Il papato

 

 

1. La testimonianza della Bibbia

« La crisi più acuta, oggi, all’interno della Chiesa, e quella dei rapporti fra autorità ecclesiastica - il Magistero - e la coscienza dei fedeli ».

Fra’ Nazareno Fabbretti .

1. Come si fa chiamare il capo della chiesa romana?

Si fa chiamare papa, sommo pontefice, sua santità. Il nome papa significa padre. Gesù ha detto: « Non chiamate alcuno sulla terra vostro padre, perché uno solo è il Padre vostro, quello che e nei cieli » (Matteo 23:9). Il nome sommo pontefice era quello dei capi del clero pagano di Roma, in quanto presiedevano il collegio dei « pontefici minori », cioè del clero subordinato. In seguito questo titolo venne assunto dagli imperatori pagani. Il primo vescovo di Roma che si fece chiamare « pontefice » fu Pelagio I (555-561) . Il  nome di sua santità è dato dalla Bibbia esclusivamente a Dio, come si legge in Isaia 6:2, dove gli angeli cantano: « Santo, santo, santo e l’Eterno degli eserciti! » Pretendere che una creatura umana e peccatrice rappresenti nella sua carica la santità di Dio, al punto di farsi chiamare « santità», è in netto contrasto con l’intero messaggio biblico.

2. Qual’ è la massima funzione del papato?

Il Concilio Vaticano I ha decretato che le decisioni «ex cathedra » del papa, in questioni di fede e di morale - anche quando parla di propria iniziativa e senza il consenso della chiesa - sono irreformabili.

3. Su quale passo della Sacra Scrittura la dottrina cattolica fonda il suo insegnamento riguardo al papa?

Su Matteo 16:18-19: « Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte dell’Ades non la potranno vincere. Io ti darò le chiavi del regno dei cieli; e tutto ciò che avrai legato sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che avrai sciolto in terra sarà sciolto nei cieli ».

4. Quali sono gli argomenti biblici in assoluto contrasto con l’idea che l’apostolo

Pietro sia mai stato nominato vicario di Cristo?

1) Anzitutto osserviamo che non è ammissibile isolare il passo « Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa... », facendo astrazione da tutto il resto della Scrittura. Infatti, se fosse vero che, con queste parole, Gesù ha istituito il papato, se ne troverebbe almeno qualche allusione nel libro degli Atti degli apostoli, nelle lettere dell’apostolo Paolo, nonché nel resto del Nuovo Testamento. invece non risulta neppure una volta che Pietro abbia esercitato nella Chiesa primitiva una funzione di comando, neppure una volta si parla di una sua iniziativa autoritaria.

2) Non solo, ma la Sacra Scrittura è esplicita nell’affermare che Cristo non può avere nessun vicario: « Gesù, perché dimora in eterno, ha un sacerdozio che non si trasmette » (Ebrei 7:24). Di questa parola Mons. Martini dà l’esatta interpretazione: « I sacerdoti dell’ordine Levitico furono molti, perché essendo uomini mortali, di necessità doveva aver luogo la successione. Cristo, che mai non muore ha un sacerdozio che non passa da Lui in altro » .

3) si noti che soltanto il Vangelo di Matteo (16:18) riferisce le parole invocate per l’istituzione del papato, quantunque anche Marco e Luca narrino la medesima scena (Marco 8:27-30 e Luca 9:18), e Giovanni ne faccia un accenno (6:68-70). Questo è molto strano. Tre su quattro testimoni non riferiscono le parole che sono la chiave di volta di tutta la costruzione del papato. E’ evidente che Marco Luca e Giovanni non le avevano interpretate nel senso loro attribuito dalla chiesa romana.

4) Si osservi ancora che le parole rivolte da Gesù a Pietro personalmente sono ripetute in modo testuale a tutti i suoi ascoltatori:

Matteo 16:19

Matteo 18:18

Tutto ciò che avrai legato sulla terra, sarà legato nei cieli, e tutto ciò che avrai sciolto in terra, sarà sciolto nei cieli.

lo vi dico in verità che tutte le cose che avrete legate sulla terra, saranno legate nel cielo; e tutte le cose che avrete sciolte sulla terra saranno sciolte nel cielo.

 

Come ben dice il noto teologo cattolico H. Kiing, lo studio dei testi biblici « mostra in modo più chiaro di una volta che i passi di Matteo 18:18 e Luca 22:19 non si riferiscono soltanto ai ministri, ma a tutta quanta la Chiesa » .

5) Poco dopo la scena descritta da Gesù in Matteo 16:18, gli apostoli discutono ancora per sapere chi di loro fosse il maggiore, il che sarebbe incomprensibile, se Gesù avesse gia stabilito che Pietro fosse il suo vicario. Tanto più che Gesù, invece di risolvere il problema indicando Pietro, afferma che il maggiore è quel credente che sa essere umile come un piccolo fanciullo.

6) Dopo l’Ascensione, gli apostoli vogliono nominare un altro apostolo, in sostituzione di Giuda, ed invece di rimettersi al giudizio di Pietro, come avrebbero dovuto fare se egli fosse stato il vicario di Cristo, tirano a sorte. E, come se non bastasse, non è neppure Pietro che sug-gerisce i due nomi proposti (Atti 1:23-26). 7) Quando gli apostoli e gli altri cristiani ebbero sentore che Pietro aveva alloggiato in casa di pagani, contrariamente agli usi degli ebrei, Pietro non si comporta da papa, non esige obbedienza alle sue decisioni, ma si giustifica davanti alla Chiesa (Atti 11:1-18).

8) Quando si riunisce il primo Concilio della Chiesa a Gerusalemme, non appare che sia presieduto da Pietro, bensì da Giacomo, e le decisioni del Concilio vengono annunziate alle chiese non in nome di Pietro, ma di tutti gli apostoli e dei fratelli anziani (Atti 15).

9) In seguito all’espansione del cristianesimo, è detto che « gli apostoli ch’erano rimasti in Gerusalemme, avendo inteso che la Samaria aveva ricevuto la parola di Dio, vi mandarono Pietro e Giovanni » {Atti 8:14). Dunque: i subordinati (gli apostoli) fanno atto di autorità verso il presunto papa e lo mandano in Samaria. Ma un papa non è mandato da nessuno!

10) Nella lettera ai Corinzi l’apostolo afferma che l’« uomo spirituale giudica d’ogni cosa, ed egli stesso non è giudicato da alcuno » (I Corinzi 2:15) e non si vede bene come questa affermazione si concili con la pretesa di qualcuno di signoreggiare sulla nostra fede.

13) Nella lettera agli Efesini (4:11) l’apostolo Paolo scrive: « E’ Cristo che ha dato gli uni come apostoli; gli altri, come profeti; gli altri, come evangelisti; gli altri come pastori e dottori ». In questo passo, dove sono menzionati i vari ministeri della Chiesa, compreso quello dell’apostolo non si fa menzione del papato, il che sarebbe stato indispensabile, se a quei tempi fosse esistito.

12) Lo stesso apostolo esclude di voler esercitare un magistero imperativo sulle coscienze, quando scrive: « Non già che signoreggiamo sulla vostra fede, ma siamo aiutatori della vostra allegrezza » (II Corinzi 1:24).

13) Tutto quello che nel Nuovo Testamento ci è riferito delle relazioni fra Pietro e Paolo esclude senz’altro che si possa parlare di una supremazia di Pietro. Infatti:

a) neppure lontanamente nelle sue lettere Paolo ha accennato al papa Pietro.

b) Quando Paolo decide di recarsi a Gerusalemme per esporre il suo programma, dice: « Giacomo, Cefa (Pietro) e Giovanni, che son reputati colonne, dettero a me ed a Barnaba la mano d’associazione, perché noi andassimo ai Gentili, ed essi ai circoncisi » (Galati 2:9). Dunque il presunto papa e qui presentato come una delle colonne della Chiesa, insieme a Giacomo e Giovanni e non e neppure nominato per primo.

c) Ben lungi dall’avere autorità su Paolo, ci e detto che per decisione collegiale di « quelli che godono di particolare considerazione » (Galati 2:6), si venne a una divisione di compiti: Pietro dovrà evangelizzare i Giudei e Paolo i pagani.

d) Paolo ignorava a tal punto l’esistenza di un Sommo Pontefice e la sua autorità « suprema, plenaria, ordinaria e immediata » , che scrive: « Quando Cefa (Pietro) fu venuto ad Antiochia, io gli resistei in faccia perché egli era da condannare » (Galati 2:11).

14) Si aggiunga ancora che nel Nuovo Testamento vi sono due, lettere attribuite a Pietro, ed egli non vi fa il minimo accenno al suo primato sulla Chiesa. Al contrario, egli ci fa sapere chi è la pietra fondamentale della Chiesa, quando dichiara: « Gesù Cristo è la pietra che è stata da voi edificatori sprezzata, ed è divenuta la pietra angolare E in nessun altro è la salvezza; poiché non v’è sotto cielo alcun altro nome che sia stato dato agli uomini, per il quale noi abbiamo ad essere salvati » (Atti 4:11-12 ).

15) Infine SE CRISTO AVESSE BISOGNO Dl UN VICARIO SIGNIFICHEREBBE CHE EGLI E’ ASSENTE O NELL’IMPOSSIBILITA’ Dl AGIRE DIRETTAMENTE NELLA SUA CHIESA. MA GESU’ E’ COSTANTEMENTE PRESENTE, come afferma Egli stesso; « Non vi lascerò orfani; tornerò a voi. Ancora un po’, e il mondo non mi vedrà più; ma voi mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete » (Giovanni 14:18-19).

5. Qual’ è il vero significato delle parole: « Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa »?

Queste parole vogliono chiaramente dire che l’apostolo Pietro, avendo riconosciuto Gesù quale Figlio di Dio, è stato storicamente il primo vero cristiano. Pietro medesimo ha definito i cristiani « come tante pietre viventi, che, entrando nella struttura dell’edificio, formano una casa spirituale » (I Pietro 2:5) . Di queste « pietre viventi » l’apostolo e stato storicamente la prima, perché per primo aveva riconosciuto Gesù quale Figliolo di Dio. E’ questa la spiegazione dello stesso San Giovanni Crisostomo (+407), il quale scrive: « Ebbe perciò Pietro un primato? Si! ma solo quello di essere stato il primo a confessare il Cristo, per cui egli diviene il primo apostolo e l’inizio di tutta la Chiesa » .

6. Come è stato interpretato dagli altri Padri della Chiesa il passo di Matteo 16:18?

Origene (+253): « Se tu immagini che solo su Pietro sia stata fondata la Chiesa, che cosa potresti allora dire di Giovanni, il figlio del tuono, o di qualsiasi altro apostolo? E prosegue affermando che chiunque fa sua la confessione di Pietro, può - come lui - esser chiamato Pietro .

Giustino Martire (+165): « Uno dei discepoli, che prima si chiamava Simone, conobbe per rivelazione del Padre che Gesù Cristo è Figlio di Dio. Per questo egli ricevette il nome di Pietro » . L’affermazione di Gesù e il mutamento del nome sono quindi chiaramente collegate della confessione di fede di Pietro.

Tertulliano (+ c. 222) scrive al vescovo di Roma (forse Callisto che si era appellato al « Tu sei Pietro » per sostenere la propria autorità: « Chi sei tu che sovverti e deformi l’intenzione manifesta del Signore, che conferiva tale potere personalmente a Pietro? » .

S. Cipriano (+258): « Gesù parlò a Pietro, non perché gli attribuisse una preminenza, un’autorità speciale, ma solo perché, parlando ad uno solo, fosse visibile il fatto che la Chiesa dev'essere tutta unita nella fede di Cristo. Pietro è solo il "simbolo", il "tipo" di tutti gli apostoli e di tutti i vescovi » .

S. Ambrogio, vescovo di Milano (+397): « Pietro... ottenne un primato, ma un primato di confessione e non d’onore, un primato di fede e non di ordine » .

S. Agostino (+ 430): « "Tu sei Pietro e sopra questa pietra edificherò la mia Chiesa" dev'essere inteso in questo senso: [edificherò la mia Chiesa] sopra ciò che è stato confessato da Pietro quando diceva: "Tu sei il Cristo, il Figliuol dell’Iddio vivente". Perciò da questa pietra egli fu chiamato Pietro, raffigurando la persona della Chiesa che viene edificata su questa pietra e che riceve le chiavi del regno dei cieli ».

7. Come dobbiamo intendere le parole seguenti: « Io ti darò le chiavi del regno dei cieli; e tutto ciò che avrai legato sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che avrai sciolto in terra sarà sciolto nei cieli »?

Ci troviamo qui davanti a due immagini o simboli:

1) Il simbolo delle « chiavi », molto comune al tempo di Gesù, è stato da lui più d’una volta adoperato: « Guai a voi, scribi e Farisei ipocriti, perché serrate (= chiudete a chiave) il regno dei cieli dinanzi alla gente; poiché, nè vi entrate voi, nè lasciate entrare quelli che cercano dl entrare » (Matteo 23-13). « Guai a voi, dottori della legge, poiché avete tolta la chiave della scienza! Voi stessi non siete entrati, ed avete impedito quelli che vi entravano » (Luca 11:52). La chiave con la quale gli scribi e i Farisei impedivano al popolo l’accesso al regno era evidentemente la predicazione, l’insegnamento. Perciò, quando Gesù dice a Pietro: « lo ti darò le chiavi del regno dei cieli » intende dire: « lo ti darò l’incarico di predicare l’Evangelo, che aprirà le porte del regno dei cieli a tutti coloro che l’ascolteranno ».

2) « Legare e sciogliere ». I rabbini, che usavano comunemente questa immagine, vi attribuivano due significati distinti:

a) proibire o permettere; imporre o togliere un precetto religioso;

b) escludere da una comunità o riammettere in essa lo scomunicato. Gesù non ha certo adoperato l’immagine nel primo senso, essendosi sempre tenuto lontano dalla casistica e dal legalismo rabbinico. Solo il secondo senso è possibile, anche perché permette di collegare Logicamente Matteo 18:18 con il versetto precedente, in cui si parla appunto di scomunica. Questo passo deve quindi essere cosi interpretato: «Se rifiuta di ascoltarli, dillo alla Chiesa, e se rifiuta di ascoltare anche la Chiesa, siate come il pagano e il pubblicano. Io vi dico in verità che colui che avrete escluso dalla comunità, sarà escluso anche in cielo e colui che avrete ammesso nella comunità, sarà ammesso anche in cielo».

E’ quindi completamente estranea al pensiero di Gesù l’idea di una speciale potestà giuridica attribuita al solo Pietro.

 

 

La testimonianza della storia

"La storia del costituirsi e dell’evolversi della chiesa romana e dei suoi poteri primaziali è senza dubbio uno degli aspetti più sorprendenti nella storia del cristianesimo"

Ex sacerdote Ernesto Buonaiuti.

1. Perché l’apostolo Pietro non può avere avuto dei successori?

Anche se accettassimo per buona l’affermazione che Gesù abbia voluto nominarsi un vicario, non è affatto detto nei Vangeli che Pietro, a sua volta, dovesse avere dei successori.

1) Anzitutto perché gli apostoli erano tali in quanto testimoni oculari della resurrezione di Cristo (Atti 1:21-22) quindi non potevano avere dei successori. Come afferma un professore di seminario cattolico, « nella Scrittura è innegabile che Pietro stia al centro deI collegio apostolico, la sua funzione finisce con la fine dei Dodici, i quali hanno la missione - non trasmissibile - di deporre dinanzi al mondo in favore di Gesù, delle cui gesta sono stati testimoni oculari » .

2) Inoltre l’idea di successori degli apostoli non sarebbe mai venuta alla mente della Chiesa primitiva, per il semplice fatto che i cristiani del primo secolo ritenevano imminente la fine del mondo.

3) E poi gli apostoli avevano ricevuto la loro vocazione dallo Spirito Santo (I Corinzi 12:28-29) per evangelizzare il mondo. I vescovi (detti anche « anziani » o presbiteri) erano eletti dalla comunità locale (Atti 14:23). Gli apostoli non potevano quindi avere dei successori nei vescovi.

2. Ma non si dice che la chiesa romana abbia avuto Pietro come primo papa?

Una tradizione sufficientemente fondata ci parla del martirio di Pietro a Roma. Ma non esiste la minima prova circa un suo soggiorno prolungato in questa città. Si aggiunga che fino alla seconda metà del secondo secolo, la chiesa di Roma non fu guidata da un solo vescovo, ma da un collegio di anziani o presbiteri, eletti dai fedeli, secondo l’uso generale della Chiesa cristiana primitiva. Cosi infatti leggiamo nel Pastore di Erma (circa anno 140): « Tu leggerai il libro a questa città (Roma) in presenza dei presbiteri che dirigono la chiesa ».

3. Quali altri argomenti ci convincono pienamente che i papi non possono essere considerati vicari di Cristo?

1) Sempre accettando per buona l’idea che Gesù abbia voluto nominarsi una serie di centinaia di vicari, bisognerebbe dimostrare che ogni papa sia stato il legittimo successore del precedente. Ma vi sono stati lunghi periodi in cui c’erano due papi; ci sono stati dei Concili che hanno deposto i due papi per nominarne un terzo; vi sono stati dei periodi in cui non c’erano papi. « La lista dei papi rimane incerta in più d’un caso sino al 1417 » .

Infatti il defunto Giovanni Roncalli ha assunto il nome di Giovanni XXIII. Questo papa pontificò dal 1411 al 1415, anno in cui venne deposto dal Concilio di Costanza, come

"pubblico simoniaco e peccatore incorreggibile"; si può visitare la sua tomba nel battistero di Firenze.

La catena del papato (la cosiddetta "successione apostolica") è lungi dall’essere storicamente accertata, ed è quindi comunque escluso che l’attuale papa sia il successore di S.Pietro.

2) Inoltre, se fosse vero che Gesù ha nominato Pietro suo vicario, a sua volta Pietro avrebbe dovuto nominarsi il suo successore, come fece Felice IV, e così via.

3) La chiesa romana sostiene che i papi succeduti a Pietro nel I secolo sono stati Lino, Cleto, Clemente, Evaristo. Orbene noi sappiamo che l’apostolo Giovanni, l’autore del Vangelo, ha vissuto sin quasi alla fine del I secolo. Così la Chiesa avrebbe nominato al vertice della sua gerarchia, al di sopra dell’apostolo Giovanni, testimone oculare di Gesù Cristo, dei papi infallibili, con maggiore autorità dell’apostolo "che Gesù amava" (Giovanni 13:23)!

4. Quali sono gli argomenti di natura morale che escludono che i papi siano stati vicari di Cristo?

San Marcellino (296) morì martire, ma durante la persecuzione di Diocleziano aveva rinnegato il cristianesimo.

San Liberio (352). Di lui San Gerolamo dice che, insofferente delle pene dell’esilio, sottoscrisse all’eresia (ariana) e tornò vittorioso a Roma.

San Damaso (366). Alla sua elezione si scatenò una furibonda rissa fra i suoi sostenitori e quelli di Ursinus. Ma il suo partito ebbe la meglio dopo essere venuto alle mani con gli oppositori nella chiesa di Ursinus, con morti e feriti .

San Zosimo (417). Tributi i più grandi elogi all’eretico Pelagio e alla sua dottrina che, più o meno volentieri, fu poi costretto a condannare. San Celestino (422). Falsificò gli atti del Concilio di Nicea per dimostrare il suo diritto a giudicare in appello le cause ecclesiastiche. San Silverio (536), figlio del papa Sant’Ormisda, ebbe il pontificato per imposizione del re dei Goti.

Vigilio (537) mandò il suo predecessore San Silverio in esilio nell’isola Pandataria. « Stimolato dal solito pizzicore della suprema dignità » promise denaro al re Belisario perché gli assicurasse il papato. Finì per morire in Sicilia di male di pietra: « Questo fu iI fine di Vigilio, morendo per giusto giudizio di Dio, consumato da una travagliosissima infermità; quegli che costretto aveva il suo santo predecessore Silverio a morire in un’isola; e avendo fatto strada con male arti al pontificato, fu sempre combattuto da immense tempeste ».

Onorio I (625). Scomunicato dal Concilio di Costantinopoli. La condanna venne firmata anche dai due legati del papa, e confermata da vari papi successivi, fra cui Leone II .

Bonifacio VI (896). Ascese al trono pontificio con la forza e l’intrigo. Per la sua malvagità il papa Giovanni Vlll lo aveva già due volte colpito di scomunica .

Stefano VI (896). Figlio deI sacerdote Giovanni, « ha bruttato la storia del papato con un fatto di barbarie inaudito ». Fece riesumare la salma del suo predecessore Formoso, lo fece processare, tagliare le tre dita della mano destra con la quale benediceva, e il cadavere venne poi gettato nel Tevere. A sua volta Stefano Vl venne poi cacciato in prigione e strozzato .

Cristoforo (903). Fece morire in carcere il papa Leone V e fu a sua volta incarcerato dal suo successore Sergio III: « Avendo acquistato il pontificato con male arti, malamente lo perdé » .

Sergio III (904). Ebbe il pontificato con le armi del conte Alberigo di Spoleto. Schiavo di ogni vizio e l’uomo più scellerato che ci fosse al mondo.

Giovanni X (914). Figlio del papa Sergio III e di Marozia , venne eletto papa fra i 18 e i 22 anni. « Con la deposizione di questo papa per opera dell’imperatore, la Chiesa fu certamente liberata da un pontefice indegno » .

Giovanni XV (985). Figlio del prete Leone, odiato perché distribuiva ai congiunti le cose sacre disprezzando l’onore di Dio e la dignità della sede romana ».

Giovanni XVIII (1004). Nel pontificato fu un grandissimo ladrone perché non l’aveva acquistato per la dritta via.

Giovanni XIX (1024). Fratello del papa Benedetto, suo predecessore, era un laico e da laico si trasformo di colpo e a forza di denaro in pontefice.

Benedetto IX (1033). Con questo giovane indegno e ignorante, intruso di forza nella Chiesa, tornano i disordini dei tempi peggiori. Pare che la sua nomina avvenisse quando egli aveva di poco superato i dodici anni. Certo non aveva raggiunto i venti. Uno dei suoi successori nel pontificato, Vittore III, narra che Benedetto IX empié Roma di ruberie e di altri delitti e confessa di dover raccapricciare a dover dire quanto scellerata e laida fosse stata Ia sua vita. Finì per vendere il papato all’arciprete Graziano.

Gregorio VI(1045) sborsò una buona somma al papa Benedetto IX perché gli vendesse il papato. Fu costretto ad abdicare sotto l’accusa di simonia.

Gregorio VIII (1187) passando per Lucca fece aprire la tomba dell’antipapa Ottaviano, e gettar le ossa fuori della chiesa.

Innocenzo IV (1243), oltre ad aver autorizzato l’uso generale della tortura contro gli eretici, approvò, nel 1246, un piano ingegnoso per l’uccisione dell’imperatore Federico II.

Nicolò III (1277) arricchì i suoi parenti con I beni della Chiesa.

Bonifacio VIII (1294) [che, secondo il regnante pontefice, « ha esercitato il suo mandato apostolico secondo delle forme rivestite da autentica luce » ], desiderò talmente il pontificato, da non lasciare nessun inganno per conseguire il suo fine. Avido di denaro, cercava di procurarselo con ogni mezzo. Fece imprigionare il papa Celestino V in una cella cosi stretta e malsana, che questi tosto morì.

Clemente VI (1342). Per continuare le sue abitudini di vita splendida e spendereccia, aveva bisogno di nuove fonti di denaro, e seppe trovarne. Quando gli veniva fatto osservare che i suoi predecessori non si sarebbero permesse tali cose, rispondeva: « I miei predecessori non seppero essere papi ».

Urbano VI (1378). Mancava di mitezza e di carità cristiana. Colla irrefrenata violenza del suo carattere, diede pretesti a gravi e giuste lamentele. Scoppiata una congiura, fece crudele vendetta dei cardinali ribelli, che vennero incarcerati, torturati e infine messi a morte.

Bonifacio IX (1389). I mezzi da lui adoperati per empire le casse della camera apostolica hanno danneggiato gravemente il prestigio e la venerazione della suprema dignità ecclesiastica. Dense nubi sulla memoria di Bonifacio IX getta anche il suo nepotismo.

Gregorio XII (1406). II Concilio di Pisa del 1409 lo depose solennemente come eretico, scismatico e spergiuro .

Giovanni XXIII (1410). Non poteva neanche lontanamente rispondere ai doveri della sua carica. E sicuramente fondata l’accusa di immoralità contro questo papa. Ha messo al mondo un figlio e una figlia.

Martino V (1417). Curò in misura amplissima i membri della sua famiglia. Uno sguardo ai possedimenti dei Colonna fa vedere che, nel favorire i congiunti, Martino V sorpassò i limiti del lecito e che andò più avanti di quel che esigessero le cose.

Nicolò V (1447). Di natura collerico. Quando nel 1450 scoppiò Ia peste « tutta la Curia prese la fuga come gli apostoli di Nostro Signore il Venerdì Santo ». Ritiratosi nel castello di Fabriano promulgo un decreto in cui si comminava la scomunica a chi, proveniente da Roma, si fosse avvicinato a meno di sette miglia dalla sua residenza ».

Callisto III (1455). Conferì ai suoi parenti spagnoli le cariche più importanti e lucrose della Chiesa .

Paolo II (1464). Le ombre oscure del suo carattere sono la sua gelosia, vanità ed eccessivo amore del fasto.

Sieto IV (1471). Appena eletto, provvide a ricompensare I suoi sostenitori. Fra gli altri nominò cardinale il nipote Pistro Riario di 25 anni. Con somma sfrontatezza veniva gettato il disprezzo su ogni sentimento di pudore da quest’uomo, il quale s’aggirava per il suo palazzo in vestimenti ricchi d’oro, mentre la sua amante dal vertice alla pianta dei piedi era seminata di perle genuine.

Innocenzo VIII (1484) Ebbe due figli illegittimi, Teodorina e Franceschetto. Quest’ultimo era un uomo grossolano e senza ingegno, non aveva altro sentimento che pel denaro, il quale poi subito dissipava nel gioco e nei bagordi. Innocenzo Vlll celebrò in Vaticano le sue nozze, offrì in onore degli sposi un banchetto e fece loro un regalo in gioielli del valore di 10.000 ducati.

Alessandro VI (1492). Ebbe, prima e durante il suo pontificato, almeno nove figli. Estremamente deplorevole la condotta di questo pontefice nei rapporti col figlio Cesare, nominato vescovo e cardinale. Alla figlia Lucrezia, poco più che giovanetta, Alessandro Vl lasciava in sua assenza la reggenza della Chiesa.

Giulio II (1503). Impetuoso e collerico, intemperante, o piuttosto sregolato nel mangiare e neI bere. Moralmente non fu, in giovinezza almeno, incorrotto e forse a questo si deve attribuire una disonorevole malattia, che lo tormentò fino agli ultimi anni.

Leone X (1513). Creato cardinale a 13 anni, non poteva rinunziare ai piaceri della caccia e del teatro nemmeno nei giorni più critici della storia della Chiesa.

Paolo III (1534). Padre di quattro figli. Praticò un nepotismo fuori di misura. Per tutti gli atti di qualche importanza, per Concistori, udienze, viaggi, egli si faceva fissare dagli astrologi il momento favorevole Nominò cardinale il nipote Alessandro Farnese, in età di 15 anni e il nipote Guido Ascanio Colonna, in età di 16 anni.

Giulio III (1550). I frivoli e sconvenienti scherzi con cui condiva i suoi banchetti mettevano non di raro in imbarazzo i suoi familiari. Assisteva alle rappresentazioni teatrali con cui terminavano i suoi banchetti. Anche le donne venivano invitate in Vaticano. Usciva a caccia, giocava di grosse somme con cardinali amici e altri confidenti e manteneva molti buffoni a corte; non aveva neppure scrupolo alcuno di intervenire a rappresentazioni teatrali sconvenienti .

Paolo IV (1555). Innalzò aI cardinalato suo nipote Carlo Carafa, che non poté nemmeno ricevere l’ordinazione sacerdotale non sapendo il latino. Era un rozzo soldato la cui vita scandalosa e sregolata era nota al pontefice, ma questi con motu proprio lo assolse dai passati delitti.

Gregorio XIII (1572). Prestava fede alle profezie degli astrologi . Conferì cariche altissime al figlio Giacomo, di cui fece celebrare le nozze con grande pompa . Nel 1580 diede il suo appoggio a un complotto mirante ad assassinare Elisabetta I d’Inghilterra, atto che Io storico cattolico F. X. Seppelt definisce « un triste errore e un grave traviamento ».

Paolo V (1605). Nominò cardinale, a ventiquattro anni, suo nipote Scipione Caffarelli, e lo colmò di benefizi e di cariche che gli procurarono grandi ricchezze. Ricchezze e favori il papa elargì ai fratelli, specialmente a Giovanni Battista. Sul figlio di costui concentrò tutto il suo affetto, conferendogli a diciannove anni il generalato della Chiesa.

Gregorio XV (1621). II giorno dopo la sua incoronazione nominò cardinale il nipote Ludovico, al quale affidò la direzione degli affari ecclessiastici e civili più importanti, dandogli l’occasione di accumulare immense ricchezze.

Urbano VIII (1623). Arricchì enormemente la parentela. L’immenso arricchimento dei Barberini costituì per il pontificato di Urbano VIII la macchia più grande.

Innocenzo X (1644). Ebbe come consigliera principale la cognata Olimpia Maidalchini. L’eccessiva influenza che l’astuta intrigante esercitò sul vecchio papa é purtroppo una realtà che danneggiò gravemente il suo prestigio. Essa compariva spesso in Vaticano e anche il papa le contraccambiava spesso la visita. II figlio di Olimpia, Camillo, venne nominato cardinale.

Alessandro VII (1655) II nepotismo a cui Alessandro VII nell’ultimo periodo del suo pontificato pagò il tributo, proiettò la sua ombra anche sull’amministrazione della giustizia in Roma. Nominò cardinale il ventisettenne nipote Flavio. Alte cariche ebbe anche il nipote Mario, odiato dai Romani, perché abusava della sua posizione per arricchire se stesso.

Benedetto XIII (1724). Nominò cardinale Nicolò Coscia, un uomo di sentimenti bassissimi che, con il consenso del papa, divenne onnipotente. Con cifre alla mano si dimostrò al papa che in soli tre mesi si era appropriato di 11.000 scudi, e il papa emanò un decreto per sancire quel furto. Solo alla morte del papa il Coscia poté essere processato per una serie di delitti e condannato a dieci anni di carcere.

Clemente XIV (1769). Quando era di buon umore, i suoi intimi potevano permettersi scherzi e burle quanto mai singolari di cui la voce pubblica esagerava la sguaiataggine in una maniera che non poteva non arrecare pregiudizio alla dignità deI Capo della Chiesa. Un contemporaneo scrive che S.S. se ne va ogni giorno a trastullarsi nella Villa Patrizia a giocare alle boccette ed a fare mille ragazzate indegne di qualunque persona sessagenaria non che in un principe e in un papa. Seguita poi raccontando che Clemente XIV non aveva fatto alcuna osservazione quando due servitori bastonarono il maestro di camera Potenziani perché non aveva provveduto a far rimuovere le ortiche dal giardino del Quirinale.

Pio VI (1775). Creò cardinale suo nipote e nonostante la situazione precaria delle finanze pontificie elargì delle somme favolose ai suoi parenti. Investì enormi capitali nel prosciugamento delle paludi, il cui vantaggio andò al nipote Luigi Braschi, al quale era stata concessa in enfiteusi, a condizioni quanto mai favorevoli, una parte dei terreni bonificati.

ERANO TUTTI COSTORO VICARI DI CRISTO?

 

 

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