DYLAN THOMAS

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 LETTERATURA

L’infanzia riscattata del bardo Dylan

«E là io mi addormentai sul montagnoso panciotto di mio zio, e, mentre dormivo, –Chi va là?– gridò Sentry alla luna che volava.»
Dylan Thomas, «Una storia» (1953)

di NICOLA D'UGO

Di pochi scrittori di questo secolo si sa e si è scritto tanto quanto di Dylan Thomas (Swansea 1914 – New York 1953). Un’attrazione straordinaria ha fatto sì che tutto ciò che lo riguardasse fosse pervaso da un senso di leggenda. Capita così che ogni scrittore aspiri in qualche modo a dire la sua sull’autore, come è evidentemente il mio caso. In altri casi –penso a Bob Dylan– si è preso il nome dell’autore per farne il proprio nome d’arte, o –come è il caso di Dylan Dog– ci si è ispirati per il titolo di un fumetto. Questo autore lo vorrebbero raccontare in molti. Purtroppo, come nel caso di un ampio articolo di Pietro Citati pubblicato su Repubblica un paio di anni fa, ognuno descrive il poeta a modo suo, infischiandosi di cosa accadde nella vita di Thomas e nella sua opera. Da un certo punto di vista, questa posizione è legittima, nella misura in cui si vuole sentirsi vivi all’ombra semovente d’uno dei grandi bardi del Novecento, scherzoso e ridanciano e cupo come pochi altri colleghi. Del resto il personaggio pare uscito da un film: povero in canna, ubriacone, donnaiolo, vissuto in uno sperduto paesino gallese di duecento anime e diventato famoso in tutto il mondo.
Noto anzitutto come poeta, Thomas è autore di una serie di racconti vivaci, la cui vena scherzosa assume risvolti teneri e nostalgici. Il suo linguaggio narrativo, attento alla declamazione qual era l’autore, suona corde a mo’ di sfrontato buffone, per indulgere subito dopo, cadenzandola, alla tenerezza di chi, comprendendo il sogno a occhi aperti degli uomini, ne testimonia la fraterna pietà, come nello straordinario racconto «Una storia». Pochi narratori sono stati in grado di trasmettere rabbia, tenerezza, canzonatura e pietà come questo scrittore gallese. Se le sue poesie sono note per una pesante cupezza, dalla timbrica vibrante e impeccabile e dalla narratività biblica, i racconti rappresentano il luogo d’alleggerimento di quelle situazioni in cui amore e morte sono i due motivi dominanti della tensione poetica. La vita di tutti i giorni diventa il nuovo contesto narrativo, con le piccole città del Galles, le straordinarie colline e i buffi personaggi autoctoni. Questi racconti palpitano dell’agone caricaturale d’un luogo (il Galles meridionale) in cui i personaggi campagnoli diventano il bestiario di un’umanità tenera e grottesca, circondata dalle ombre e paure infantili del proprio luogo di nascita, quasi un contrappunto all’esperienza natante ed esotica di Joseph Conrad nel «cuore di tenebra» del Congo. Il mondo dell’ignoto, ci dice Thomas, parte da casa propria e dalla propria infanzia, per estendersi nella vita ulteriore, in un universo i cui confini non sono segnati.
Il protagonista è quasi sempre un bambino (Dylan) che vive l’universo regolato dagli adulti quasi in silenzio, piccolo piccolo e curioso di ciò che lo circonda. Thomas, ritraendosi bambino (e lo sappiamo, oltre che dai racconti, dalle tante testimonianze dei suoi compagni di scuola di Swansea), racconta anche le proprie monellerie, conferendo al protagonista delle storie un realismo disincantato che colpisce per la sua schiettezza. Di fatto, Thomas sdoppia se stesso: le vicende del bambino silenzioso sono raccontate attraverso la loquacità irriverente e canzonatoria dello scrittore adulto, con un procedimento linguistico che mette in risalto come il mondo dell’infanzia sia sopraffatto dalle strutture e dai meccanismi mentali degli adulti. Per affrancare il pensiero dell’infanzia, Thomas ci mette tutta la sua verve di superadulto, ossia di adulto fornito di destrezze espressive e di esperienze conoscitive che sorpassano il linguaggio dell’uomo comune, facendo vivere ai personaggi il contrappasso di canzonature (pur tenere) che riabilitano l’espressività repressa dell’infanzia. I racconti di Dylan Thomas sono stati recentemente riproposti da Einaudi in Ritratto dell’autore da cucciolo e altri racconti.


 

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Dylan Thomas nasce nel 1914 a

Swansea ( Galles ). Nel 1934

pubblica la prima raccolta di

versi, 18 poesie , che scuotono

l'ambiente letterario inglese. In

essi svela tutto quel mondo poe

tico che ha fatto di lui un mito:

la nascita, l'amore e la morte, la

natura ;un linguaggio magico, a

volte oscuro , che fonde la tradi

zione dei bardi alla poesia visio

naria inglese. Nel 1940 escono i

racconti autobiografici (ritratto

dell'artista da cucciolo ) e nel

1946 il libro che raccoglie le sue

poesie piu' .. (morti e ingressi )

Distrutti dall'alcool muore a New

York nel 1953

POESIE

UP

AD ALTRI DA TE
Amico da nemico io ti sfido
Tu con monete false nella borsadegli occhi,
Tu amico mio dall'aria accattivante
Che per vera mi rifilasti la menzogna
Mentre spiavi bronzeo i miei piu' gelosi pensieri
Che mi allettasti con luccicanti pezzi d'occhio
finche' il dente goloso del mio affetto trovo' il duro
E scicchiolo' , e io inciampai e succhiai,
Tu che ora evoco a stare come un ladro
Nella memoria, moltiplicato da specchi,
In sofferente inobliabile atto ,
Mano lesta nel guanto di velluto
E un martello contro il mio cuore
Eri una volta una tale creatura, un cosi' allegro,
Schietto, spassionato compagno,
Che non avrei mai detto ne' creduto
Mentre una verita' spostavi nell'aria,
Che per quanto li amassi per i loro difetti
Come per i loro pregi,
I miei amici non erano che nemici sui trampoli
Con la testa fra nuvole d'astuzia !
                                DYLAN THOMAS

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POESIA
...
"Ribellati alle leggi della luna
 E al parlamento del cielo,
 Al governo del mare perverso,
 A tirannia del giorno e della notte,
 A dittatura di sole
 Ribellati all'osso e alla carne,
 A parola di sangue, ad astuzia di pelle,
 E al verme che nessuno puo' ammazzare".
La sete e' spenta, la fame placata,
E lungo il cuore ho uno spacco;
La faccia e' smunta allo specchio,
Le labbra smorte dai baci.
Ed e' smagrito il mio petto.
Una ragazza allegra mi prese per uomo.
La stesi giu' e le narrai il peccato,
Le misi accanto una rosa d'ariete. 
La nera notte amministri la luna
il cielo detti pure le sue leggi
il mare parli con voce regale:
non nemici ma un unico compagno
sono il buio e la luce.
_Guerra al ragno e allo scricciolo!
 Guerra al destino umano!
 Edistruzione al sole!_
Prima che morte ti prenda, ah sconfessalo! 
			

            DYLAN THOMAS

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 QUI IN PRIMAVERA 

 Qui in primavera,le stelle navigano il vuoto;
 Qui nell'inverno ornamentale
 Il nudo cielo viene giu' a rovesci ;
 L'estate seppellisce l'uccello nato in primavera.
 I simboli provengono dal lento costeggiare dell'anno.
 Le rive di quattro stagioni,
 Fuochi di tre stagioni insegnano in autunno
 E note di quattro uccelli.
Dovrei distinguere l'estate dagli alberi, i vermi,
se lo fanno,narrano le tempeste dell'inverno
o il funerale del sole ;
Dovrei imparare la primavera dal canto del cuculo
e la lumaca mi dovrebbe imparare distruzione.
Un verme racconta l'estate meglio dell'orologio,
la lumaca e' un vivente calendario di giorni ;
che cosa mi dira' se un insetto senza tempo 
dice che il mondo lentamente si consuma ?
 
         DYLAN THOMAS

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 POESIA 3 

 Lasciatemi fuggire,essere libero
 Vivere per me stesso
 E soffocare dentro di me gli dei
 O schiacciare sotto il piede le loro teste di vipera
 Nessuno spazio,voi dite,nessuno spazio ;
 Ma non ci terrete.
 Anche se e' forte la vostra gabbia.
 La mia forza minera' la vostra,
 Perforero' la vostra nuvola oscura
 Per vedermelo il sole
 Pallido e marcio, una brutta escrescenza

         DYLAN THOMAS

 

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