La scelta del terreno
La vite si adatta facilmente a una svariata gamma di terreni, ma non tutte le situazioni permettono uno sviluppo ottimale del vitigno limitandone le potenzialità produttive. La pratica di coltivazione della vite ha oramai codificato gli interventi agronomici basilari da adottare.
La stanchezza del terreno. Un terreno che in precedenza ha ospitato
impianti arborei, in particolare di vite, può avere e quindi trasmettere al
nuovo vitigno problemi di carattere sanitario. Per ovviare ha questo
problema e poter impiantare ugualmente un vigneto in passato si usavano
appositi prodotti che però si sono rivelati tossici per i nematoidi e i
funghi. Oggi si preferisce far riposare il terreno o coltivarlo con piante
erbacee per alcuni anni (4-5 anni per terreni sabbiosi e 6-7 anni per quelli
pesanti e argillosi). Gli inerbimenti portano ad un migliore equilibrio
delle produzioni, ad un'uva più resistente verso fenomeni climatici più
negativi soprattutto alla maturazione, con consistenti guadagni qualitativi
nei mosti e nei vini come equilibri zuccheri-acidi e complesso polifenolico.
Inoltre, grazie alla migliore regolarità delle produzioni, si hanno meno
fenomeni di squilibri nutrizionali (clorosi, carenza di potassio, boro,
magnesio) e gli apporti fertilizzanti sono più efficaci.
La posizione. La vite ha particolari esigenze climatiche e solo in
determinate condizioni esprime al meglio le sue potenzialità. In collina,
ad esempio, vanno preferiti gli appezzamenti esposti a sud-est e sud-ovest.
Inoltre deve essere assicurata la presenza di acqua e vanno preferiti i
terreni con una certa fertilità naturale.
Altro elemento da considerare
sono i caratteri fisico-chimici e nutrizionali. Essi dipendono da un insieme
di caratteri. Il primo è la tessitura ossia la consistenza dello stesso.La
principale distinzione è tra terreni leggeri, sabbiosi, e terreni pesanti,
argillosi. I terreni leggieri in primavera hanno un rapido innalzamento di
temperatura che comporta un anticipo dell'attività radicale rispetto hai
terreni pesanti. Nei terreni sabbiosi l'acqua e l'ossigeno circolano con
maggiore facilità garantendo un ampio sviluppo delle radici e, di
conseguenza, il pieno sfruttamento della fertilità del terreno. Per contro
essi facilitano il passaggio dell'acqua e quindi il dilavamento degli
elementi nutritivi. È quindi evidente
come la tessitura del terreno condizioni la composizione del vino. I suoli
pesanti producono vini con più estratti e dunque più corposi. Dai terreni
sabbiosi si ottengono vini più equilibrati adatti da bere giovani.
Lo stato di aggregazione delle particelle solide che compongono la tessitura viene definita struttura. Una
solida favorisce la circolazione dell'acqua e dell'ossigeno garantendo una
sufficiente distribuzione delle sostanze nutritive. Di conseguenza si consente
un migliore sviluppo delle radici, della vegetazione e della produzione della
vite.
I terreni differiscono per un'altro importante elemento chiamato reazione o
pH. Il pH può essere acido o leggermente acido (da 5 a 6,7), neutro (da 6,8
a 7,2), alcalino ( da 7,3 a 8,5). Dal esso dipende la maggiore o minore
possibilità da parte delle radici di assimilare gli elementi nutritivi. In
Italia la quasi totalità dei terreni coltivati ha vite ha pH alcalino. Attraverso apposite analisi di laboratorio è anche possibile conoscere la
qualità degli elementi nutritivi nel terreno.
La vicinanza a masse d'acqua e
boschi garantisce un clima mite, ma l'eccessiva umidità facilita l'attacco
parassitario.
La dimensione minima richiesta dalla moderna viticoltura, per permettere l'intervento delle macchine operatrici, è di circa un ettaro. Nella scelta dell'appezzamento va garantita una sistemazione che assicuri un'adeguata
Data
dell'ultimo aggiornamento: 3-02-2002
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