La scelta del  terreno

La vite si adatta facilmente a una svariata gamma di terreni, ma non tutte le situazioni permettono uno sviluppo ottimale del vitigno limitandone le potenzialità produttive. La pratica di coltivazione della vite ha oramai codificato gli interventi agronomici basilari da adottare.

  1. La stanchezza del terreno. Un terreno che in precedenza ha ospitato impianti arborei, in particolare di vite, può avere e quindi trasmettere al nuovo vitigno problemi di carattere sanitario. Per ovviare ha questo problema e poter impiantare ugualmente un vigneto in passato si usavano appositi prodotti che però si sono rivelati tossici per i nematoidi e i funghi. Oggi si preferisce far riposare il terreno o coltivarlo con piante erbacee per alcuni anni (4-5 anni per terreni sabbiosi e 6-7 anni per quelli pesanti e argillosi). Gli inerbimenti portano ad un migliore equilibrio delle produzioni, ad un'uva più resistente verso fenomeni climatici più negativi soprattutto alla maturazione, con consistenti guadagni qualitativi nei mosti e nei vini come equilibri zuccheri-acidi e complesso polifenolico. Inoltre, grazie alla migliore regolarità delle produzioni, si hanno meno fenomeni di squilibri nutrizionali (clorosi, carenza di potassio, boro, magnesio) e gli apporti fertilizzanti sono più efficaci.

  2. La posizione. La vite ha particolari esigenze climatiche e solo in determinate condizioni esprime al meglio le sue potenzialità. In collina, ad esempio, vanno preferiti gli appezzamenti esposti a sud-est e sud-ovest. Inoltre deve essere assicurata la presenza di acqua e vanno preferiti i terreni con una certa fertilità naturale.

  3. Altro elemento da considerare sono i caratteri fisico-chimici e nutrizionali. Essi dipendono da un insieme di caratteri. Il primo è la tessitura ossia la consistenza dello stesso.La principale distinzione è tra terreni leggeri, sabbiosi, e terreni pesanti, argillosi. I terreni leggieri in primavera hanno un rapido innalzamento di temperatura che comporta un anticipo dell'attività radicale rispetto hai terreni pesanti. Nei terreni sabbiosi l'acqua e l'ossigeno circolano con maggiore facilità garantendo un ampio sviluppo delle radici e, di conseguenza, il pieno sfruttamento della fertilità del terreno. Per contro essi facilitano il passaggio dell'acqua e quindi il dilavamento degli elementi nutritivi. È quindi evidente come la tessitura del terreno condizioni la composizione del vino. I suoli pesanti producono vini con più estratti e dunque più corposi. Dai terreni sabbiosi si ottengono vini più equilibrati adatti da bere giovani. 
    Lo stato di aggregazione delle particelle solide che compongono la tessitura viene definita struttura. Una solida favorisce la circolazione dell'acqua e dell'ossigeno garantendo una sufficiente distribuzione delle sostanze nutritive. Di conseguenza si consente un migliore sviluppo delle radici, della vegetazione e della produzione della vite.
    I terreni differiscono per un'altro importante elemento chiamato reazione o pH. Il pH può essere acido o leggermente acido (da 5 a 6,7), neutro (da 6,8 a 7,2), alcalino ( da 7,3 a 8,5). Dal esso dipende la maggiore o minore possibilità da parte delle radici di assimilare gli elementi nutritivi. In Italia la quasi totalità dei terreni coltivati ha vite ha pH alcalino. Attraverso apposite analisi di laboratorio è anche possibile conoscere la qualità degli elementi nutritivi nel terreno.

  4. La vicinanza a masse d'acqua e boschi garantisce un clima mite, ma l'eccessiva umidità facilita l'attacco parassitario.

  5. La dimensione minima richiesta dalla moderna viticoltura, per permettere l'intervento delle macchine operatrici, è di circa un ettaro. Nella scelta dell'appezzamento va garantita una sistemazione che assicuri un'adeguata

 

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Data dell'ultimo aggiornamento: 3-02-2002
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