Capitolo
7
Altri loro insegnamenti, falsificazioni apportate alla Bibbia, interpretazioni peculiari |
ALTRI LORO INSEGNAMENTI |
Il nome di Dio |
La dottrina dei Testimoni di Geova. I Testimoni di Geova affermano che il nome personale di Dio è Geova: ‘Il nome ‘Geova’ è un verbo ebraico e significa letteralmente ‘Egli è causa di esistenza’, cioè agisce per un proposito. Rivelò in una maniera particolare questo nome a Mosè allorché espose il Suo proposito relativamente al suo popolo eletto, che si trovava allora sotto la schiavitù d’Egitto’ (Sia Dio riconosciuto verace, pag. 31). Il nome Geova ‘è la più nota forma italiana del nome divino’ (Perspicacia nello studio delle Scritture, vol. I, pag. 1023) ossia YHWH, il tetragramma - dal greco tetra ‘quattro’, e gramma ‘lettera’ -, il nome di Dio in ebraico. I Testimoni di Geova riconoscono però che ‘gli ebraicisti in genere preferiscono ‘Yahweh’ ritenendola la pronuncia più probabile’ (op. cit., pag. 1025). Tuttavia, essi dicono, ‘non sembra che ci sia alcuna ragione per abbandonare la nota forma italiana ‘Geova’ a favore di qualche altra forma suggerita’ (ibid., pag. 1025). Ma allora è solo una questione di pronuncia dato che essi preferiscono pronunciare il Tetragramma sacro YHWH ‘Geova’ anziché ‘Yahweh’? No, non è semplicemente una questione di pronuncia. C’è qualcosa di più. I Testimoni di Geova accusano sia i Cattolici che i Protestanti di avere privato il popolo della conoscenza del nome di Dio, perché lo avrebbero tolto dalle varie traduzioni della Bibbia da loro fatte. ‘Il nome di Dio è dunque GEOVA. Ma molti che professano di adorare Dio hanno mancato di rispetto verso tale nome. Alcuni lo hanno perfino tolto dalle loro traduzioni della Bibbia, sostituendolo con i titoli ‘Signore’ e ‘Dio’. Questa pratica non solo nasconde l’illustre nome di Dio, ma anche confonde il Signore Geova con il Signore Gesù Cristo e con altri ‘signori’ e ‘dei’ a cui la Bibbia si riferisce’ (‘Venga il tuo regno’, Stampato nella Rep. Fed. di Germania 1981, pag. 16-17), ed ancora: ‘Pertanto, facendo le moderne traduzioni della Bibbia, i teologi e i traduttori della cristianità preferiscono abbandonare il Tetragramma o il più comprensibile Geova o Yahweh e sostituirlo con qualche espressione che suona più neutrale come Signore’ (La Torre di Guardia, 15 aprile 1969, pag. 250). Questo costituisce una profanazione del nome di Dio, cosa che va contro le parole che Gesù disse di dire a Dio: "Sia santificato il tuo nome" (Matt. 6:9). Che hanno fatto dunque i Testimoni di Geova? Hanno ritenuto opportuno rimettere al suo posto il Tetragramma, che in base ai loro calcoli nella Bibbia ricorrerebbe circa 7.000 volte. Nell’Antico Testamento, da loro chiamato anche Scritture Ebraiche, ‘il nome, raffigurato da queste quattro consonanti ebraiche compare, complessivamente, 6823 volte’ (Sia Dio riconosciuto verace, pag. 23), nel Nuovo Testamento, da loro chiamato anche Scritture Greche Cristiane, invece compare 237 volte. Per quanto riguarda i motivi con cui spiegano la mancanza del Tetragramma sia nei manoscritti dell’Antico Testamento che in quelli del Nuovo essi sono i seguenti. ‘Le Scritture Ebraiche furono per la prima volta tradotte in greco verso il 285-247 a.C; ma fin da qualche tempo prima gli Ebrei incominciarono ad evitare di pronunziare questo nome nel timore superstizioso di nominarlo invano. Perciò ogni qualvolta giungevano al nome, pronunziavano in sua vece la parola Adonai (Signore) o Elohim (Dio). Nel fare quindi la prima traduzione in greco, conosciuta come la Versione dei Settanta (LXX) i traduttori seguirono l’uso ebraico e sostituirono nella loro versione greca i sopraddetti nomi nel designare il nome di Dio’ (op. cit., pag. 23) . ‘Perché allora il nome non compare nei manoscritti delle Scritture Greche Cristiane, il cosiddetto Nuovo Testamento, che ci sono pervenuti? Evidentemente perché quando furono fatte quelle copie (dal III secolo E.V in poi) il testo originale degli scritti degli apostoli e dei discepoli era già stato alterato. Quindi copisti successivi devono avere sostituito il nome divino nella forma del Tetragramma con Kyrios e Theos...’ (Perspicacia nello studio delle Scritture, vol. I, pag. 1028). Stando così le cose per il Nuovo Testamento, secondo la Torre di Guardia, i loro traduttori hanno ritenuto opportuno di rimettere il Tetragramma, nella forma di Geova, al suo posto. E si vantano di avere fatto ciò: ‘Una traduzione che ripristina coraggiosamente il nome di Dio su solide basi è la Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane’ (Il nome divino che durerà per sempre, pag. 27). Ecco dunque perché hanno rimpiazzato Kyrios ‘Signore’, o Theos ‘Dio’ con Geova in ben 237 casi. Oltre a tutto ciò i Testimoni di Geova sostengono che per stabilire una relazione personale con Dio occorre conoscere e usare il suo nome: ‘Conoscere e usare il nome di Dio è l’unico modo per avvicinarsi a Dio e stabilire con lui una relazione personale’ (La Torre di Guardia, 15 ottobre 1982, pag. 31); ‘L’unico modo in cui uno può avvicinarsi a Dio e avere una relazione personale con lui è di conoscerlo per nome, Yahweh o Geova, e di imparare a usare rispettosamente tale nome nell’adorarlo’ (La Torre di Guardia, 1 maggio 1982, pag. 9). Questo spiega il perché essi si danno tanto da fare per fare conoscere il nome Geova alle persone perché solo in questa maniera esse possono instaurare un rapporto personale con Dio. Solo in questa maniera esse possono essere salvate: ‘Se volete ottenere la salvezza, anche voi, dovete conoscere e onorare il nome di Dio’ (La verità che conduce alla vita eterna, pag. 127); ‘Perché coloro che non lo usano non possono essere identificati con quelli che Dio sceglie come ‘popolo per il suo nome’ (Potete vivere per sempre su una terra paradisiaca, pag. 44). Facendo questa opera di divulgazione del nome Geova essi ritengono di seguire l’esempio di Cristo che disse: "Ed io ho fatto loro conoscere il tuo nome, e lo farò conoscere" (Giov. 17:26). ‘Gesù fece conoscere ad altri il nome di Dio, Geova...’ (Potete vivere per sempre su una terra paradisiaca, pag. 184). |
Confutazione. Innanzi tutto riteniamo di dover parlare, seppur brevemente, dell’origine della parola italiana Geova. Il nome di Dio era scritto in ebraico con le sole consonanti YHWH, il Tetragramma appunto, e ad un certo punto, siccome si era diffusa fra gli Ebrei l’idea che fosse sbagliato anche solo pronunciare il nome di Dio (sul periodo in cui si affermò questa idea c’è grande incertezza e le idee tra gli studiosi variano), il Tetragramma cominciò ad essere normalmente letto Adonay (Signore), o Elohim (Dio) nel caso in cui il Tetragramma era già preceduto da Adonay, per evitare la ripetizione di quest’ultimo termine. Sulle quattro consonanti che formano il Tetragramma vennero poste le vocali di Adonay in maniera che quando il lettore capitava sul Tetragramma pronunciava Adonay. Tra il V e l’VIII secolo dopo Cristo i Masoreti (un gruppo di copisti ebrei) vocalizzarono il Tetragramma con le vocali di Adonay cioè a o a, solo che la prima a, per una legge fonetica ebraica divenne e con le nuove consonanti. Ecco così che il Tetragramma fu reso Ye -Ho -Wa- H. Così il nome di Dio YHWH, nella lingua ebraica, divenne YEHOWAH . Bisogna dire però che gli Ebrei non accettano questa pronuncia del nome di Dio, perché ritengono che la pronuncia più corretta del Tetragramma sia YAHWEH. Nella Jewish Encyclopedia per esempio alla voce ‘Jehovah’ si legge: ‘A mispronunciation (introduced by Christian theologians, but almost entirely disregarded by the Jews) of the Hebrew ‘YHWH’, the (ineffable) name of God (the tetragrammaton or ‘Shem ha-Meforash’). This pronunciation is gramattically impossible...’ (Jewish Encyclopedia, New York 1904, vol. VII), ossia: ‘Una pronuncia scorretta (introdotta da teologi cristiani ma quasi interamente trascurata dagli Ebrei) dell’Ebraico ‘YHWH’ il nome (ineffabile) di Dio (il tetragramma o ‘Shem ha-Meforash’). Questa pronuncia è grammaticalmente impossibile...’. Geova è l’adattamento italiano della forma distorta YEHOWAH del nome ebraico di Dio. Geova è quindi in realtà una parola fittizia. Ma come abbiamo anche visto i Testimoni di Geova muovono delle accuse contro i traduttori delle Bibbie perché hanno omesso di mettere il Tetragramma o almeno Yahweh tutte le volte che esso ricorre sia nell’Antico Testamento che nel Nuovo. A questo proposito diciamo le seguenti cose. Per quanto riguarda le Scritture dell’Antico Patto, senza voler entrare a discutere se le prime versioni della Settanta contenevano o meno il Tetragramma ebraico, diciamo che sarebbe stato opportuno che i moderni traduttori degli Scritti dell’Antico Patto si attenessero scrupolosamente agli originali ebraici e quindi che mettessero Yahweh, che è la pronuncia corretta del Tetragramma ebraico, o almeno il suo significato che è ‘Colui che è’ dove appunto c’era il Tetragramma. Per quanto riguarda invece gli Scritti del Nuovo Testamento le cose sono differenti, perché non c’è la benché minima prova che negli originali c’era per ben 237 volte il Tetragramma e che i copisti l’hanno rimpiazzato con Signore e con Dio, infatti tra le molte copie in greco del Nuovo Testamento non c’è nessuna copia in cui compare il Tetragramma. Qui veramente occorre dire che l’immissione della parola Geova da parte dei ‘traduttori’ della Nuovo Mondo è stato un atto non coraggioso, ma presuntuoso (Come vedremo in appresso, in alcuni casi l’immissione di Geova al posto di Signore ha avuto lo scopo di non fare credere che Gesù Cristo è Dio. Altro dunque che ripristinare il nome divino al suo posto hanno fatto quei traduttori!!). Stando dunque così le cose a riguardo degli Scritti del Nuovo Testamento, cioè che originariamente in nessuno di essi in qualche luogo al posto di Signore (Kyrios) o Dio (Theos) compariva il Tetragramma, va fatta questa doverosa osservazione. Quantunque molti traduttori dell’Antico Patto al posto del Tetragramma abbiano messo, a secondo dei casi, ‘Signore’ o ‘Dio’, il fatto che diversi versetti dell’Antico Patto (dove è menzionato il sacro Tetragramma) quando sono citati nel Nuovo Testamento vengono citati con ‘Signore’ al posto del Tetragramma , fa capire che ai giorni di Gesù e degli apostoli pronunciare a voce o scrivere al posto del Tetragramma (presente in molti versi dell’Antico Patto) il nome Signore era una cosa comune e normale che non costituiva affatto un offesa o un oltraggio al nome di Dio. Dopo avere dunque dimostrato che la parola Geova è una parola fittizia e che la sua immissione negli Scritti dell’Antico Testamento al posto del Tetragramma non costituisce un qualcosa di lodevole perché semmai i ‘traduttori’ della Nuovo Mondo avrebbero dovuto mettere ‘Yahweh’ e non ‘Geova’, e che la sua immissione nel Nuovo Testamento è stata presunzione, qualcuno domanderà: che cosa bisogna rispondere dunque ai Testimoni di Geova quando ci domandano come si chiama Dio? Per attenersi scrupolosamente alla Scrittura occorrerebbe ripetergli il Tetragramma YHWH la cui pronuncia è Yahweh, cioè Colui che è. Egli è l’Io sono quegli che sono come disse a Mosè (cfr. Es. 3:14) e l’Iddio di Abrahamo, l’Iddio di Isacco e l’Iddio di Giacobbe. Per esperienza so che quando gli si risponde in questa maniera i Testimoni di Geova rimangono meravigliati e compiaciuti di trovare finalmente qualcuno che ‘conosce’ il nome di Dio. E quindi non insistono più di tanto sulla questione del nome. |
Ma a questo punto dobbiamo confutare l’asserzione dei Testimoni di Geova secondo cui se non si conosce il nome ebraico di Dio non si può instaurare un rapporto personale con Lui e non si può ottenere la salvezza e non ci si può identificare con il popolo per il suo nome. Perché se è vero che il nome di Dio è Yahweh, non è affatto vero che chi non conosce che il nome ebraico di Dio è Yahweh non può instaurare un rapporto con Lui ed essere da lui salvato e gradito ai suoi occhi. E per dimostrare questo prenderò gli esempi di Abramo, Isacco e Giacobbe. Perché prendere proprio loro? Perché secondo quanto disse Dio a Mosè essi non conoscevano il nome di Dio, ossia Yahweh. "E Dio parlò a Mosè, e gli disse: Io sono l’Eterno, e apparii ad Abrahamo, ad Isacco e a Giacobbe, come El-Shadday (l’Iddio onnipotente); ma non fui conosciuto da loro sotto il mio nome di Yahweh (Colui che è)" (Es. 6:2-3). Eppure, quantunque ciò Dio "non si vergogna d’esser chiamato il loro Dio..." (Ebr. 11:16). Perché questo? Perché essi piacquero a Dio per la loro fede. Di Abramo è detto che per fede, "essendo chiamato, ubbidì, per andarsene in un luogo ch’egli avea da ricevere in eredità; e partì senza sapere dove andava" (Ebr. 11:8), che "credette all’Eterno, che gli contò questo come giustizia" (Gen. 15:6), che per fede, "quando fu provato, offerse Isacco..." (Ebr. 11:17). Di Isacco viene detto che per fede "diede a Giacobbe e ad Esaù una benedizione concernente cose future" (Ebr. 11:20). Di Giacobbe viene detto che per fede "morente, benedisse ciascuno dei figliuoli di Giuseppe, e adorò appoggiato in cima al suo bastone" (Ebr. 11:21). Ecco in che maniera piacquero a Dio i patriarchi, perché credettero in Lui (non perché conoscevano il suo nome YHWH). E questa è ancora la maniera per piacere a Dio, credendo in Lui. Infatti lo scrittore agli Ebrei dice che "senza fede è impossibile piacergli; poiché chi s’accosta a Dio deve credere ch’Egli è, e che è il rimuneratore di quelli che lo cercano" (Ebr. 11:6). Con tutta l’importanza dunque che ha il fatto che il nome di Dio è YHWH, non si può affatto dire che per piacere a Dio occorre conoscere questo suo nome, nella maniera che intendono i Testimoni di Geova. Abramo fu chiamato amico di Dio perché credette in Dio e fece ciò che è giusto agli occhi suoi, senza conoscerlo con il nome di Yahweh. E l’uomo può essere tuttora chiamato amico di Dio come lo fu Abramo; se segue le orme di fede del patriarca. In altre parole se lui crede in Colui che ha risuscitato dai morti Gesù Cristo nostro Signore. Per essere salvati, giustificati, rigenerati ed entrare così a fare parte del popolo sul quale è invocato il nome di Dio non è necessario conoscere il nome ebraico di Dio, cioè Yahweh. Quello che bisogna fare è credere con il proprio cuore in Gesù Cristo infatti Paolo e Sila così risposero al carceriere di Filippi quando questi tutto tremante gli chiese: Signori, che debbo io fare per essere salvato?: "Credi nel Signor Gesù, e sarai salvato tu e la casa tua" (Atti 16:31). Paolo dice ai Romani: "Se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore, e avrai creduto col cuore che Dio l’ha risuscitato dai morti, sarai salvato" (Rom. 10:9). Ancora una volta di dover conoscere il nome di Dio e di usarlo appropriatamente per essere salvati l’apostolo Paolo, che pure conosceva il nome ebraico di Dio e lo rispettava, non ne parla. Io lo posso dire per esperienza personale, perché la sera che fui salvato da Dio ed entrai in una relazione personale con Lui perché diventai un suo figliuolo non fui salvato perché dopo che mi avevano detto che il nome di Dio è Yahweh io lo invocai con quel nome, ma fui salvato perché dopo che sentii parlare per l’ennesima volta di ciò che Gesù Cristo aveva compiuto anche per me morendo sulla croce e risuscitando il terzo giorno mi riconobbi davanti a Dio un peccatore e invocai Dio affinché mi perdonasse tutti i miei peccati; cosa che Egli fece subito mediante il sangue di Gesù Cristo. Per quanto riguarda il nome di Dio, che Egli si fece conoscere a Mosè con il nome di Yahweh lo venni a sapere col passare del tempo. Ma questo non aggiunse nulla alla mia relazione con Dio perché io già lo conoscevo mediante il suo Figliuolo Gesù. Lo ripeto, con la dovuta importanza che diamo alla questione del nome ebraico di Dio, con tutto il rispetto che nutriamo verso il santo nome di Dio, dobbiamo dire che noi non siamo stati salvati perché venimmo a sapere che YAHWEH è il suo nome in ebraico. |
Abbiamo visto prima che i Testimoni di Geova prendono le parole di Gesù che disse di avere fatto conoscere il nome del Padre suo ai suoi discepoli per sostenere non solo che Gesù si diede da fare per far conoscere il nome ebraico di Dio YHWH ma anche che loro come fedeli suoi seguaci fanno lo stesso nei confronti dei religionisti di questo tempo! Ma stanno veramente così come dicono loro le cose? No, affatto, perché quando si legge che Gesù disse: "Ed io ho fatto loro conoscere il tuo nome, e lo farò conoscere..." (Giov. 17:26) non si deve intendere con ciò che Gesù venne per far sapere ai Giudei che il nome di Dio era YHWH perché i Giudei lo sapevano già che Dio era Colui che è, infatti avevano le Scritture dell’Antico Patto dove era detto che a Mosè Dio si rivelò come Colui che è, l’Io sono. Ma piuttosto che Gesù venne per fare conoscere personalmente Dio, perché solo tramite lui i Giudei potevano conoscere personalmente Dio. Egli disse infatti: "Nessuno... conosce chi è il Padre, se non il Figliuolo e colui al quale il Figliuolo voglia rivelarlo" (Luca 10:22). E che sia così lo dimostra anche il fatto che Gesù a quei Giudei che ritenevano di conoscere il nome di Dio ma che lo contrastavano disse: "Non l’avete conosciuto" (Giov. 8:55) ed anche: "Voi non conoscete né me né il Padre mio: se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio" (Giov. 8:19). Quindi il fatto di sapere che il nome ebraico di Dio è YHWH non significa automaticamente conoscere Dio o conoscere il suo nome, perché molti Giudei pur sapendolo non conoscevano ancora Dio. E le cose non sono cambiate affatto, perché i Giudei ancora oggi pur potendo dire che YHWH è il nome originale di Dio, e pur potendo dire che la sua pronuncia più corretta sia YAHWEH, in realtà non lo conoscono perché rifiutano di credere nel suo Figliuolo. E questo si può dire oltre che dei Giudei anche dei Testimoni di Geova, essi sanno che il nome ebraico di Dio è YHWH, ma nonostante ciò non lo conoscono personalmente. Perché? Perché non conoscono Gesù Cristo. E quindi essi in realtà ancora non conoscono il nome di Dio. Conoscere il suo nome significa quindi conoscere la persona di Dio, conoscenza che si acquisisce solo quando ci si ravvede e si accetta Gesù Cristo. E che per far conoscere il nome di Dio non si deve intendere far sapere che il suo nome originale ebraico è YHWH lo si può pure dedurre dalla predicazione di Paolo nell’Aeorapago ad Atene infatti Paolo dopo aver detto agli Ateniesi che aveva trovato persino "un altare sul quale era scritto: AL DIO SCONOSCIUTO" (Atti 17:23) e che gli avrebbe annunciato ciò che essi adoravano senza conoscerlo, nella sua predicazione non menzionò affatto il nome ebraico di Dio YHWH, ma disse che Egli era Colui che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso, essendo Signore del cielo e della terra, che dava a tutti la vita, il fiato ed ogni cosa, che ha tratto da un solo uomo tutte le nazioni avendo determinato le epoche loro assegnate e i confini della loro abitazione, affinché gli uomini lo cerchino. Poi gli disse che non dobbiamo credere che la Divinità sia simile ad oro, ad argento, o a pietra scolpiti dall’immaginazione umana, ed infine gli annunciò il ravvedimento, il giorno del giudizio e la risurrezione di Colui che Dio ha stabilito per giudicare gli uomini in quel giorno. |
Vediamo adesso come Gesù chiamò Dio. Gesù lo chiamò Padre, Dio, Signore del cielo e della terra, l’Iddio di Abramo, d’Isacco e di Giacobbe, e sulla croce Eloì o Elì. E come ci disse egli di rivolgerci a Dio quando lo preghiamo? Ci disse di chiamarlo "Padre nostro" (Matt. 6:9). Se lui dunque che conosceva appieno Dio non disse che quando noi invochiamo Dio lo dobbiamo chiamare con il suo nome originale YHWH, riteniamo che non sia indispensabile usare questo appellativo quando ci rivolgiamo a Dio. Per fare un esempio che spieghi questo concetto diciamo che avviene quello che avviene quando un figlio (sia piccolo che già adulto) si rivolge al proprio padre terreno. Come lo chiama? Lo chiama papà, o padre. Ma non ha anch’egli un nome? Certo che lo ha, ma il proprio figlio lo chiama papà e padre perché in verso lui si trova in un rapporto figlio-padre. Si può dire forse che un figlio non onora il proprio padre perché non lo chiama con il suo nome registrato all’anagrafe? E chi ardirebbe dire questo? Qual’è il padre che se il proprio figlio lo chiama papà lo rimprovererebbe perché non lo ha chiamato Giuseppe, o Giacomo o altro? Ritengo che non esista. E quindi, vorremmo domandare ai Testimoni di Geova: e perché mai Dio, che è il nostro Padre celeste, non dovrebbe gradirci o essere indignato con noi perché non lo chiamiamo YHWH? Perché mai dovrebbe accusarci di non santificare il suo nome solo perché non usiamo il suo nome quando ci rivolgiamo a Lui? Non si capisce proprio come Dio che è buono possa rimproverare i suoi figliuoli perché non lo chiamano con il suo nome ebraico YHWH o Yahweh, mentre i padri secondo la carne, che Gesù ha chiamato malvagi, non ardirebbero rimproverare i propri figli perché li chiamano papà! No, non è come dicono i Testimoni di Geova, perché santificare il nome di Dio non significa chiamare Dio con il Tetragramma, ma osservare i suoi comandamenti che egli ci ha largito tramite il suo Figliuolo. In questa maniera si santifica il nome di Dio che è invocato su di noi. |
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La preconoscenza e la predestinazione |
La dottrina dei Testimoni di Geova. Ecco per sommi capi quello che dicono i Testimoni di Geova sulla prescienza di Dio e sulla predestinazione. ‘Se Dio avesse già preconosciuto e preordinato con millenni d’anticipo esattamente quali individui avrebbero ricevuto la salvezza eterna e quali la distruzione eterna, ci si potrebbe chiedere che senso avrebbe la sua ‘pazienza’ e quanto sarebbe sincero il suo desiderio che ‘tutti pervengano al pentimento’ (Perspicacia nello studio delle Scritture, vol. II, pag. 643). Per quanto riguarda gli ‘eletti’ ossia i 144.000 la Torre di Guardia afferma: ‘Dio ha preconoscenza dell’eletto; ma ciò non significa che egli scelse di preconoscere i singoli, ma che egli aveva in animo o predestinò che ci fosse una tale compagnia eletta (...) Egli non doveva interessarsi degli individui e i loro nomi e le identità personali. Egli semplicemente determinò in anticipo o predestinò quali dovevano essere i requisiti per l’insieme dei membri di questa classe e quali norme essi dovevano osservare e quali qualità essi dovevano mostrare’ (The Kingdom Is at Hand, 1944, pag. 291-292), ed ancora: ‘Dio preconobbe e preordinò la formazione di questa classe (ma non dei singoli individui che l’avrebbero costituita). (...) egli prestabilì o preordinò il ‘modello’ al quale avrebbero dovuto conformarsi tutti quelli che a suo tempo sarebbero stati chiamati a farne parte, il tutto secondo il suo proposito. Dio preordinò anche le opere che essi avrebbero dovuto compiere e previde che sarebbero stati provati a motivo delle sofferenze che il mondo avrebbe procurato loro’ (Perspicacia nello studio delle Scritture, vol. II, pag. 648). E per attestare che colui che è stato chiamato a fare parte di questa ‘classe’ non è automaticamente sicuro della sua salvezza, appunto perché non preconosciuto e predestinato individualmente alla salvezza eterna prendono l’esempio di Paolo e dicono che ‘non si riteneva individualmente predestinato alla salvezza eterna’ (op. cit., pag. 648) ed ancora che ‘l’apostolo Paolo espresse la fiducia che gli fosse riservata la corona della giustizia, ma lo fece solo quando fu certo di essere prossimo alla fine della sua vita umana’ (ibid., pag. 648). Per quanto riguarda le ‘altre pecore’ la Torre di Guardia afferma che ‘chiunque può diventare una delle pecore della grande folla che guadagnerà la vita eterna su una terra paradisiaca’ (Paradise Lost, pag. 195) . |
Per quanto riguarda invece coloro che rifiuteranno di convertirsi al Signore fino alla fine (si tenga presente però a riguardo, della loro dottrina sulla ‘seconda possibilità’ per molti di coloro che non hanno ubbidito a Dio durante la loro vita) la Torre di Guardia dice che Dio non li ha predestinati affatto alla distruzione eterna indurandoli, perché il loro destino è frutto solo della loro decisione. Secondo la Torre di Guardia infatti Dio non indurisce i cuori di taluni secondo il beneplacito della sua volontà. Di Giuda Iscariota per esempio dicono che ‘non si può dire che Dio abbia preordinato o predestinato Giuda a comportarsi così’ (Perspicacia nello studio delle Scritture, vol. II, pag. 646). Le ragioni che vengono addotte sono che Dio ha fatto l’uomo totalmente libero di scegliere o rigettare Dio, e poi che Egli è giusto e perciò una tale condotta non gli si addice. Se lui agisse così sarebbe ingiusto. E poi la logica, infatti un simile modo di agire di Dio non è ragionevole! Ed infine, ma non per questa meno importante, la ragione che Dio non è onnisciente, o meglio che Lui non ha preconosciuto ogni cosa nei minimi particolari. Ecco quanto dicono: ‘Egli ha la capacità di vedere e conoscere tutte le cose, passate presenti e future, ma può anche trattenere da sé certa conoscenza se vuole. Quindi, può rifiutare di guardare nel futuro se vuole. E pare effettivamente che egli preferisse non guardare nel futuro nel caso di Adamo ed Eva. Perché? Perché esercitare la preconoscenza senza che esistessero certe precedenti condizioni in base alle quali determinare il logico risultato da aspettarsi sarebbe equivalso alla predestinazione all’eterno destino della creazione’ (Svegliatevi!, 22 marzo 1974, pag. 29-30). Questa prescienza di Dio è chiamata dalla Torre di Guardia ‘prescienza selettiva’: ‘Per prescienza selettiva s’intende che Dio poteva decidere di non preconoscere indiscriminatamente tutte le azioni future delle sue creature’ (Perspicacia nello studio delle Scritture, vol. II, pag. 642). Ecco perché, secondo la Torre di Guardia, Gesù non fu predestinato a offrire se stesso quale sacrificio di riscatto per i peccati degli uomini: ‘A suo tempo Geova Dio incaricò il suo stesso Figlio primogenito di assumere il profetizzato ruolo di ‘seme’ e diventare il Messia. Nulla indica che questo Figlio fosse ‘predestinato’ a tale ruolo ancor prima della sua creazione o prima della ribellione in Eden’ (op. cit., pag. 647). |
Confutazione. Ci troviamo per l’ennesima volta davanti a strani insegnamenti che siamo obbligati a confutare per amore della verità e per rendere giustizia alla Parola di Dio. Cominciamo col dire che è falso che Dio ha deciso di non preconoscere una parte delle cose future, perché se fosse così Egli non sarebbe più Onnisciente come dice la sua Parola. "L’Eterno è un Dio che sa tutto" (1 Sam. 2:3), ed in questo tutto ci sono tutte le cose passate, tutte le cose presenti, e tutte quelle che avverranno e che ancora non sono avvenute. Tra quest’ultime per esempio ci sono tutte le parole che noi ancora dobbiamo proferire infatti Davide dice: "La parola non è ancora sulla mia lingua, che tu, o Eterno, già la conosci appieno" (Sal. 139:4), tutti i giorni che noi dobbiamo vivere perché nel suo libro erano scritti tutti i giorni a noi destinati quando ancora nessuno d’essi era sorto ancora (cfr. Sal. 139:16). Tra di esse ci sono anche tutti quegli eventi descritti nell’Apocalisse che devono avvenire, e leggendoli ci si può rendere conto quale dovizia di particolari Dio ha preconosciuto. Potremmo proseguire, ma ci fermiamo qui. Quindi anche la caduta di Adamo fu da Dio preconosciuta, e con la sua caduta l’entrata nel mondo del peccato? Certo, Dio sapeva perfettamente tutto quello che sarebbe successo nel giardino dell’Eden ancora prima di creare tutte le cose. Ecco perché Gesù Cristo è chiamato "l’agnello senza difetto né macchia, ben preordinato prima della fondazione del mondo..." (1 Piet. 1:19-20); perché Dio aveva già formato in se stesso, prima di fondare il mondo, il disegno di mandare nella pienezza dei tempi il suo Figliuolo a riscattare gli uomini dal peccato che sarebbe passato su di loro tramite quell’unico uomo cioè Adamo. Niente lo colse di sorpresa. Non è vero quindi che Dio decise di mandare il suo Figliuolo nel mondo dopo che Adamo peccò, perché questa sua decisione risale a tempo prima della fondazione del mondo. Ma perché negare a Dio la prescienza di tutte le cose che devono avvenire? Lo abbiamo visto; perché i Testimoni di Geova in questa maniera vogliono dimostrare che il destino degli uomini non è già stato stabilito da Dio. In altre parole, essi hanno ridotto la prescienza di Dio per non dovere ammettere la predestinazione. Modo di fare questo che ci insegna ancora una volta come ogni qual volta si cerca di far prevalere la logica anziché la Parola di Dio si comincia a parlare contro Dio. Avendo quindi dimostrato che non esiste questa ‘prescienza selettiva’ di Dio, secondo cui alcune cose le avrebbe preconosciute e altre avrebbe rifiutato di preconoscerle, passiamo alla predestinazione. E’ chiaro che avendo Dio la conoscenza di tutte le cose che avverranno ed essendo Onnipotente egli può a suo piacimento fare accadere tutte le cose che vuole e che ha preconosciuto senza che alcuno glielo impedisca. La sacra Scrittura è piena di esempi che mostrano che Dio manda ad effetto tutto quello che ha preconosciuto e preannunziato, sia di bene che di male. Noi non li citeremo tutti per brevità, ma solo alcuni che hanno attinenza con la predestinazione a salvezza e quella a perdizione. Isacco aveva sposato Rebecca, e dopo che ella rimase incinta avvenne che i bambini si urtavano nel suo seno. Vedendo questo, ella andò a consultare Dio che gli rispose: "...il maggiore servirà il minore" (Gen. 25:23). Perché questa inversione nell’ordine delle cose, fatto da parte di Dio, dato che sappiamo che solitamente è il minore a dover servire il maggiore? A questa domanda risponde Paolo dicendo: "Affinché rimanesse fermo il proponimento dell’elezione di Dio, che dipende non dalle opere ma dalla volontà di colui che chiama" (Rom. 9:11). Cioè, affinché tutti comprendessero che Dio elegge a salvezza chi vuole Lui, indipendentemente dalle opere di colui che Egli elegge, e questo perché la sua elezione dipende esclusivamente dalla Sua volontà. Ma allora Dio è ingiusto? Perché la Scrittura dice che amò Giacobbe, ma odiò Esaù ancora prima che nascessero e che avessero fatto alcun che di bene o di male. Affatto, e questo perché Egli ha detto a Mosè: "Farò grazia a chi vorrò far grazia, e avrò pietà di chi vorrò aver pietà" (Es. 33:19). Egli dunque fa misericordia a chi vuole, e precisamente a coloro che egli ha preconosciuti e predestinati ad essere giustificati. Paolo dice infatti: "Perché quelli che Egli ha preconosciuti, li ha pure predestinati ad esser conformi all’immagine del suo Figliuolo, ond’egli sia il primogenito fra molti fratelli; e quelli che ha predestinati, li ha pure chiamati; e quelli che ha chiamati, li ha pure giustificati; e quelli che ha giustificati, li ha pure glorificati" (Rom. 8:29-30). |
Ma altresì Dio indura chi vuole e questo al fine di mostrare la sua ira e la sua potenza verso una parte del genere umano. E naturalmente tutto ciò è stato stabilito da Lui ancora prima che gli individui che lui sceglierà o rigetterà siano nati o abbiano sentito parlare di lui e dei suoi ordini. Questo ce lo insegna, oltre che l’esempio di Esaù sopra citato (perché dopo che nacque egli fu indurito affinché vendesse la sua primogenitura a Giacobbe), anche l’esempio di Faraone che ancor prima che Mosè andasse da lui a dirgli di lasciare andar libero il popolo d’Israele (ma è chiaro che possiamo dire ancora prima che egli nascesse) era stato predestinato da Dio ad essere indurito. Il motivo? Lo disse Dio stesso a Faraone tramite Mosè: "Io t’ho lasciato sussistere per questo: per mostrarti la mia potenza, e perché il mio nome sia divulgato per tutta la terra" (Es. 9:16). Oltre a questi due esempi abbiamo anche l’esempio di Giuda Iscariota e della bestia che deve venire. Infatti di Giuda si deve dire che fu indurito da Dio affinché tradisse il Maestro e andasse in perdizione, e tutto questo, come disse Gesù, "affinché la Scrittura fosse adempiuta" (Giov. 17:12). Dire che Giuda non fu predestinato da Dio ad andare in perdizione significa non tagliare rettamente la Scrittura a propria confusione. E della bestia pure si deve dire che sarà indurita da Dio quando verrà affinché vada in perdizione perché è scritto che "deve salire dall’abisso e andare in perdizione" (Ap. 17:8), il suo destino è già stato segnato da Dio. Dopo avere visto ciò, non ci sorprende sentir Paolo dire che la salvezza non dipende "né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia" (Rom. 9:16), o Gesù dire: "Niuno può venire a me, se non gli è dato dal Padre" (Giov. 6:65), o Luca dire che ad Antiochia: "Tutti quelli che erano ordinati a vita eterna, credettero" (Atti 13:48). |
Alcune parole dell’apostolo Paolo ora per confutare l’asserzione che Paolo non si sentiva individualmente predestinato alla salvezza eterna. L’apostolo ha detto "Iddio non ci ha destinati ad ira, ma ad ottener salvezza per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo" (1 Tess. 5:9); e: "Per me... il morire è guadagno" (Fil. 1:21); ed ancora: "... crediamo, e perciò anche parliamo, sapendo che Colui che risuscitò il Signor Gesù, risusciterà anche noi con Gesù, e ci farà comparir con voi alla sua presenza" (2 Cor. 4:13-14). Come si può ben vedere, alla luce di queste solo poche Scritture si deve affermare che Paolo era sicuro della sua salvezza. |
Non v’è nessuna ingiustizia in Dio se lui, ancora prima della fondazione del mondo, ha deciso di eleggere alcuni e rigettare altri, e questo perché Egli fa tutto quello che vuole. Ma chi siamo noi da opporci a Dio perché ha prestabilito di trarre dalla stessa massa di argilla dei vasi per uso nobile ed altri per uso ignobile? L’argilla si metterà a dire a Dio, perché hai fatto così? Ma noi non siamo che dei rottami fra i rottami; come ardiremmo contendere con il nostro Fattore? No, non v’è proprio nulla da replicare "se Dio, volendo mostrare la sua ira e far conoscere la sua potenza, ha sopportato con molta longanimità de’ vasi d’ira preparati per la perdizione, e se, per far conoscere le ricchezze della sua gloria verso de’ vasi di misericordia che avea già innanzi preparati per la gloria" (Rom. 9:22-23), li ha chiamati sia di fra i Giudei che anche di fra noi Gentili. |
Che dire allora della volontà dell’uomo se tutte le sue vie dipendono da Dio e il suo destino è già stato segnato da Dio? Diremo che essa, ad insaputa dell’uomo che vive ancora sotto la potestà delle tenebre, viene plasmata da Dio e rivolta nella direzione da lui decretata, per cui chi lui ha predestinato ad essere giustificato sarà messo in grado da Dio (nel tempo da lui fissato) di credere in Gesù Cristo tramite una infinita serie di circostanze, mentre chi è stato preparato per la perdizione non sarà da lui messo in grado di credere. |
E che dire allora del dopo avere creduto? Diremo questo. Chi ha creduto deve studiarsi di rendere ferma la sua vocazione ed elezione perseverando nella fede ed essendo zelante nelle opere buone, perché questa è la volontà di Dio. Ma c’è la possibilità che egli perda la giustificazione ottenuta? La risposta è sì e la Scrittura questo ce lo insegna. Questo avverrà nel caso egli si tirasse indietro commettendo il peccato che mena a morte. Come si può dunque conciliare la dottrina della predestinazione con la dottrina che dice che uno che ha creduto può pure perdere la salvezza? Certamente si può conciliare, anche se apparentemente sembra il contrario. In effetti pare che queste dottrine si annullino a vicenda, che siano contraddittorie, ma nella realtà sappiamo che non è così. Ci troviamo davanti ad uno di quei misteri presenti nelle Scritture che un giorno ci verrà svelato, ma che adesso ci fa rimanere pensierosi. Pensierosi, ma tranquilli, perché Dio conserva la pace a coloro che amano la sua parola e la mettono in pratica. |
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L’onnipresenza di Dio |
La dottrina dei Testimoni di Geova. Per i Testimoni di Geova Dio non è onnipresente. Ecco cosa dicono: ‘Il vero Dio non è onnipresente, infatti viene detto che ha un luogo di dimora. (...) Il suo trono è in cielo’ (Perspicacia nello studio delle Scritture, vol. I, pag. 699). |
Confutazione. Dio disse a Geremia: "Son io soltanto un Dio da vicino, dice l’Eterno, e non un Dio da lungi? Potrebbe uno nascondersi in luogo occulto sì ch’io non lo vegga? dice l’Eterno. Non riempio io il cielo e la terra? dice l’Eterno" (Ger. 23:23-24). E sempre Dio disse a Giobbe: "Chi provvede il pasto al corvo quando i suoi piccini gridano a Dio e vanno errando senza cibo?" (Giob. 38:41) Giobbe poi disse: che Dio "cammina sulle più alte onde del mare" (Giob. 9:8); e: "Ecco, ei mi passa vicino, ed io nol veggo; mi scivola daccanto e non me n’accorgo" (Giob. 9:11). Come potrebbe dunque Dio riempire il cielo e la terra e provvedere il pasto ai corvi che esistono sulla faccia di tutta la terra, e camminare sulle onde più alte del mare, non importa se queste onde sono nell’oceano Atlantico, in quello Pacifico, o in quello Indiano, e come potrebbe passarci vicino senza farsi accorgere da noi, se Egli non fosse onnipresente? Il fatto che Gesù abbia detto che il cielo è il trono di Dio e che il Padre suo era nei cieli non annulla affatto l’onnipresenza di Dio perché lo stesso Gesù ha detto anche: "Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta, e serratone l’uscio fa’ orazione al Padre tuo che è nel segreto" (Matt. 6:6), e: "Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, non mietono, non raccolgono in granai, e il Padre vostro celeste li nutrisce" (Matt. 6:26). Come potrebbe un Dio che non è onnipresente essere nel segreto ogni qualvolta un credente lo prega nella sua cameretta? Come potrebbe un Dio che non è onnipresente cibare tutti gli uccelli del cielo che fanno i loro nidi sulla terra? E’ chiaro che se Dio non è onnipresente, non lo è neppure Gesù Cristo perché per loro Egli è solo una creatura. Ma allora vorremmo domandare ai Testimoni di Geova: Se è così come dite voi come ha fatto Gesù a dire: "Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente" (Matt. 28:20) e: "Dovunque due o tre son raunati nel nome mio, quivi son io in mezzo a loro" (Matt. 18:20)? E’ logica la risposta: Perché Egli è onnipresente, Egli è Dio. |
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Il Nuovo Patto e la mediazione di Gesù |
La dottrina dei Testimoni di Geova. Per i Testimoni di Geova, dato che Dio ha stabilito il Nuovo Patto con l’Israele spirituale, ossia i 144.000, e il mediatore di questo patto è Gesù, ‘in senso strettamente biblico Gesù è il ‘mediatore’ solo per i cristiani unti’ (La Torre di Guardia, 1 ottobre 1979, pag. 31). Quindi, in base a questo loro insegnamento, della mediazione di Gesù possono beneficiare solo i membri del residuo dei 144.000 tuttora in vita, mentre coloro che fanno parte delle ‘altre pecore’ non possono usufruire della mediazione di Cristo. Di questi viene detto quanto segue: ‘Riconoscono di non essere israeliti spirituali inclusi nel nuovo patto di cui Gesù è mediatore e di non far parte della ‘razza eletta, del regal sacerdozio, della nazione santa’. Comunque, traggono effettivamente beneficio dall’attività del nuovo patto. Ne traggono beneficio proprio come nell’antico Israele il ‘residente forestiero’ traeva beneficio dal risiedere fra gli israeliti che erano inclusi nel patto della Legge. Per conservare la propria relazione col ‘nostro Salvatore, Dio’, la ‘grande folla’ deve restare unita al rimanente degli Israeliti spirituali’ (La Torre di Guardia, 1 giugno 1980, pag. 27). In altre parole, mentre il mediatore fra Dio e gli ‘unti’ è Gesù, il mediatore fra Dio e ‘le altre pecore’ è costituito da questi ‘unti’. Notate infatti che ‘le altre pecore’ per rimanere in relazione con Dio devono restare uniti al rimanente dei 144.000. Ma c’è qualcos’altro che insegnano i Testimoni di Geova a proposito del Nuovo Patto e dell’opera di mediazione di Gesù, e cioè che il Nuovo Patto un giorno avrà fine per cui cesserà anche la mediazione di Gesù. Ecco le loro parole: ‘Quel nuovo patto fra il ‘nostro Salvatore, Dio’ e l’Israele spirituale continua finché ci sono israeliti spirituali in carne ed ossa come ‘uomini’ sulla terra. (...) Evidentemente il nuovo patto si avvicina al termine della sua attività che ha lo scopo di produrre 144.000 israeliti spirituali approvati da Dio onde siano uniti a Gesù Cristo nel regno celeste, il governo ideale per l’umanità. Quando gli ultimi di questi israeliti spirituali approvati cesseranno d’essere ‘uomini’ morendo sulla terra e risuscitando per partecipare al regno celeste, allora cesserà anche la funzione di Gesù Cristo quale mediatore’ (ibid., pag. 26-27). In altre parole, per essere più precisi, il Nuovo Patto e la mediazione di Gesù cesseranno quando l’ultimo dei 144.000 morirà e ‘risorgerà’! |
Confutazione. Confutiamo queste ennesime dottrine di demoni. Non è affatto così come dice la Torre di Guardia perché Cristo Gesù è il solo mediatore tra Dio e gli uomini, come dice Paolo a Timoteo (cfr. 1 Tim. 2:5); non esistono in mezzo a coloro che credono in Cristo persone di cui Gesù è il mediatore e persone di cui non lo è. Come ogni cristiano può dire: Cristo mi ha amato e ha dato se stesso per me, così egli può dire: Cristo è alla destra di Dio e intercede per me. L’apostolo Paolo ai Romani dice infatti: "Cristo Gesù è quel che è morto; e, più che questo, è risuscitato; ed è alla destra di Dio; ed anche intercede per noi" (Rom. 8:34). Per chi è morto Gesù? Per i peccati solo dei 144.000? Affatto, ma per i peccati di tutti gli uomini. E per chi è Egli risuscitato? Solo per i 144.000? No, ma per tutti, per la loro giustificazione. E per chi dunque intercede egli alla destra di Dio? Solo per una parte dei suoi figliuoli? Affatto, ma per tutti loro, senza riguardi personali. Gloria a lui nei secoli dei secoli. Amen. Veniamo adesso alla durata del Nuovo Patto e della mediazione di Gesù Cristo. La Scrittura insegna che il Nuovo Patto è eterno; dice infatti lo scrittore agli Ebrei: "Or l’Iddio della pace che in virtù del sangue del patto eterno ha tratto dai morti il gran Pastore delle pecore, Gesù nostro Signore, vi renda compiuti in ogni bene..." (Ebr. 13:20-21); e si tenga presente che Dio aveva predetto questo patto eterno dicendo: "Io fermerò con voi un patto eterno" (Is. 55:3). Stando così le cose anche la mediazione di Cristo non avrà giammai fine a pro di coloro che hanno creduto in lui. E’ evidente il motivo; se il Nuovo Patto di cui lui è il mediatore è eterno deve essere di conseguenza eterna anche l’opera di mediazione compiuta dal suo mediatore. E difatti questo è quello che dice la Parola di Dio quando attesta che Cristo è stato fatto da Dio Sommo Sacerdote in eterno: "L’Eterno l’ha giurato e non si pentirà: Tu sei sacerdote in eterno, secondo l’ordine di Melchisedec" (Sal. 110:4). D’altronde, una delle cose che rende superiore il Nuovo Patto al precedente è la sua durata, difatti mentre il primo patto doveva sparire il secondo deve durare in eterno. Paolo dice ai Corinzi per esempio che "se ciò che aveva da sparire fu circondato di gloria, molto più ha da esser glorioso ciò che ha da durare" (2 Cor. 3:11). La stessa cosa va detta anche a riguardo del mediatore del Nuovo Patto; egli è superiore ai mediatori dell’Antico Patto, cioè ai sommi sacerdoti, perché il suo sacerdozio è eterno. Quelli per la morte erano impediti di durare, mentre il Sommo sacerdote del Nuovo Patto, essendo risorto, non può più morire, per cui può intercedere per sempre a favore di coloro che si accostano a Dio per mezzo di lui. A lui sia la gloria e la lode in eterno. Amen . |
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Il riposo sabbatico di Dio |
La dottrina dei Testimoni di Geova. Ecco quanto affermano i Testimoni di Geova sul settimo giorno in cui Dio si riposò: ‘All’epoca dell’apostolo il settimo giorno durava da migliaia di anni, e non era ancora terminato. Il Regno millenario di Gesù Cristo, che le Scritture identificano come ‘il Signore del Sabato’ (Mt 12:8), fa evidentemente parte del grande Sabato, il giorno di riposo di Dio. (Ri 20:1-6) Questo indicherebbe che dall’inizio alla fine del giorno di riposo di Dio trascorrono migliaia di anni (...) E poiché il settimo giorno è in corso da migliaia di anni, si può ragionevolmente concludere che ciascuno dei sei periodi o giorni creativi sia lungo come minimo migliaia di anni’ (Perspicacia nello studio delle Scritture, vol. I, pag. 596). |
Confutazione. Ma le cose non stanno affatto così come dice la Torre di Guardia perché quel giorno che Dio santificò e benedisse e nel quale si riposò era un giorno di ventiquattro ore; come d’altronde lo erano anche quelli della creazione secondo che è scritto alla fine di ciascuno di essi: "Così fu sera, poi fu mattina" (Gen. 1:5,8,13,19,23,31) , e subito dopo viene precisato il numero del giorno trascorso. |
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Le calamità naturali |
La dottrina dei Testimoni di Geova. In un articolo dal titolo ‘Calamità naturali Castighi di Dio?’ sulla rivista Svegliatevi! si legge: ‘Oggi l’Iddio Onnipotente giudica intere comunità? Non si può negare che in passato Dio lo abbia fatto. (...) Ma che dire di oggi? In Matteo capitolo 24, Marco capitolo 13 e Luca capitolo 21, Cristo Gesù predisse che ci sarebbe stato un periodo di calamità mondiali. In questi capitoli diede un avvertimento profetico circa avvenimenti e condizioni propri del termine del sistema di cose, affinché le persone riflessive potessero rendersi conto che egli aveva preso a regnare invisibilmente dal cielo. Queste profezie si stanno adempiendo oggi. Va notato, però, che nel caso di ciascuno dei summenzionati giudizi, Geova Dio diede avvertimenti chiari e ripetuti prima che venisse la distruzione [sono quelli del diluvio, della distruzione di Sodoma e Gomorra e di Gerusalemme, menzionati poco prima]. (Amos 3:7) Tuttavia, nel caso delle calamità naturali del nostro tempo, gli avvertimenti vengono di solito da fonti secolari e si basano su osservazioni scientifiche. (...) Con l’aumento della popolazione mondiale, l’uomo è andato ad abitare vicino a molti pericoli potenziali. La ricerca di spazio in cui vivere e coltivare derrate alimentari porta a disboscare zone che in precedenza erano coperte da foreste, il che a volte aggrava certe calamità naturali provocate da eccessive precipitazioni e dal rapido deflusso superficiale delle acque piovane. Non sarebbe quindi giusto dire che le calamità naturali sono mandate direttamente dall’Iddio Onnipotente per punire gli abitanti delle zone colpite (...) non è l’Iddio Onnipotente a causare queste calamità..’ (Svegliatevi!, 8 febbraio 1992, pag. 18-19). Nel loro libro Ragioniamo facendo uso delle Scritture si legge: ‘Non è Dio a causare terremoti, uragani, inondazioni, siccità ed eruzioni vulcaniche, cose di cui spesso oggi si ha notizia. Dio non si serve di questi mezzi per punire le popolazioni’ (Ragioniamo facendo uso delle Scritture, pag. 359). |
Confutazione. Ora, come abbiamo visto la Torre di Guardia non nega che nel passato Dio abbia giudicato intere popolazioni, e difatti ritiene che il diluvio ai giorni di Noè, la distruzione di Sodoma e Gomorra e quella della città di Gerusalemme furono dei giudizi divini. Ma quando si tratta delle calamità che colpiscono oggi intere popolazioni allora le cose stanno diversamente, perché non è Dio che le manda ma si tratta solo dell’adempimento di predizioni fatte da Gesù. Sono, come abbiamo già visto, i segni da cui i discepoli di Cristo avrebbero capito che Egli aveva preso a regnare dal cielo (questa loro asserzione l’abbiamo già confutata). Gesù le predisse solamente, ma non è Dio che le manda. E poi, queste calamità di oggi (terremoti, carestie, ecc.) sono predette dagli scienziati che hanno dei mezzi tecnologici molto avanzati, e non più dal Signore come fece nel caso del diluvio, della distruzione di Sodoma e Gomorra e di Gerusalemme. Ma le cose non stanno affatto così, per il semplice motivo che la Scrittura attesta che Dio non cambia, che il suo modo di agire è lo stesso di migliaia di anni fa. Ma andiamo per ordine. E’ assurdo affermare che Gesù ha semplicemente predetto che in questo nostro tempo (per i Testimoni di Geova dal 1914 in avanti, mentre in realtà quegli eventi concernono gli ultimi giorni in cui si trovavano già gli apostoli e nei quali ci troviamo anche noi) ci sarebbero stati terremoti, carestie e pestilenze ma non è Dio che le manda sugli uomini. Perché? Perché Gesù tutto quello che disse nei giorni della sua carne lo disse per ordine di Dio. Ecco cosa egli disse a proposito di quello che diceva: "Perché io non ho parlato di mio; ma il Padre che m’ha mandato, m’ha comandato lui quel che debbo dire e di che debbo ragionare... Le cose dunque che dico, così le dico, come il Padre me le ha dette" (Giov. 12:49-50), ed anche: "La parola che voi udite non è mia, ma è del Padre che mi ha mandato" (Giov. 14:24). E dato quindi che la parola di Gesù era la Parola di Dio, e Dio vigila sulla sua parola per mandarla ad effetto secondo che Egli disse a Geremia: "Io vigilo sulla mia parola per mandarla ad effetto" (Ger. 1:12), e ad Isaia: "Sì, io l’ho detto, e lo farò avvenire; ne ho formato il disegno e l’eseguirò" (Is. 46:11), di conseguenza anche tutte quelle calamità predette da Gesù, quali terremoti, carestie e pestilenze, sono cose che fa accadere Dio. E poi noi diciamo: non si dovrebbe proprio capire perché la distruzione di Gerusalemme, predetta anch’essa da Gesù nello stesso discorso (cfr. Luca 21:20-24) in cui predisse terremoti, pestilenze e carestie, e verificatasi nell’anno 70 per opera dell’esercito romano, debba essere considerata un giudizio di Dio contro la sua città per non avere conosciuto il tempo nel quale era stata visitata, mentre gli altri eventi disastrosi predetti contro le nazioni, quali terremoti, carestie e pestilenze, non debbano essere considerati dei giudizi mandati da Dio contro le nazioni. Se Dio punì Gerusalemme mandandogli contro le legioni romane, perché non dovrebbe essere sempre Lui a punire le nazioni mandandogli contro terremoti, pestilenze e carestie? E poi diciamo ancora: è veramente segno di mancanza di conoscenza delle Scritture fare simili affermazioni quando nel libro dell’Apocalisse sono predetti così tanti giudizi divini contro l’umanità. Per esempio quando fu aperto il quarto suggello fu data alla morte e all’Ades la potestà sopra la quarta parte della terra "di uccidere con la spada, con la fame, con la mortalità e con le fiere della terra" (Ap. 6:8), e quando il settimo angelo versò la sua coppa nell’aria (coppa piena dell’ira di Dio) "ci fu un gran terremoto, tale, che da quando gli uomini sono stati sulla terra, non si ebbe mai terremoto così grande e così forte" (Ap. 16:18), per citare solo alcuni dei giudizi di Dio che si devono ancora abbattere sulla terra. Quindi, alla luce delle Scritture i terremoti, le pestilenze e le carestie sono giudizi mandati da Dio contro gli uomini ribelli e malvagi ancora oggi. Come dice Amos: "Una sciagura piomba essa sopra una città, senza che l’Eterno ne sia l’autore?" (Amos 3:6) E non ci sono solo questi di giudizi, ma ci sono anche le alluvioni devastanti, i fulmini, malattie incurabili di ogni genere, ecc. In Giobbe infatti è scritto: "Ecco egli trattiene le acque, e tutto inaridisce; le lascia andare, ed esse sconvolgono la terra" (Giob. 12:15), ed anche: "S’empie di fulmini le mani, e li lancia contro gli avversari" (Giob. 36:32). Nelle Cronache è scritto del re di Giuda Jehoram che "l’Eterno lo colpì con una malattia incurabile d’intestini" (2 Cron. 21:18). Nessuno dunque v’inganni fratelli con i suoi vani ragionamenti; Dio è lo stesso di quando colpiva il mondo antico con il diluvio, di quando colpì Sodoma e Gomorra e Gerusalemme a motivo della malvagità dei loro abitanti. I suoi giudici ancora oggi sono da lui eseguiti sulla terra in svariate maniere: dimostrazione questa che egli ancora ama la giustizia e odia l’iniquità; benedice i giusti, ma maledice i malvagi; fa grazia agli umili ma resiste ai superbi. Questi suoi giudizi sono eseguiti da lui sia a livello individuale che a livello nazionale; esattamente come ai tempi antichi sotto i profeti. E non solo, talvolta Egli preannuncia pure ai suoi servitori i suoi giudizi contro terzi con una parola di sapienza. In verità, nulla è cambiato nel suo modo di agire. Gloria al suo nome in eterno. Amen. |
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I miracoli, le guarigioni, e l’espulsione dei demoni |
La dottrina dei Testimoni di Geova. Per quanto riguarda i miracoli, le guarigioni e le espulsioni dei demoni i Testimoni di Geova ammettono che Gesù e gli apostoli ai loro giorni li compirono, ma oggi, essi dicono, Dio non concede più di compiere queste cose per cui quelle che vengono compiute nel nome di Gesù sono false. Ecco alcune loro affermazioni. ‘Miracoli simili contrassegnarono il trasferimento del favore di Dio al nuovo sistema cristiano. Una volta stabilito questo fatto, anche tali miracoli sarebbero cessati’ (Svegliatevi!, 22 agosto 1978, pag. 27) e: ‘Una volta stabilito questo e il fatto che Dio stava impiegando la congregazione cristiana, i miracolosi doni dello spirito, incluso quello delle guarigioni, non furono più necessari. Che dire però dei presunti miracoli compiuti oggi in nome di Gesù? Gesù stesso disse che molti gli avrebbero detto: ‘Signore, Signore, non abbiamo profetizzato in nome tuo, e in nome tuo espulso demoni, e in nome tuo compiuto molte opere potenti?’ Cosa avrebbe risposto Gesù? ‘Andatevene da me, operatori d’illegalità’. Gesù non negò che ci sarebbero state opere potenti. Ma esse non sarebbero state compiute mediante la sua autorità, ‘nel suo nome’. Sarebbero state compiute mediante qualche altro potere; perciò le definì illegali..’ (La Torre di Guardia, 15 dicembre 1981, pag. 7). |
Confutazione. Riteniamo che anche con questa loro dottrina i Testimoni di Geova palesano apertamente di non credere nella Parola di Dio. Il nostro Dio, l’Iddio di cui parlano le sacre Scritture, è un Dio vivente che non muta e oggi, come anticamente, compie guarigioni e miracoli in seno al suo popolo. Gesù mentre era sulla terra disse ai Giudei: "Il Padre mio opera fino ad ora, ed anche io opero" (Giov. 5:17), e queste parole, benché il Figlio di Dio sia tornato al Padre, sono tuttora vere, perché il Padre del nostro Signore Gesù continua ad operare miracoli e guarigioni, e perciò anche il Figliuolo continua ad operare miracoli e guarigioni assieme al Padre, e con ciò si accordano le parole dello scrittore agli Ebrei: "Gesù Cristo é lo stesso ieri, oggi, e in eterno" (Ebr. 13:8). Se Dio non volesse più compiere guarigioni e fare miracoli in questa generazione perché ha cessato di operarli, la Scrittura sarebbe annullata e Dio sarebbe ritenuto un bugiardo; ma la Scrittura dice: "Sia Dio riconosciuto verace, ma ogni uomo bugiardo" (Rom. 3:4). Quindi, sia riconosciuto verace Dio, ma siano riconosciuti bugiardi i Testimoni di Geova che contrastano la verità. Essi mentono contro la verità e si gloriano contro la verità perché sono pieni di contenzione e di ogni furberia e frode; non date loro retta . I Testimoni di Geova affermano pure che sia coloro che guariscono i malati nel nome di Gesù e sia coloro che sgridano i demoni nel nome di Gesù Cristo lo fanno per l’aiuto spirituale del diavolo, il che equivale a dire che il diavolo aiuta i ministri di Dio a guarire gli infermi e a cacciare gli spiriti maligni. Ma questo non può essere vero perché il diavolo è sia contro coloro che pregano sugli ammalati nel nome di Gesù affinché essi siano guariti e sia contro coloro che espellono i demoni nel nome di Gesù. Egli non presta nessun aiuto in questa loro opera anzi li contrasta. Al tempo di Gesù c’erano persone che ragionavano come i Testimoni di Geova a riguardo delle opere potenti di Dio compiute per lo Spirito Santo infatti troviamo scritto nel Vangelo che i Farisei calunniarono Gesù dicendo: "Costui non caccia i demonî se non per l’aiuto di Beelzebub, principe dei demonî" (Matt. 12:24). A questa loro assurda affermazione il Signore rispose così: "Ogni regno diviso in parti contrarie è ridotto in deserto, e una casa divisa contro se stessa, rovina. Se dunque anche Satana è diviso contro se stesso, come potrà reggere il suo regno? Poiché voi dite che é per l’aiuto di Beelzebub che io caccio i demonî. E se io caccio i demonî per l’aiuto di Beelzebub, i vostri figliuoli per l’aiuto di chi li caccian essi? Perciò, essi stessi saranno i vostri giudici. Ma se è per l’aiuto dello Spirito di Dio che io caccio i demonî, é dunque pervenuto fino a voi il regno di Dio. Ovvero, come può uno entrar nella casa dell’uomo forte e rapirgli le sue masserizie, se prima non abbia legato l’uomo forte? Allora soltanto gli prederà la casa" (Luca 11:17-19; Matt. 12:28-29). Fratelli, nessuno v’inganni, perché i demoni vengono cacciati per l’aiuto dello Spirito Santo e non per l’aiuto di qualche forza spirituale diabolica, e questo perché Satana non può cacciare Satana. Per quanto riguarda l’affermazione che Gesù avrebbe detto che in avvenire non sarebbero state fatte opere potenti nel suo nome questo è falso perché Gesù la notte in cui fu tradito disse ai suoi: "In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che fo io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vo al Padre" (Giov. 14:12), e dopo essere risuscitato disse ai suoi discepoli: "Questi sono i segni che accompagneranno coloro che avranno creduto: nel nome mio cacceranno i demonî... imporranno le mani agl’infermi ed essi guariranno" (Mar. 16:17,18). Come potete vedere Gesù con queste parole predisse che coloro che avrebbero creduto in lui avrebbero sia cacciato i demoni nel suo nome e sia guarito gli infermi nel suo nome. Queste parole escludono nella maniera più categorica che oggi coloro che hanno creduto in lui non possano cacciare i demoni e guarire gli infermi nel nome di Gesù. Che dire allora delle parole di Gesù citate dai Testimoni di Geova per sostenere che Gesù predisse che le opere potenti che si sarebbero fatte in nome suo sarebbero state illegali? Diciamo che quelle parole non hanno quel significato, infatti bisogna notare che Gesù non dirà a costoro che quelle cose non le hanno fatte nel suo nome, bensì che la loro condotta era iniqua, il che è diverso. Quelli a cui Gesù dirà quelle parole sono uomini che dopo aver ricevuto dei doni dello Spirito Santo e averli esercitati per un tempo, si sono sviati, si sono corrotti come le bestie senza ragione ed hanno con le loro opere rinnegato il Signore che li aveva riscattati. Sono anche coloro che quantunque preghino sugli ammalati e sgridino i demoni nel nome di Gesù conducono una vita nel peccato e nella ribellione. |
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Le lingue |
La dottrina dei Testimoni di Geova. ‘Il dono delle lingue fu molto utile ai cristiani del I secolo per predicare a persone che parlavano altre lingue’ (Perspicacia nello studio delle Scritture, vol. I, pag. 721); ‘Poiché l’apostolo ispirato disse che questo dono sarebbe cessato, la pratica moderna di parlare in lingue non potrebbe venire dalla stessa fonte da cui vennero le lingue dei primi cristiani’ (Svegliatevi!, 22 agosto 1978, pag. 28). Ecco cosa dicono i Testimoni di Geova a riguardo delle lingue. |
Confutazione. Innanzi tutto vogliamo far notare che essi errano nel dire che il dono delle lingue fu dato ai primi cristiani per predicare a persone di altra lingua e questo perché secondo la Scrittura "chi parla in altra lingua non parla agli uomini, ma a Dio; poiché nessuno l’intende, ma in ispirito proferisce misteri" (1 Cor. 14:2). In altre parole i credenti che parlavano in lingue non predicavano agli uomini ma parlavano a Dio, rendendogli grazie, benedicendolo e pregandolo per i santi (cfr. Rom. 8:26-27; 1 Cor. 14:14-18; Ef. 6:18). Inoltre non è affatto vero che le lingue sono cessate perché Paolo dice ai Corinzi: "Quanto alle lingue, esse cesseranno" (1 Cor. 13:8) riferendosi a qualcosa che deve ancora avvenire e non a qualcosa di già avvenuto. Ma quando cesseranno? Quando sarà venuta la perfezione; questo lo dice lo stesso Paolo. Ed assieme alle lingue cesseranno pure la conoscenza e le profezie (cfr. 1 Cor. 13:8-10) . Ma fino a quando non sarà venuta la perfezione le lingue continueranno ad esistere e con esse anche la conoscenza e le profezie. |
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Le visioni |
La dottrina dei Testimoni di Geova. Per i Testimoni di Geova le visioni di oggi sono manifestazioni che non vengono da Dio; e difatti quando sentono dire a dei credenti che hanno avuto delle visioni che predicono eventi futuri o che confermano che i morti in Cristo sono in cielo, la loro immediata reazione è che quelle manifestazioni sono dal diavolo. Perché questo rigetto? Perché per loro la capacità di predire avvenimenti futuri è venuta a cessare con la morte degli apostoli: ‘Coloro, che avevano il dono miracoloso di profetizzare erano in grado di predire avvenimenti futuri, come fece Agabo (...) Con la morte degli apostoli non si trasmisero più i doni dello spirito, e tali doni miracolosi cessarono completamente quando coloro che li avevano ricevuti scomparvero dalla scena terrestre’ (Perspicacia nello studio delle Scritture, vol. I, pag. 721,720) . E i cristiani dopo morti non possono andare in cielo con l’anima perché essi non hanno un’anima. Chi ha l’interesse ha far credere simili cose è Satana e non Dio: ‘Satana stesso continua a trasformarsi in angelo di luce (...) Se è in grado di perpetuare la menzogna fondamentale che ha sempre sostenuto - ‘Positivamente voi non morrete’ - può farlo con i mezzi apparentemente più innocenti e illuminanti’ (Svegliatevi!, 22 aprile 1985, pag. 8). A proposito delle visioni di angeli essi dicono: ‘Da quando l’apostolo Giovanni ricevette la Rivelazione verso la fine del primo secolo della nostra Era Volgare, le apparizioni angeliche sono cessate’ (La Torre di Guardia, 15 marzo 1964, pag. 170). Quindi neppure gli angeli di Dio possono apparire in visione! |
Confutazione. Dio continua a parlare per via di visioni (come faceva esattamente ai giorni dei profeti e degli apostoli) perché la Scrittura dice in Gioele: "E avverrà negli ultimi giorni, dice Iddio, che io spanderò del mio Spirito sopra ogni carne; e i vostri figliuoli e le vostre figliuole profeteranno, e i vostri giovani vedranno delle visioni, e i vostri vecchi sogneranno dei sogni" (Atti 2:17). E noi siamo testimoni di quello che Dio promise tramite il profeta Gioele. Infatti Dio da visioni concernenti cose che devono avvenire, ancora prima che avvengano, e talvolta per mezzo di visioni fa vedere dei credenti che sono morti mentre sono lassù nel regno dei cieli, ed altre volte in delle visioni sono apparsi degli angeli di Dio. Per questo noi non possiamo accettare quest’altra dottrina di questa setta. Allucinazioni? Certo é che se coloro che sono ripieni di Spirito Santo vengono reputati degli ubriachi è inevitabile che nel sentirgli dire che hanno avuto delle visioni vengano considerati degli uomini che hanno le allucinazioni. Gli ubriachi di vino sì che hanno delle allucinazioni, e questo perché é scritto a proposito di chi si ubriaca: "I tuoi occhi vedranno cose strane.." (Prov. 23:33); ma coloro che per lo Spirito ricevono delle visioni non hanno delle allucinazioni perché si trovano in un perfetto stato di lucidità mentale a differenza dell’ubriaco. Coloro che dicono di avere delle visioni da parte di Dio sono dei pazzi ingannati dal diavolo? Per i Testimoni di Geova sì, ma per noi che non siamo di questo mondo no. C’é da meravigliarsi di queste loro affermazioni? No, perché essi non hanno lo Spirito di Dio, e perciò non possono ricevere le cose dello Spirito di Dio perché gli sono pazzia. Paolo diceva: "Se qualcuno fra voi s’immagina d’esser savio in questo secolo, diventi pazzo affinché diventi savio" (1 Cor. 3:18); questo é quello che devono fare i savi di questo secolo, questo é quello che devono fare quelli che si credono intelligenti, per diventare savi agli occhi di Dio; essi devono diventare pazzi. Come? Ravvedendosi e credendo nell’Evangelo, e poi ricevendo il dono dello Spirito Santo e i doni dello Spirito Santo. Meglio essere considerati pazzi ed andare in cielo, che essere considerati intelligenti ed andare all’inferno nei tormenti. |
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I sogni |
La dottrina dei Testimoni di Geova. ‘Coloro che cercano un significato nei loro sogni spesso additano i sogni ispirati da Dio e narrati nella Bibbia, chiedendo: ‘Non potrebbero esserci anche oggi alcuni sogni ispirati da Dio?’ E’ vero che nei tempi biblici Dio si servì di sogni per comunicare con i suoi servitori (...). Tuttavia, l’apostolo Paolo scrisse: ‘Dio, che anticamente parlò in molte occasioni e in molti modi [ anche mediante sogni] ai nostri antenati per mezzo dei profeti, alla fine di questi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio’. (Ebr. 1:1,2) Nella Bibbia abbiamo il racconto di ciò che Dio ci ha detto per mezzo di suo Figlio. Quindi non c’è bisogno che Geova Dio ci parli per mezzo di sogni. Se dunque vi chiedete cosa vi riserva il futuro, o se cercate la soluzione dei vostri problemi, potete trovare la risposta o la soluzione non nell’interpretazione dei vostri sogni, ma nella Parola di Dio’ (Svegliatevi!, 8 ottobre 1981, pag. 28). |
Confutazione. Anche questo insegnamento è falso perché in nessun luogo viene detto che con la venuta del Figliuolo di Dio sulla terra per annunciarci l’Evangelo della pace, Dio abbia cessato di parlare agli uomini per via di sogni. Il fatto che agli Ebrei ci sia scritto che in questi ultimi giorni Dio ci ha parlato mediante il suo Figlio, non significa affatto che adesso non ci si deve più aspettare dei sogni da parte di Dio tanto è vero che il profeta Gioele ha detto: "E avverrà negli ultimi giorni, dice Iddio, che io spanderò del mio Spirito sopra ogni carne; e i vostri figliuoli e le vostre figliuole profeteranno, e i vostri giovani vedranno delle visioni, e i vostri vecchi sogneranno dei sogni" (Atti 2:17). Si noti che Dio disse che avrebbe sparso il suo Spirito e che i vecchi avrebbero avuto dei sogni. Quando sarebbe avvenuto questo? Negli ultimi giorni. E in quali giorni siamo noi? Negli ultimi. Quindi Dio ha promesso di dare dei sogni anche in questi giorni. E questo Egli sta facendo nella sua fedeltà. Per via di sogni parla a persone che sono lontane da Lui per attirarle al suo Figliuolo Gesù Cristo ed essere così salvate; per via di sogni parla ai suoi figliuoli per consolarli, esortarli, e predirgli degli eventi futuri (il matrimonio, la nascita, la morte, la guarigione di qualcuno, ecc.) o rivelargli chi si devono sposare, quale ministerio devono adempiere nella sua casa, e molte altre cose. Nessuno pensi che tutto questo sia contrario all’insegnamento della Parola di Dio perché si ingannerebbe; Dio non è cambiato, il suo modo di agire è lo stesso di secoli, millenni fa. Il fatto che oggi noi possediamo la Scrittura al completo; nel senso che abbiamo gli Scritti dell’Antico Testamento (la legge, i salmi e i profeti) nei quali c’è la promessa della venuta del Cristo, del Salvatore del mondo; e quelli del Nuovo nei quali è raccontata la venuta del Cristo, il suo messaggio, le sue opere ed anche molte cose che devono ancora avvenire; tutti Scritti che formano un tutt’uno ben compatto e armonioso, che ci ammaestrano, correggono, educano alla giustizia, esortano; dico, questo fatto non annulla minimamente il parlare di Dio attraverso i sogni, e questo perché i sogni fanno parte delle vie di cui Dio si usa per parlare agli uomini. Come sotto l’Antico Patto, quantunque gli Israeliti possedessero la legge di Mosè scritta in cui era rivelata la volontà di Dio verso il suo popolo, Dio in molte circostanze per dire certe cose a taluni si servì di sogni, così ancora oggi sotto il Nuovo Patto, quantunque Dio ha voluto che fosse scritta la vita di Gesù, le sue parole, i suoi miracoli, e gli insegnamenti degli apostoli, Egli in diverse circostanze parla per via di sogni. Gloria al suo nome in eterno. Amen. |
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Il divorzio |
La dottrina dei Testimoni di Geova. I Testimoni di Geova in caso di fornicazione ammettono il divorzio e che il coniuge innocente passi a nuove nozze. Essi dicono: ‘...l’adulterio costituisce un motivo valido per spezzare il vincolo coniugale in armonia con i principi divini, e quando questo motivo esiste, il divorzio ottenuto determina il formale e definitivo scioglimento della legittima unione coniugale, consentendo al coniuge innocente di risposarsi onorevolmente’ (Perspicacia nello studio delle Scritture, vol. I, pag. 715); ed ancora: ‘...le parole di Gesù in Matteo 5:32 e 19:9 indicano che l’unico motivo di divorzio che realmente spezza il vincolo coniugale è porneia da parte del proprio coniuge. Il seguace di Cristo, ha in questo caso la facoltà di divorziare, se lo desidera, e questo divorzio gli permetterebbe di risposarsi con un cristiano idoneo’ (op. cit., pag. 714) . E’ da tenere presente infine che per i Testimoni di Geova durante il millennio non sarà possibile più divorziare e risposarsi a coloro che saranno sposati e si sposeranno. ‘Al profeta Mosè, a causa della durezza di cuore dei caduti Israeliti, fu permesso di concedere loro i provvedimenti del divorzio. Ma il più grande Mosè, Gesù Cristo Re, eleverà il caduto genere umano alla perfezione e non permetterà il divorzio nella nuova terra’ (Nuovi cieli e Nuova terra, pag. 319). Da questa affermazione si deduce che per loro Gesù Cristo porterà a compimento la legge durante il millennio, perché solo allora non permetterà il divorzio! |
Confutazione. La Scrittura non insegna affatto quello che dicono i Testimoni di Geova perché essa permette al marito tradito di mandare via la moglie che gli è stata infedele ma non gli permette di passare a nuove nozze. Gesù disse infatti: "Ed io vi dico che chiunque manda via sua moglie, quando non sia per cagion di fornicazione, e ne sposa un’altra, commette adulterio" (Matt. 19:9). Forse qualcuno dirà che egli dicendo "quando non sia per cagion di fornicazione" ha sottinteso che in questo caso gli è lecito oltre che mandarla via anche risposarsi, ma la cosa non può essere così perché in un altro luogo egli disse: "Chiunque manda via la moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio" (Luca 16:18). Come potete vedere in queste altre sue parole, il marito è chiamato adultero non importa per quale ragione manda via la sua moglie e sposa un altra donna. Quindi, anche nel caso egli la mandi via per cagione di fornicazione e ne sposa un’altra egli commette adulterio. Naturalmente il discorso vale anche per la donna; cioè anche lei se ripudia il marito, perché le è stato infedele, e passa ad un altro uomo, commette adulterio, infatti Gesù disse: "E se la moglie, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio", e Paolo: "La donna maritata è per la legge legata al marito mentre egli vive... Ond’è che se mentre vive il marito ella passa ad un altro uomo, sarà chiamata adultera..." (Rom. 7:2,3). Solo la morte del marito (infedele in questo caso) le permette di risposarsi secondo che è scritto: "Ma se il marito muore, ella è sciolta dalla legge che la lega al marito... ma se il marito muore, ella è libera di fronte a quella legge; in guisa che non è adultera se diviene moglie di un altro uomo" (Rom. 7:2,3). Medesima cosa va detta per il marito la cui moglie gli è stata infedele, solo la morte di questa gli permette di sposarsi lecitamente un altra donna. Per quanto riguarda infine il fatto che solo nel nuovo mondo Gesù non permetterà il divorzio diciamo questo. Il Figlio di Dio quando venne sulla terra disse: "Non pensate ch’io sia venuto per abolire la legge od i profeti; io son venuto non per abolire ma per compire..." (Matt. 5:17), ed in particolare in relazione al divorzio disse: "Fu detto: Chiunque ripudia sua moglie, le dia l’atto del divorzio. Ma io vi dico: Chiunque manda via la moglie, salvo che per cagion di fornicazione, la fa essere adultera; e chiunque sposa colei ch’è mandata via, commette adulterio" (Matt. 5:31-32). Quindi, se Gesù disse di essere venuto a completare la legge ed i profeti, questo vuol dire che sin dalla sua venuta la legge ed i profeti si devono considerare compiuti. In relazione al divorzio le cose sono chiare; Gesù ha detto che è permesso di mandare via la propria moglie per fornicazione ma non di risposarsi. Perciò sul divorzio non bisogna aspettare il millennio per poter dire che esso non sarà permesso da Gesù, perché esso è stato abolito con la sua venuta. In altre parole già adesso Egli vieta di divorziare e di risposarsi anche a cagione di fornicazione. |
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L’ornamento delle donne |
La dottrina dei Testimoni di Geova. ‘Le Scritture non condannano l’uso fine e modesto di cosmetici e ornamenti’ (Perspicacia nello studio delle Scritture, vol. I, pag. 592); ‘La Bibbia non vieta di indossare abiti eleganti o portare gioielli, ma comanda che ciò sia fatto con modestia e decoro’ (Perspicacia nello studio delle Scritture, vol. I, pag. 725). Ecco perché molte donne di fra i Testimoni di Geova si mettono abiti eleganti, collane, orecchini, braccialetti, e si danno il belletto agli occhi, o il rossetto sulle labbra. |
Confutazione. La Scrittura dice quanto segue: "Similmente che le donne si adornino d’abito convenevole, con verecondia e modestia; non di trecce e d’oro o di perle o di vesti sontuose, ma d’opere buone, come s’addice a donne che fanno professione di pietà" (1 Tim. 2:9-10); ed anche: "Il vostro ornamento non sia l’esteriore che consiste nell’intrecciatura dei capelli, nel mettersi attorno dei gioielli d’oro, nell’indossar vesti sontuose, ma l’essere occulto del cuore fregiato dell’ornamento incorruttibile dello spirito benigno e pacifico, che agli occhi di Dio è di gran prezzo. E così infatti si adornavano una volta le sante donne speranti in Dio..." (1 Piet. 3:3-5). Per quanto riguarda l’uso del trucco, non importa se belletto, rossetto, o altro, anch’esso non s’addice ad una donna che fa professione di pietà. Nella Scrittura si dice sì che una donna si mise il belletto agli occhi, ma essa non era una santa donna, ma Izebel (cfr. 2 Re 9:30) conosciuta per le sue stregonerie, le sue fornicazioni, e la sua sete del sangue dei profeti di Dio. I cosmetici, sul momento sembra che abbelliscono le donne, ma in realtà le rovinano e le abbruttiscono. La donna non deve mascherarsi truccandosi, ma deve conservare la pelle del suo viso così come gliel’ha data Dio, senza alterarla in nessuna maniera. Le sorelle si ricordino che il loro corpo non è loro proprietà, essendo il tempio di Dio. E chi guasta il tempio di Dio sarà punito da Dio perché il tempio di Dio è santo e Dio ordina di non contaminarlo ma di conservarlo in santità ed onore. |
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Il velo quale copricapo della donna quando prega o profetizza |
La dottrina dei Testimoni di Geova. In un articolo sulla Torre di Guardia dal titolo ‘La donna cristiana ha bisogno del copricapo: quando?’ si legge: ‘...il copricapo è necessario alla donna quando compie qualche funzione o dovere che dovrebbe essere compiuto normalmente da un cristiano dedicato, e che ella compie temporaneamente o a motivo di speciali circostanze. (...) Vi sono tre situazioni fondamentali in cui è necessario che la donna dedicata porti il copricapo. Queste sono: 1) quando deve pregare o insegnare alla presenza di suo marito, 2) se insegna a un gruppo che comprende un fratello dedicato, e 3) quando, non essendovi un uomo qualificato, deve pregare o presiedere a un’adunanza della congregazione. (...) Quanto al bisogno che le donne portino il copricapo alle adunanze dei testimoni di Geova, normalmente esso non sorge nella maggioranza delle congregazioni. Com’è stato già notato, il principio da applicare è questo: Il copricapo è necessario quando, in assenza di un uomo qualificato, una sorella deve pregare o presiedere a un’adunanza di congregazione’ (La Torre di Guardia, 1 ottobre 1964, pag. 584,585,591). |
Confutazione. I Testimoni di Geova come avete potuto vedere ritengono in alcune circostanze necessario che la donna porti il copricapo. Vogliamo però fare notare gli errori che commettono anche riguardo all’insegnamento sul copricapo della donna. Innanzi tutto sbagliano nel permettere alla donna di insegnare perché la Scrittura dice: "La donna impari in silenzio con ogni sottomissione. Poiché non permetto alla donna d’insegnare, né d’usare autorità sul marito, ma stia in silenzio" (1 Tim. 2:11-12). Quindi, è un controsenso rendere necessario il copricapo alla donna quando fa qualcosa che non le è permesso affatto dalla Parola di Dio. L’apostolo Paolo ha detto che "la donna deve, a motivo degli angeli, aver sul capo un segno dell’autorità da cui dipende" (1 Cor. 11:10), e questo quando prega o profetizza (e non anche quando insegna). Ma è chiaro che dato che per i Testimoni di Geova la preghiera ancora sussiste per cui una donna si può trovare a pregare, ma il dono di profezia è tramontato una volta per sempre, non esiste fra loro una donna che profetizza. Ma esistono donne che insegnano; questo significa che Dio secondo loro non da più il dono di profezia alle donne ma il dono d’insegnamento sì. Quando invece è il contrario, cioè che Dio non dà punto il dono d’insegnare alle credenti, ma quello di profezia sì. In verità i Testimoni di Geova hanno di nuovo stravolto la Parola di Dio facendole dire cose che non dice. E poi, noi diciamo, quand’anche una donna si mettesse a insegnare, facendo qualcosa che non le è permesso, perché alcuni glielo permettono, occorre dire che ella insegnando, ma è meglio dire tentando di insegnare, con il capo scoperto non disonora il suo capo, appunto perché è solo nel caso che ella prega o profetizza a capo scoperto che disonora il suo capo. "Ogni donna che prega o profetizza senz’avere il capo coperto da un velo, fa disonore al suo capo" (1 Cor. 11:5), che è l’uomo in generale e quindi, anche se non è presente suo marito perché è sola o è in presenza di altri fratelli, ella deve avere il capo coperto. |
L’altro errore che fanno i Testimoni di Geova è che dicono che se c’è un ‘fratello’ qualificato che fa la preghiera, e quindi non c’è bisogno che la faccia la donna (da questo si comprende che il loro modo di pregare differisce notevolmente dal nostro, perché nelle nostre riunioni alla donna è permesso di pregare sempre - naturalmente ordinatamente e quando è il tempo di pregare assieme), alla donna non è necessario portare il copricapo. Ma è chiaro che nelle nostre riunioni, siccome che quando c’è il tempo di preghiera c’è la libertà di pregare sottovoce assieme ad altri, e questo riguarda sia le donne che gli uomini, le donne devono portare il copricapo quando si mettono a pregare. E quand’anche una sorella non si mettesse a pregare in maniera che gli altri vicini a lei nella sala la sentono, cioè quand’anche pregasse in cuor suo, come fece Anna, ella deve portare il copricapo. Quindi in questo secondo caso da noi preso in esame, se mentre il testimone di Geova qualificato fa la preghiera a Dio, e la donna che assiste partecipa sottovoce alla preghiera a Dio, o magari vi partecipa pregando in cuor suo, ella deve portare il copricapo. In altre parole, per dire che una donna testimone di Geova disonora il suo capo quando prega bisogna accertarsi che anche lei sta pregando in qualche maniera mentre l’uomo fa la preghiera. Noi riteniamo che anche quando l’uomo fa la preghiera fra di loro è il tempo della preghiera, quindi la donna è bene che porti il copricapo. |
Questo nostro discorso ha avuto il solo fine di dimostrare come il Corpo Direttivo ha in qualche modo annullato anche l’ordine per la donna di mettersi il velo ogni qualvolta c’è la preghiera. Ma è evidente che i Testimoni di Geova, essendo ancora nelle tenebre, hanno bisogno prima di tutto di convertirsi e di uscire da questa setta. Quindi quand’anche avessero insegnato in tutto e per tutto in maniera corretta a riguardo del velo per la donna, quello che devono fare comunque è convertirsi ed uscire dal mezzo di questa pseudochiesa. |
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Il controllo delle nascite |
La dottrina dei Testimoni di Geova. ‘Vi è qualche obiezione scritturale circa l’uso delle pillole per il controllo delle nascite? L’uso di antifecondativi è una cosa che riguarda la decisione personale della coppia sposata interessata, poiché la Bibbia stessa non condanna il controllo delle nascite. (...) Quanto alla questione delle pillole per il controllo delle nascite, se sono usate da una donna sposata, essa deve avere il consenso di suo marito. (...) la pratica del controllo delle nascite mediante l’uso di pillole fabbricate a tale scopo non è proibita: la decisione di usare o di non usare tale prodotto è lasciata alla coppia sposata’ (La Torre di Guardia, 1 ottobre 1964, pag. 607). |
Confutazione. Anche questo insegnamento della Torre di Guardia è falso perché si oppone alla Scrittura. E’ scritto chiaramente che Dio disse al principio della creazione all’uomo e alla donna: "Crescete e moltiplicate e riempite la terra..." (Gen. 1:28). Quindi, ogni tentativo umano di porre un ostacolo alla moltiplicazione è peccato. Non importa se questo tentativo è naturale o artificiale, esso si oppone alla volontà di Dio per la coppia umana di procreare. E non ci vengano a dire i contenziosi che la terra è ora piena per cui questo comando non è più per gli uomini di questa generazione, perché la terra contiene ancora tanto posto che non è abitato. E non ci vengano a dire neppure che temono di mettere al mondo dei figli perché temono di non potergli dare un futuro, perché chi confida in Dio non ha di questi timori perché crede fermamente che Dio si prenderà cura di tutti i figli che gli darà proteggendoli e non facendogli mancare nulla. Se neppure un passero è dimenticato dinanzi a Dio, come farà Dio a dimenticarsi dei figli che ha dato ad una coppia che lo teme? Se Dio provvede il pasto al corvo per i suoi piccini, se caccia la preda per la leonessa, quanto più provvederà da mangiare ai suoi figliuoli che confidano in lui! Quindi non ci sono scuse dinanzi a Dio. Ed infine ricordiamo che Paolo ha detto a Timoteo che la donna "sarà salvata partorendo figliuoli, se persevererà nella fede, nell’amore e nella santificazione con modestia" (1 Tim. 2:15), confermando che è il volere di Dio che la donna partorisca figli. Quanti ne vuole Dio naturalmente e non quanti ne decide di avere assieme a suo marito. Nei Salmi è scritto: "Ecco, i figliuoli sono un’eredità che viene dall’Eterno; il frutto del seno materno è un premio. Quali le frecce in man d’un prode, tali sono i figliuoli della giovinezza. Beati coloro che ne hanno il turcasso pieno! Non saranno confusi quando parleranno coi loro nemici alla porta" (Sal. 127:3-5). Quindi o donne, abbiate figli; non rifiutatevi di essere visitate da Dio per non attirarvi un giudizio di Dio su di voi. E parimente voi mariti, non impedite il concepimento, per non essere puniti da Dio per la vostra ribellione. |
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Il giuramento |
La dottrina dei Testimoni di Geova. ‘Quando in tribunale è invitato ad alzare la mano o a metterla sulla Bibbia durante un giuramento, il cristiano, se lo desidera, può farlo, ricordando gli esempi biblici nei quali un giuramento fu accompagnato da un gesto’ (La Torre di Guardia, 15 novembre 1977, pag. 703). |
Confutazione. No, non è affatto così come dice la Torre di Guardia, perché noi, essendo sotto la legge di Cristo e non più sotto quella di Mosè, siamo chiamati a non prestare alcuna sorta di giuramento in nessuna circostanza. Gesù ha detto infatti: "Avete udito pure che fu detto agli antichi: Non ispergiurare, ma attieni al Signore i tuoi giuramenti. Ma io vi dico: Del tutto non giurate, né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran Re. Non giurar neppure per il tuo capo, poiché tu non puoi fare un solo capello bianco o nero. Ma sia il vostro parlare: Sì, sì; no, no; poiché il di più vien dal maligno" (Matt. 5:33-37). Come potete vedere Gesù Cristo ha vietato di giurare; quindi il precetto della Torre di Guardia che permette il giuramento è un precetto d’uomini che volta le spalle alla verità che è in Cristo Gesù. Il motivo per cui noi non dobbiamo giurare con nessun giuramento? Ce lo dice Giacomo: "Affinché non cadiate sotto giudicio" (Giac. 5:12). Noi Cristiani siamo chiamati a dire la verità in ogni circostanza; sappiamo che Dio aborrisce la menzogna e che egli punisce il falso testimonio sia che dica la falsa testimonianza dopo avere giurato sia che la dica senza fare alcun giuramento, e questo ci incute timore. |
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Il ballo |
La dottrina dei Testimoni di Geova. In un articolo su Svegliatevi! dal titolo ‘I giovani chiedono... Il ballo non è un innocuo divertimento?’ si legge: ‘Si può dire che tutti i balli veloci siano appropriati o innocenti? No, e bisogna andare cauti. Il potere della musica può trascinarti. Sebbene sia corretto trovarsi insieme per divertirsi, a tali riunioni è necessario mantenere il giusto ritegno. (...) Pertanto quando si riuniscono insieme i giovani devono stare attenti a non abbandonare ogni ritegno e ‘a non farsi prendere dalla musica’ (Svegliatevi!, 8 ottobre 1984, pag. 11). Andando avanti viene detto che chi segue i principi cristiani evita saggiamente quei balli che sono sessualmente provocanti. Parlando poi della musica che accompagna il ballo viene detto: ‘Pure importante è il tipo di musica che si balla. E’ vero che forse ti piace la musica con il ritmo marcato. Ma per goderla bisogna proprio suonarla a volume assordante? Ed è saggio suonare questo tipo di musica ininterrottamente?’ (ibid., pag. 12). E a riguardo dei balli a musica lenta viene detto: ‘Se dunque decidi di eseguire dei balli lenti, bada ai potenziali pericoli. Alcuni sono stati indotti a commettere fornicazione perché balli immodesti li avevano stimolati’ (ibid., pag. 12). Ma allora un Testimone di Geova può ballare o no? Può ballare, ma ‘in un’atmosfera sana e al suono di una musica appropriatamente scelta’ (ibid., pag. 13). L’articolo dice alla fine: ‘Se fai una festa in cui si balla, perché non invitare i tuoi genitori e alcune persone anziane? Forse possono insegnarti un passo o due, e tu puoi provare la gioia di ballare assieme a loro (...) Evita tutta la musica degradante e le canzoni con parole discutibili! Mantieni lo svago al suo posto affinché non ti porti via troppo tempo e attenzioni. Se seguirai questi suggerimenti potrai divertirti, e il ballo sarà davvero un innocuo divertimento’ (ibid., pag. 13). Come potete vedere ci si trova davanti, nella sostanza, al già visto ballo in un clima di sano divertimento permesso dalla chiesa cattolica romana. |
Confutazione. La Scrittura dice: "Astenetevi da ogni specie di male" (1 Tess. 5:22) o come hanno tradotto altri "da ogni mala apparenza". Essa dice pure che la grazia di Dio che è apparsa "ci ammaestra a rinunziare all’empietà e alle mondane concupiscenze" (Tito 2:12), e che dobbiamo spogliarci "del vecchio uomo che si corrompe seguendo le passioni ingannatrici" (Ef. 4:22), tra le cui passioni c’è pure quella del ballo. Paolo dice anche ai Corinzi: "Non sapete voi che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi, il quale avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi? Poiché foste comprati a prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo" (1 Cor. 6:19-20). Un discepolo di Cristo deve quindi astenersi dall’andare a ballare sia in discoteca che in qualche sala da ballo, e sia dall’organizzare feste danzanti in casa propria. Non importa se la musica sarà suonata da un gruppo musicale che ha fama di fare musica pulita anziché da qualche cantante o gruppo satanista che usa parole scurrili o incita alla violenza o al sesso; non importa se la musica sarà lenta anziché sfrenata, non importano queste differenze, perché la musica di questo mondo giace tutta quanta nel maligno e qualsiasi ballo che l’accompagna, non importa di che genere esso sia, è una manifestazione della carne. E chi è nello Spirito, avendo l’animo alle cose dello Spirito, eviterà queste manifestazioni carnali che non glorificano Dio. Sì, perché egli sa che qualsiasi cosa fa deve farla alla gloria di Dio e il ballo mondano non porta proprio a glorificare Dio. Tutt’altra cosa occorre dire invece sulla danza che glorifica Dio secondo che è scritto di lodare Dio con danze (cfr. Sal. 150:4). Essa è consentita, ma perché è un tipo di danza sospinta dallo Spirito di Dio che è santo. Ma quando si verifica questo tipo di danza? Essa si verifica quando c’è una autentica manifestazione di gioia da parte del popolo di Dio. Per esempio quando un cieco ricupera la vista, quando uno zoppo si mette a camminare o un morto risuscita, o quando un credente che si era sviato dalla verità dopo molti anni torna al Signore, o quando un peccatore si converte al Signore o in altri particolari eventi. Non è qualcosa di preparato, ma di estemporaneo che sorge sul momento perché si viene mossi dallo Spirito di Dio e per esprimere la propria gioia, e la propria lode a Dio si comincia a saltare e a danzare. Ma ripeto questo avviene solo in particolari occasioni. |
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Battute e barzellette |
La dottrina dei Testimoni di Geova. ‘Battute e barzellette pulite e sane sono ottime al tempo e nel luogo appropriati e fanno divertire, e tutti a volte abbiamo bisogno di rilassarci’ (Svegliatevi!, 8 febbraio 1981, pag. 28). Questo è quello che si legge in un articolo su Svegliatevi! intitolato ‘Il senso dell’umorismo: un dono di Dio’. Su un altro articolo di un altro numero di Svegliatevi! si legge: ‘... condite la vita con un pizzico di umorismo. Scoprite il senso dell’umorismo. Coltivatelo. Vedrete che farà meraviglie per voi e per chi vi sta vicino’ (Svegliatevi!, 22 maggio 1994, pag. 27). |
Confutazione. La sacra Scrittura insegna che il nostro parlare deve essere un parlare grave, irreprensibile, affinché i nostri avversari non abbiano nulla da dire contro di noi. Ecco quanto dice Paolo a Tito: "Esorta parimente i giovani ad essere assennati, dando te stesso in ogni cosa come esempio di opere buone; mostrando nell’insegnamento purità incorrotta, gravità, parlar sano, irreprensibile, onde l’avversario resti confuso, non avendo nulla di male da dire di noi" (Tito 2:6-8). Anche a Timoteo, che era anch’egli un ministro del Vangelo, Paolo dice una cosa simile infatti gli dice di essere un esempio ai credenti nel parlare (cfr. 1 Tim. 4:12). Sempre Paolo conferma che il nostro parlare deve essere sano e irreprensibile quando rivolge questa esortazione ai santi di Colosse: "Il vostro parlare sia sempre con grazia, condito con sale, per sapere come dovete rispondere a ciascuno" (Col. 4:6); ed anche quando dice ai santi di Efeso: "Ma come si conviene a dei santi, né fornicazione, né alcuna impurità, né avarizia, sia neppur nominata fra voi; né disonestà, né buffonerie, né facezie scurrili, che son cose sconvenienti; ma piuttosto, rendimento di grazie" (Ef. 5:3-4). Queste Scritture escludono quindi che il nostro parlare deve essere condito con battute e barzellette, perché queste cose non fanno parte del sale di cui deve essere condito il nostro parlare; queste cose sono infatti chiamate dalla Scrittura buffonerie. Nessuno vi inganni fratelli; le cosiddette battute e barzellette pulite e sane in realtà non sono sane e pulite perché in esse sono presenti la menzogna e la falsità, come in quelle che vengono definite sporche. Sono tutte cose sporche, contaminate; infatti esse non conferiscono grazia a chi le ascolta; non edificano. Qualcuno forse dirà: Ma allora siete per una vita da fare sempre col muso lungo, piangendo? Affatto, noi siamo per una vita gioiosa, allegra, ma questa gioia e questa allegria di cui vogliamo sia piena la nostra vita è quella che produce lo Spirito Santo che dimora in noi. Ma è evidente che affinché sia presente questa gioia e questa allegria noi dobbiamo camminare per lo Spirito, cioè seguendo i suoi impulsi che ci spingono sempre a fare ciò che è giusto agli occhi di Dio. Noi quindi ci rallegriamo nel Signore nel parlare della sua salvezza ai peccatori, nel parlare con i fratelli delle sue opere potenti passate e presenti, delle sue rivelazioni passate e presenti, nel compiere opere buone, nel magnificare Dio con le nostri lodi; noi ci rallegriamo nel Signore nel vedere i credenti camminare nella verità, nella santità, nel timore di Dio; noi ci rallegriamo nel Signore nel meditare sulle sue meraviglie che ha compiuto nella nostra vita fino al presente; noi ci rallegriamo nel meditare la sua parola. Sì, il nostro cuore trabocca di gioia quando facciamo tutte queste cose. E non solo, ci rallegriamo pure quando siamo oltraggiati, vituperati, perseguitati a cagion di Cristo; per noi dunque anche le afflizioni sono fonte di gioia. Al bando dunque l’umorismo dei Testimoni di Geova e di qualsiasi altro (tra cui anche quello di tanti predicatori che sono presenti in mezzo alle chiese), che non fa altro che rattristare il cuore del giusto, che non fa altro che guastare il pregio della sapienza secondo che è scritto: "un po’ di follia guasta il pregio della sapienza e della gloria" (Ecc. 10:1). Lo so, che si passa da pazzi nel rifiutare persino il cosiddetto umorismo pulito, ma non possiamo fare altrimenti; Gesù non scherzava e non intratteneva né i suoi discepoli e neppure le persone del mondo con battute e barzellette ‘pulite’; anche il parlare degli apostoli era privo di queste battute e queste barzellette. E noi vogliamo seguire l’esempio di Cristo e dei suoi santi apostoli; anche a costo di essere etichettati pazzi. Piuttosto diciamo: E’ inevitabile che nel voler seguire il loro esempio si venga definiti pazzi. Non è qualche cosa che può avvenire, ma qualcosa che avviene per forza di cose. |
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Le trasfusioni di sangue |
La dottrina dei Testimoni di Geova. I Testimoni di Geova, come abbiamo già accennato, vietano le trasfusioni di sangue, pena l’espulsione dall’organizzazione. Essi dicono: ‘Geova Dio disse: ‘L’anima [ nèphesh] d’ogni sorta di carne è il suo sangue mediante l’anima in esso. Di conseguenza ho detto ai figli d’Israele: ‘Non dovete mangiare il sangue di nessuna sorta di carne, perché l’anima d’ogni sorta di carne è il suo sangue" (La Torre di Guardia, 1 novembre 1984, pag. 12) per cui chi riceve il sangue di un’altra persona nel suo corpo mangia il sangue e nella legge Dio aveva detto che avrebbe sterminato di mezzo al popolo chi avrebbe mangiato il sangue di qualsivoglia animale (cfr. Lev. 17:10). |
Confutazione. A proposito di questo loro insegnamento va detto questo. Innanzi tutto è errato dire che il sangue di una persona è la sua anima o che nel sangue di una persona ci sia l’anima di essa perché, come abbiam in precedenza visto, secondo la Scrittura, l’anima è un qualcosa di spirituale all’interno del corpo dell’essere umano che quando esso muore si diparte da esso e va o in cielo o nell’Ades a secondo che l’individuo è salvato o perduto. Nel sangue della persona c’è la vita biologica e non l’anima. Facciamo un esempio con la Scrittura: nel libro dell’Apocalisse Giovanni dice: "Io vidi sotto l’altare le anime di quelli ch’erano stati uccisi per la parola di Dio e per la testimonianza che aveano resa; e gridarono con gran voce, dicendo: Fino a quando, o nostro Signore che sei santo e verace, non fai tu giudicio e non vendichi il nostro sangue su quelli che abitano sopra la terra?" (Ap. 6:9-10). Ora, come si può ben comprendere da queste parole di Giovanni, lui vide le anime di quei cristiani in cielo; ma non vide il loro sangue in cielo perché il sangue di quelle persone rimase sulla terra. Non può essere altrimenti dato che è scritto "che carne e sangue non possono eredare il regno di Dio" (1 Cor. 15:50). Quelle anime chiedevano a Dio di vendicare il loro sangue e non la loro anima. E Dio vendicherà il loro sangue a suo tempo infatti nell’Apocalisse è detto che quando il terzo angelo versò la sua coppa nei fiumi e nelle fonti delle acque; le acque diventarono sangue. E l’angelo delle acque disse: "Sei giusto, tu che sei e che eri, tu, il Santo, per aver così giudicato. Hanno sparso il sangue dei santi e dei profeti, e tu hai dato loro a bere del sangue: essi ne son degni" (Ap. 16:5-6). L’errore dei Testimoni di Geova è quindi quello di chiamare anima il sangue dell’uomo quando esso non lo è. Per quanto riguarda poi la trasfusione di sangue è necessario dire che quantunque non consista nel mangiare sangue di una persona perché non gli entra per la bocca, per cui non si può citare per vietarla la decisione degli apostoli e degli anziani a Gerusalemme sia perché non è sangue di animale e neppure si tratta di ingerirlo (se si fosse trattato di ingerirlo allora le cose sarebbero state differenti: quindi non si può mettere un credente che riceve una trasfusione di sangue nelle vene sullo stesso piano di un altro che mangia il sangue di animali), pure bisogna dire che se un credente si astiene da essa perché ritiene che il Signore è potente da creargli tutto il sangue che lui ha bisogno nel corpo senza avere bisogno di riceverne da terzi, egli fa bene. Poiché in questo caso egli con la sua condotta mostra di aver riposto la sua fiducia totalmente in Dio e non nei medici. Questo è un atto di fede che Dio premia. Quindi astenersi dalle trasfusioni di sangue nel bisogno perché si ha piena fiducia in Dio è una buona cosa. Egli è l’Onnipotente. Egli può dare a chi ha bisogno tutto il sangue che necessita. |
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Il servizio militare e quello civile |
La dottrina dei Testimoni di Geova. I Testimoni di Geova rifiutano di fare il servizio militare, facendo presente che i cristiani devono procacciare la pace e non imparare la guerra. Ma oltre ad esso, essi rifiutano anche di fare il servizio civile al posto di quello militare. Essi dicono che ‘non è che essi siano contrari al servizio civile come tale, ma, piuttosto, è una questione di stretta neutralità. Perciò, qualsiasi lavoro che sia una semplice sostituzione del servizio militare non sarebbe accettevole (...) Il cristiano è contrario ad accettare volontariamente tale lavoro a motivo di ciò che dice la legge di Dio al riguardo: ‘Foste comprati a prezzo; smettete di divenire schiavi degli uomini’ (I Cor. 7:23) La servitù civile in sostituzione del servizio militare sarebbe altrettanto biasimevole per il cristiano. In effetti, egli diverrebbe con ciò parte del mondo invece di mantenersene separato come comandò Gesù’ (Svegliatevi!, 8 giugno 1975, pag. 13). Ecco dunque il perché essi rifiutano di prestare pure il servizio civile, perché secondo loro si renderebbero schiavi degli uomini e parte del mondo! |
Confutazione. Siamo d’accordo che i cristiani non devono fare il servizio militare, e questo perché la Parola di Dio ci comanda che noi come figli della pace dobbiamo procacciare la pace con tutti, e non metterci ad imparare a guerreggiare gli uomini con armi carnali. Ma noi non siamo d’accordo con i Testimoni di Geova quando dicono di non voler fare neppure il servizio civile alternativo per le suddette ragioni. Noi diciamo che dato che in questa nazione c’è l’opportunità di valersi di questo diritto di fare il servizio civile al posto di quello obbligatorio militare, il credente dovrebbe coglierla. Non si tratta di imbracciare armi o di imparare la guerra e perciò può essere compiuto. Per quanto riguarda poi le parole di Paolo citate dalla Torre di Guardia diciamo che se si leggono nel loro contesto si vedrà che Paolo non ha affatto detto di non prestare questo servizio allo Stato per non diventare schiavi degli uomini, ma bensì ha detto di non lasciarsi imporre la circoncisione se si è stati chiamati da Dio incirconcisi, e di non lasciarsi togliere la circoncisione se si è stati chiamati da Dio quando si era circoncisi. In questo caso sì si diventa schiavi degli uomini. Anche nel caso si cominciano ad osservare feste, giorni e mesi e precetti quali non assaggiare, non toccare e non maneggiare si diventerebbe schiavi degli uomini, perché si ricadrebbe sotto la schiavitù dei poveri e deboli elementi di questo mondo che a nulla servono . Quanto al fatto poi di dire che nel caso il cristiano facesse il servizio civile diverrebbe parte del mondo, diciamo che questo non è vero. Anzi riteniamo che proprio là dove il cristiano svolgerebbe il servizio civile avrebbe una grande opportunità di fare risplendere la luce che è in lui, testimoniando del Vangelo della grazia a tante persone che giacciono nelle tenebre, e tenendo una condotta santa e pia. Naturalmente, questo non è il caso dei Testimoni di Geova perché loro non sono dei cristiani perciò dovunque sono potranno al massimo mostrare solo la forma della pietà avendone rinnegata la potenza, ma non la luce del Signore. Non sono salvati, non hanno la vita eterna, si vestono più o meno come tutti (in taluni casi gli uomini sono vestiti così elegantemente, e le donne in maniera così provocante che non si può fare a meno di dire che corrono dietro alle concupiscenze del mondo) se ne vanno in spiaggia al mare a mettersi mezzi nudi e a divertirsi d’estate (e si noti che ai loro battesimi di massa le donne si fanno battezzare persino in costume e in taluni casi sono in costume anche gli uomini che battezzano: che indecenza!), hanno la televisione, vanno al cinema, scherzano e buffoneggiano, che luce possono vedere gli altri in loro. Non vedranno piuttosto tenebre? E poi ci vengono a parlare di mondo, di separazione dal mondo? Ma si ravvedano e si convertano a Cristo prima e allora potranno cominciare a parlare di separazione dal mondo; ma fino a quando saranno membri di questa organizzazione saranno anche loro parte di questo mondo a tutti gli effetti. Per concludere, occorre dire che il motivo vero per cui i Testimoni di Geova rifiutano di fare il servizio militare e quello civile è perché loro considerano ogni servizio reso allo Stato un servizio reso a Satana; e quindi in realtà essi non rifiutano di fare il militare perché sono figli della pace. I figli della pace sono solo coloro che hanno conosciuto il Principe della pace; e loro non lo sono perché non lo conoscono. Parlate con loro della sana dottrina e vedrete che essi non sono per la pace ma sono per la guerra; stanno continuamente a contrastare alla verità! "Io sono per la pace, ma, non appena parlo, essi sono per la guerra" (Sal. 120:7). |
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L’odio verso i nemici |
La dottrina dei Testimoni di Geova. Secondo quanto dice la Torre di Guardia alcuni uomini sono da odiare e non si devono onorare. ‘Coloro che odiano Geova ed il suo popolo devono essere oggetto di odio, ma questo non vuol dire che approfitteremo per fare loro male materialmente in uno spirito di cattiveria o di disprezzo, qualità caratteristiche del maligno, mentre il puro odio non lo è. Dobbiamo odiare nel senso più vero, nutrire cioè estrema ed attiva avversione, considerare spregevole, odioso, sozzo, detestare (...) Non odiamo coloro che odiano Geova? Non possiamo amare quei nemici spiranti odio perché li aspetta solo la distruzione. Noi eleviamo la preghiera del salmista: ‘Fino a quando, o Dio, oltraggerà l’avversario? Il nemico sprezzerà egli il tuo nome in perpetuo? Perché ritiri la tua mano, la tua destra? Traila fuori dal tuo seno, e distruggili’ (La Torre di Guardia, 1 ottobre 1952; citato da Walter Martin in op. cit., pag. 116-117); ‘...in certe condizioni e in determinati momenti è giusto odiare (...) Per lealtà a Geova, i suoi servitori odiano le persone e le cose che egli odia (...) Ma questo odio non cerca di nuocere ad altri e non è sinonimo di disprezzo o rancore. (...) I cristiani giustamente odiano gli inveterati nemici di Dio, come il Diavolo e i suoi demoni, e anche gli uomini che volontariamente e consapevolmente si oppongono a Geova (...) non provano alcun amore per coloro che trasformano l’immeritata benignità di Dio in una scusa per tenere una condotta dissoluta...’ (Perspicacia nello studio delle Scritture, vol. II, pag. 418). Questa loro dottrina è chiamata del ‘puro odio verso i nemici’. |
Confutazione. Sotto la grazia questa dottrina non esiste più perché è stata annullata da Cristo. Egli stesso disse infatti: "Voi avete udito che fu detto: Ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico. Ma io vi dico: Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figliuoli del Padre vostro che è nei cieli; poiché Egli fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti..." (Matt. 5:43-45). I Testimoni di Geova quindi nell’odiare i loro nemici non si attengono affatto all’ordine di Cristo ma lo annullano dimostrando così di non essere figli di Dio. Perché? Perché i veri figliuoli di Dio seguono le orme di Cristo, il Figlio di Dio, il quale non odiò i suoi nemici ma pregò per loro persino in punto di morte dicendo a Dio: "Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno" (Luca 23:34). Gesù non pregò Dio di tirare fuori la sua destra e di distruggerli; e non erano forse quelli che lo misero in croce nemici di Dio? Certo che lo erano perché Gesù aveva detto di loro la notte in cui fu tradito: "...hanno odiato e me e il Padre mio" (Giov. 15:24). Ecco l’esempio da seguire. |
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La difesa |
La dottrina dei Testimoni di Geova. Abbiamo visto che i Testimoni di Geova quando parlano del loro rifiuto di fare il servizio militare dicono che i Cristiani essendo per la pace e non per la guerra non possono imparare la guerra, ma abbiamo anche visto che essi sono chiamati ad odiare i loro nemici. A riguardo di questo odio però ci tengono a dire che ‘questo non vuol dire che approfitteremo per fare loro male materialmente in uno spirito di cattiveria o di disprezzo, qualità caratteristiche del maligno’. Ma è proprio vero che questo odio che devono nutrire verso i loro nemici non gli farà far loro materialmente del male? Affatto, perché in caso di persecuzione essi sono chiamati ad opporsi ai loro nemici con la violenza. Ecco che cosa si legge in un articolo su Svegliatevi! intitolato: ‘Difesa personale. Sin dove può arrivare il cristiano?’: La Bibbia pertanto non incoraggia a tentare impulsivamente di difendere se stessi. Tuttavia non sostiene il pacifismo, poiché indica che ci sono casi in cui difendersi. I cristiani possono sventare le aggressioni fisiche contro se stessi, le loro famiglie o altri che hanno veramente bisogno di essere difesi’ (Svegliatevi!, 8 luglio 1991, pag. 13). Ma siccome questa loro dichiarazione non rende molto bene l’idea di quale è il loro insegnamento sulla difesa citerò alcune parole di Rutherford prese dal suo libro Religione: ‘Quando i testimoni di Geova vanno nel servizio del Signore, e mediante la distribuzione della letteratura relativa alla sua Parola o mentre che adempiono altro simile ed appropriato servizio, essi vengono assaliti da una turba, e se appare necessario che tali testimoni adoperano la forza per respingere o deviare tale assalto, allora essi possono appropriatamente usare tale forza che a loro sembra sia convenevole per la loro protezione o difesa personale e la loro proprietà. Essi debbono adoperare la forza fisica soltanto quale ultimo ricorso per la loro propria protezione contro i malfattori. Ma nessuno, per ragione ch’egli sia un Cristiano, è obbligato di sottomettersi volontariamente e senza resistenza all’attacco di un brutale od altri che tentano di impedirlo di procedere legalmente nella sua inestimabile opera di predicare la buona novella’ (J. F. Rutherford, Religione, Brooklyn 1940, pag. 279-280). |
Confutazione. Questo insegnamento è falso perché Gesù ha detto: "Non contrastate al malvagio; anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l’altra; ed a chi vuol litigar teco e toglierti la tunica, lasciagli anche il mantello. E se uno ti vuol costringere a far seco un miglio, fanne con lui due" (Matt. 5:39-41). L’apostolo Paolo ha confermato questo insegnamento dicendo: "Non rendete ad alcuno male per male" (Rom. 12:17). Nessuna violenza fisica è dunque permessa al discepolo di Cristo contro il suo nemico; anche quando questo cerca di impedirgli di predicare la Buona Novella del Regno di Dio in un determinato luogo. In questo caso egli è chiamato ad andarsene in un altro luogo. Gli apostoli Paolo e Barnaba ci hanno lasciato l’esempio infatti ad Antiochia di Pisidia quando i Giudei istigarono le donne pie e ragguardevoli e i principali uomini della città e suscitarono una persecuzione contro loro e li scacciarono dai loro confini, essi ‘scossa la polvere de’ lor piedi contro loro, se ne vennero ad Iconio" (Atti 13:51). |
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L’intercessione dello Spirito |
La dottrina dei Testimoni di Geova. In Perspicacia nello studio delle Scritture a proposito dell’intercessione dello Spirito si legge: ‘In Romani 8:26,27, Paolo spiega che quando i servitori di Dio pregano, non sempre sanno esattamente per che cosa dovrebbero pregare. Ma Dio sa che desiderano sia fatta la sua volontà. Inoltre sa che cosa occorre ai suoi servitori. In passato Dio ha fatto scrivere nella sua Parola molte preghiere ispirate, che esprimono la sua mente o volontà per loro. Perciò accetta queste preghiere ispirate come se fossero ciò che il suo popolo vorrebbe chiedere in preghiera, e quindi le esaudisce’ (Perspicacia nello studio delle Scritture, vol. II, pag. 256). Siccome però queste parole non spiegano in maniera soddisfacente questa loro dottrina vi cito queste altre parole prese dal libro Lo Spirito Santo: la forza del nuovo ordine avvenire!: ‘Semplicemente non sappiamo come invocare o supplicare Dio con frasi appropriate o quali espressioni rivolgere al nostro Soccorritore celeste. Comunque Dio comprende la nostra situazione e percepisce con esattezza ciò che sinceramente desidereremmo avere. Se noi stessi non possiamo formulare preghiere, ebbene, preghiere sono già state composte per noi. Dove? Nelle profetiche Sacre Scritture che furono ispirate dallo spirito santo di Dio. Dio è pienamente a conoscenza delle preghiere riportate nella sua Parola. Ne conosce il ‘significato’. Conosce quelle che si addicono a noi che vogliamo pregare giustamente. Quindi Dio considera tali appropriate preghiere scritte come se fossero pronunciate dagli stessi cristiani che gemono. Tali preghiere non sono state pronunciate dagli stessi cristiani che sono nel bisogno, ma Dio ascolta come se lo spirito santo lo supplicasse secondo le preghiere ispirate dallo spirito che sono nella Bibbia. (...) Poiché lo spirito santo ispirò la stesura delle preghiere originali nelle quali è invocato Dio, si può dire che lo spirito intercede ‘in armonia con Dio per i santi’. In tal modo ‘lo spirito viene in aiuto della nostra debolezza’. Dio non manca di rispondere a tali invocazioni del suo spirito santo come intercessore’ (Lo Spirito Santo: la forza del nuovo ordine avvenire!, pag. 135). Come potete vedere dunque, anche se il popolo di Dio non fa delle richieste precise a Dio, quali quelle che sono scritte nelle epistole di Paolo per esempio, Dio esaudisce quelle preghiere per loro. In altre parole, è come se quelle preghiere fossero state fatte lo stesso, e Dio le esaudisce. |
Confutazione. Le parole di Paolo ai Romani non hanno affatto il significato datogli dalla Torre di Guardia. Paolo quando dice che "lo Spirito sovviene alla nostra debolezza" (Rom. 8:26) e che "lo Spirito intercede egli stesso per noi con sospiri ineffabili; e Colui che investiga i cuori conosce qual sia il sentimento dello Spirito, perché esso intercede per i santi secondo Iddio" (Rom. 8:26-27), si riferisce al pregare mediante lo Spirito Santo, cioè in altre lingue. Infatti noi sappiamo da quello che lui dice ai Corinzi che chi parla in altra lingua tra le altre cose fa anche questo, prega Dio secondo che è scritto: "se prego in altra lingua, ben prega lo spirito mio, ma la mia intelligenza rimane infruttuosa. Che dunque? Io pregherò con lo spirito, ma pregherò anche con l’intelligenza..." (1 Cor. 14:14-15). Mediante questo tipo di preghiera il credente viene messo in grado di chiedere a Dio delle cose per altri credenti di cui lui non conosce né l’identità e neppure i bisogni. Per esempio, se un credente in Africa si trova all’improvviso in un pericolo di morte, lo Spirito può sospingerlo a pregare in altra lingua per lui, senza che lui sappia che egli sta pregando proprio per lui. Questo modo di pregare per lo Spirito costituisce quindi una potente arma provvista da Dio al suo popolo. Per quanto riguarda le preghiere scritte da Paolo per lo Spirito, che lui naturalmente nella realtà elevò a Dio, esse certamente sono delle preghiere ispirate che i credenti fanno bene ad elevare a Dio con fede, perché esse sono in accordo con la volontà di Dio. Ma non si può dire che chi prega in quella stessa maniera, cioè ripetendo quelle stesse parole di Paolo, stia pregando per lo Spirito, perché chi prega per lo Spirito lo fa in altra lingua e non nella lingua da lui conosciuta. E poi si tenga presente, che se si vuole che Dio esaudisca quelle preghiere, è necessario farle da noi stessi. Come potete vedere i Testimoni di Geova errano grandemente per mancanza di conoscenza anche a riguardo dell’intercessione compiuta dallo Spirito Santo. |
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La rivelazione progressiva |
La dottrina dei Testimoni di Geova. Abbiamo visto innanzi come la Torre di Guardia nel corso della sua esistenza ha fallito molte volte nel predire certi eventi. Aveva predetto la fine del mondo per il 1914, e questa non avvenne; predisse poi la fine del mondo per il 1925, e neppure questa volta venne la fine; ed infine la predisse per il 1975, ed anche questa volta la sua predizione cadde a terra. Come spiega essa allora questi mancati adempimenti? In questa maniera. Essa dice che la Bibbia è il risultato di una progressiva rivelazione della volontà di Dio al genere umano, per cui anche ai suoi moderni adoratori Dio rivela il suo proposito progressivamente. Dio dispensa le sue verità al tempo e nel modo da Lui voluto, e poiché egli è progressivo nel rivelare le sue verità, gli uomini devono correggere i loro punti di vista sui vari soggetti scritturali. ‘Ci si deve dunque aspettare che a volte ci siano dei cambiamenti di vedute. La nostra credenza basilare può essere legittima verità scritturale, ma può darsi che in passato non comprendessimo pienamente alcuni particolari. A suo tempo, con l’aiuto dello spirito di Geova, quelle cose sono chiarite’ (La Torre di Guardia, 15 aprile 1967, pag. 255). Ho riscontrato personalmente questo loro modo di ragionare quando ho fatto notare ad alcuni Testimoni di Geova come le loro date sulla fine del mondo sono cambiate già diverse volte. La risposta nella sostanza è stata questa: Dio fornisce graduale intendimento spirituale al Corpo Direttivo in modo che questo progressivamente afferri il senso di una verità. Ed a sostegno di questa risposta citano queste parole ai Proverbi: "Il sentiero dei giusti è come la luce che spunta e va vie più risplendendo, finché sia giorno perfetto" (Prov. 4:18). (Questo ragionamento viene fatto anche per sostenere il radicale cambiamento di vedute a riguardo di certe dottrine, come per esempio di quella del numero di coloro che sono destinati ad andare in cielo). |
Confutazione.
E’ vero che Dio ha rivelato il suo proposito nel corso del tempo e non
tutte le cose le ha predette subito. Per esempio egli predisse la venuta
del Cristo già ad Abramo dicendogli che nella sua progenie sarebbero
state benedette tutte le genti, ma ancora non aveva detto dove sarebbe
nato questo suo Cristo perché questo lo annunzierà al profeta Michea,
o come egli avrebbe benedetto tutte le genti perché questo Egli lo
cominciò ad adombrare nella Pasqua, e poi nelle funzioni del sommo
sacerdote e nei sacrifici espiatori che egli avrebbe dovuto offrire per
sé e per il popolo. Ed ancora non aveva preannunciato la risurrezione
del Cristo perché questa sarà preannunciata tramite il re Davide.
Anche Gesù quando venne non annunciò ai suoi discepoli tutte le cose
che dovevano avvenire dopo che egli sarebbe stato assunto in cielo,
perché disse loro che quando lo Spirito Santo sarebbe venuto avrebbe
annunciato loro le cose a venire. Ma questo modo di agire di Dio non si
riscontra affatto nelle predizioni della Torre di Guardia perché qui
troviamo date sulla fine del mondo che sono risultate false, e annunci
di eventi catastrofici che poi non si sono adempiuti. E "Iddio non
è un uomo, perch’ei mentisca, né un figliuol d’uomo, perch’ei si
penta" (Num. 23:19). Quindi tutte quelle predizioni fatte dalla
Torre di Guardia, in nome di Dio, che puntualmente e inesorabilmente
sono cadute a terra non erano affatto rivelate da Dio ai suoi servitori,
ma menzogne spacciate (per verità rivelate da Dio) da uomini corrotti
di mente senza timore di Dio che sedotti dal diavolo sedussero a loro
volta molte altre persone inducendole a confidare nella vanità. In esse
non c’è la constatazione di nessuna graduale rivelazione del
proposito di Dio, ma solo la constatazione che esse furono vani presagi
fatti per presunzione. Impostori, non servi di Dio, furono coloro che
fecero quelle predizioni e come Isaia aveva detto, Dio rese vani i loro
presagi rendendoli confusi (cfr. Is. 44:25) .
Di Dio nessuno si può fare beffe; Lui le imposture e le menzogne le fa
ricadere sul capo di chi le dice a suo tempo. Ma non è che ci si deve
meravigliare della condotta della Torre di Guardia perché Gesù lo
disse che molti sarebbero venuti nel suo nome dicendo: "Il tempo è
vicino" (Luca 21:8). Ma altresì ci disse di non essere sedotti dai
loro discorsi, di non andarci dietro. In risposta al passo dei Proverbi
preso dalla Torre di Guardia a sostegno della ‘rivelazione
progressiva’ accordata al cosiddetto schiavo fedele e discreto,
diciamo che è altresì scritto: "La via degli empi è come il
buio; essi non scorgono ciò che li farà cadere" (Prov. 4:19).
Ecco quali sono le parole della Scrittura che descrivono la via nella
quale si trova il loro cosiddetto schiavo fedele e discreto! E chi può
dire che non è così? Riflettete: non è forse vero che coloro che
guidano questo popolo di ciechi camminano nelle tenebre per cui non si
possono accorgere di ciò che li farà cadere? Non ha forse detto Gesù
che "se uno cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in
lui" (Giov. 11:10)? Ecco dunque perché i dirigenti di questa setta
hanno inciampato e fatto inciampare molti già diverse volte con le loro
date, perché la luce non è in loro; sono figli della notte e delle
tenebre. Quindi fratelli, non date retta a nessuno che vi voglia fare
credere che la fine del mondo è prevista per un particolare anno, mese
o giorno, e che la venuta del Signore deve verificarsi per quella
specifica data, perché chi stabilisce date a riguardo di questi eventi
non parla da parte di Dio. Egli fa parlare la sua lingua; ma certamente
non è Dio a parlare tramite lui. Semmai diciamo che Dio vi mette alla
prova tramite chi ha la presunzione di fare simili predizioni. State
dunque saldi nella fede; rimanete tranquilli, dimorate nel Signore
affinché quando egli verrà siate trovate sinceri e irreprensibili e
non abbiate a ritirarvi da lui coperti di vergogna. |
|
La stella apparsa in Oriente in
occasione della nascita del re dei Giudei |
La dottrina dei Testimoni di
Geova. Gli ‘astrologi
(che) vennero da luoghi orientali’, quindi dalle vicinanze di
Babilonia, la cui visita al re Erode dopo la nascita di Gesù provocò
la strage di tutti i bambini maschi di Betleem, evidentemente non erano
servitori o adoratori del vero Dio. (...) A motivo del fatto che
praticavano l’astrologia, benché fosse condannata, e dei pessimi
risultati della loro visita, che mise in pericolo la vita del futuro
Messia, è certo consentito, anzi opportuno, ritenere che fossero
guidati da una fonte avversa ai propositi di Dio relativi al
promesso Messia. E’ certo ragionevole chiedersi se colui che
‘continua a trasformarsi in angelo di luce’, il cui operato è
contrassegnato da ‘ogni opera potente, e segni e portenti di
menzogna’, che fu in grado di far sembrare che un serpente parlasse, e
che fu definito da Gesù ‘omicida quando cominciò’, non avrebbe
potuto far ‘vedere’ agli astrologi un oggetto simile a una stella
che prima li guidò non a Betleem, ma a Gerusalemme, dove risiedeva un
acerrimo nemico del promesso Messia’ (Perspicacia nello studio
delle Scritture, vol. II, pag. 1049-1050). |
Confutazione.
Anche questo insegnamento della Torre di Guardia è falso. Adesso lo
dimostreremo. Non può essere vero che i magi provenienti dall’Oriente
furono guidati dal diavolo prima a Gerusalemme e poi a Betlemme dove era
nato in quel tempo Gesù, per questa ragione. Perché quando essi
arrivarono a Gerusalemme chiesero dove era il Re dei Giudei che era nato
perché essi avevano veduto la sua stella in Oriente ed erano venuti per
adorarlo, e difatti questo fecero quando andarono a Betleem e lo
trovarono in fasce nella casa. E noi sappiamo che il diavolo non avrebbe
mai guidato degli uomini al posto dove era nato Gesù per adorarlo.
Perché egli non vuole che Gesù sia adorato. Egli vuole che Egli sia
schernito, oltraggiato, odiato, ma non adorato. La stella quindi che
apparve loro in Oriente e li condusse al luogo preciso dove si trovava
il bambino Gesù non apparve per opera del diavolo ma per opera di Dio.
Essi non furono guidati da una forza avversa a Cristo; semmai sono i
Testimoni di Geova guidati da una forza avversa a Cristo perché
rifiutano di adorarlo. A questo punto rispondiamo all’asserzione
secondo cui l’apparizione di quella stella mise a repentaglio la vita
di Gesù e quindi non poteva essere da Dio. Per confutare questo
ragionamento umano diciamo che il tutto rientrava nel disegno di Dio
infatti Dio aveva stabilito di far sapere a Erode, per mezzo dei magi,
che in Giudea era nato il Re dei Giudei; e aveva altresì stabilito di
farlo infuriare per mezzo del comportamento dei magi che dopo aver
adorato Gesù ed avergli offerto i doni che avevano portato
"essendo stati divinamente avvertiti in sogno di non ripassare da
Erode, per altra via tornarono al loro paese" (Matt. 2:12). I
motivi sono i seguenti. Egli doveva mandare Giuseppe con sua moglie e il
bambino in Egitto ed adempiere così la parola detta tramite il profeta
Osea: "Fuor d’Egitto chiamai il mio figliuolo" (Matt. 2:15;
cfr. Osea 11:1). Come voi sapete infatti, dopo che i magi furono partiti
da Betlemme un angelo del Signore apparve a Giuseppe e gli disse di
fuggire in Egitto finché non fossero morti coloro che cercavano la vita
del fanciullino. E poi si doveva compiere la strage dei bambini maschi
ch’erano in Betleem e dintorni perché questo era stato predetto dal
profeta dicendo: "Un grido è stato udito in Rama; un pianto ed un
lamento grande; Rachele piange i suoi figliuoli e ricusa d’esser
consolata perché non sono più" (Matt. 2:18). I Testimoni di Geova
quindi errano per mancanza di conoscenza anche a proposito dei magi
d’Oriente e dell’apparizione della stella in Oriente. |
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Enoc ed Elia |
La dottrina dei Testimoni di
Geova. ‘Enoc fu
‘trasferito in modo da non vedere la morte’, il che può significare
che Dio lo fece cadere in uno stato di estasi profetica e pose fine alla
sua vita mentre egli era in estasi, così che Enoc non provò le doglie
della morte (...) Comunque non fu portato in cielo (...) Sembra che,
come nel caso del corpo di Mosè, Geova abbia fatto sparire il corpo di
Enoc, dal momento che ‘non fu trovato in nessun luogo’ (Perspicacia
nello studio delle Scritture, vol. I, pag. 824). ‘Elia non morì
al tempo di questa ascensione, ma continuò a vivere per alcuni anni
dopo essere stato trasportato per ‘via aerea’ lontano dal suo
successore Eliseo. Elia non ascese ai cieli spirituali neppure alla sua
morte...’ (op. cit., pag. 489); ‘Elia non muore in quel
tempo, né va nell’invisibile reame spirituale, ma è trasferito per
ricevere un altro incarico profetico...’ (ibid., pag. 807).
Come potete vedere per i Testimoni di Geova sia Enoc che Elia morirono.
Ma perché ‘dovettero’ per forza di cose morire anche loro? Perché
non essendo parte dei 144.000 essi non potevano essere portati in cielo.
|
Confutazione.
La Scrittura attesta chiaramente che sia Enoc che Elia non videro la
morte. Di Enoc è scritto nella Genesi: "Ed Enoc camminò con Dio;
poi disparve, perché Iddio lo prese" (Gen. 5:24), e nella lettera
agli Ebrei: "Per fede Enoc fu trasportato perché non vedesse la
morte; e non fu più trovato, perché Dio l’avea trasportato; poiché
avanti che fosse trasportato fu di lui testimoniato ch’egli era
piaciuto a Dio" (Ebr. 11:5). E a proposito di Elia è scritto:
"E com’essi continuavano a camminare discorrendo assieme, ecco un
carro di fuoco e de’ cavalli di fuoco che li separarono l’uno
dall’altro, ed Elia salì al cielo in un turbine" (2 Re 2:11).
Enoc ed Elia furono quindi trasportati in cielo senza vedere la morte:
riteniamo che essi "sono i due unti che stanno presso il Signore di
tutta la terra" (Zacc. 4:14); "i due olivi e i due candelabri
che stanno nel cospetto del Signor della terra" (Ap. 11:4). |
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I figli di Dio che si accoppiarono
con le figlie degli uomini |
La dottrina dei Testimoni di
Geova. I Testimoni di
Geova insegnano che i figliuoli di Dio che presero per mogli le figlie
degli uomini (il fatto è raccontato in Genesi 6:1-2,4) erano degli
angeli che lasciarono la loro dimora e dopo essersi materializzati si
accoppiarono con le figlie degli uomini e da questa unione nacquero gli
uomini potenti. Per quanto riguarda la fine che fecero questi angeli di
Dio ribelli essi dicono: ‘gli angeli disubbidienti sono ora ‘spiriti
in prigione’, essendo stati ‘gettati nel Tartaro’ e ‘riservati
al giudizio del gran giorno con legami sempiterni, sotto dense
tenebre’ (Perspicacia nello studio delle Scritture, vol. II,
pag. 380). E’ bene però citare queste altre loro parole per spiegare
la loro fine: ‘Ma che accadde agli angeli venuti sulla terra? Non
annegarono. Si sbarazzarono dei corpi carnali e tornarono in cielo come
persone spirituali. (....) Quegli angeli malvagi non furono gettati in
un luogo letterale chiamato Tartaro. Il Tartaro (...) è la condizione
decaduta, degradata, di questi angeli’ (Potete vivere per sempre su
una terra paradisiaca, pag. 94-95). Questa è la ragione per cui
secondo la Torre di Guardia quegli angeli malvagi ‘possono ancora
esercitare un pericoloso potere su uomini e donne’ (ibid., pag.
95); ‘si tengono stretti il più possibile al genere umano, specie
alle donne, sulle quali prevalgono perché servano da medium spiritiche,
dicano la fortuna, facciano le chiaroveggenti, e così via’ (Cose
nelle quali è impossibile che Dio menta, pag. 169). |
Confutazione.
La Scrittura insegna che degli angeli di Dio, chiamati figli di Dio
nella Genesi, si accoppiarono con le figlie degli uomini secondo che è
scritto: "Or quando gli uomini cominciarono a moltiplicare sulla
faccia della terra e furon loro nate delle figliuole, avvenne che i
figliuoli di Dio videro che le figliuole degli uomini erano belle, e
presero per mogli quelle che si scelsero fra tutte" (Gen. 6:1-2), e
che da questa loro illecita relazione nacquero i potenti secondo che è
scritto: "i figliuoli di Dio si accostarono alle figliuole degli
uomini, e queste fecero loro de’ figliuoli. Essi sono gli uomini
potenti..." (Gen. 6:4). Qualcuno forse dirà: ‘Come si fa a
stabilire che i figli di Dio di cui si parla in questi passi siano degli
angeli di Dio?’ In base a queste parole che disse Dio a Giobbe:
"Su che furon poggiate le sue fondamenta, o chi ne pose la pietra
angolare quando le stelle del mattino cantavan tutte assieme e tutti i
figli di Dio davan in gridi di giubilo?" (Giob. 38:6-7). E’
evidente che quando Dio stabilì la terra ancora l’uomo non esisteva;
esistevano però gli angeli di Dio che furono creati prima dell’uomo.
Ecco perché è detto che i figli di Dio davan in gridi di giubilo
quando Dio poneva la pietra angolare su cui poggiò il globo terrestre.
Ma ci sono delle altre Scritture che confermano che quei figli di Dio
erano angeli, e sono queste. L’apostolo Pietro dice che "Dio non
risparmiò gli angeli che aveano peccato, ma li inabissò, confinandoli
in antri tenebrosi per esservi custoditi pel giudizio" (2 Piet.
2:4), e Giuda dice che Dio "ha serbato in catene eterne, nelle
tenebre, per il giudicio del gran giorno, gli angeli che non serbarono
la loro dignità primiera" (Giuda 6) e più avanti dice che Sodoma
e Gomorra e le città circonvicine si abbandonarono "alla
fornicazione nella stessa maniera di costoro" (Giuda 7), cioè di
quegli angeli ribelli. Per quanto riguarda la fine che fecero quegli
angeli nelle Scritture appena citate viene detto chiaramente: essi
furono inabissati, e serbati in catene eterne, nelle tenebre, per il
giorno del giudizio. Il luogo dove furono rinchiusi è chiamato Tartaro,
ed è un luogo sotterraneo. Questo esclude che questi angeli malvagi
possono influenzare negativamente gli uomini sulla terra, in altre
parole che siano liberi di agire malvagiamente agli ordini di Satana.
Quindi i Testimoni di Geova insegnano il falso quando dicono che questi
angeli oggi si tengono stretti il più possibile al genere umano. In
altre parole questi angeli non possono essere tra gli spiriti malvagi
che agli ordini di Satana dominano le persone inducendoli a fare ogni
sorta di iniquità, perché essi sono stati rinchiusi in un luogo
tenebroso dove sono custoditi in catene eterne in attesa del giudizio.
Certamente, Satana ha al suo servizio schiere di angeli che un giorno si
ribellarono pure loro a Dio, e questi spiriti operano iniquamente sulla
terra; ma tra di essi non ci si possono mettere anche gli angeli che
commisero fornicazione con le figlie degli uomini. |
|
L’Israele secondo la carne |
La dottrina dei Testimoni di
Geova. ‘Ora sorge la
critica domanda: Per l’adempimento delle divine promesse della Sacra
Bibbia, doveva esserci di nuovo una rinascita di questa nazione
dell’Israele carnale, dei circoncisi Giudei naturali? E’ la nascita
della Repubblica d’Israele avvenuta il 15 maggio 1948 il moderno
adempimento della profezia, e doveva la promessa che Geova fece ad
Abraamo circa la benedizione di tutte le famiglie e le nazioni della
terra adempiersi in questa democratica Repubblica d’Israele? Secondo
le Sacre Scritture, la risposta è No! Non c’è nessun bisogno di tale
rinascita della nazione del circonciso Israele naturale. Perché no?
Perché trentasette anni prima della distruzione di Gerusalemme e del
suo tempio nell’anno 70 E.V. Geova Dio aveva già partorito la vera
nazione in cui devono adempiersi le ulteriori profezie dei suoi ‘sacri
oracoli’ per il beneficio di tutto il genere umano, vivente e morto.
(...) Poiché Geova Dio aveva rigettato la nazione del circonciso
Israele naturale per il fatto che essa aveva rigettato Gesù come Cristo
e Signore, questa nuova nazione cristiana ne prese il posto dinanzi a
Dio. (...) quando le legioni romane al comando del generale Tito
distrussero Gerusalemme e il suo tempio e devastarono il paese della
Giudea e fu distrutta così la nazione del circonciso Israele naturale,
non fu necessario che Geova Dio facesse rinascere quella nazione
rigettata, né allora né oggi’ (La Torre di Guardia, 15 maggio
1969, pag. 307,308,310). In sostanza i Testimoni di Geova non ritengono
che il ritorno nella terra d’Israele dei Giudei secondo la carne e la
fondazione dello stato d’Israele nel 1948 sia parte del piano di Dio
per questo mondo. Per loro Dio ha rigettato l’Israele secondo la carne
e lo ha rimpiazzato con l’Israele spirituale, che occorre tenere
presente per loro non è costituito da tutti i cristiani ma solo dai
144.000. |
Confutazione.
Innanzi tutto va detto che quando Dio disse ad Abramo: "In te
saranno benedette tutte le famiglie della terra" (Gen. 12:3) non
volle dire che le nazioni della terra sarebbero state benedette tramite
l’Israele secondo la carne, ma bensì tramite Cristo Gesù, il Messia
(la progenie d’Abramo) (cfr. Gal. 3:16) che doveva sorgere secondo la
carne dal seme di Davide, e nel quale i Gentili, credendo, sarebbero
stati benedetti assieme al credente Abramo. Questo lo spiega Paolo ai
Galati quando dice: "E la Scrittura, prevedendo che Dio
giustificherebbe i Gentili per la fede, preannunziò ad Abramo questa
buona novella: In te saranno benedette tutte le genti. Talché coloro
che hanno la fede, sono benedetti col credente Abramo" (Gal.
3:8-9). Diciamo questo perché sia chiaro che secondo le Scritture
affinché la benedizione a tutte le genti promessa ad Abramo si compisse
non si doveva aspettare la fondazione dello Stato d’Israele nel 1948,
perché essa cominciò ad adempiersi quando i Gentili entrarono a fare
parte della Chiesa mediante la fede nel Cristo di Dio. Ma quanto detto
nulla toglie al fatto che i Giudei secondo la carne rimangono il popolo
che Dio ha preconosciuto che continua ad essere amato per via dei loro
padri e perciò non è stato rigettato da Dio. Paolo questo lo attestava
ancora prima che le legioni romane distruggessero Gerusalemme e il
tempio che era in esso, e portassero in cattività migliaia e migliaia
di Giudei; in altre parole prima dell’anno 70. Ecco cosa scrisse ai
santi di Roma: "Io dico dunque: Iddio ha egli reietto il suo
popolo? Così non sia; perché anch’io sono Israelita, della progenie
d’Abramo, della tribù di Beniamino. Iddio non ha reietto il suo
popolo, che ha preconosciuto" (Rom. 11:1-2), e dopo egli menziona
il fatto che ai giorni di Elia in Israele c’era un residuo di
settemila uomini che non avevano piegato il ginocchio davanti a Baal,
per dire che anche allora (come adesso) rimaneva un residuo di Giudei
eletto secondo la grazia (cfr. Rom. 11:2-6). In altre parole, Paolo dice
che il fatto che ci sono Giudei di nascita che hanno creduto che Gesù
è il Messia attesta che Dio non ha rigettato il suo popolo.
Proseguendo, egli parla della caduta d’Israele, cioè di coloro che
sono caduti perché indurati da Dio, dicendo che per essa "la
salvezza è giunta ai Gentili per provocar loro a gelosia" (Rom.
11:11). E dopo aver parlato dell’innesto di noi rami provenienti
dall’ulivo per sua natura selvaggio nell’ulivo domestico mediante la
nostra fede, e del troncamento dall’ulivo domestico di alcuni rami
naturali (i Giudei disubbidienti) affinché noi fossimo innestati al
loro posto dice: "Perché se Dio non ha risparmiato i rami
naturali, non risparmierà neppur te. Vedi dunque la benignità e la
severità di Dio: la severità verso quelli che son caduti; ma verso te
la benignità di Dio, se pur tu perseveri nella sua benignità;
altrimenti, anche tu sarai reciso. Ed anche quelli, se non perseverano
nella loro incredulità, saranno innestati; perché Dio è potente da
innestarli di nuovo. Poiché se tu sei stato tagliato dall’ulivo per
sua natura selvatico, e sei stato contro natura innestato nell’ulivo
domestico, quanto più essi, che son dei rami naturali, saranno
innestati nel loro proprio ulivo?" (Rom. 11:21-24). E proseguendo
ancora dice: "Perché, fratelli, non voglio che ignoriate questo
mistero, affinché non siate presuntuosi; che cioè, un induramento
parziale s’è prodotto in Israele, finché sia entrata la pienezza dei
Gentili; e così tutto Israele sarà salvato, secondo che è scritto: Il
liberatore verrà da Sion; Egli allontanerà da Giacobbe l’empietà; e
questo sarà il mio patto con loro, quand’io torrò via i loro
peccati. Per quanto concerne l’Evangelo, essi sono nemici per via di
voi; ma per quanto concerne l’elezione, sono amati per via dei loro
padri; perché i doni e la vocazione di Dio sono senza pentimento. Poiché,
siccome voi siete stati in passato disubbidienti a Dio ma ora avete
ottenuto misericordia per la loro disubbidienza, così anch’essi sono
stati ora disubbidienti, onde, per la misericordia a voi usata,
ottengano essi pure misericordia. Poiché Dio ha rinchiuso tutti nella
disubbidienza per far misericordia a tutti" (Rom. 11:25-32). Quanto
detto dall’apostolo Paolo ci induce a ritenere per cosa certa che Dio
non ha rigettato i Giudei secondo la carne anche se la maggior parte di
essi non ha riconosciuto e non riconosce che Gesù è il Messia. E se si
leggono i due capitoli precedenti si capirà che questo rifiuto del
Vangelo da parte della maggior parte degli Israeliti rientra nel disegno
di Dio in verso questo popolo infatti è Lui che li ha indurati affinché
non credessero. Ma pure Dio ha stabilito un giorno in cui aprirà loro
gli occhi e la mente affinché credano in Gesù Cristo. Questo avverrà
quando Cristo tornerà. Allora i Giudei crederanno in lui, e
riconosceranno che colui che i loro padri avevano perseguitato e messo a
morte era veramente il Messia loro promesso. Ma veniamo adesso al
rientro dei Giudei nella terra d’Israele che ha portato nel 1948 alla
proclamazione dello Stato d’Israele; cosa si deve dire di questo
evento? Fu architettato dal nemico o avvenne per volere di Dio affinché
si adempissero certe Scritture? E’ da escludersi che esso sia stato
architettato dal nemico altrimenti si dovrebbe dire che il diavolo vuole
aiutare Dio a portare a compimento le Scritture, il che noi sappiamo è
assurdo pensarlo perché la Scrittura ci insegna che il diavolo è il
nemico di Dio e se potesse impedirebbe a Dio di adempiere le sue
promesse e così farlo passare per bugiardo e infedele. Dicendo ciò
abbiamo implicitamente risposto che fu invece per volere di Dio che
molti Giudei a partire dalla fine del diciannovesimo secolo cominciarono
a rientrare in Palestina per poi arrivare a proclamare lo Stato
d’Israele nel 1948. Ma noi diciamo: ma come si potrebbe dire che ciò
non è avvenuto per volere di Dio quando sappiamo che neppure un passero
cade a terra senza il volere di Dio? Ma vediamo ora di vedere quali sono
le Scritture che si sono adempiute con questo rientro dei Giudei e la
fondazione dello Stato d’Israele nel 1948? Isaia disse: "Poiché
l’Eterno avrà pietà di Giacobbe, sceglierà ancora Israele, e li
ristabilirà sul loro suolo..." (Is. 14:1). Geremia disse:
"Ecco, io li riconduco dal paese del settentrione, e li raccolgo
dalle estremità della terra; fra loro sono il cieco e lo zoppo, la
donna incinta e quella in doglie di parto: una gran moltitudine, che
ritorna qua" (Ger. 31:8). Ed Ezechiele disse: "Perciò, dì
alla casa d’Israele: Così parla il Signore, l’Eterno: Io agisco così,
non per cagion di voi, o casa d’Israele, ma per amore del nome mio
santo, che voi avete profanato fra le nazioni dove siete andati... Io vi
trarrò di fra le nazioni, vi radunerò da tutti i paesi, e vi ricondurrò
nel vostro paese...", ed ancora: "Ecco, io prenderò i
figliuoli d’Israele di fra le nazioni dove sono andati, li radunerò
da tutte le parti, e li ricondurrò nel loro paese; e farò di loro una
stessa nazione, nel paese, sui monti d’Israele..." (Ez. 36:22,24;
37:21-22). Zaccaria disse: "Io li farò tornare dal paese
d’Egitto, e li raccoglierò dall’Assiria;..." (Zacc. 10:10).
Queste non sono che alcune delle Scritture che hanno predetto il ritorno
dei Giudei nella loro terra. I Testimoni di Geova quindi alla luce di
tutte queste Scritture errano grandemente. |
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L’uomo del peccato |
La dottrina dei Testimoni di
Geova. Ecco cosa insegnano
i Testimoni di Geova a proposito dell’uomo del peccato. ‘L’uomo di
2 Tessalonicesi 2:1-12 non è dunque un singolo individuo, ma un
‘uomo’ composito, collettivo, come indicano i succitati versetti, un
‘uomo’ che doveva continuare a esistere dopo la morte degli apostoli
e fino al tempo della presenza del Signore. L’illegalità che questo
apostata ‘uomo’ composito commette è illegalità contro Geova Dio,
il Sovrano Universale. Questo ‘uomo’ è colpevole di tradimento.
(...) Come Giuda, sarà annientato, eliminato per sempre. Questo
‘uomo’ non è ‘Babilonia la Grande’, che pure combatte contro
Dio, perché questa è una donna, una meretrice. Ma poiché egli porta
avanti una ribellione religiosa contro Dio, evidentemente fa parte della
Babilonia mistica. (...) Con i suoi insegnamenti menzogneri contrari
alla legge di Dio, o che per così dire si sostituiscono ad essa,
l’uomo dell’illegalità si innalza al di sopra di Geova Dio e degli
altri ‘dei’, i potenti della terra, e anche contro i santi di Dio, i
veri fratelli spirituali di Gesù Cristo. Poiché è un ipocrita, un
falso maestro che si spaccia per cristiano, egli ‘si mette a sedere
nel tempio del Dio’, cioè in quello che tali falsi maestri
asseriscono sia il tempio di Dio’ (Perspicacia nello studio delle
Scritture, vol. II, pag. 1167). Per chi non l’avesse ancora capito
questo ‘uomo dell’illegalità per i Testimoni di Geova è formato
anche da tutti coloro che credono nella Trinità, nell’immortalità
dell’anima, nella salvezza per grazia, ecc. che dato che rimarranno
fermi in queste loro dottrine insegnandole fino ad Armaghedon saranno
distrutti ed annichiliti per sempre dal furore del Signore!! |
Confutazione.
La sacra Scrittura non permette assolutamente di dire simili cose perché
dice chiaramente chi è questo uomo. "Poiché quel giorno non verrà
se prima non sia venuta l’apostasia e non sia stato manifestato
l’uomo del peccato, il figliuolo della perdizione, l’avversario,
colui che s’innalza sopra tutto quello che è chiamato Dio od oggetto
di culto; fino al punto da porsi a sedere nel tempio di Dio, mostrando
se stesso e dicendo ch’egli è Dio... La venuta di quell’empio avrà
luogo, per l’azione efficace di Satana, con ogni sorta di opere
potenti, di segni e di prodigî bugiardi; e con ogni sorta d’inganno
d’iniquità a danno di quelli che periscono perché non hanno aperto
il cuore all’amor della verità per esser salvati" (2 Tess.
2:3-4,9-10). E se non fossero sufficienti queste parole di Paolo per
capire che si tratta di un uomo, facciamo notare che questo uomo è
chiamato nella stessa maniera di Giuda Iscariota, vale a dire "il
figliuolo della perdizione" (2 Tess. 2:3; Giov. 17:12). Per cui
come il figliuol della perdizione di cui parlò Gesù, dicendo che era
il solo che era perito tra tutti quelli che il Padre gli aveva dato, era
un singolo individuo, cioè Giuda Iscariota, di conseguenza anche il
figliuol di perdizione che deve manifestarsi prima della gloriosa
apparizione di Cristo sarà un singolo individuo. Cosa questa che è
confermata da quello che dice Giovanni nell’Apocalisse quando afferma
che vide una bestia simile ad un leopardo "e il dragone le diede la
propria potenza e il proprio trono e grande potestà" (Ap. 13:2),
bestia che sarà poi gettata viva nello stagno ardente di fuoco e di
zolfo, assieme al falso profeta che lo assisterà in questa opera di
seduzione nei confronti degli abitanti della terra (cfr. Ap. 19:20).
Questo individuo è chiamato anche l’anticristo di cui Giovanni dice
nell’epistola "deve venire" (1 Giov. 4:3). |
|
Conclusione su questa parte |
L’apostolo Paolo ha detto che
"se qualcuno insegna una dottrina diversa e non s’attiene alle
sane parole del Signor nostro Gesù Cristo e alla dottrina che è
secondo pietà, esso è gonfio e non sa nulla, ma langue intorno a
questioni e dispute di parole..." (1 Tim. 6:3-4), e i Testimoni di
Geova sono tra questi uomini gonfi che non sanno nulla, proprio nulla.
Sono figliuoli della follia che la sapienza dice "è una donna
turbolenta, sciocca, che non sa nulla, nulla" (Prov. 9:13). |
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FALSIFICAZIONI APPORTATE ALLA BIBBIA |
La Bibbia che possiedono i Testimoni
di Geova è una versione falsificata dal Corpo Direttivo di Brooklyn,
ossia dal principale organismo di quello che viene chiamato ‘schiavo
fedele e discreto’. Niente di nuovo sotto il sole perché già al
tempo degli apostoli esistevano degli scellerati che contorcevano le
Scritture a loro perdizione, come hanno fatto i traduttori della
Commissione di traduzione della Bibbia del Nuovo Mondo, secondo
che é scritto nell’epistola di Pietro: "Ritenete che la pazienza
del Signor nostro é per la vostra salvezza, come anche il nostro caro
fratello Paolo ve l’ha scritto, secondo la sapienza che gli é stata
data; e questo egli fa in tutte le sue epistole, parlando in esse di
questi argomenti; nelle quali epistole sono alcune cose difficili a
capire, che gli uomini ignoranti e instabili torcono, come anche le
altre Scritture, a loro propria perdizione" (2 Piet. 3:15-16).
Anche al tempo del profeta Geremia, e quindi ancora prima della venuta
di Cristo, vi erano quelli che avevano falsato il senso della Parola di
Dio infatti Dio, biasimando il popolo, disse ai Giudei: "Come
potete voi dire: ‘Noi siam savi e la legge dell’Eterno é con
noi!’ Sì certo, ma la penna bugiarda degli scribi ne ha falsato il
senso" (Ger. 8:8). Così, pure la penna bugiarda dei traduttori
della versione denominata Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre
Scritture ha falsato il senso di molti passi della Scrittura che
esamineremo fra poco. Ma prima di passare a questo esame voglio citare
alcune dichiarazioni della Torre di Guardia su uno dei motivi per
cui è stata fatta la Traduzione del Nuovo Mondo, sul giudizio
che essi danno delle altre traduzioni della Bibbia e della Traduzione
del Nuovo Mondo. ‘La questione del corretto intendimento della
Bibbia (...) è uno dei motivi principali per cui è stata fatta la Traduzione
del Nuovo Mondo. Le convinzioni religiose di qualsiasi traduttore
influiscono inevitabilmente sulla sua traduzione. Non può essere
altrimenti (...) Poiché a volte i traduttori, volontariamente o
involontariamente, fanno violenza alla lingua originale nei brani che
sembrano essere in contrasto con le loro credenze, si rese assolutamente
necessario avere una versione prodotta da uomini che si attenevano
lealmente alla Parola di Dio’ (La Torre di Guardia, 15 giugno
1982, pag. 24); ‘I Testimoni di Geova provano gratitudine per tutte le
molte versioni della Bibbia che hanno usate per pervenire alla verità
della Parola di Dio. Comunque, tutte queste traduzioni, fino alla più
recente, hanno i loro difetti. Ci sono incoerenze o versioni di brani
non soddisfacenti, contaminate da tradizioni settarie o filosofie
mondane, e pertanto non in piena armonia con le sacre verità che Geova
ha fatto scrivere nella sua Parola (...) Molti traduttori della Bibbia
(...) abbandonando la traduzione letterale si sono allontanati molte
volte dall’accuratezza della originale dichiarazione di verità. Hanno
in effetti adacquato i medesimi pensieri di Dio’ (Tutta la
Scrittura è ispirata da Dio e utile, Brooklyn 1971, pag. 319, 322);
‘Il Comitato di Traduzione ha fatto una traduzione nuova della Bibbia,
e questo ha dato luogo a un testo chiaro e vivo, consentendo di
acquistare un più profondo e soddisfacente intendimento della Parola di
Dio’ (ibid., pag. 321). Non mettiamo in dubbio che ci sono
traduzioni contaminate ed adacquate perché sappiamo che ci sono; ma non
mettiamo in dubbio neppure che la Traduzione del Nuovo Mondo sia
appunto una di queste; le prove che esibiremo adesso lo dimostrano
abbondantemente. Faremo riferimento alle edizioni italiane della Traduzione
del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture del 1967 e del 1987; quando
non è specificata, l’edizione è quella del 1987. |
|
La divinità di Cristo |
Come abbiamo innanzi visto ci sono
molti passi delle Scritture che attestano in una maniera o nell’altra
che Gesù Cristo é Dio, ma i traduttori di fra i Testimoni di Geova,
per sostenere che Gesù non è Dio ma solo una creatura di Dio, ne hanno
contorti non pochi; infatti nella loro Bibbia troviamo molti passi che
attestano la divinità di Cristo tradotti in una maniera errata.
Dobbiamo dire in effetti che la New World Bible Translation Committee
nel tradurre le sacre Scritture ha usato l’astuzia del serpente antico
perché è riuscita a fare dire alla Scrittura quello che essa non dice,
cioè che Cristo non è uguale a Dio e perciò non è Dio; essa ha
adulterato la Parola di Dio per adattarla alle perverse dottrine
enunciate dalla Torre di Guardia. |
• La sacra Scrittura dice in
Giovanni: "Nel principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e
la Parola era Dio" (Giov. 1:1). Traslitterato in greco questo
versetto è: "En arche(i) en ho Logos, kai ho Logos en pros ton
Theon, kai Theos en ho Logos". |
La loro traduzione dice invece: ‘In
principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e la Parola era un
dio’. E’ da notare però che la versione del 1967 è differente
infatti dice: ‘...la Parola era dio’. In questo caso essi hanno
aggiunto l’articolo ‘un’ e il dio minuscolo per fare sembrare
Cristo, la Parola fatta carne, un dio inferiore all’unico e vero Dio,
e non l’Iddio che é ab eterno in eterno. E’ bene ricordare che il
fatto che la Parola in questo passo venga definita dai Testimoni di
Geova ‘un dio’ invece che Dio, viene smentito non solo dal testo
originale greco (che dice: ... kai Theos en ho Logos = e Dio era
la Parola) ma dalla Scrittura stessa. Perché? Perché se Gesù fosse un
dio come essi asseriscono, ciò significa che nel principio con il solo
vero Dio, che è ab eterno in eterno, c’era un dio inferiore a lui e
che mediante questo dio inferiore siano state fatte tutte le cose, e
questo è smentito da queste parole scritte nei Salmi: "I cieli
furon fatti dalla parola dell’Eterno" (Sal. 33:6) (la Parola
quindi non può essere un dio inferiore a Dio o un altro dio ma deve
essere per forza di cose Dio perché noi sappiamo che è scritto che fu
Dio a creare nel principio i cieli e la terra e non un altro dio
inferiore a lui); ed anche da queste parole scritte in Isaia: "Io
sono l’Eterno, che ha fatto tutte le cose; io solo ho spiegato i
cieli, ho distesa la terra, senza che vi fosse alcuno meco" (Is.
44:24) (questo "senza che vi fosse alcuno meco" attesta che
non c’era qualche altro dio con Dio quando Egli creò i cieli e la
terra ma solo Dio; naturalmente noi sappiamo che la Parola era con Dio
quando questi creò i cieli e la terra, ma la Parola era Dio e non un
dio, per questo Dio dice di avere solo lui spiegato i cieli). E poi noi
diciamo ancora: se ogni cosa è stata fatta per mezzo della Parola e
senza di lei nessuna delle cose fatte è stata fatta, di conseguenza -
seguendo il ragionamento dei Testimoni di Geova - anche Gesù Cristo
quale prima creatura fatta da Dio dovrebbe essere stata fatta tramite la
Parola. Ma questo non può essere perché prima di essere creato non
c’era la Parola essendo lui stesso la Parola! Quindi lui tramite che
cosa sarebbe stato fatto se non è stato fatto tramite la Parola? Come
si può ben vedere non si può ammettere che la Parola, prima di essere
fatta carne, era un dio fatto da Dio in un lontano passato perché
questo annullerebbe la Scrittura che dice che ogni cosa è stata fatta
per mezzo di lei e senza di lei niente è stato fatto. Bisognerebbe dire
infatti che ogni creatura, eccetto il Figlio di Dio, è stata fatta
tramite la Parola!! Ma come giustificano questa loro manomissione i
Testimoni di Geova? In questa maniera: ‘..In realtà nel testo greco
il termine ‘Dio’ la prima volta è preceduto dall’articolo
determinativo ho, ‘il’, mentre la seconda volta è senza
articolo. Altre traduzioni rendono l’idea in modo corretto. La
versione interlineare dell’Emphatic Diaglott dice: ‘In
principio era la Parola, e la Parola era con il Dio, e un dio era la
Parola (...) Queste versioni sosterrebbero il fatto che Gesù, essendo
il Figlio di Dio che Dio impiegò nel creare tutte le altre cose..., è
senz’altro un ‘dio’, un potente, ma non l’Iddio Onnipotente
(...) infatti la traduzione di Moffatt dice: ‘Il Logos era divino’.
L’American Translation ha: ‘La Parola era divina’ (Perspicacia
nello studio delle Scritture, vol. II, pag. 490). Cominciamo con il
ribattere che il fatto che non ci sia l’articolo determinativo ho
= ‘il’ davanti a Dio nella seconda parte di questo versetto non
significa affatto che questo Dio non preceduto dall’articolo sia un
Dio inferiore per natura al Dio preceduto dall’articolo determinativo,
perché ci sono altri passi nello stesso Vangelo scritto da Giovanni
dove la parola Dio non è preceduta dall’articolo determinativo e
indica sempre il solo vero Dio e non un altro dio. Per esempio, quando
poco dopo, Giovanni parla di coloro che hanno il potere di diventare
"figliuoli di Dio" (Giov. 1:12) il greco ha tekna theou,
e quando dice che sono "nati da Dio" (Giov. 1:13) il greco ha ek
theoou egenneetheesan. Come mai allora i Testimoni di Geova in
questi casi hanno messo pure loro ‘figli di Dio’ e ‘nati da Dio’
non tenendo conto di questo loro ragionamento sull’articolo
determinativo prima di Dio? Perché non hanno tradotto ‘figli di un
dio’ e ‘nati da un dio’ come il loro ragionamento imponeva? La
ragione è chiara: queste traduzioni fedeli del greco non annullavano
nessuna loro dottrina, mentre il tradurre le parole di Giovanni kai
Theos en ho Logos con "e Dio era la Parola" non collimava
con la loro eresia che Gesù non è Dio, e quindi hanno dovuto
adulterarle. Per quanto riguarda poi le traduzioni da loro menzionate a
sostegno della loro manomissione, diciamo che la versione interlineare
dell’Emphatic Diaglott è citata dalla Torre di Guardia perché
chi pubblicò originariamente quella versione nel 1864, e cioè Benjamin
Wilson aveva attorno a Cristo delle idee errate simili a quelle della
Torre di Guardia. Per quanto riguarda le traduzioni Moffat e l’American
Translation dove invece di "la Parola era Dio" si legge
che la ‘Parola era divina’, anche queste traduzioni sono errate
perché Giovanni non ha detto: ‘kai theios en ho logos ‘e divina era la Parola’, ma bensì: kai theos en
ho logos (e Dio era la Parola). In altre parole Theos non
significa ‘divina’ ma ‘Dio’, e perciò la traduzione corretta è
"e la Parola era Dio". Vogliamo infine dire che quando
Giovanni dice che la Parola era Dio, e cioè che Gesù Cristo era Dio
sin dal principio, non intende dire che egli è l’unico vero Dio che
ha creato tutte le cose e perciò fuori di lui non c’è altro Dio, ma
solo che egli era della stessa natura di Dio Padre e coeterno con Lui.
Notate infatti che è detto anche che la Parola era con Dio. In altre
parole vogliamo dire che Gesù, benché fosse il Figlio che era nel seno
del Padre, era Dio assieme a suo Padre da sempre. Egli, cioè la Parola
di Dio, nel cielo era un essere distinto da Dio Padre, ma assieme a lui
Dio, e perciò assieme a lui Creatore di tutte le cose. Ecco perché
Giovanni non ha messo l’articolo prima di Dio, quando dice: "e
Dio era la Parola", per distinguere la Parola dal Padre. In altre
parole per attestare che la Parola non è tutta la Divinità ma parte di
Essa. Se lui avesse messo l’articolo ‘ho’ (il) prima di
‘Theos’ (Dio) avrebbe fatto intendere che la Parola era Dio Padre e
si sarebbe contraddetto perché poco prima aveva detto che Essa era con
(o presso) Dio (Padre), e dopo dice che "la Parola è stata fatta
carne" (Giov. 1:14). Non mettendo l’articolo invece non è caduto
in nessuna contraddizione perché Egli ha affermato che la Parola era
Dio assieme al Padre, era un Essere divino distinto dal Padre ma nello
stesso tempo uno con il Padre, cioè della stessa natura del Padre. |
• La sacra Scrittura dice in Tito:
"Aspettando la beata speranza e l’apparizione della gloria del
nostro grande Iddio e Salvatore, Cristo Gesù..." (Tito 2:13). |
La loro traduzione recita invece così:
‘Mentre aspettiamo la felice speranza e la gloriosa manifestazione del
grande Dio e del Salvatore nostro Cristo Gesù’. In questo caso hanno
aggiunto l’articolo ‘del’, facendo capire che dal cielo
appariranno sia Dio che Gesù Cristo. Come potete vedere, così come è
stato deformato questo passo, appare che Gesù Cristo non é il nostro
grande Dio. |
• Nel Vangelo scritto da Giovanni è
scritto che Gesù disse ai Giudei: "In verità, in verità vi dico:
Prima che Abramo fosse nato, io sono" (Giov. 8:58). |
Nella loro versione del 1967 si legge
invece: ‘Verissimamente vi dico: Prima che Abraamo venisse
all’esistenza, io sono stato’, mentre in quella del 1987:
‘Verissimamente vi dico: Prima che Abraamo venisse all’esistenza, io
ero’. Anche qui gli astuti traduttori mettendo prima ‘io sono
stato’ e poi ‘io ero’ hanno cercato di annullare la verità, e cioè
che Gesù Cristo è eterno con il Padre e quindi non può essere una
creatura. Le volpi sapevano che se avessero tradotto correttamente il
testo greco (che traslitterato è: prin Abraam genesthai egò eimì
= prima che Abramo fosse io sono) si sarebbero poi trovati davanti un
problema e cioè quello di provare che colui che ha detto "Io
sono" ai Giudei non poteva essere considerato alla stessa stregua
di Colui che disse a Mosè nel pruno ardente di essere "l’Io
sono" (Es. 3:14). Hanno tagliato corto e senza nessun timore di Dio
quelle volpi hanno manomesso le parole di Gesù. E’ chiaro che le
parole ‘io ero’, benché non siano quelle giuste, non annullano la
preesistenza di Gesù ma è anche vero che esse non esprimono la
preesistenza del Figlio di Dio nella stessa maniera che fanno le parole
"io sono". Esse fanno sì capire che Gesù Cristo esisteva
prima di Abramo, ma lasciano sempre ai Testimoni di Geova la possibilità
di affermare che il Figliuolo esisteva prima di Abramo ma non è eterno
perché in qualche tempo nell’eternità fu anch’egli creato. Mentre
le parole "io sono" fanno capire che il Figliuolo non ha mai
avuto un principio prima che discendesse dal cielo. |
• In Giovanni è scritto: "Io
ed il Padre siamo uno. I Giudei presero di nuovo delle pietre per
lapidarlo. Gesù disse loro: Molte buone opere v’ho mostrate da parte
del Padre mio; per quale di queste opere mi lapidate voi? I Giudei gli
risposero: Non ti lapidiamo per una buona opera, ma per bestemmia; e
perché tu, che sei uomo, ti fai Dio" (Giov. 10:30-33). I Giudei
perseguitavano Gesù e volevano ucciderlo perché "chiamava Dio suo
Padre, facendosi uguale a Dio" (Giov. 5:18), ma d’altronde Gesù
diceva la verità perché Egli era Dio. |
Ma come hanno manomesso il passo
suddetto i falsificatori delle Scritture? In questa maniera: ‘Io e il
Padre siamo uno. Ancora una volta i giudei presero su delle pietre per
lapidarlo. Gesù rispose loro: Vi ho mostrato molte opere eccellenti da
parte del Padre. Per quale di quelle opere mi lapidate? I giudei gli
risposero: Non ti lapidiamo per un’opera eccellente, ma per bestemmia,
perché tu, benché sia un uomo, fai di te stesso un dio’. Ancora una
volta riscontriamo questo ‘un dio’ inventato dai Testimoni di Geova
per fare credere alle persone che Gesù non era Dio ma un dio. Ma gli
scellerati si sono dimenticati che se Gesù si fosse definito un dio i
Giudei non avrebbero cercato di lapidarlo perché non avrebbe
bestemmiato contro Dio. Del tutto falsa è anche la spiegazione che i
Testimoni di Geova danno alle parole di Giovanni che i Giudei cercavano
d’uccidere Gesù perché si faceva uguale a Dio. Essi dicono che i
Giudei ‘come si sbagliavano a definire Gesù un violatore del Sabato,
si sbagliavano anche ad asserire che Gesù si facesse uguale a Dio perché
chiamava Dio suo Padre’ (La Torre di Guardia, 15 febbraio 1975,
pag. 110). Ma non può essere che i Giudei si sbagliavano nel pensare
che Gesù si faceva uguale a Dio, perché in effetti capirono bene che
Gesù chiamando Dio suo Padre si faceva uguale a Dio. In altre parole,
anche se in questo caso Gesù non disse esplicitamente di essere uguale
a Dio lo fece capire molto bene ai Giudei. Per i Giudei chi si
proclamava Figlio di Dio si faceva uguale a Dio e non inferiore a Dio;
quindi Gesù, per loro, dicendo di essere Figlio di Dio o chiamando Dio
suo Padre bestemmiava perché secondo la legge nessuno è uguale a Dio
ma tutti sono inferiori a Dio. In altre parole per i Giudei meritava la
morte chi si proclamava Figlio di Dio o chiamava Dio suo Padre perché
si faceva uguale a Dio difatti davanti a Pilato essi gli dissero:
"Noi abbiamo una legge, e secondo questa legge egli deve morire,
perché egli s’è fatto Figliuol di Dio" (Giov. 19:7). Questa è
la ragione per cui quando il Sommo Sacerdote si sentì rispondere da Gesù
di essere il Figlio del Benedetto si stracciò le vesti e disse che egli
aveva bestemmiato e tutti lo condannarono come reo di morte; perché
Egli si era fatto uguale a Dio secondo loro. E non inferiore a Dio come
dicono i Testimoni di Geova; altrimenti perché mai i Giudei lo
avrebbero condannato? Insomma, i Giudei pensavano bene che Gesù
dichiarandosi Figlio di Dio si faceva uguale a Dio, ma agirono male nel
condannarlo. I Testimoni di Geova invece pensano male nel considerare
Gesù inferiore a Dio nel senso che non può essere uguale a Dio e
agiscono pure male nel definire nell’errore coloro che credono che Gesù
Cristo è Dio. |
• Nel Vangelo scritto da Giovanni
leggiamo: "Gesù gli disse:... Chi ha veduto me, ha veduto il
Padre; come mai dici tu: Mostraci il Padre?" (Giov. 14:9). |
Ma nella loro versione si legge:
‘Chi ha visto me ha visto [ anche] il Padre. Come mai dici:
‘Mostraci il Padre?’. Quell’’anche’ inesistente nel testo
originale scombussola la frase perché in questa maniera la Torre di
Guardia fa dire a Gesù che chi ha visto lui ha visto non il
Padre, ma anche il Padre. Ma non è forse scritto che Gesù "è
l’immagine dell’invisibile Iddio" (Col. 1:15) e
"l’impronta della sua essenza" (Ebr. 1:3)? Ma non si rendono
conto delle contraddizioni in cui cadono i Testimoni di Geova quando
leggono questi passi manomessi dai loro dirigenti? E così per
l’ennesima volta ai Testimoni di Geova, mediante una manomissione
delle parole di Gesù, viene celata quella stretta unione che c’è tra
il Figlio e il Padre, che fa dei due un solo Dio. |
• Nel libro degli Atti degli
apostoli tra le parole che Paolo rivolse agli anziani della chiesa di
Efeso vi sono queste: "Badate a voi stessi e a tutto il gregge, in
mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti vescovi, per pascere la
chiesa di Dio, la quale egli ha acquistata col proprio sangue"
(Atti. 20:28). |
Mentre nella loro traduzione si legge
così: ‘Prestate attenzione a voi stessi e a tutto il gregge, fra il
quale lo spirito santo vi ha costituiti sorveglianti, per pascere la
congregazione di Dio, che egli acquistò col sangue del suo proprio [
Figlio] ‘. In questo caso, aggiungendo prima ‘del’ (senza
parentesi), e poi ‘Figlio’ (fra le parentesi) sono riusciti a far
dire implicitamente alla Scrittura che Gesù non è Dio. Infatti, mentre
dalle fedeli parole di Paolo si evince chiaramente che Cristo è Dio,
dalle parole di Paolo contorte emerge che Gesù non è Dio. |
• Nello stesso libro degli Atti
degli apostoli a proposito della morte di Stefano è scritto: "E
lapidavano Stefano che invocava Gesù e diceva: Signor Gesù, ricevi il
mio spirito. Poi, postosi in ginocchio, gridò ad alta voce: Signore,
non imputar loro questo peccato" (Atti 7:59-60). Ora, Stefano prima
di morire ebbe una visione perché vide "i cieli aperti, e il
Figliuol dell’uomo in piè alla destra di Dio" (Atti 7:56), e
mentre veniva lapidato rivolgendosi al Signore Gesù gli disse di
ricevere il suo spirito.
Ma oltre a ciò gli disse pure di non imputare quel peccato ai Giudei
che lo lapidavano, quindi per ben due volte rivolse una invocazione
direttamente a Gesù. Notate che nella seconda invocazione di Stefano
rivolta al Signore Gesù egli gli chiese di non imputare ai suoi
uccisori quel peccato, il che sta a dimostrare che Stefano credeva che
Gesù poteva anche non imputare il peccato all’uomo, e quindi egli
credeva che Gesù era Dio. Perché diciamo questo? Perché Davide nei
Salmi dice a Dio: "Beato l’uomo a cui l’Eterno non imputa
l’iniquità" (Sal. 32:2) (Paolo cita questo verso ai Romani così:
"Beato l’uomo al quale il Signore non imputa il peccato"
[Rom. 4:8]), perciò solo Dio ha il potere di non imputare il peccato
all’uomo. |
Ma che hanno fatto le volpi? Hanno
cambiato la seconda invocazione così: ‘Geova, non imputare loro
questo peccato’, facendo credere che Stefano si sia rivolto a Dio e
non al suo Figliuolo che era in piedi alla sua destra. Nell’originale
greco è scritto Kyrie cioè ‘Signore’ ma loro per evitare a
tutti i costi che i loro lettori pensassero che Stefano si fosse rivolto
a Gesù, e che quindi Egli possedeva il potere di non imputare il
peccato come lo ha il Padre, lo hanno fatto sparire mettendoci
‘Geova’ |
• Pietro a casa di Cornelio disse di
Gesù Cristo: "Esso è il Signore di tutti" (Atti 10:36). |
Mentre nella loro versione si legge:
‘Questi è Signore di tutti [ gli altri] ‘. Così mediante questo
‘gli altri’ messo tra parentesi sminuiscono la Signoria di Cristo
perché la rendono inferiore alla Signoria di Dio. |
• Nella lettera ai Romani é
scritto: "Dei quali sono i padri, e dai quali é venuto, secondo la
carne, il Cristo, che é sopra tutte le cose Dio benedetto in eterno.
Amen" (Rom. 9:5). |
Mentre nella loro ‘traduzione’
delle Scritture si legge: ‘Ai quali appartengono gli antenati e dai
quali [ sorse] il Cristo secondo la carne: Dio, che é sopra tutti, [
sia] benedetto per sempre. Amen ‘. In questo caso hanno adulterato il
significato del verso cambiandogli la punteggiatura (mettendo i due
punti dopo "secondo la carne") e mettendo tra parentesi quel
‘sia’. Notate infatti che da come si legge nella loro versione
Cristo non è l’Iddio che è benedetto in eterno. |
• Nella epistola agli Ebrei é
scritto: "Dice del Figliuolo: Il tuo trono, o Dio, é ne’ secoli
dei secoli.." (Ebr. 1:8). |
Ma nella Traduzione del Nuovo Mondo
si legge: ‘Ma riguardo al Figlio: Dio é il tuo trono per i secoli dei
secoli’. Notate come in questa maniera essi hanno definito Dio il
trono sul quale é seduto il Figliuolo! Questa è un’assurdità perché
dato che il trono è inferiore a colui che vi si siede sopra essi fanno
passare il Figliuolo come superiore a Dio Padre! Questa volta nel
tentativo di sminuire il Figlio, lo hanno niente di meno reso superiore
al Padre! |
• Sempre in questa lettera è
scritto: "E quando di nuovo introduce il Primogenito nel mondo,
dice: Tutti gli angeli di Dio l’adorino" (Ebr. 1:6). Quindi,
siccome è risaputo che solo Dio deve essere adorato dagli angeli ne
consegue il fatto che anche il Figlio é Dio e non può essere inferiore
a Dio. Egli non può essere una creatura perché agli angeli è ordinato
di adorare solo Dio secondo che é scritto: "Lodatelo, voi tutti
gli angeli suoi, lodatelo, voi tutti i suoi eserciti!" (Sal. 148:2)
ed ancora: "Benedite l’Eterno, voi suoi angeli..." (Sal.
103:20), e difatti questo è quello che fanno in cielo secondo che è
scritto: "E tutti gli angeli stavano in piè attorno al trono e
agli anziani e alle quattro creature viventi; e si prostrarono sulle
loro facce davanti al trono, e adorarono Iddio dicendo: Amen!
All’Iddio nostro la benedizione e la gloria e la sapienza e le azioni
di grazie e l’onore e la potenza e la forza, nei secoli dei secoli!
Amen" (Ap. 7:11-12). |
Ma che hanno fatto i manipolatori
delle Scritture? Hanno manomesse queste parole rendendole così: ‘Ma
quando introduce di nuovo il suo Primogenito nella terra abitata, dice:
E tutti gli angeli di Dio gli rendano omaggio’. Perché? Sempre per
non fare apparire Gesù l’Iddio che è degno di essere adorato. Essi,
sapendo che l’adorazione è dovuta solo a Dio mentre l’omaggio si può
rendere a qualsiasi persona importante hanno manomesso le suddette
parole. Sappiate però che nella versione del 1967 la traduzione di
questo passo era corretta; ma probabilmente nel corso del tempo i loro
traduttori si sono resi conto che siccome esso attestava la divinità di
Cristo Gesù era necessario manipolarlo come gli altri. Ma come
giustificano questa ennesima manomissione i Testimoni di Geova? Dicendo
che la parola greca proskuneo non significa sempre ‘adorare’
ma significa pure ‘prostrarsi, piegarsi, inchinarsi, rendere
omaggio’. E questo è vero. Infatti proskuneo viene tradotto
così (con ‘prostrarsi’) alcune volte come in queste: "Onde il
servitore, gettatosi a terra, gli si prostrò dinanzi (proskuneo),
dicendo: Abbi pazienza con me e ti pagherò tutto" (Matt. 18:26),
"..ecco, io li farò venire a prostrarsi dinanzi (proskuneo)
ai tuoi piedi..." (Ap. 3:9). Ma questo stesso verbo greco è
usato anche quando significa adorazione diretta a Dio come per esempio
quando Gesù disse a Satana: "...Adora (proskuneo) il
Signore Iddio tuo..." (Matt. 4:10), quando l’angelo disse a
Giovanni: "Adora (proskuneo) Iddio" (Ap. 22:9), ed in
molti altri passi. Quindi, il fatto che quando questo verbo è usato in
riferimento a Gesù, per i dirigenti della Torre di Guardia esso
significhi ‘prostrarsi o rendere omaggio’ e non ‘adorare’
significa solo che essi hanno voluto fare dire alla Parola quello che
essi vogliono, e cioè che gli angeli (e le persone) devono prostrarsi
davanti a Gesù ma non adorarlo perché lui non è Dio ma solo una
creatura di un più alto grado di loro (cosicché - secondo questa gente
- chi adora Gesù si rende colpevole di idolatria!). E così tolgono a
Cristo l’adorazione che gli è dovuta dagli angeli per ordine di Dio;
attenzione questa adorazione gliela tolgono nella teoria, apparentemente
davanti alle persone, ma non nei fatti, perché in cielo gli angeli di
Dio adorano Cristo Gesù e continueranno a farlo per l’eternità.
Questo a dimostrazione che anche se gli uomini contorcono le Scritture
facendogli dire quello che essi vogliono, la Parola di Dio uscita dalla
sua bocca rimane stabile per sempre. Può essere stata adulterata,
manipolata, ma l’originale uscita dalla bocca di Dio rimane sempre
uguale nel corso dei secoli. In altre parole quand’anche una promessa
o un ordine di Dio venisse modificato Dio continua a mandare ad effetto
sempre la vera promessa, e confermerà il vero ordine e mai quello
manipolato dagli uomini per i loro interessi. |
• In Matteo è scritto: "Ed
entrati nella casa, videro il fanciullino con Maria sua madre; e
prostratisi, lo adorarono" (Matt. 2:11), mentre nella loro versione
si legge: ‘Ed entrati nella casa videro il fanciullino con sua madre
Maria, e, prostratisi, gli resero omaggio’. |
Sempre in Matteo è scritto: "Ed
esse, accostatesi, gli strinsero i piedi e l’adorarono" (Matt.
28:9), ma i loro traduttori hanno messo: ‘Esse si accostarono e,
presolo ai piedi, gli resero omaggio". |
Anche l’altro passo di Matteo che
dice: "E vedutolo, l’adorarono" (Matt. 28:17), ha subito una
modifica nella loro versione perché dice: ‘E, vedutolo, resero
omaggio’. |
Questi tre passi dell’Evangelo
scritto da Matteo erano adulterati anche nella versione del 1967. Anche
in questi casi, sapendo che l’adorazione va rivolta solo a Dio, mentre
l’omaggio si può rendere a qualsiasi persona importante essi hanno
messo ‘gli resero omaggio’ anziché "lo adorarono". I
Testimoni di Geova si rifiutano di adorare Gesù, ma come abbiamo visto
da questi passi della Scrittura sopra citati è perfettamente
scritturale; lo hanno fatto prima di noi gli antichi discepoli e lo
fanno del continuo gli angeli di Dio in cielo. E perché? Perché Gesù
è Dio e non una creatura. |
• Nella lettera ai Corinzi é
scritto: "Tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, e tutti
bevvero la stessa bevanda spirituale, perché beveano alla roccia
spirituale che li seguiva; e la roccia era Cristo" (1 Cor. 10:3-4).
|
Mentre nella loro traduzione si legge:
‘E quel masso di roccia significava il Cristo’. |
• Sempre in questa epistola si
legge: "... onde non tentiamo il Signore, come alcuni di loro lo
tentarono, e perirono morsi dai serpenti" (1 Cor. 10:9. La King
James Version e la Diodati hanno ambedue "Cristo" e non
"Signore"). Come si può ben vedere la Scrittura ci mette in
guardia affinché non tentiamo Cristo, il Signore. Quindi Gesù Cristo
è Dio perché nella legge è detto: "Non tenterete l’Eterno, il
vostro Dio..." (Deut. 6:16). |
Ma nella versione della Torre di
Guardia si legge: ‘Né mettiamo Geova alla prova; come alcuni di loro
[ lo] misero alla prova, solo per perire mediante i serpenti’. Ancora
una volta un Geova che non esiste nell’originale messo al posto di
Signore. Lo scopo è evidente; non fare credere che Cristo è Dio. |
• Paolo dice ai Filippesi:
"Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato in Cristo Gesù;
il quale, essendo in forma di Dio non riputò rapina l’essere uguale a
Dio, ma annichilì se stesso, prendendo forma di servo e divenendo
simile agli uomini..." (Fil. 2:5-7). Ora, con queste parole Paolo
ha per l’ennesima volta attestato la Divinità di Cristo perché
afferma che Gesù Cristo prima di venire in questo mondo era in forma di
Dio, cioè della stessa sostanza di Dio, in altre parole Egli era uguale
a Dio. Ma benché fosse uguale a Dio, Egli non stimò che questa sua
uguaglianza a Dio dovesse essere ritenuta da lui con avidità, cioè non
pensò a ritenere a tutti i costi la sua natura divina rifiutandosi di
assumere anche la natura umana. E difatti questo suo sentimento lo
dimostrò umiliandosi. In che maniera? Prendendo la forma di servo
(rimanendo quanto alla natura divina uguale a Dio) e divenendo simile
agli uomini per morire sulla croce per tutti noi. Quindi Colui che era
uguale a Dio da ogni eternità non rifiutò di lasciare la sua gloria
nel cielo, non rifiutò di partecipare del sangue e della carne come vi
partecipiamo noi, ma fu disposto persino ad essere fatto per un pò di
tempo poco minore di Dio (quanto alla sua natura umana) assumendo la
forma di servo e di uomo per amore nostro. Con questo suo comportamento
il Figlio di Dio ci ha mostrato cosa significhi umiliarsi affinché noi
seguiamo il suo esempio. |
Ma che hanno fatto in questo caso i
manipolatori delle Scritture? Hanno oscurato queste parole di Paolo
facendogli dire una cosa diversa. Ecco infatti come si leggono nella
loro versione del 1987: ‘Mantenete in voi questa attitudine mentale
che fu anche in Cristo Gesù, il quale, benché esistesse nella forma di
Dio, non prese in considerazione una rapina, cioè che dovesse essere
uguale a Dio. No, ma vuotò se stesso e prese la forma di uno schiavo,
divenendo simile agli uomini..’. In questa maniera (dicendo ‘non
prese in considerazione una rapina, cioè che dovesse essere uguale a
Dio’) loro fanno credere alle persone che Gesù non era uguale a Dio e
che egli non cercò di usurparlo facendosi uguale a Lui. In altre
parole, secondo la loro arbitraria traduzione di queste parole, Gesù
non si comportò come il diavolo il quale era inferiore a Dio ma cercò
di usurparlo perché voleva diventare uguale a Dio dicendo: "Sarò
simile all’Altissimo" (Is. 14:14)! Ma il Figliuolo non ebbe mai
nessuna ambizione del genere in se stesso, ma é meglio dire che Egli
non poteva averla perché Egli avanti la fondazione del mondo era di già
uguale a Dio. Ecco un ulteriore prova di come gli uomini ignoranti e
scellerati contorcono a loro perdizione le cose difficili a capire che
sono contenute nelle epistole di Paolo. Come si vede anche da questa
loro astuta manomissione i traduttori della Bibbia di questa setta hanno
cercato in tutte le maniere di annullare i passi che parlano
dell’uguaglianza del Figliuolo al Padre. |
• Nella stessa epistola è scritto
poco dopo: "Ed è perciò che Dio lo ha sovranamente innalzato e
gli ha dato il nome che è al disopra d’ogni nome" (Fil. 2:9);
quindi il nome di Gesù Cristo è un nome che è al di sopra d’ogni
nome (questo è confermato dalle seguenti Scritture: "Lo risuscitò
dai morti e lo fece sedere alla propria destra ne’ luoghi celesti, al
di sopra di ogni principato e autorità e potestà e signoria, e
d’ogni altro nome che si nomina non solo in questo mondo, ma anche in
quello a venire" (Ef. 1:20-21); e: "Si pose a sedere alla
destra della Maestà ne’ luoghi altissimi, diventato così di tanto
superiore agli angeli, di quanto il nome che ha eredato è più
eccellente del loro" [Ebr. 1:3-4]) e siccome che solo Dio possiede
un nome che è al di sopra di ogni nome di conseguenza Gesù è Dio. |
Ma i Testimoni di Geova, non
piacendogli affatto i passi della Scrittura che attestano in una maniera
o nell’altra che Gesù Cristo è uguale a Dio e perciò Dio, hanno
reso le parole di Paolo ai Filippesi così: ‘E per questa stessa
ragione Dio lo ha esaltato a una posizione superiore e gli ha
benignamente dato il nome che é al di sopra di ogni [ altro] nome’.
Hanno reso il testo meno forte; essi hanno infatti aggiunto tra
parentesi la parola ‘altro’, e questo per evitare che i lettori
della loro Bibbia pensino che Gesù è Dio perché possiede un nome che
è al disopra d’ogni nome. Anche in questo caso bisogna dire che con
questa aggiunta fanno apparire Gesù semplicemente come una creatura di
Dio che ha ricevuto da Dio un nome che è al di sopra del nome di
qualsiasi altra creatura di Dio. Ricordatevi che lo scopo che si erano
prefissati i ‘traduttori’ della loro Bibbia, non era quello di
tradurre fedelmente i testi originali; perché essi partivano dal
presupposto che Gesù Cristo non poteva essere Dio perché secondo loro
ciò era irragionevole, e perciò i testi che direttamente o
indirettamente attestavano la divinità di Lui dovevano essere adattati
alla loro aberrante convinzione secondo la quale Gesù è la prima
creatura di Dio e non il Creatore che è benedetto in eterno. |
• Nell’epistola di Pietro è
scritto: "Essi indagavano qual fosse il tempo e quali le
circostanze a cui lo Spirito di Cristo che era in loro accennava, quando
anticipatamente testimoniava delle sofferenze di Cristo, e delle glorie
che dovevano seguire" (1 Piet. 1:11). In questa maniera
l’apostolo afferma implicitamente che lo Spirito Santo di Dio che era
nei profeti e che mosse i profeti a parlare delle sofferenze di Cristo e
delle glorie che dovevano seguire era anche lo Spirito di Cristo. |
Ma questo non piace ai Testimoni di
Geova che cercano di annullare la Divinità di Cristo e difatti nella
loro Bibbia si legge: ‘Essi continuarono a investigare quale
particolare periodo di tempo o quale sorta di [ periodo di tempo] lo
spirito che era in loro indicasse circa Cristo, quando rendeva
anticipatamente testimonianza delle sofferenze per Cristo e delle glorie
che le avrebbero seguite’. In questa maniera il lettore della loro
Bibbia non può leggere che lo Spirito che era nei profeti era di Cristo
perché essi hanno messo al posto di "lo Spirito di Cristo"
‘lo spirito che era in loro indicasse circa Cristo’. |
• Nella lettera di Paolo ai
Colossesi è scritto: "In lui abita corporalmente tutta la pienezza
della Deità" (Col. 2:9). |
Mentre nella loro versione si legge:
‘Perché in lui dimora corporalmente tutta la pienezza della qualità
divina’. In questo caso essi hanno sostituito "la pienezza della
Deità" con ‘la pienezza della qualità divina’ mettendo
‘qualità divina’ al posto di "Deità", e questo sempre
per non fare apparire Cristo Dio. |
• Sempre nella lettera ai Colossesi
è scritto: "Il quale è l’immagine dell’invisibile Iddio, il
primogenito d’ogni creatura; poiché in lui sono state create tutte le
cose che sono nei cieli e sulla terra; le visibili e le invisibili;
siano troni, siano signorie, siano principati, siano potestà; tutte le
cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui; ed egli è
avanti ogni cosa, e tutte le cose sussistono in lui" (Col.
1:15-17). Da come ha scritto Paolo emerge che Cristo Gesù è Dio e che
per mezzo di lui sono state create tutte le cose, come dice anche
Giovanni quando attesta: "Ogni cosa é stata fatta per mezzo di
lei; e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta" (Giov.
1:3). |
Ma che hanno fatto i ‘traduttori’
di fra i Testimoni di Geova? Hanno reso le parole di Paolo così:
‘Egli è l’immagine dell’invisibile Iddio, il primogenito di tutta
la creazione; perché per mezzo di lui tutte le [ altre] cose furono
create nei cieli e sulla terra, le cose visibili e le cose invisibili,
siano essi troni o signorie o governi o autorità. Tutte le [ altre]
cose sono state create per mezzo di lui e per lui. Ed egli è prima di
tutte le [ altre] cose e per mezzo di lui tutte le [ altre] cose furono
fatte esistere’. Come potete vedere essi, prima della parola
"cose", hanno messo la parola ‘altre’ tra parentesi, e
questo lo hanno fatto in tutti i quattro casi in cui la parola
"cose" è menzionata. Perché questa aggiunta? Perché
mettendo altre cose fanno apparire che Dio creò prima Cristo Gesù e
poi che per mezzo di lui creò tutte le ‘altre cose’. Così fanno
passare per l’ennesima volta Cristo Gesù per una creatura. |
• Nella seconda epistola di Pietro
è scritto: "Simon Pietro, servitore e apostolo di Gesù Cristo, a
quelli che hanno ottenuto una fede preziosa quanto la nostra nella
giustizia del nostro Dio e Salvatore Gesù Cristo" (2 Piet. 1:1). |
Mentre nella loro versione si legge:
‘Simon Pietro, schiavo e apostolo di Gesù Cristo, a quelli che hanno
ottenuto una fede, ritenuta pari in privilegio alla nostra, mediante la
giustizia del nostro Dio e del Salvatore Gesù Cristo’. In questo caso
essi hanno aggiunto ‘del’ per non fare leggere al lettore che Gesù
Cristo è sia il nostro Dio che il Salvatore nostro; quindi per
annullare la divinità di Cristo. |
• Ai Corinzi Paolo dice che i
principi di questo secolo non hanno conosciuto la sapienza di Dio,
"perché, se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il
Signor della gloria" (1 Cor. 2:8). |
Gesù in questo caso viene chiamato il
Signore della gloria, ma i traduttori di fra i Testimoni di Geova per
non fare credere che Gesù è il Re di gloria di cui si parla nei Salmi
(cfr. Sal. 24:7-10), e perciò per non far credere che Gesù è
l’Eterno degli eserciti, hanno modificato le parole in ‘poiché se
l’avessero conosciuta non avrebbero messo al palo il glorioso
Signore’. In questo caso "il Signore della gloria" è
diventato ‘il Signore glorioso’. |
• Ai Corinzi Paolo dice:
"L’Iddio che disse: Splenda la luce fra le tenebre, è quel che
risplendé ne’ nostri cuori affinché noi facessimo brillare la luce
della conoscenza della gloria di Dio che rifulge nel volto di Gesù
Cristo" (2 Cor. 4:6). |
Ma essi nella loro versione hanno
scombussolato questo verso per portare il lettore a concentrare la sua
attenzione su Dio e non su Cristo, e per fare ciò hanno fatto
scomparire la gloria di Dio che rifulge nel volto di Gesù Cristo che è
una prova della divinità di Cristo. Ecco infatti come si legge nella
loro versione: ‘Poiché fu Dio a dire: ‘Rifulga la luce dalle
tenebre’, ed egli ha rifulso nei nostri cuori per illuminar[ li] con
la gloriosa conoscenza di Dio mediante la faccia di Cristo’. |
• Nella prima epistola di Giovanni
è scritto: "E noi siamo in Colui che è il vero Dio, nel suo
Figliuolo Gesù Cristo. Quello è il vero Dio e la vita eterna" (1
Giov. 5:20). |
Ma nella loro versione si legge: ‘E
noi siamo uniti al Vero, per mezzo del Figlio suo Gesù Cristo. Questi
è il vero Dio e la vita eterna’. In questo caso essi hanno lasciato
intatta la seconda parte di questo verso, ma hanno adulterato la prima
per non fare apparire Gesù Cristo il vero Dio. Notate infatti che essi
in questa maniera fanno leggere che i credenti sono uniti al Vero, (cioè
a Dio), per mezzo del suo Figliuolo Gesù Cristo, e non più che i
credenti sono in Colui che è il vero Dio, cioè nel Figliuolo di Dio. |
• Nel libro del profeta Geremia è
scritto: "Tu sei l’Iddio grande, potente, il cui nome è
l’Eterno degli eserciti" (Ger. 32:18). Queste parole di Geremia
collegate a quelle del profeta Isaia che si riferiscono al Cristo
"Sarà chiamato... Dio potente" (Is. 9:5) fanno chiaramente
capire che Gesù Cristo è Dio. |
I traduttori della Torre di Guardia le
hanno stravolte rendendole così: ‘.... il [ vero] Dio, il Grande, il
Potente’. |
|
La perfetta e stretta unità del
Figliuolo con il Padre |
Adesso vorrei farvi notare come i
‘traduttori’ di questa setta hanno modificato alcuni passi che
attestano che Cristo Gesù è il Figlio di Dio coeterno con il Padre e
che egli era strettamente unito al Padre anche ai giorni della sua
carne. |
• In Giovanni è scritto: "E la
Parola è stata fatta carne ed ha abitato per un tempo fra noi, piena di
grazia e di verità; e noi abbiam contemplata la sua gloria, gloria come
quella dell’Unigenito venuto da presso al Padre" (Giov. 1:14).
Giovanni ha attestato così che essi contemplarono la gloria di Cristo
Gesù che era la gloria dell’unigenito Figlio di Dio proceduto dal
Padre. |
Ma siccome che i Testimoni di Geova
non credono che il Figlio di Dio fosse della stessa sostanza con il
Padre perché ritengono la Parola inferiore a Dio e non Dio allora essi
hanno reso queste parole così: ‘E la Parola é divenuta carne e ha
risieduto fra noi, e abbiamo visto la sua gloria, una gloria tale che
appartiene a un figlio unigenito da parte di un padre’. E così il
lettore della loro Bibbia comprende che la gloria di Cristo non era la
gloria dell’Unigenito Figlio di Dio che era venuto da Dio, ma una
gloria come quella che riceve un figlio unigenito da suo padre. |
• Nell’epistola agli Ebrei si
legge: "Iddio, dopo aver in molte volte e in molte maniere parlato
anticamente ai padri per mezzo de’ profeti, in questi ultimi giorni ha
parlato a noi mediante il suo Figliuolo..." (Ebr. 1:1-2). Diodati
ha messo "nel suo Figliuolo". |
Ma nella Traduzione del Nuovo Mondo
del 1987 lo stesso passo si legge così: ‘Dio, che anticamente parlò
in molte occasioni e in molti modi ai nostri antenati per mezzo dei
profeti, alla fine di questi giorni ha parlato a noi per mezzo di un
Figlio...’. In questa maniera i loro traduttori sono riusciti ad
attenuare la relazione che c’è tra il Padre e il Figlio, perché
invece di "mediante il suo Figliuolo" o "nel suo
Figliuolo" hanno messo ‘per mezzo di un Figlio’. Nella versione
del 1967 il verso era tradotto correttamente infatti si legge: ‘alla
fine di questi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio’. |
• In Giovanni è scritto che Gesù
disse ai Giudei: "Se non faccio le opere del Padre mio non mi
credete; ma se le faccio, anche se non credete a me, credete alle opere,
affinché sappiate e riconosciate che il Padre è in me e che io sono
nel Padre" (Giov. 10:37-38). |
Ma nella loro versione si legge: ‘Se
non faccio le opere del Padre mio, non credetemi. Ma se le faccio, anche
se non credete a me, credete alle opere, affinché conosciate e
continuiate a conoscere che il Padre è unito a me e io sono unito al
Padre’. Questa manomissione si è resa necessaria per sostenere che
Dio Padre non è onnipresente. Egli in altre parole non poteva essere in
cielo e nello stesso tempo in Gesù. |
• Sempre in Giovanni è scritto che
Gesù disse a Giuda: "Le parole che io vi dico, non le dico di mio;
ma il Padre che dimora in me, fa le opere sue. Credetemi che io sono nel
Padre e che il Padre è in me..." (Giov. 14:10-11). |
Ma nella loro versione si legge: ‘Le
cose che vi dico non le dico da me stesso; ma il Padre che rimane unito
a me fa le sue opere. Credetemi che io sono unito al Padre e il Padre è
unito a me’. Il motivo di questa ennesima manomissione è lo stesso
citato in precedenza. |
|
La morte di Cristo sulla croce |
Per i Testimoni di Geova Cristo non è
morto sulla croce ma su un palo; e per sostenere ciò i traduttori della
loro Bibbia hanno messo la parola palo o palo di tortura al posto della
parola croce,
come per esempio in questi passi. |
• "... voi, per man d’iniqui,
inchiodandolo sulla croce, lo uccideste" (Atti 2:23) è diventato:
‘...Metteste al palo per mano di uomini illegali’. |
• "Ma quanto a me, non sia mai
ch’io mi glorî d’altro che della croce del Signor nostro Gesù
Cristo" (Gal. 6:14) è diventato: ‘Non avvenga mai che io mi
vanti, se non del palo di tortura del nostro Signore Gesù Cristo". |
La Scrittura afferma che Cristo fu
crocifisso e non messo su un palo perché Pietro, come l’ho già
citato qui sopra, il giorno della Pentecoste, disse ai Giudei:
"Quest’uomo, allorché vi fu dato nelle mani, per il determinato
consiglio e per la prescienza di Dio, voi, per man d’iniqui,
inchiodandolo sulla croce, lo uccideste" (Atti 2:23). Certo, è
vera anche la parola che lo stesso Pietro disse in casa di Cornelio:
"Ed essi l’hanno ucciso, appendendolo ad un legno" (Atti
10:39. Qui la parola greca per legno è xulon, così anche nel
verso seguente ai Galati), e quella scritta nella legge in riferimento
alla maledizione di cui Cristo si é caricato: "Maledetto chiunque
é appeso al legno" (Gal. 3:13); ma vi ricordo che questo legno su
cui Gesù fu appeso era una croce e non un palo. |
|
La venuta di Cristo |
Nelle Scritture del Nuovo Testamento
è menzionata diverse volte la parola greca parousia che può
essere tradotta con ‘presenza’ o ‘venuta’ a secondo del
contesto; ma quando è usata in riferimento all’apparizione di Cristo
viene tradotta con ‘venuta’ (Riveduta) perché il contesto lo
permette, e difatti questo è quello che hanno fatto tutti i traduttori
di Bibbie. Ora, questa parola greca è stata tradotta dai traduttori
della versione Nuovo Mondo sempre con la parola ‘presenza’,
anche quando essa è collegata all’apparizione della gloria del nostro
Signore Gesù Cristo. Sorge la domanda: ‘Perché non hanno voluto
tradurre parousia con ‘venuta’ quando essa si riferisce alla
venuta di Cristo dal cielo?’ La risposta è perché la dottrina di
Rutherford non glielo permetteva perché essa afferma che Cristo è già
tornato nel 1914 ma in maniera invisibile e quindi ‘la sua seconda
presenza’ ha cominciato da quell’anno. In altre parole perché essi
volevano provare che il ritorno di Cristo sarebbe stato un’invisibile
‘presenza’ e non un evento visibile e glorioso verificabile da
tutti. Ecco un versetto in cui la parola parousia è stata
tradotta giustamente con ‘presenza’ senza alterare il significato
della frase. Paolo dice ai Filippesi: "Ed ho questa ferma fiducia
ch’io rimarrò e dimorerò con tutti voi per il vostro progresso e per
la gioia della vostra fede; onde il vostro gloriarvi abbondi in Cristo
Gesù a motivo di me, per la mia presenza (parousia) di nuovo in
mezzo a voi" (Fil. 1:25-26). Ecco invece ora due versetti dove il
termine parousia è stato opportunamente tradotto con
‘venuta’ in relazione alla venuta di persone. Paolo dice ai Corinzi:
"E io mi rallegro della venuta (parousia) di
Stefana..." (1 Cor. 16:17); ed anche: "Ma Iddio che consola
gli abbattuti, ci consolò con la venuta (parousia) di
Tito..." (2 Cor. 7:6). |
Citiamo adesso alcuni versetti in cui
è menzionata la parola parousia in riferimento alla seconda
venuta di Cristo per fare comprendere come l’averla tradotta con
‘presenza’ ha fatto violenza al significato che ha la parola nel
contesto. |
• Matteo dice: "E stando egli
seduto sul monte degli Ulivi, i discepoli gli s’accostarono in
disparte, dicendo: Dicci: Quando avverranno queste cose, e quale sarà
il segno della tua venuta (parousia) e della fine dell’età
presente?" (Matt. 24:3). Ma nella loro versione si legge: ‘Mentre
sedeva sul monte degli Ulivi, i discepoli gli si accostarono
privatamente, dicendo: Dicci: Quando avverranno queste cose, e quale sarà
il segno della tua presenza e del termine del sistema di cose?’. |
• Paolo dice ai Tessalonicesi:
"Or, fratelli, circa la venuta (parousia) del Signor nostro
Gesù Cristo e il nostro adunamento con lui, vi preghiamo di non
lasciarvi così presto travolgere la mente..." (2 Tess. 2:1-2). Ma
nella loro versione si legge: ‘Comunque, fratelli, riguardo alla
presenza del nostro Signore Gesù Cristo e al nostro radunamento presso
di lui, vi preghiamo di non essere presto scossi dalla vostra
ragione...’. |
• In Giacomo è scritto: "La
venuta (parousia) del Signore è vicina" (Giac. 5:8). Ma
loro hanno tradotto così: ‘La presenza del Signore si è
avvicinata’. |
• Giovanni dice nella sua prima
epistola: "Ed ora, figliuoletti, dimorate in lui, affinché, quando
egli apparirà, abbiam confidanza e alla sua venuta (parousia)
non abbiam da ritrarci da lui, coperti di vergogna" (1 Giov. 2:28).
Mentre nella loro versione del 1967 si legge: ‘E ora, figliuoletti,
rimanete uniti a lui, affinché quando è reso manifesto abbiamo libertà
di parola e non siamo svergognati lungi da lui alla sua presenza’, ed
in quella del 1987: ‘E ora, figlioletti, rimanete uniti a lui, affinché
quando sarà reso manifesto abbiamo libertà di parola e non siamo da
lui svergognati al [ tempo della] sua presenza’. |
• Nella seconda epistola di Pietro
è scritto: "Verranno degli schernitori coi loro scherni i quali si
condurranno secondo le loro concupiscenze e diranno: Dov’è la
promessa della sua venuta (parousia)?..." (2 Piet. 3:3-4).
Mentre i loro traduttori le hanno rese così: ‘Verranno degli
schernitori con i loro scherni, che procederanno secondo i propri
desideri e diranno: Dov’è questa sua promessa presenza?...’. |
Torno a precisare che il punto sul
quale bisogna riflettere è che parousia è bene tradurla con
‘presenza’ quando il contesto lo permette, ma quando è in
riferimento all’apparizione di Cristo dal cielo è bene tradurla con
‘venuta’ per non alterare il significato del testo. Come potete
vedere nei casi qui sopra citati in cui i Testimoni di Geova hanno
tradotto parousia con ‘presenza’, si può riscontrare un
alterazione del significato del testo, ma d’altronde questo è quello
che essi si erano prefissati, di fare credere alle persone che il
ritorno di Cristo sarebbe stato un invisibile presenza. Insomma, bisogna
riconoscere per l’ennesima volta che i traduttori della loro Bibbia
quando hanno fatto quella traduzione invece che tradurre fedelmente le
Scritture hanno adattato le Scritture alle loro perverse dottrine e si
sono usati di qualsiasi mezzo, di qualsiasi pretesto, per raggiungere il
loro fine disonesto che era quello di ingannare moltitudini di persone. |
Un’osservazione va fatta infine
circa la seguente domanda che i discepoli rivolsero a Gesù sul monte
degli Ulivi: "Quando avverranno queste cose, e quale sarà il segno
della tua ‘presenza’..?", che loro sbandierano del continuo su
tutte le loro pubblicazioni quando parlano del ritorno di Cristo
avvenuto nel 1914. Ora, essi hanno messo ‘presenza’ al posto di
"venuta" per fare apparire che gli eventi che Gesù descrisse
loro nella risposta (guerre, pestilenze, carestie, terremoti) erano il
segno da cui loro avrebbero capito che egli era tornato in maniera
invisibile, quindi il segno da cui avrebbero capito che l’evento si
era già verificato. Ma questo ragionamento è annullato dalle seguenti
parole che Gesù disse ai suoi discepoli sempre in quella risposta:
"Or imparate dal fico questa similitudine: Quando già i suoi rami
si fanno teneri e metton le foglie, voi sapete che l’estate è vicina.
Così anche voi, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che egli è
vicino, proprio alle porte" (Matt. 24:32-33). Ora, quando si vedono
i rami di un fico mettere le foglie si capisce che l’estate è vicina,
ma non che l’estate è già venuta; così Gesù disse che quando
queste cose sarebbero state viste succedere egli non era già venuto, ma
stava per venire. |
|
La personalità e divinità dello
Spirito Santo |
Vediamo ora alcune Scritture
riguardanti lo Spirito Santo che i ‘traduttori’ della versione del Nuovo
mondo hanno manipolato per potere sostenere che Egli non è una
persona. Prima di esaminarli è necessario dire che essi hanno messo
sempre Spirito Santo in minuscolo e mai in maiuscolo; non è senza
significato questo gesto. Il significato è che essi non reputano lo
Spirito Santo né divino e né una persona al pari di Dio e del suo
Figliuolo, e il motivo è per fare apparire ai lettori lo Spirito Santo
una cosa e non una persona divina quale in effetti è. E’ vero che nei
manoscritti più antichi del Nuovo Testamento tutte le lettere di ogni
parola erano maiuscole e quindi il fatto di mettere alcune parole in
maiuscolo ed altre in minuscolo è soggettivo da parte dei traduttori;
ma il fatto di trovare sempre Spirito Santo in minuscolo proprio nella
traduzione di coloro che negano la personalità e la divinità dello
Spirito Santo con tanta veemenza e stoltezza non può passare
inosservato. Esso non può che riflettere la mentalità di coloro che
hanno fatto quella traduzione. Vediamo adesso i passi da loro
adulterati. |
• Nel libro della Genesi è scritto:
"E la terra era informe e vuota, e le tenebre coprivano la faccia
dell’abisso, e lo Spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle
acque" (Gen. 1:2). |
Mentre nella loro versione si legge:
‘Ora la terra risultò essere informe e vuota e c’erano tenebre
sulla superficie delle acque dell’abisso; e la forza attiva di Dio si
muoveva sulla superficie delle acque’. Come potete vedere, i
traduttori della loro Bibbia hanno modificato il primo passo della
Scrittura che si riferisce allo Spirito di Dio, mettendo ‘la forza
attiva di Dio’ al posto di "Spirito di Dio".
Nell’originale ebraico c’è Ruwach che significa Spirito, e
non forza attiva. |
• Paolo dice a Timoteo: "Ma lo
Spirito dice espressamente che nei tempi a venire alcuni apostateranno
dalla fede..." (1 Tim. 4:1). |
Ma nella loro versione si legge:
‘Comunque, l’espressione ispirata dice esplicitamente che in
successivi periodi di tempo alcuni si allontaneranno dalla
fede...". In questo caso per non fare leggere che lo Spirito parla
(il che s’addice ad una persona) ed annunzia le cose a venire il che
s’addice solo a Dio secondo che è scritto in Isaia: "Chi, come
me, proclama l’avvenire...?" (Is. 44:7) gli scellerati traduttori
hanno fatto scomparire "lo Spirito dice espressamente..." e ci
hanno messo ‘l’espressione ispirata dice...’. Insomma ci troviamo
davanti ad una traduzione delle Scritture veramente manipolata. |
• Gesù disse: "Molte cose ho
ancora da dirvi; ma non sono per ora alla vostra portata; ma quando sia
venuto lui, lo Spirito della verità, egli vi guiderà in tutta la verità...
Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve l’annunzierà"
(Giov. 16:12-13,14). Come potete vedere in relazione allo Spirito Santo
c’è il pronome Egli il che indica che lo Spirito Santo è una
persona. |
Ma che hanno fatto i traduttori della
Torre di Guardia? Hanno messo al posto di Egli ‘quello’ difatti le
stesse parole le hanno rese così: ‘Ho ancora molte cose da dirvi, ma
non siete in grado di sostenerle al presente. Comunque, quando quello
sarà arrivato, lo spirito della verità, vi guiderà in tutta la verità...
Quello mi glorificherà, perché riceverà da ciò che è mio e ve lo
dichiarerà’. Ciò costituisce una perversione del significato del
testo greco originale, infatti il pronome che si riferisce a Spirito (Pneuma)
è ekeinos, un pronome maschile. La traduzione della Torre di
Guardia, cioè ‘quello’ inteso come cosa, sarebbe stata corretta se
il pronome fosse stato al neutro singolare, ossia ekeino. E’
vero che nella lingua Italiana ‘quello’ può essere usato anche per
indicare una persona e non soltanto una cosa, ma è anche vero che il
suo uso in relazione ad una persona è sconsigliato. Nel vocabolario
della lingua italiana di Nicola Zingarelli (1964) alla voce quello
si legge infatti: ‘Per le persone invece di quello, quella,
si preferisce usare il pronome personale (quello potrebbe
apparire spregiativo). quel, quello hanno spesso il
significato neutro di Quella cosa’. Quindi se si mettono assieme le
due cose; e cioè che l’originale greco esige che si metta Egli e non
‘quello’, con il fatto che quello si usa spesso in riferimento ad
una cosa e non in riferimento ad una persona, ed a questa si unisce il
fatto che i Testimoni di Geova disconoscono la personalità dello
Spirito Santo si capisce il perché i Traduttori di questa versione
hanno messo ‘quello’ invece di Egli. |
• Paolo dice alla fine della seconda
epistola ai Corinzi: "La grazia del Signor Gesù Cristo e l’amore
di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi" (2
Cor. 13:15). |
Ma nella loro versione si legge:
‘L’immeritata benignità del Signore Gesù Cristo e l’amore di Dio
e la partecipazione nello spirito santo siano con tutti voi’. Come
potete vedere nella loro traduzione al posto di "dello Spirito
Santo" è stato posto ‘nello spirito santo’ quando
nell’originale greco c’è "dello" invece che ‘nello’;
perché questa manomissione? Per non fare apparire lo Spirito Santo
sullo stesso livello del Padre e del Figliuolo, ossia per non farlo
apparire una persona ma bensì come una forza sprigionata da Dio. |
• Nella prima epistola di Giovanni
è scritto: "Da questo conoscete lo Spirito di Dio: ogni spirito
che confessa Gesù Cristo venuto in carne, è da Dio" (1 Giov.
4:2). |
Ma nella loro versione scompare
"lo Spirito di Dio" infatti si legge: ‘Da ciò acquistate
conoscenza dell’espressione ispirata da Dio: Ogni espressione ispirata
che confessa Gesù Cristo venuto nella carne ha origine da Dio’. Anche
qui la manomissione ha come fine quello di non attribuire allo Spirito
Santo una personalità. |
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La giustificazione |
Nel Vangelo scritto da Luca nella
parabola del Fariseo e del pubblicano è scritto che Gesù disse a
proposito del pubblicano che aveva implorato Dio affinché avesse pietà
di lui, a differenza del Fariseo che si era innalzato perché si
riteneva giusto: "Io vi dico che questi scese a casa sua
giustificato, piuttosto che quell’altro..." (Luca 18:14); il che
significa che il pubblicano se ne tornò a casa giustificato mentre il
Fariseo no. |
Ma nella Bibbia dei Testimoni di Geova
si legge: ‘Io vi dico: Quest’uomo scese a casa sua più giustificato
di quell’altro...’. Il che significa che tutti e due scesero a casa
giustificati, solo che il pubblicano fu giustificato più dell’altro.
Ma questo non può essere perché solo uno dei due scese a casa sua
giustificato - e precisamente il pubblicano - perché solo uno dei due
si abbassò; l’altro, cioè il Fariseo non poté scendere a casa
giustificato in nessuna maniera perché si era innalzato e Dio lo aveva
abbassato. Noi non sappiamo il motivo esatto di questa manipolazione; ma
conoscendo la dottrina sulla giustificazione dei Testimoni di Geova,
secondo la quale nella pratica i 144.000 sono più giustificati delle
‘altre pecore’ nel cospetto di Dio possiamo supporre che il motivo
sia questo; cioè fare apparire vera questa loro aberrante dottrina
sulla giustificazione. Altrimenti non si spiega la ragione
dell’immissione di questo errore nella loro Bibbia. |
|
La salvezza |
• Nell’epistola di Paolo ai Romani
è scritto: "Chiunque avrà invocato il nome del Signore, sarà
salvato" (Rom. 10:13); e noi sappiamo che Gesù Cristo è il
Signore che salva colui che lo invoca e quindi egli è l’Iddio potente
a salvare a cui appartiene la salvezza. |
Ma nella Bibbia dei Testimoni di Geova
si legge: ‘chiunque invoca il nome di Geova sarà salvato’. In
questa maniera scompare il Signore Gesù ed il suo posto viene preso da
Dio. Non che Dio non salvi, ma in quel posto c’è Signore in
riferimento a Gesù perché poco prima Paolo aveva detto: "Se con
la bocca avrai confessato Gesù come Signore, e avrai creduto col cuore
che Dio l’ha risuscitato dai morti, sarai salvato" (Rom. 10:9) il
che significa che per essere salvati bisogna invocare Cristo il Signore
infatti poco dopo dice l’apostolo che con la bocca si fa confessione
per essere salvati. |
• Sempre in questa epistola è
scritto: "Col cuore si crede per ottener la giustizia e con la
bocca si fa confessione per esser salvati" (Rom. 10:10). Quello che
bisogna credere è che Dio ha risuscitato dai morti Gesù, mentre quello
che bisogna confessare è che Gesù è il Signore. Chi crede e confessa
queste cose viene giustificato e salvato dai suoi peccati. |
Ma nella versione della Torre di
Guardia si legge: ‘Poiché col cuore si esercita fede per la
giustizia, ma con la bocca si fa pubblica dichiarazione per la
salvezza’. Perché mettere ‘si fa pubblica dichiarazione’ invece
che ‘si fa confessione’? Per infondere l’idea nei Testimoni di
Geova che se vogliono essere salvati da Armaghedon devono andare di casa
in casa a predicare il messaggio della Torre di Guardia. Infatti per la
Torre di Guardia per essere salvati è necessario fare questa opera di
pubblica dichiarazione. Alla fine della loro Bibbia del 1987 tra gli
Argomenti biblici di conversazione alla voce ‘Testimonianza’ alla
lettera A è detto ‘Ogni cristiano deve testimoniare, annunciare la
buona notizia’ e per sostenere che ‘pubblica dichiarazione reca
salvezza’ è citato proprio Romani 10:10. Attenzione, non è che con
questo neghiamo che i credenti devono testimoniare del Signore e della
parola della sua grazia; ma solo che le parole di Paolo sulla
confessione non hanno il significato che gli danno i Testimoni di Geova.
E questo perché come si ottiene la giustizia nel momento stesso in cui
si crede col cuore che Dio ha risuscitato dai morti Gesù, così si
viene salvati dai peccati nel momento stesso in cui si fa confessione
che Gesù è il Signore. Che questa sia stata un’altra abile
manomissione del greco è provato dal fatto che il verbo greco homologeo
che significa ‘confessare’ o ‘riconoscere’, che è presente in
Romani 10:10 e che loro hanno tradotto con ‘fare pubblica
dichiarazione’, in questi altri versetti del Nuovo Testamento è stato
da loro tradotto con confessare: ‘Se confessiamo (homologeo) i
nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e
purificarci da ogni ingiustizia’ (1 Giov. 1:9); ‘Chi confessa (homologeo)
il Figlio ha anche il Padre’ (1 Giov. 2:23); ‘Chiunque confessa (homologeo)
che Gesù Cristo è il Figlio di Dio....’ (1 Giov. 4:15). Nel passo ai
Romani tradurre il verbo homologeo con ‘fare dichiarazione’
sarebbe ancora andato bene, ma con quel ‘pubblica’ messo tra
‘fare’ e ‘dichiarazione’ la traduzione risulta infedele e le
parole di Paolo assumono un altro significato. Difatti, mentre dalla
traduzione corretta si evince che per essere salvati dal peccato è
necessario confessare che Gesù Cristo è il Signore - cosa che si può
fare sia in privato (nella propria cameretta da soli per esempio) che
pubblicamente (in occasione di una riunione di culto per esempio in cui
ci sono altri che ci ascoltano) -, dalla traduzione infedele dei
Testimoni di Geova risulta che per essere salvati (dalla battaglia di
Armaghedon) occorre andare di casa in casa a ‘fare pubblica
dichiarazione’ del messaggio della Torre di Guardia. |
|
Il dimorare di Cristo Gesù in noi |
Ecco come i ‘traduttori’ dei
Testimoni di Geova hanno modificato alcuni passi della Scrittura per non
fare credere che Cristo dimora nei credenti perché secondo loro anche
questo è irragionevole. D’altronde se per loro Dio non è
onnipresente come potrebbe esserlo il suo Figliuolo che per loro è
‘un dio’? |
• "Dimorate in me, e io dimorerò
in voi... Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto
frutto" (Giov. 15:4,5) lo hanno reso: ‘Rimanete uniti a me, ed io
unito a voi... Chi rimane unito a me, e io unito a lui, questi porta
molto frutto’. |
• "Sono stato crocifisso con
Cristo, e non son più io che vivo, ma è Cristo che vive in me"
(Gal. 2:20) è diventato: ‘Sono messo al palo con Cristo. Non sono più
io a vivere, ma è Cristo che vive unito a me..". |
• "E se Cristo è in voi, ben
è il corpo morto a cagion del peccato; ma lo spirito è vita a cagion
della giustizia" (Rom. 8:10) è diventato: ‘Ma se Cristo è unito
a voi, il corpo in realtà è morto a causa del peccato, ma lo spirito
è vita a causa della giustizia’. |
• "Non riconoscete voi medesimi
che Gesù Cristo è in voi?" (2 Cor. 13:5) è diventato: ‘O non
riconoscete che Gesù Cristo è unito a voi?’. |
|
La verità di Cristo in noi |
• Nella seconda epistola ai Corinzi
si legge: "Com’è vero che la verità di Cristo è in me, questo
vanto non mi sarà tolto nelle contrade dell’Acaia" (2 Cor.
11:10). |
Ma nella loro versione si legge:
‘E’ una verità di Cristo nel mio caso che a questo mio vanto non si
porrà fine nelle regioni dell’Acaia’. |
|
La testimonianza di Dio in noi
stessi |
Nella prima epistola di Giovanni si
legge: "Chi crede nel Figliuol di Dio ha quella testimonianza in sé..."
(1 Giov. 5:10). |
Ma nella loro Bibbia si legge: ‘La [
persona] che ripone fede nel Figlio di Dio ha la testimonianza data nel
proprio caso...’. In questa maniera la Torre di Guardia non fà
leggere che chiunque crede in Cristo ha la testimonianza di Dio nel suo
proprio cuore, perché ha fatto scomparire "in sé". E poi: ma
che significa ‘ha la testimonianza data nel proprio caso’? Riteniamo
che questa manomissione sia stata fatta per sostenere che la
testimonianza data verso i 144.000 e verso ‘le altre pecore’ è
diversa l’una dall’altra. Infatti i primi sanno - in virtù della
testimonianza dello Spirito nei loro cuori - di essere parte del
‘piccol gregge’, mentre gli altri, anche se esercitano fede in Gesù
come i 144.000 non hanno questa stessa testimonianza, ma ne hanno
un’altra, quella che fa alla loro posizione, che dice che loro non
sono parte del ‘piccolo gregge’ ma della ‘grande folla’. |
|
L’essere divenuti partecipi di
Cristo |
Nell’epistola agli Ebrei è scritto:
"Poiché siam diventati partecipi di Cristo, a condizione che
riteniam ferma fino alla fine la fiducia che avevamo da
principio..." (Ebr. 3:14). |
Ma nella loro versione si legge:
‘Poiché noi diveniamo effettivamente partecipi del Cristo solo se
manteniamo salda sino alla fine la fiducia che avemmo nel principio’.
Così come sono tradotte quelle parole appare che i credenti in Cristo
non sono già diventati partecipi di Cristo, ma lo diventano col passare
del tempo a condizione che ritengono fino alla fine la loro fede. Ma
questo è un strano discorso che non ha un fondamento scritturale perché
la Scrittura attesta in svariate maniere che noi siamo già partecipi di
Cristo. Non ha forse detto Paolo: "Chi si unisce al Signore è uno
spirito solo con lui" (1 Cor. 6:17)? Ed anche: "Non sapete voi
che i vostri corpi sono membra di Cristo" (1 Cor. 6:15)? Riteniamo
che questa manomissione serva a sostenere la dottrina dei Testimoni di
Geova a riguardo della salvezza dei 144.000 (perché anche la lettera
agli Ebrei fu scritta a membri del ‘piccol gregge’) perché fa
credere che nessun membro di questa classe può dire di essere certo di
essere diventato partecipe di Cristo. I membri dei 144.000 devono
aspettare la fine della loro vita terrena prima di diventarlo
effettivamente. |
|
La predestinazione |
• Nell’epistola ai Romani è
scritto: "Così dunque Egli fa misericordia a chi vuole, e indura
chi vuole" (Rom. 9:18). |
Ma nella loro versione si legge:
‘Così, dunque, egli mostra misericordia a chi desidera, ma lascia
divenire ostinato chi desidera’. Come si può ben vedere la seconda
parte di questo versetto è stata adacquata perché dalla sua lettura
non si comprende che è Dio a indurire chi vuole. Quel ‘lascia
divenire ostinato chi desidera’ è molto meno forte di "indura
chi vuole", perché indica che il suo cuore s’indurisce da sé e
non che egli s’indurisce perché Dio lo indura. Il verbo greco usato
da Paolo in questo versetto è skleruno che significa
‘indurire’ o ‘rendere ostinato’. |
• Sempre ai Romani è scritto:
"E che v’è mai da replicare se Dio, volendo mostrare la sua ira
e far conoscere la sua potenza, ha sopportato con molta longanimità
de’ vasi d’ira preparati per la perdizione, e se, per far conoscere
le ricchezze della sua gloria verso de’ vasi di misericordia che avea
già innanzi preparati per la gloria, li ha anche chiamati (parlo di
noi) non soltanto di fra i Giudei ma anche di fra i Gentili?" (Rom.
9:22-24). |
Ma nella loro versione si legge:
‘Se, ora, Dio, benché avesse la volontà di dimostrare la sua ira e
di far conoscere la sua potenza, tollerò con molta longanimità vasi
d’ira resi adatti alla distruzione affinché facesse conoscere le
ricchezze della sua gloria sui vasi di misericordia, che egli preparò
in anticipo per la gloria, cioè noi, che ha chiamato non solo di fra i
giudei ma anche di fra le nazioni, [ che dire] ?’. Quel ‘benché
avesse la volontà’ messo al posto di "volendo mostrare" non
rende affatto chiaro che Dio ha voluto sopportare con molta longanimità
dei vasi d’ira preparati per la perdizione. In altre parole secondo il
loro passo Dio ha tollerato dei vasi d’ira preparati per la perdizione
non perché ha voluto mostrare la sua ira ma benché (o quantunque, o
sebbene) avesse la volontà di dimostrare la sua ira. Mentre Paolo ha
detto chiaramente che Dio ha sopportato dei vasi d’ira preparati per
la perdizione per mostrare la sua ira e la sua potenza. |
• Sempre in questa epistola si
legge: "Che dunque? Quel che Israele cerca, non l’ha ottenuto;
mentre il residuo eletto l’ha ottenuto; e gli altri sono stati
indurati..." (Rom. 11:7). |
Ma nella loro versione si legge:
‘Che dunque? Ciò che Israele cerca ardentemente non l’ha ottenuto,
ma gli eletti l’hanno ottenuto. Agli altri la sensibilità si è
intorpidita’. Anche in questo caso dalla lettura del loro passo non si
evince chiaramente che è stato Dio a indurare costoro. Uno legge solo
che la sensibilità di costoro si è intorpidita e basta. |
• Nel libro degli Atti si legge:
"E tutti quelli che erano ordinati a vita eterna, credettero"
(Atti 13:48). |
Nella loro versione si legge invece:
‘Tutti quelli che erano giustamente disposti per la vita eterna
divennero credenti’. Anche in questo caso la Parola di Dio è stata
adacquata, perché da come hanno tradotto loro il senso della frase di
Luca è reso molto meno forte. Infatti Luca dice che coloro che erano
stati preordinati a vita eterna da Dio credettero, mentre loro gli fanno
dire che coloro che avevano una disposizione per la vita eterna
credettero. Quel ‘giustamente disposti per’ non è affatto
"ordinati a". |
Ma perché tutti questi passi sono
stati adacquati? Perché, come abbiamo già visto, la Torre di Guardia
rigetta la predestinazione sia dei giusti alla gloria che degli empi
alla perdizione. |
|
L’esistenza dell’anima, dello
spirito e l’immortalità dell’anima |
I Testimoni di Geova per sostenere le
loro menzogne sull’anima e sullo spirito si appoggiano su delle
Scritture manomesse dai loro traduttori. Vediamole da vicino. |
• Paolo ai Tessalonicesi dice queste
parole : "Or l’Iddio della pace vi santifichi Egli stesso
completamente; e l’intero essere vostro, lo spirito, l’anima ed il
corpo, sia conservato irreprensibile, per la venuta del Signor nostro
Gesù Cristo" (1 Tess. 5:23). |
Ma nella loro versione esse sono state
manipolate così: ‘L’Iddio della pace vi santifichi completamente. E
lo spirito e l’anima e il corpo [ composto] di voi, [ fratelli] , sia
conservato sano sotto ogni aspetto, in maniera irriprovevole, alla
presenza del nostro Signore Gesù Cristo’ (Ediz. 1967). Tutto ciò per
non fare apparire che l’uomo é formato da tre parti distinte e
scindibili che sono lo spirito, l’anima e il corpo. |
• Nell’epistola agli Ebrei è
scritto: "Ma voi siete venuti... agli spiriti de’ giusti resi
perfetti" (Ebr. 12:22-23). |
Ma nella loro versione è scritto:
‘Ma vi siete accostati... alle vite spirituali dei giusti che sono
stati resi perfetti". Notate che gli "spiriti dei giusti"
sono diventati per loro ‘le vite spirituali dei giusti’. Questa
manipolazione ha come fine quello di fare credere che nell’uomo non
esiste uno spirito. |
• Paolo disse a Timoteo: "Il
Signore sia col tuo spirito" (2 Tim. 4:22. La stessa manomissione
è stata compiuta in Fil. 4:23 e Gal. 6:18). |
Ma loro per non fare credere che
l’uomo possiede uno spirito e che il Signore possa essere con il suo
spirito lo hanno reso così: ‘Il Signore [ sia] con lo spirito che tu
[ mostri] . Hanno così reso un passo chiaro, in un passo oscuro. Forse
qualcuno vorrà sapere quale è il significato di questa loro
traduzione. Bene, ecco cosa viene detto in un articolo dal titolo ‘Il
Signore sia con lo spirito che mostrate’ apparso sulla Torre di
Guardia: ‘Ognuno di noi ha un certo spirito. Cioè ha una
particolare disposizione, inclinazione o forza che lo spinge ad agire
(...) Paolo desiderava che Dio, mediante il Signore Gesù Cristo,
approvasse la forza che animava Timoteo, forza che lo spingeva ad
operare’ (La Torre di Guardia, 1 dicembre 1977, pag. 720,721). |
• Gesù disse ad uno dei ladroni che
erano in croce: "Io ti dico in verità che oggi tu sarai meco in
paradiso" (Luca 23:43), facendogli chiaramente capire che in quello
stesso giorno quando lui sarebbe morto sarebbe andato in paradiso. |
Ma i Testimoni di Geova ne hanno
cambiato la punteggiatura facendogli cambiare significato infatti nella
loro traduzione si legge: ‘Veramente ti dico oggi: Tu sarai con me in
Paradiso’. Leggendo questo verso in questo modo appare che Gesù non
gli disse che in quel medesimo giorno lui sarebbe stato in paradiso con
lui, ma che egli vi sarebbe andato più avanti (per loro vi andrà alla
risurrezione). Ecco come i loro traduttori hanno stravolto le parole di
Gesù! Per farvi comprendere come cambiando la punteggiatura ed il posto
alle parole in una frase si da alla frase un’altro significato vi
faccio questo esempio. Gesù nella notte in cui fu tradito disse a
Pietro queste parole: "Pietro, io ti dico che oggi il gallo non
canterà, prima che tu abbia negato tre volte di conoscermi" (Luca
22:34), ma se le si manomettono nella stessa maniera in cui hanno fatto
i Testimoni di Geova con il passo sopra citato esse diventano:
‘Pietro, oggi io ti dico: Il gallo non canterà prima che tu abbia
negato tre volte di conoscermi’. In questo caso risulterebbe che Gesù
non aveva specificato a Pietro il giorno in cui egli lo avrebbe
rinnegato ma gli aveva detto solo che lo avrebbe rinnegato, il che
poteva avvenire o quel giorno stesso o anche il giorno dopo o il giorno
dopo ancora o chissà quando. Ma questo non si potrebbe accettare perché
Gesù disse a Pietro che egli lo avrebbe rinnegato in quel giorno, e
precisamente in quella stessa notte; e difatti così avvenne. Così
anche al ladrone Gesù disse che sarebbe andato in paradiso in quello
specifico giorno e non in un giorno futuro; e così fu. Una
puntualizzazione va fatta a riguardo di queste parole di Gesù al
ladrone. Nei manoscritti più antichi del Nuovo Testamento queste parole
sono senza punteggiatura per cui se si vuole vi si potrebbe mettere pure
la punteggiatura messa dai Testimoni di Geova. Ma questa punteggiatura
non avrebbe senso per due ragioni; innanzi tutto perché Gesù non
avrebbe reputato necessario puntualizzare che quello era il giorno in
cui gli faceva la promessa perché egli sapeva che non ci poteva essere
nel futuro un altro giorno sulla terra in cui fargliela; e poi in
secondo luogo tenendo presente le seguenti parole che il ladrone rivolse
a Gesù: "Gesù, ricordati di me quando sarai venuto nel tuo
regno" (Luca 23:42) si può ben comprendere che le parole di Gesù
avevano lo scopo di tranquillizzare quell’uomo in quei momenti così
difficili per lui, e quindi si deve dedurre che Gesù intese dirgli che
in quello stesso giorno egli sarebbe andato in paradiso. Il ladrone
voleva che Gesù si ricordasse di lui quando egli sarebbe venuto nel suo
regno (non sappiamo quando il ladrone pensava che Gesù sarebbe venuto
nel suo regno, ma da come parlò sembrerebbe che si riferisse ad un
tempo lontano) e Gesù lo tranquillizzò promettendogli che in quello
stesso giorno egli sarebbe andato in paradiso. Ma poi, se consideriamo
il fatto che Gesù credeva nell’immortalità dell’anima, e sapeva
cosa aspettava i giusti quando morivano nella fede è del tutto normale
che Gesù gli disse che in quello stesso giorno egli sarebbe andato in
paradiso e non in qualche lontano futuro; chissà, magari alla
risurrezione dei morti. |
• Gesù disse a Marta: "Io son
la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muoia, vivrà..."
(Giov. 11:25). Con queste parole il Signore ha inteso dire chiaramente
che con la morte per il credente non finisce tutto, ossia che non cessa
di vivere, perché continuerà a vivere sotto un altra dimensione in un
luogo di consolazione che noi sappiamo dalla risurrezione di Cristo in
poi è il cielo. |
Ma nella versione del Nuovo Mondo
si legge che Gesù disse a Marta: ‘Io sono la risurrezione e la vita.
Chi esercita fede in me, benché muoia, tornerà in vita’. In questa
maniera chi legge queste parole non pensa che appena morto il credente
vive in cielo, ma che egli dopo morto tornerà a vivere. Quel ‘tornerà
in vita’ per la Torre di Guardia significa tornerà a vivere
quando ci sarà la risurrezione durante il millennio. Essi infatti
escludono che chi crede in lui appena morto va subito in cielo (tranne i
membri della classe ‘unta’ naturalmente). Potrebbe però anche
significare che ogni membro dei 144.000 benché muoia tornerà subito in
vita partecipando alla ‘prima risurrezione’. Nella loro Bibbia, tra
gli Argomenti biblici di conversazione, Giov. 11:25 è messo alla voce
‘Risurrezione’ con al fianco sinistro la dicitura ‘Assicurata a
chi mostra fede’. |
• Luca dice che quando Gesù disse
alla figlia di Iairo che era morta: "Fanciulla, levati" (Luca
8:54, avvenne che "lo spirito di lei tornò" (Luca 8:55). Come
potete vedere da voi stessi il fatto che lo spirito di quella fanciulla
tornò in lei quando Gesù la richiamò alla vita, sta a dimostrare che
non solo c’é uno spirito nell’uomo, ma anche che esso esce dal
corpo quando l’uomo muore. |
Ma questa fedele traduzione non è
affatto gradita ai falsi testimoni e perciò hanno messo: ‘E il
respiro le tornò’ (Ediz. 1967). E tutto questo per fare apparire la
risurrezione di quella fanciulla come una semplice ripresa delle
funzioni respiratorie di lei e per non fare credere agli uomini che lo
spirito di quella fanciulla tornò in lei. In altre parole quando ella
risuscitò avvenne che ella riprese a respirare, ma non che il suo
spirito tornò in lei perché secondo loro non esiste uno spirito
nell’uomo che si diparte da esso quando muore! |
• In Giacomo hanno preferito mettere
‘respiro’ invece che spirito e sempre per la stessa ragione infatti
invece di tradurre: "Come il corpo senza lo spirito è
morto..." (Giac. 2:26), hanno tradotto: ‘Come il corpo senza
respiro è morto...’ (Ediz. 1967). La parola greca tradotta in questi
passi con ‘respiro’ è pneuma. Ma questa parola greca
significa pure ‘spirito’, ossia quella parte dell’essere creato da
Dio che si trova nell’uomo e che dopo la morte continua ad esistere
secondo che é scritto nell’Ecclesiaste: "Prima che la polvere
torni alla terra com’era prima, e lo spirito torni a Dio che l’ha
dato" (Ecc. 12:9). E’ chiaro che i loro traduttori in questi casi
hanno voluto tradurre la parola greca pneuma con ‘respiro’
perché gli ha fatto estremamente comodo. Hanno ritenuto poterlo fare,
ma quando non hanno potuto perché il contesto non lo permetteva allora
hanno tradotto ‘spirito’. Il seguente esempio spiega tutto ciò. In
Matteo è scritto: "E Gesù, avendo di nuovo gridato con gran voce,
rendè lo spirito" (Matt. 27:50); ma nella loro versione si legge
così: ‘Di nuovo Gesù gridò ad alta voce e rese il [ suo] respiro’
(Ediz. 1967). In questo caso hanno preferito tradurre pneuma con
‘respiro’ per fare passare ai semplici che essi adescano che la
morte non è altro che una cessazione delle funzioni respiratorie (e
basta) e che non consiste in una dipartenza dello spirito che c’è
dentro l’uomo. Ma questa traduzione non gli è stata possibile nel
passo trascritto da Luca: "E Gesù, gridando con gran voce, disse:
Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio" (Luca 23:46), dove
compare la stessa parola greca pneuma. Essi hanno infatti
tradotto così: ‘E Gesù chiamò ad alta voce, dicendo: Padre, nelle
tue mani affido il mio spirito’) e questo perché hanno pensato che
sarebbe apparso irragionevole al lettore che Gesù mettesse nelle mani
di Dio il suo respiro. Insomma i Testimoni di Geova dove hanno potuto
hanno manomesso le Scritture astutamente e molto volentieri, ma quando
non hanno potuto hanno rimediato a questo loro inconveniente dando ai
passi scritti chiaramente un altro significato. |
(Attenzione; nella loro edizione del
1987 questi versi sono stati corretti, perché in Luca hanno tradotto:
‘E le tornò lo spirito..’, in Giacomo: ‘Come il corpo senza
spirito è morto...’, e in Matteo: ‘Di nuovo Gesù gridò ad alta
voce e rese il [ suo] spirito’. Si tenga presente però che essi alla
parola ‘spirito’ non danno lo stesso significato che gli diamo
noi.). |
• Paolo dice ai Corinzi: "Noi
siamo dunque sempre pieni di fiducia, e sappiamo che mentre abitiamo nel
corpo, siamo assenti dal Signore (poiché camminiamo per fede e non per
visione); ma siamo pieni di fiducia e abbiamo molto più caro di partire
dal corpo e d’abitare col Signore. Ed è perciò che ci studiamo
d’essergli grati, sia che abitiamo nel corpo, sia che ne
partiamo" (2 Cor. 5:6-9). Ora, l’espressione "partire dal
corpo" usata dall’apostolo Paolo sta a dimostrare che quando si
muore si parte dal corpo, ed è chiaro che per partire dal corpo bisogna
che ci sia qualcosa all’interno di esso che se ne parta, il che noi
sappiamo è l’anima. |
Ma i Testimoni di Geova non credendo
che nell’uomo vi sia l’anima che quando egli muore esce dal corpo
(perché da come parlano loro l’anima è l’essere umano e perciò
essa rimane sulla terra o meglio nella tomba a dormire fino alla
risurrezione) hanno modificato le parole in questa maniera: ‘Noi perciò
abbiamo sempre coraggio e sappiamo che, mentre abbiamo la nostra casa
nel corpo, siamo assenti dal Signore, poiché camminiamo per fede, non
per visione. Ma abbiamo coraggio e preferiamo piuttosto essere assenti
dal corpo e fare la nostra casa presso il Signore. Perciò abbiamo anche
la mira, sia che abbiamo la nostra casa presso di lui o che siamo
assenti da lui, di essergli graditi’. Mettendo ‘essere assenti dal
corpo’ al posto di "di partire dal corpo", hanno fatto dire
al greco quello che hanno voluto perché il greco ekdemesai ek tu
somatos significa ‘partire, uscire dal corpo’ e non ‘essere
assenti dal corpo’. In altre parole, in questo caso il verbo greco è
un verbo di ‘moto’ e non di ‘stato’ (come nel passo "siamo
assenti dal Signore"), ma loro hanno messo ‘essere assenti dal
corpo’ (che significa essere lontani dal corpo) invece che "di
partire dal corpo" che significa di uscire dal corpo. Questa
manipolazione è stata fatta per non fare credere ai lettori della loro
Bibbia che quando i credenti muoiono escono (o si dipartono) dal corpo
per andare ad abitare con il Signore. |
• Nella sua seconda epistola a
Timoteo Paolo scrisse: "Quanto a me io sto per esser offerto a mò
di libazione, e il tempo della mia dipartenza è giunto" (2 Tim.
4:6), facendo capire a Timoteo che lui stava per gustare la morte, e che
quando sarebbe morto si sarebbe dipartito dalla sua tenda e sarebbe
andato immediatamente con il Signore nel cielo. |
Ma i loro traduttori hanno adulterato
anche queste parole dell’apostolo per non fare credere che Paolo aveva
questa certezza di andare ad abitare con Gesù in cielo lo stesso giorno
in cui sarebbe morto, difatti le hanno rese così: ‘Poiché io sono già
versato come una libazione, e il tempo stabilito della mia liberazione
è imminente’. Mettendo ‘liberazione’ al posto di "dipartenza",
fanno pensare che Paolo stesse parlando della liberazione che egli
avrebbe sperimentato al ritorno di Cristo risuscitando dai morti e
andando con Cristo. Ricordiamo che in virtù della loro dottrina sulla
‘risurrezione’ dei 144.000 Paolo sarebbe risuscitato nel 1918. |
• Paolo dice ai Filippesi:
"Poiché per me il vivere é Cristo, e il morire guadagno... Io
sono stretto dai due lati: ho il desiderio di partire e d’esser con
Cristo, perché é cosa di gran lunga migliore; ma il mio rimanere nella
carne é più necessario per voi" (Fil. 1:21,23-24). |
Ma i traduttori che si rifanno agli
insegnamenti della Torre di Guardia hanno contorto queste parole per
adattarle alla loro eresia secondo la quale quando il cristiano muore
non va subito ad abitare con Cristo ma si addormenta fino alla
risurrezione. Ecco infatti come le hanno rese: ‘Poiché nel mio caso
vivere è Cristo, e morire, guadagno. Ora se sia il continuare a vivere
nella carne, questo è frutto della mia opera, eppure ciò che
sceglierei non lo faccio conoscere. Sono messo alle strette da queste
due cose; ma ciò che desidero è la liberazione e di essere con Cristo,
poiché questo, certo, è molto meglio. Comunque, è più necessario che
io rimanga nella carne a motivo di voi’. Come potete vedere il testo
è stato reso incomprensibile nell’insieme, ma quello che qui vorrei
limitarmi a dire è che essi mettendo la parola ‘liberazione’ al
posto di "partire" fanno pensare alle persone che Paolo qui
non stava parlando della sua morte e del fatto che lui desiderava
partire dal corpo per andare ad abitare subito con Gesù, ma che egli
desiderava il ritorno di Cristo perché allora avrebbe ottenuto la
liberazione dalla morte. Per loro è come se Paolo avesse detto: Non
vedo l’ora di morire per essere con Cristo al suo ritorno, alla
risurrezione finale! Ma è chiaro che se fosse stato così Paolo non
avrebbe mai chiamato il morire guadagno perché non avrebbe guadagnato
proprio nulla alla sua morte perché se ne sarebbe andato nella tomba a
dormire (come affermano i falsi testimoni) in attesa della risurrezione
che ricordo ancora, per Paolo, era la ‘prima risurrezione’ avvenuta
nel 1918. |
|
Chi entrerà nel regno dei cieli |
• Gesù disse: "Chi dunque avrà
violato uno di questi minimi comandamenti ed avrà così insegnato agli
uomini, sarà chiamato minimo nel regno de’ cieli; ma chi li avrà
messi in pratica ed insegnati, esso sarà chiamato grande nel regno dei
cieli" (Matt. 5:19). |
Ma nella loro versione si legge:
‘Chiunque, perciò, viola uno di questi minimi comandamenti e insegna
così al genere umano, sarà chiamato ‘minimo’ riguardo al regno dei
cieli. In quanto a chiunque li osserva e li insegna, questi sarà
chiamato ‘grande’ riguardo al regno dei cieli’. Perché questa
manomissione? Perché mettendo ‘riguardo al regno dei cieli’ invece
di "nel regno dei cieli" fanno credere che i posti nel regno
dei cieli siano veramente limitati a centoquarantaquattromila e quindi
non ci possono entrare tutti i credenti. |
• Nell’epistola agli Ebrei è
scritto: "Ma ora ne desiderano una migliore, cioè una celeste;
perciò Iddio non si vergogna d’esser chiamato il loro Dio, poiché ha
preparato loro una città" (Ebr. 11:16). |
Ma nella loro versione si legge: ‘Ma
ora aspirano a un [ luogo] migliore, cioè uno che appartiene al
cielo’. Questa manomissione ha lo scopo di non far credere che Abramo,
Isacco e Giacobbe desiderassero di andare in cielo, la loro patria, dove
Dio ha preparato loro una città. E questo perché secondo la loro
dottrina essi, non facendo parte dei 144.000, erano destinati a vivere
sulla terra e non in cielo, quindi non potevano desiderare di andare in
cielo. Quel luogo migliore che ‘appartiene al cielo’ è la terra
paradisiaca in cui essi vivranno dopo che saranno risorti. E’ bene
notare che il termine greco epouranios che significa
‘celeste’ e che è presente nel sopra citato versetto, è stato da
loro tradotto in questa maniera in questi altri versetti nella lettera
agli Ebrei: ‘Di conseguenza, fratelli santi, partecipi della chiamata
celeste (epouranios)...’ (Ebr. 3:1); ‘...rendono sacro
servizio in una rappresentazione tipica e in un’ombra delle cose
celesti (epouranios)....’ (Ebr. 8:5); ‘... ma le cose celesti
(epouranios) stesse con sacrifici che sono migliori di tali
sacrifici...’ (Ebr. 9:23); ‘Ma vi siete accostati al monte Sion e
alla città dell’Iddio vivente, la Gerusalemme celeste (epouranios)
...’ (Ebr. 12:22). Quindi, il fatto che in Ebrei 11:16 lo stesso
termine è stato tradotto con ‘che appartiene al cielo’ e non con
‘celeste’ o con ‘che è nel cielo’ sta a dimostrare per
l’ennesima volta che quando i ‘traduttori’ della Torre di Guardia
hanno dovuto tradurre certi versetti che andavano contro certe loro
dottrine li hanno adacquati. Siamo sicuri che se le parole di Ebrei
11:16 si fossero riferite ai 144.000 (cioè a qualcuno vissuto dopo il
giorno della Pentecoste) il greco epouranios sarebbe stato
tradotto con ‘celeste’. |
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La risurrezione |
Nell’epistola ai Filippesi Paolo
scrisse: "In guisa ch’io possa conoscere esso Cristo, e la
potenza della sua risurrezione, e la comunione delle sue sofferenze,
essendo reso conforme a lui nella sua morte, per giungere in qualche
modo alla risurrezione dai morti" (Fil. 3:10-11). |
Ma nella Bibbia dei Testimoni di Geova
si legge a proposito della risurrezione: ‘[ per vedere] se in qualche
modo io possa conseguire la risurrezione dai morti [ che ha luogo] più
presto’. Il perché dell’immissione di questo inesistente ‘che ha
luogo più presto’ è dovuta al fatto che secondo i Testimoni di Geova
la prima risurrezione è quella che ha avuto luogo nel 1918 a cui hanno
partecipato quelli dei 144.000 che erano morti, e siccome questa è la
prima risurrezione in ordine di tempo tra tutte le ‘risurrezioni’
della Torre di Guardia ed a quella doveva partecipare e vi
partecipò pure Paolo, allora hanno voluto far dire a Paolo che lui
voleva raggiungere la risurrezione che doveva avere luogo nel 1918. Che
manipolatori e ingannatori sono quelli della Torre di Guardia! |
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Le pene eterne |
In Matteo è scritto: "E questi
se ne anderanno a punizione eterna..." (Matt. 25:46). |
Ma nella loro versione è scritto:
‘E questi andranno allo stroncamento eterno....’, dove il termine
stroncamento sta per annientamento, ma risulta essere anche una
contraddizione perché lo stroncamento è un fatto di un momento e non
può durare in eterno. La manomissione ha lo scopo di non far credere
che le pene dei malvagi saranno eterne. Il greco ha kolasis che
significa ‘punizione’ o ‘tormento’. |
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Il battesimo |
Paolo dice ai Corinzi:
"Altrimenti, che faranno quelli che son battezzati per i morti? Se
i morti non risuscitano affatto, perché dunque son essi battezzati per
loro?" (1 Cor. 15:29). |