IL BUDDISMO

 

 

Il buddismo, insieme con l’induismo, recentemente sembra esercitare un grande fascino anche verso gli occidentali nominalmente cristiani. Non è raro, neanche qui in Italia, sentire parlare di buddismo, soprattutto quando personaggi famosi del mondo dello spettacolo e dello sport, dichiarono apertamente di simpatizzare per tale disciplina. Ma poi vi sono anche dei films, come «Il piccolo Buddha», che contribuiscono alla sua notorietà. Oggi, c’è nel buddhismo una notevole carica missionaria, rivolta in particolare ai Paesi dell’Occidente, compresa l’Italia dove oggi esistono alcuni centri buddisti molto attivi.

Ma cos’è questo buddismo? Quali sono le dottrine essenziali? Quali sono i valori che propone?

Cenni Storici

Il termine «buddismo» deriva dal titolo onorifico di «Buddha» (dal sanscrito «risvegliato» o «illuminato»). Il buddismo nasce nell’ambiente culturale indiano, e poi, sotto l’influsso di monaci buddisti, si espande a macchia d’olio, prima a Sud e poi a Nord (Tibet, Cina, Corea e Giappone). In breve, è un movimento filosofico-religioso separatosi dall’induismo tradizionale.

Origini

Tutto cominciò in India nel 563 a.C. (al tempo dei profeti biblici Geremia ed Ezechiele) sulle pendici occidentali dell’Himalaya, quando nacque Siddhartha Gautama, figlio del reggente di uno dei tanti regni locali, vicino al confine con il Nepal. Suo padre Suddhodana cercò di tenerlo lontano dalle difficoltà della vita, circondandolo di ogni possibile agio. Tuttavia, la natura meditativa del giovane diede ben presto una svolta decisiva alla sua vita. In varie occasioni, passeggiando nei dintorni della reggia, Gautama vide un vecchio, un malato ed un morto. Pieno di compassione per l’umanità, cercò di scoprire il modo per superare il dolore e la morte stessa.

Fu così che all’età di ventinove anni il giovane principe abbandonò la moglie e la famiglia per divenire un asceta itinerante. Si accorse, però, che neanche quella era la via per risolvere il problema. Un giorno, mentre era sotto un albero in “meditazione”, sarebbe stato “illuminato”, e divenne, appunto, il Buddha, che, come abbiamo detto, vuol dire proprio «illuminato». Non fu, però, illuminato da qualche divinità, ma da lui medesimo, poiché da sé stesso comprese quella che sarebbe stata chiamata la via di mezzo, cioè il giusto equilibrio tra gli estremi, tra una vita dedita alle gioie ed ai piaceri terreni, e l’umiliazione fisica di un’ascesi troppo severa. Questa era basata sulle quattro verità fondamentali, che dopo vedremo di cosa si tratta. Dopo essere stato “illuminato”, Gautama si rivolse ai cinque asceti che si erano uniti a lui nella ricerca della liberazione dalla sofferenza e dalla morte, in un discorso definito il «Manifesto del Buddismo», che costituì, senz’altro, il punto di rottura con la religione tradizionale, anche se alcuni suoi concetti furono mantenuti, come, ad esempio la reincarnazione e l’esistenza degli dèi, o esseri superiori. Tuttavia, nel buddismo delle origini non c’è posto per Dio, o divinità varie, che possano aiutare l’uomo a raggiungere la felicità (Nirvana), cioè l’assenza completa di desiderio. Il Buddha stesso non pretese mai di essere divino. Nella sua fase originaria il buddismo si presenta solo come una filosofia atea ed agnostica.

Scuole e correnti

Dopo questa esperienza, il Buddha iniziò la sua predicazione che doveva durare circa 45 anni, facendo molti adepti e creando la «Comunità di monaci buddisti» (Sangha). Comunque, ormai vecchio, dopo una breve malattia causatagli da un’intossicazione intestinale, Buddha muore probabilmente attorno al 486 a.C.. Subito dopo la sua morte si formarono sulla sua persona molte leggende che ne fecero un personaggio mitico: egli sarebbe stato preceduto da sei Buddha e seguito da altri; la sua vita sarebbe stata un susseguirsi di miracoli, uno più strepitoso dell’altro. Ebbe così inizio un processo di glorificazione che portò a fare del Buddha storico un essere divino, che avrebbe addirittura posseduto tre corpi:

1.     quello fittizio del Buddha storico, ombra o riflesso del vero corpo;

2.     quello raggiante di luce, in cui si manifesta il frutto delle azioni meritorie compiute da un Buddha nel corso delle sue esistenze precedenti;

3.     quello vero, detto «corpo della legge» (dharmakaya), che esprimeva la natura perfetta del Buddha, come realtà coestensiva all’universo, e costituente il fondo di tutti gli esseri.

 

Il Buddha non nominò mai un successore, limitandosi a dire ai discepoli di fare della dottrina stessa la loro unica e vera guida. Ben presto, però, i suoi seguaci si scontrarono sull’interpretazione di essa, e sorsero così le diverse scuole buddiste. Attualmente si distinguono tre grandi correnti principali:

1.     Il piccolo Veicolo (Hinayana), nota anche come «Scuola del Sud» poiché è diffusa soprattutto nell’Asia meridionale (Birmania, Sri Lanka, Cambogia e Thailandia). Coloro che aderiscono a questa corrente sono dei conservatori, in quanto si considerano i depositari dell’ortodossia buddista. Essa è d’impronta atea ed individualista. L’uomo si salva da solo, praticando la vita monastica, l’ascesi e la meditazione.

2.     Il grande Veicolo (Mahayana), nota anche come «Scuola del Nord» poiché, al contrario della precedente, questa si è diffusa soprattutto nell’Asia settentrionale (Cina, Giappone, Corea, Mongolia, Nepal, India del Nord e Tibet). Attualmente è la forma di buddismo più diffusa nel mondo. Diciamo che, rispetto al precedente, è più religioso, avendo introdotto elementi dedotti probabilmente dall’induismo e, in generale, scaturiti dal desiderio, tutto umano, di avere qualche salvatore che aiuti in questa vita e nell’altra. In contrapposizione con «Il piccolo Veicolo» sostiene:

·         che esiste una sola realtà assoluta;

·         che l’esistenza dell’IO individuale è illusoria;

·         che la salvezza si raggiunge solo con l’aiuto degli altri;

·         che la massima perfezione consiste nell’avere così tanta compassione verso gli altri da rinunciare al nirvana per salvarli.

1.     Il Veicolo delle formule magiche (Mantrayana), nota anche come «Veicolo di diamante», si sviluppò a partire dal VI-VII sec. d.C.. Si è diffusa particolarmente in Tibet e, in minor entità, anche in Nepal, Cina e Giappone. Propone la salvezza attraverso pratiche magiche e rituali erotici.

Il buddismo moderno, ha preso le caratteristiche proprie delle religioni di questo mondo: templi, considerati luoghi sacri, in cui domina la statua del Buddha, oggetto di venerazione da parte dei fedeli; recitazione (simile al rosario del cattolicesimo) dei discorsi del Buddha da parte dei monaci nelle case dei fedeli, che così pensano di guadagnare meriti (simile alle opere meritorie del cattolicesimo) migliorando la loro situazione quanto ad energia karmica; gli stessi monaci costituiscono una specie di casta sacerdotale.

Il buddhismo in Italia

Dal 1900 (e specialmente dal 1950) ebbero ampia espansione anche in Italia alcuni movimenti che si ispirano al buddismo. In Italia il buddismo è presente sotto due forme: il buddismo tibetano, appartenente alla corrente «Il grande veicolo», ed il buddhismo giapponese, Zen.

Il Buddhismo tibetano

Esso è presente in Italia ad opera di monaci tibetani, che hanno dovuto abbandonare il loro paese in seguito all’invasione cinese. Al centro «Rabten Ghe-pel-Ling» sito in Milano, si svolgono gli insegnamenti teorici e pratici. Comunque, il centro più organizzato ed efficiente si trova fra le colline della campagna toscana, nei pressi di Pomaia. In questo complesso monastico vivono una trentina di persone che organizzano corsi, a cui partecipano ogni anno circa 800 persone. Un altro gruppo di buddisti tibetani fa capo ad un periodico che si chiama «Ascesi». I seguaci dividono il tempo tra studio del buddismo, meditazione e lavoro manuale.

Il Buddhismo giapponese: lo Zen

Le pratiche insegnate da questa corrente del buddismo hanno trovato buona accoglienza in Italia. Il centro italiano più importante è il monastero di Milano diretto da un veneziano. Non si hanno notizie attendibili sul numero esatto di coloro che possono definirsi adepti del soto zen. Nel nostro Paese sarebbero alcune decine, mentre più vasta sarebbe la cerchia dei simpatizzanti, stimabile attorno alle 500 unità.

Il buddhismo Zen insegna che il soggetto, o «Io individuale», è soltanto illusorio: il vero Sé dell’uomo è la coscienza di Buddha. Anche l’universo non è che una manifestazione del Sé, della Mente, della Coscienza del Buddha.

Per giungere all’illuminazione si deve praticare la meditazione che consiste nello stare seduti a gambe incrociate, col busto eretto, respirando regolarmente, tenendo gli occhi leggermente aperti, spingendo la lingua contro il palato. Durante la meditazione occorre abbandonare la propria individualità per riconoscersi come “Sé universale”, come Buddha stesso.

Cenni Dottrinali

Il Buddha può essere considerato un “protestante” rispetto all’induismo tradizionale. Infatti, fu un agnostico e, come tale, non si occupò di questioni metafisiche, anzi vide un pericolo in esse, in quanto potevano distrarre gli uomini dal vero problema: slegarsi dall’eterno ciclo di nascita e rinascita. La liberazione non può avvenire seguendo una religione. Nel buddismo originario ognuno è solo, nel senso che solo da lui, o lei, dipende la propria liberazione anche se altri – a partire dallo stesso Buddha – possono indicare la via della salvezza. Ora, gli insegnamenti del buddismo si incentrano, sinteticamente, su tre punti.

Il Karma

Il Karma può essere descritto come la somma dei pensieri e delle azioni di un individuo nell’insieme delle sue incarnazioni. In ogni incarnazione l’uomo modifica il suo karma o in bene o in male. Come modificarlo in bene? Semplice! Per mezzo di atti moralmente buoni, di riti e di un’autodisciplina ascetica. È così che migliorando il proprio karma, si sfugge alla terribile succesione eterna di nascite e di rinascite. Ciò costituirebbe la salvezza.

Le quattro verità fondamentali

La serie delle reincarnazioni può essere spezzata coltivando certe virtù e compiendo certi atti. Ecco le quattro verità fondamentali propugnate dal Buddha Gautama:

a) l’esistenza umana comporta automaticamente la sofferenza;

b) la sofferenza è causata dal desiderio del piacere;

c) il sollievo è raggiunto solo mediante l’estinzione del desiderio del piacere;

d) una «strada ad otto corsie» deve essere seguita per eliminare il piacere.

La «strada ad otto corsie» costituisce, in pratica, la via della salvezza. Essa consiste nelle seguenti attività:

1.     concezioni esatte: sono quelle elencate sopra;

2.     giuste aspirazioni: rinunziare al piacere e desiderare il bene;

3.     giusto parlare: non mentire, non usare parole oziose;

4.     retta condotta: comportarsi bene;

5.     retto agire: non vendere persone come schiavi, né macellare animali;

6.     retto sforzo: coltivare stati mentali positivi;

7.     retta diligenza: cercare il dominio di sé in ogni cosa;

8.     retta concentrazione: darsi alla meditazione finché giunga la pace.

Il Nirvana

Esso è la meta verso la quale tendono i buddisti. Più esattamente è il luogo dove il desiderio del piacere, che è la causa della sofferenza, è assente. Diciamo una specie di “Paradiso”. La via più rapida e sicura per raggiungere il nirvana, è entrare nell’ordine monastico fondato dallo stesso Buddha: lì si possono trovare tutti gli aiuti e le circostanze favorevoli per un’ascesi perfetta.

Brevi Considerazioni Conclusive

Si noti come il buddismo offra una salvezza fittizia poggiata su un ragionamento tedioso. Infatti, domandiamo: cos’è il bene? Cos’è il male? Cos’è il piacere? Cos’è la sofferenza? Quali sono le azioni giuste? E quali quelle ingiuste?

È evidente quanto il buddismo sia diametralmente opposto all’insegnamento della Bibbia, la Parola di Dio. Si tratta infondo di una filosofia pessimistica che non può venire incontro alle più intime esigenze spirituali degli esseri umani, presentando una salvezza fittizia più che reale, astratta più che concreta. In tutto questo non si può non vedere la ricerca del «Dio ignoto», onorato ad Atene, e che costituì lo spunto per il famoso discorso dell’apostolo Paolo nell’Aeropago, dinanzi ai filosofi stoici ed epicurei (Atti 17:16-34). In realtà nel buddismo ci si muove in una vaga atmosfera fumosa, piena di leggende e di miti, tra l’altro spesso in contrasto tra loro. Buddha con i suoi seguaci si sono concentrati sulle supposte possibilità umane di superare il contingente per attingere l’assoluto e, quindi, esaltando oltre misura l’uomo, sono rimasti incastrati, chiusi, nell’angusto orizzonte umano, piuttosto che rivolgersi all’unico vero Dio, Yahwéh, il Dio della Bibbia, che ha mandato il suo unico Figlio nel mondo per salvare l’umanità (Giovanni 3:16). Studiando un po’ del buddismo ci si rende conto, qualora ce ne fosse bisogno, che l’apostolo Paolo guidato dallo Spirito Santo aveva ragione quando diceva: «Essi sono inescusabili perché, pur avendo conosciuto Dio, non l’hanno glorificato come Dio, né l’hanno ringraziato; ma si son dati a vani ragionamenti e il loro cuore privo d’intelligenza si è ottenebrato. Benché si dichiarino sapienti, son diventati stolti» (Romani 1:21-22). Soltanto nella Bibbia, si possono trovare le risposte a tutti quegli interrogativi dell’uomo pensante, muovendosi così su un terreno molto, ma molto più solido di quello dei vani ragionamenti del buddismo, di qualunque specie esso sia.

Filippo Chinnici

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