno un utilità apparente. Il cavallo ha un singolo inutile dito laterale, esso è un esempio di struttura VESTIGIALE         (dal latino vestigium:impronta), una parte che ha una funzione scarsa o nulla ma che l’aveva nelle specie ancestrali. Per esempio il nostro osso sacro è una testimonianza di uno stile di vita arboricolo.

 

 

(‘strutture omologhe’ , Pag. 113 Bios 2 Tobin, Duschek)

 

EMBRIOLOGIA COMPARATA

 

 

 

                                                           (‘confronto tra embrioni’ pag. 115 Bios 2 , Tobin, Duschek)             

 

 

 I primi stadi di sviluppo dell’embrione di tutti i mammiferi non sono soltanto sorprendentemente simili tra loro, ma somigliano anche in misura notevole a quelli di uccelli, rettili e persino anfibi e pesci. Per esempio anche l’uomo presenta nello stadio embrionale delle fessure branchiali le quali si sviluppano in strutture quali le ossa dell’orecchio e della gola, alcuni muscoli del volto e del collo, le ghiandole paratiroidi, il timo, e i principali vasi sanguigni nei polmoni

 

 

       

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                        (’strutture vestigiali’, pag 115 Bios2, Tobin, Duschek)

 

 

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