BENVENUTI IN "VACANZE IN MARE" 

di Stefano Villa

    

Salpammo da Monte Carlo con il panfilo di Rachel e con Lino, la sua guardia del corpo, alle sei
del mattino del dieci luglio 2010. Lei, una ragazza stupenda e molto ricca, invitava un essere
piccolo e ignobile come me per affrontare il mare aperto e assieme visitare le più belle località
del Tirreno, del Mediterraneo e dell'Atlantico, suonando e cantando con la sua orchestra e non
solo scrivere un racconto e poesie durante il viaggio. A comandare questo mega yacht era il
capitano Michele Barletta, i sottufficiali Vittorio Ormezzano,
Renato Dello Stritto e il timoniere
Davide Bettin esperti lupi di mare i quali non abbandonavano mai i loro binocoli. A quell'ora il
cielo era terso e l'acqua uno specchio un'alba così non si vedeva da molto tempo.

A bordo di questo panfilo non potevano mancare i cuochi, i medici, delle persone illustre quali:
Piero e Alberto Angela, Filippa Lagerback, Michelle Hunziker, Flavio Caroli, Luciana Littizzetto,
Luca Mercalli nonché il simpatico Fabio Fazio e moltissimi altri.
Fra questi c'era anche qualcuno molto sgradito di cui non faccio i nomi. I medici
erano Giorgio
la
mamma Edda, il fratello Paolo (Giorgio che era pure un ottimo chirurgo), Piera una valida
dottoressa, Simonetta, Barbara, Laura e infine Giovanna; mentre il capo cuoco era Loris che
era affiancato da Claudia Festa e Giustino (chef e pizzaiolo di bordo nativo di
Caserta) e molti
altri.
Cristina invece era la capo sala. Gli ospiti erano molti e bisognava soddisfarli tutti.
Il nome dello yacht era Desiderio. Approdammo per breve tempo a Livorno e poi salpare verso
la Costa Smeralda. L'orizzonte era sgombro da nubi e a me sembrava di essere in paradiso.
Ero lì attonito sul pulpito di questo panfilo contemplando questa immensità quando a un tratto
qualcuno mi mise dolcemente la mano sulla spalla dicendo: "Stefano non hai fame?" Risposi:
no per ora ancora no, grazie. La sua mano si sollevò lentamente dalla spalla e la voce se ne
andò lontana, lasciandomi tranquillo ad ammirare questa stupenda distesa d'acqua.
Mi sedetti
e stetti ancora in quel luogo a lungo pensando a chi avevo lasciato a terra.
Sulla terra ferma non avevo lasciato nessuno perché, ancora adolescente ero rimasto orfano
di padre e di madre e dei miei amici non ne sapevo più nulla perché si erano lasciati andare,
chi per l'alcool e chi per la droga.
A questo punto stabilii che per me era più saggia questa decisione, allorché mi imbarcai con
questi simpaticissimi compagni. Arrivò il sottufficiale Renato mi disse che avrei dovuto recarmi
al più presto sul ponte di comando perché ad attendermi c'era l'ultra miliardaria Rachel la
quale desiderava assolutamente parlarmi.
Dissi a Renato: sì va bene vado subito grazie. Sul ponte c'era la bella Rachel accompagnata da

Loris la quale mi chiedeva molto cortesemente se per le ore 21:30 avessi potuto allietare la
serata a questi simpatici ospiti. Dissi: "Oui mademoiselle Rachel le prometto che prima delle
21:30 i miei colleghi ed io saremo tutti belli e pimpanti, pronti a farvi ascoltare belle musiche
che mi auguro apprezzerete. Francamente a me di tutta questa farsa non m'importava proprio
nulla, però stetti al loro gioco. Non vedevo l'ora di approdare a Porto Torres, perché si sarebbe
dovuta imbarcare Rosy con Gilberto per dare il cambio a Marisa e Gisella.
Erano due espertissimi programmatori di computer i quali avevano la grande responsabilità di
far sì che tutto andasse per il verso giusto, bollettini meteo, rotte, destinazioni, messaggi ecc.
Non mangiai quasi nulla perché la vita a bordo di questo panfilo mi sembrava squallida e dopo

il concerto andato alla grande, andai di nuovo prua di questo gigantesco yacht per meditare
su ciò che per me sarebbe stato meglio fare: farla finita o no. Stetti tutta la notte in solitudine
pensando al mio futuro e poiché non trovavo una risposta, decisi di rimettermi a terra per
riposare qualche ora. Ormai la notte era fonda; di tanto in tanto mi svegliavo e il mio essere
era tormentato al massimo. Non riuscivo più a pensare nulla. Il fragore delle onde, che ormai
diventando sempre più violente, mi spaventavano a morte. Udivo la voce di quei giganteschi
marosi che molto lentamente si avvicinavano all'imbarcazione.
Il vento ululava come un enorme branco di lupi assetato di sangue e affamato di carne umana.
Ero disperato, gli spruzzi non smettevano d'inondare il ponte. Solo verso le otto del mattino la
tempesta lentamente si placò e potei così raggiungere la mia lussuosa camera e pensare.
Appena sdraiato qualcuno bussò alla porta. Era la bella Rachel la quale mi chiedeva se avessi
avuto paura durante la notte trascorsa in tempesta. Le dissi: certo mia cara e tu?. Mi rispose
dicendo: moltissimo Stiv e non vedendoti pensavo che i flutti t'avessero inghiottito ma ora che
ti ho rivisto, sono felicissima. Oggi è il compleanno del professor Giorgio e vorrei festeggiarlo,
sarai dei nostri? Risposi: certamente, però in questo momento sono un po' stanco e se me lo
consenti vorrei riposare qualche ora.
La bella Rachel chiese se fosse potuta rimanere nella mia stanza perché si sentiva sola e un
depressa e non se la sarebbe sentita di rimanere in mezzo alla confusione provocata dagli
ospiti (se pur
molto simpatici). Le risposi: fa pure mia cara amica, così posso sonnecchiare
tranquillo sapendo che nessuno può farmi nulla di male, perché per una volta anch'io potrò
essere onorato di avere la mia guardia del corpo personale.
Dopo qualche ora mi svegliai e vidi con piacere che Rachel era ancora accanto a me e intenta
alla lettura di un romanzo. Le domandai: Donna Rachel, non ti sei annoiata a stare qui per
vegliare su di me? Mi rispose: tutt'altro anzi, se devo essere sincera, nel vedere che riposavi
così rilassato, mi sono assopita pure io per breve tempo, dopo di che mi sono alzata e sono
andata a frugare fra i tuoi romanzi e ho deciso di incominciare a leggere "Tu ed io in crociera"
e se me lo consenti, devo dire in tutta franchezza che mi affascina tanto".
Risposi a questa simpatica bimba: grazie sono lusingato. Lei mi disse: è quasi l'ora di pranzo,
vuoi che andiamo nella sala ristorante per desinare? Certo con molto piacere, così possiamo
pure festeggiare il compleanno del nostro chirurgo di bordo. Rachel aggiunse che ad assegnare
i posti di ciascun commensale, aveva già provveduto Cristina (la capo sala). Le dissi: va bene
mademoiselle Rachel andiamo.
 Appena arrivati salutammo tutti i commensali i quali stavano
discutendo dei loro impegni futuri. Ebbi l'onore di pranzare accanto alla bellissima Michelle
Hunziker, la quale sedeva alla mia sinistra, scherzando in continuazione con tutti. Alla mia
destra avevo come compagno di tavola Fabio Fazio, seguivano Alberto Angela, Flavio Caroli,

Piero Angela, Luciana Littizzetto, Filippa Lagerbak, Luca Mercalli e i due ospiti sgraditi.
Ovviamente Giorgio (l nostro chirurgo) era al centro fra la dottoressa Edda e il dottor Paolo (il
fratello). Tutti quanti festeggiavamo il suo 50° anno, ed eravamo molto affamati.
Rachel aveva dato l'ordine al capitano di fermare il panfilo in un punto dove il fondale fosse
stato basso e far gettare l'ancora, dopo di che con i sottufficiali Vittorio, Renato, il timoniere
Davide e il resto dell'equipaggio a unirsi alla nostra simpatica compagnia per dare inizio alla
festa. Dopo circa trenta minuti arrivò il capitano scusandosi per il ritardo non dipeso da lui ma
bensì da altri fattori riguardanti le condizioni meteo, che non promettevano nulla di buono.
Dopo essersi tolto il cappello e baciato le mani alle belle signore presenti, chiese il permesso
per potersi sedere e dare così inizio alla festa. Alla fine dell'ottimo pranzo a base di pesce
gustosissimo, di cui le mie tasche non se lo sarebbero mai potuto permettere, arrivò Claudia
spingendo con grande classe un carrello che sembrava d'oro con sopra una torta gigante e ben

decorata. Al suo fianco c'era Giustino (il nostro chef e bravissimo pizzaiolo di bordo).
Nel frattempo, arrivarono pure Cristina e Franca per dare una mano a Claudia servendo un
ottimo dolce.
Alle 15.00 circa dalla sala computer, arrivò un messaggio di S.O.S il quale sollecitava tutte le
imbarcazioni che si trovavano nel raggio di 20-30 miglia dal punto critico dando le coordinate
e ulteriori ragguagli, di dirigersi quanto prima al punto indicato. Un aereo con più di cento
passeggeri a bordo più l'equipaggio era stato costretto a un ammaraggio a causa di un'avaria
a bordo. La festa ormai era finita e ne stava per cominciare un'altra più triste.
Il primo ad alzarsi di scatto fu il festeggiato, seguito subito dopo da tutta l'equipe medica a
bordo dello yacht. Erano tutti pronti a dare una mano, pur non essendo dei medici, anche gli
ospiti più importanti. Non c'era persona che non si prodigasse per aiutare (tranne quei due là,
i quali non facevano altro che bisticciare in continuazione insultandosi a vicenda).
Immediatamente subito dopo che i bravissimi sottufficiali ebbero fatto il punto nave, Renato, il
quale non abbandonava mai il suo binocolo e scrutava se in lontananza riuscisse a scorgere
qualche imbarcazione idonea per prelevare i superstiti. Ad un tratto il suo volto da allegro che
era, cambiò d'aspetto facendosi serio, cupo brontolando qualcosa fra sé e sé poi mio disse: mi
sembra di vedere solo un piccolo peschereccio con degli uomini a bordo che si agitano senza
concludere un gran che e due minuscoli elicotteri che girano attorno all'aereo. Che vergogna.
Il capitano, domandò in sala macchine se stessimo navigando a tutta forza. Rispose Franco, il
capo macchinista, dicendo che se l'avesse desiderato i macchinisti potevano mandare i motori
alla massima velocità, però sarebbe stato un po' rischioso, dato che il vento era teso e il mare
incominciava ad agitarsi.
Il grande lupo di mare disse: avanti tutta accidenti chi è che comanda qui? Ne risponderò io
personalmente qualora qualcosa andasse storto. Si notava perfettamente che il capitano era
non poco nervoso e assai preoccupato per quella povera gente.
Battendo fortemente il pugno
s
u un tavolo situato sul ponte diceva: Preghiamo io che si sia almeno salvato qualcuno.
L'espertissimo timoniere a grande fatica riusciva a governare questo enorme bestione e i suoi
occhi non smettevano di fissare la bussola correggendo di tanto in tanto la rotta, dato che il
ventaccio cambiava sovente direzione. E' proprio in simili circostanze che si nota la bravura e
il sangue freddo di questi grandi uomini. Arrivati sul posto trovammo proprio come ci aveva
detto Renato. Infatti c'era solo un piccolo peschereccio incapace però d'imbarcare tutta questa
gente sventurata il cui nome era Siluro e due minuscoli elicotteri. Il capitano capì subito che a
quell'ora a navigare in quelle acque, non c'era nessuna altra imbarcazione tranne la nostra.
Diede immediatamente le disposizioni per il salvataggio.
Ringraziando buon Dio, tutti i passeggeri erano salvi più i membri dell'equipaggio, grazie alla
bravura del comandante e del suo copilota. I due eroi erano: Antonio Mazza il comandante e
quello del suo secondo Franco Rino. Lo scenario era commovente.
Si udivano delle urla strazianti di bambini e adulti che chiedevano aiuto perché erano ancora
intrappolati all'interno della fusoliera.
I nostri valorosi marinai fecero tutto ciò che era umanamente possibile. Calarono con molta
destrezza e rapidità le scialuppe di salvataggio occorrenti. I nostri medici erano lì pronti per
accogliere e curare tutti. Per fortuna che nella loro disavventura vi era solo qualche contuso e
nulla di più; erano tutti salvi. Issarono con molta prudenza le scialuppe a bordo, dopo di che il
compito più delicato era quello dei nostri medici e in un secondo tempo anche di noi ospiti.
Dal momento che questi sventurati amici avevano oltre alle cure un gran bisogno di riposare,

all'unanimità decidemmo di offrire loro le nostre camere, tranne quei due sgraditi.
Loro non offrirono proprio un bel niente. Noi se avessimo voluto riposare o dormire, avevamo
a disposizione i lussuosi divani, situati nelle varie sale dello yacht, dal momento che eravamo
in piena estate, per cui faceva molto caldo, chi lo avesse gradito poteva, per ordine di Rachel,
riposare o dormire sul ponte, a prua o a poppa. Una volta che i marinai ebbero imbarcato tutti
i passeggeri dell'aereo, il capitano diede l'ordine al sottufficiale Vittorio e al timoniere Davide,
di dirigersi verso il porto più vicino della Sardegna per raggiungere al più presto un ospedale.
Quasi tutti, per non dire tutti, erano in stato di choc. A bordo avevamo pure Giorgia, la quale
era laureata in psicologia che si rese il più utile possibile, cercando soprattutto di confortare i
bimbi che piangevano senza sosta.
Queste scene erano davvero strazianti e tutti gli ospiti che la umile pur essendo ricchissima
Rachel dal cuore grande, aveva invitato su questo panfilo, si prodigavano tutti, ciascuno come
poteva, per coccolare questi fanciulli, special
mente il gruppo femminile. Sembrava che fossero
le loro mammine e non li abbandonavano neppure per un secondo inventando anche dei bei
giochi, facendo sentire musiche adatte a loro, invece io recitavo loro poesie e favole sperando
che dimenticassero pian piano quella terribile disavventura aerea. Lo yacht, intanto, stava
dirigendosi verso la Sardegna e precisamente a Porto Torres. Arrivammo a Porto Torres dopo
alcune ore di navigazione. Ad attenderci c'erano tutte le autorità del posto, giornalisti di vari
giornali locali e non, inviati di molte TV private e tutte le reti RAI, radio, fotografi, ambulanze,
pullman, dottori e infermieri. Vennero trasportati tutti a Sassari all'ospedale SS. Annunziata.
Le autorità dopo averci ringraziato molto, non ci lasciarono partire subito perché dicevano che
secondo loro eravamo troppo stanchi per riprendere la navigazione e che avrebbero pensato
loro a mettere guardie fidate a custodire l'enorme yacht e quindi ci suggerivano di pernottare
all'Hotel Grazia Deledda a quattro stelle che si trova a 400 metri dal museo Sanna.
L'indomani mattina, prima di riprendere di nuovo il largo, ringraziammo tutti per la bella e
inaspettata accoglienza ricevuta, dopo di che Rachel ci domandò se fossimo stati d’accordo con
lei per recarci in ospedale a salutare i nostri nuovi amici.
All'unanimità rispondemmo:" Perfetto mademoiselle Rachel andiamo pure quando lo desidera.

La sua bontà e semplicità, ci commuove tanto". Naturalmente all'appello mancavano come al
solito quei due là, ma poco importava. Arrivati in ospedale, scambiammo tanti saluti, strette di
mano e indirizzi nonché i numeri telefonici. I medici ci diedero anche il permesso di salutare il
comandante dell'aereo Antonio Mazza e il suo secondo
Franco Rino, ma solo per breve tempo poiché le loro condizioni erano più gravi del previsto.

Alle undici del mattino di quello stesso giorno, Rachel diede l'ordine al capitano di salpare e di
fare rotta su Tolone, situato in una baia rocciosa a 50 km da Marsiglia nel Mediterraneo.
Navigammo tutta la notte e parte del giorno successivo ricordando quanto era accaduto.
Sbarcammo finalmente a Tolone senza altre tristi esperienze e ad attenderci c'era un pullman

a due piani a dir poco favoloso, con tanto di guida turistica, proveniente dalla mia stessa città,
per illustrarci in maniera molto chiara e semplice, i luoghi più belli e caratteristici del posto.
Da grande curiosone quale sono e molto sfacciato, domandai a questa gentil signora, così in
gamba ad illustrarci tutto ciò che sapeva, come si chiamasse. Garbatamente disse di chiamarsi

Lella e che ci avrebbe accompagnati con gran piacere non solo a Tolone ma per tutte le intere
nostre vacanze. Ne fui felice perché questa signora, oltre che brava nel suo campo era molto
simpatica, sorridente e scherzava volentieri con tutti noi. L'autista era una bella ragazza dai
capelli lunghi e neri, quando si presentò, disse di chiamarsi Gisella.
Disse inoltre che stava aspettando un secondo pullman con una sua collega, ma che purtroppo
era in ritardo a causa di un piccolo guasto. Quando arrivò il secondo pullman, scese dal posto

di guida una stupenda ragazza dai capelli castani, con bei riflessi dorati.
Si presentò a me dicendo: "il mio nome è Giovanna e il suo?" Le risposi: m perdoni se le darò
del tu; chiamami pure Etienne (Stefano in francese). Mi rispose dicendo:" con molto piacere
Etienne, ora però con il tuo permesso salirò sulla mia sedia elettrica per condurvi all'Hotel
Holiday Inn Garden Court, a quattro stelle situato tra la stazione ferroviaria e il porto. Se lo
desidererai, potrai sederti al mio fianco così potremo chiacchierare un pochino. Purtroppo non
per molto perché l'Hotel non è molto distante da qui. Ho capito che sei una persona simpatica
e senza secondi fini, quindi se lo vorrai ti prego di perdonarmi se parlo in questo modo ad uno
sconosciuto, ma mi sembra di conoscerti da sempre, potremo prendere una camera in questo
bellissimo Hotel solo per noi e conoscerci meglio. Le risposi: mia cara Giovanna non ho parole

e sono sicuro che con l'aiuto che mi potrai dare, avrò sicuramente molte più idee di quante ne
ho avute finora. Qualcuno mise la mano sulla mia spalla senza pronunciare nulla e voltatomi
vidi il volto di un simpatico personaggio da me conosciuto. Era niente po po di meno che Fabio
Fazio, che avrebbe avuto piacere di sapere a che ora saremmo potuti arrivare in Hotel.
In quel preciso istante Giovanna, molto concentrata alla guida, dovette frenare bruscamente,
perché due anziani signori stavano attraversando tagliandoci così la strada e mandando Fabio
a sbattere contro il parabrezza del pullman facendosi anche molto male. Giovanna non ebbe
neppure il tempo di scusarsi con l'infortunato, che immediatamente entrarono in azione tre
bolidi, la bella alta e bionda Filippa, seguita dall'affascinante Michelle, dopo di che piano piano,
con passo felpato, arrivò la nostra Luciana che, con il suo ironismo, si permise di inventare e
dedicare con tutto il suo cuoricino a Fabio codeste e semplici parole: su mio piccolo e tenero
Fabio, lasciati prendere fra le mie braccia, cosicché possa riscaldare le tue stanche membra
per unirle alle mie e volare spensierati verso il mare. 

Arrivammo all'Hotel stanchissimi e affamati, ricordo che i bagagli  stettero sui pullman ancora
per qualche ora, perché con il grande appetito che avevamo, andammo immediatamente al
l'observatory il quale è il ristorante dell'Hotel. Cenammo con prodotti francesi preparati con
ingredienti di stagione della Provenza. Dopo aver cenato, come per incanto, ciascuno di noi
sentiva dentro sé una forza che gli consentiva di raggiungere il proprio pullman e scaricare i
bagagli per poi portarli nelle proprie camere. Ero preoccupatissimo perché avevo perso tutto,
non riuscendo a trovare nulla. Voltatomi vidi Giovanna, la quale sbracciandosi e dolcemente
muovendo le dita delle sue mani mi faceva capire che le valige erano custodite e ben chiuse a
chiave in un luogo ben protetto dell'Hotel, le aveva portate lei a mia insaputa.
Dopo averla ringraziata moltissimo, decidemmo di andare a letto e farci una bella dormita.
Il mattino seguente fummo svegliati da Lella la quale indossava un bellissimo completo bianco
molto leggero, informandoci che tutti quanti erano in pullman e stavano aspettando solo noi.
Stropicciandoci gli occhi, saltammo giù dal letto come razzi e senza neppure esserci lavati il

viso, come due zombi, seguimmo Lella fino al pullman. Giovanna rispetto a me, era molto più
sveglia e rilassata, solo perché aveva la fortuna di avere 25 anni meno del sottoscritto.
Aprì la porta dalla parte della guida del pullman, saltò come un fulmine sulla sedia elettrica,
introdusse la chiave nell'apposito foro sottostante il volante, avviò il motore e partimmo con
Lella per visitare la città. L'elegante completo che indossava Lella, si addiceva perfettamente
alle circostanze e al luogo in cui ci trovavamo, suscitando così lo stupore e l'ammirazione di
tutti i presenti. Questa guida, molto preparata ci fece pure visitare i grandi cantieri navali e il
museo navale (personalmente rimasi più che sbalordito). Piero e Alberto Angela, assieme alla
nostra erudita guida, illustravano, in maniera semplice e dettagliata, tutto ciò che riguardava
i musei, mentre il professor Flavio con Lella si alternavano illustrandoci in maniera ottimale,
tutto quello che le pinacoteche di Tolone avevano di meglio da offrire.
Era bello vederli affiancati per illustrare così bene i dipinti e le statue. Quello che mi stupiva
molto, era il fatto che queste due persone, non erano gelose minimamente l'uno dell'altra.
Una breve parentesi. Quando sbarcammo a Tolone, trovammo numerosi uomini e indossavano
una divisa un po' strana ed erano armati fino ai denti, Rachel li aveva assoldato in precedenza
per custodire la sua nave lunga circa 200 metri e larga più di 30. Queste persone erano pure
 esperte in arti marziali. Lo yacht era ormeggiato alla banchina N.9.
Ora torno nel tema. Tutto questo fu per volontà e bontà di Rachel la quale aveva piacere oltre
agli ospiti, che prendesse parte tutto il suo fidatissimo equipaggio, naturalmente se l'avessero
gradito. I fidanzati Rosy e Gilberto erano finalmente liberi dalle loro responsabilità e potevano
come noi, godersi tutto questo ben di Dio per qualche tempo. Dopo aver ammirato con stupore
le cose che Tolone ci aveva offerto, andammo in Hotel a dormire e poi ripartire nuovamente
l'indomani per Parigi (naturalmente con Lella la quale era una stupenda interprete e laureata
in lingue). In questa vasta città d'arte e del vizio, ci fermammo parecchi giorni per ammirare
tutte le sue bellezze. Nel frattempo la nostra affascinante compagna di viaggio Michelle, non
che conduttrice televisiva, attrice, cantante e modella, si innamorò perdutamente di Vittorio.
Il savonese Fabio, conduttore, imitatore e laureato in lettere, giornalista, mentre ammirava le
stupende opere d'arte, si consultava con papà e figlio Angela nonché con il professore e critico
d'arte tutt'ora docente presso l'università di Milano Flavio Caroli. La nostra simpatica e tanto
graziosa Luciana invece, non stava mai zitta un secondo. Ricordo che in qualche circostanza le
dissi: mia cara Luciana sai che sei proprio una bella sagoma? Lei per me era la mascotte della
nostra inseparabile compagnia.
Devo dire la verità, per tutta la durata delle vacanze non la vidi mai triste e anche se lo fosse

stata era perfettamente in grado di mascherarlo benissimo. E brava Luciana.
Un'altra cosa vorrei aggiungere su Luciana, oltre che ad essere diplomata in pianoforte è pur

una doppiatrice, attrice, laureata in materie letterarie, cabarettista e molte altre cose ancora.
Io invece sono un povero diavolo diplomato in contrabbasso e sconosciuto pittore paesaggista
e amante di paesaggi montani, terrestri, lacustri e fluviali, ma soprattutto marini.
Ecco perché nei miei semplici scritti amo raccontare e descrivere vicende vissute e romanzate

in mare. Il mare è la mia forza, nonché la mia vita. La nostra simpatica Luciana non vedeva
l'ora di risalpare per vedere posti nuovi dicendo inoltre di non poter stare senza suonare il suo
pianoforte. Sul panfilo infatti c'era un pianoforte a coda Stanway che stava solo aspettando di
essere suonato. Lei con il suo tocco magico e grande sensibilità musicale, allietava volentieri
le nostre vacanze in mare. Ricordo che per festeggiare il compleanno dell'attore e conduttore
TV Enzo Iacchetti, assieme al nostro gruppo d'archi eseguimmo la Trota di Franz Schubert
(quintetto per pianoforte, violino, viola, violoncello e contrabbasso in la maggiore, D 677
(l'unico quintetto che scrisse per contrabbasso). Di Wolfgang Amadeus Mozart, eseguimmo il
concerto Nr 25 KV 525 per pianoforte e orchestra, il concerto per flauto e arpa k 313, l'Ave
verum corpus k./kV 618 e il Panis Angelicus di Cesar Franc, l'Ave Maria di Franz Schubert che
ebbi l'onore di cantare, Irma era una cantante dall'ugola d'oro di gran lunga superiore alla mia
la quale si esibì con un'altra chicca di Mozart dal titolo:" Exultate, jubilate k./kV 165. Filippa,
era la cronista di tutte le registrazioni e filmati che venivano ripresi sia sulla terra ferma che
in mare dalla nostra brava troupe televisiva.
Il nostro esperto meteo e climatologo che viaggiava assieme a noi, simpaticissimo, come del
resto tutta la compagnia e l'equipaggio, (tranne quei due là), aveva accettato, senza farselo
ripetere due volte l'invito di Rachel solo perché qui diceva, in barba a tutti avrebbe finalmente
potuto rilassarsi senza fare nulla. Infatti era sempre spaparanzato al sole ed era abbronzato.
Ogni tanto mettendo le braccia dietro la nuca diceva :ora sì che sono in vacanza e me la godo.
Ho lavorato come un negro tutto l'inverno, ora tocca a voi: sbrogliatevela.
Voglio mangiare, bere e rilassarmi il più possibile perché sono certo che quando questo sogno
svanirà, dovrò rimboccarmi di nuovo le maniche per cercare di sbarcare il lunario quotidiano.
Ora lavorate pure voi non sarò certo io ad intralciarvi il cammino. A Parigi c'erano molti Hotel
ma Rachel, non sapendo quale scegliere, si fece consigliare da Lella e decise che per noi e per
le sue tasche andava più che bene l'Hotel Napoleon a cinque stelle situato vicino all'arco del
trionfo. Il giorno dopo Lella ci fece visitare molte cose fra le quali i monumenti come Le Folies
Bergère il quale è un teatro di varietà dove si eseguono operette, balletti ecc. e Music-hall.
Andammo pure al Moulin Rouge situato nel famoso quartiere a luci rosse vicino a Montmartre.
La nostra Lella ci condusse dopo alcuni giorni, la riva destra della Senna per farci ammirare le
opere d'arte esposte al museo del Louvre. Bighellonando qua e là per Parigi, incontrammo il
simpatico Enzo Iacchetti assieme al suo gruppo musicale e il burlone Ezio Greggio, conduttori
di striscia la notizia. Dopo esserci salutati, qualcuno di noi chiese loro cosa stessero facendo in
quella città, bella sì ma anche del vizio. Enzo prendendo la parola disse:ragazzi proprio ieri si
è conclusa la nostra stupenda tournée e ora con rammarico devo dire la verità: ci sentiamo
soli, perché dopo aver fatto divertire il pubblico, ora non ci rimane altro da fare che rientrare
in patria per studiare come soddisfare i nostri fans futuri e riprendere le forze dopo le grandi
fatiche. A questo punto entrò in scena Michelle con tante belle moine come solo lei sa fare.
Puntando il dito indice della sua mano destra verso il volto di Ezio gli disse: guarda mio caro
Ezio che se tu, Enzo e tutta la vostra compagnia non vi aggregherete a noi per proseguire
queste vacanze da sogno, col cavolo che mi vedrai ancora a Striscia con le tue belle veline.
Al che Ezio con aria stupita ma soddisfatta disse a Michelle: si bambolona; con la tua strategia
femminile mi hai convinto e cercherò di convincere pure i miei compagni a venire in vacanza
con voi, però adesso esigo che tu mi dia una risposta immediata. Quando pocanzi puntasti il
tuo bel ditino davanti a uno dei miei due occhi, volevi per caso accecarmi? Michelle rispose
dicendo: certo che no, volevo solo farti arrabbiare un po' e convincendoti a venire con tutti noi
alle isole Canarie e forse ci sono riuscita con la mia astuzia femminile.
Ora non mi rimane altro da fare se non quello di prostrarmi innanzi a te e chiederti perdono.
Quantunque la nostra cara Michelle era sempre innamorata pazza di Vittorio. Silvia, un altro
grazioso personaggio dal volto sereno non che una validissima bibliotecaria a bordo di questo
meraviglioso yacht, timidamente si avvicinò a Rachel e con la sua dolce e fievole vocina le
sussurrò all'orecchio: Escusez moi mademoiselle Rachel, con il suo permesso, potrei andare in
qualche libreria vicina per acquistare alcuni libri mancanti per poi inserirli in quella vastissima
biblioteca a bordo della sua stupenda nave? Rachel quando udì le belle e toccanti parole uscite
dal cuoricino della piccola Silvia, si commosse non poco e pianse. Silvia essendo una ragazza
sensibile e dal cuore tenero, vedendo la sua datrice di lavoro piangere, non seppe trattenere
le lacrime. Estrasse dalla tasca un fazzoletto di pizzo ricamato a mano dalla sua cara mamma
e donatole prima di imbarcarsi con noi.
Tenendolo dolcemente fra le dita, chiese a Rachel: " signorina mi permette di asciugare le sue
lacrime e di rifarle nuovamente il trucco? Rachel rispose: Silvia fa pure come credi però d'ora
in poi ti ordino di darmi del tu e di considerarmi come una delle tue migliori amiche. Silvia le
disse: " Grazie di cuore, tu sei sempre stata amica mia; sono felicissima".
Si abbracciarono amichevolmente come si fa fra donne. Rachel disse a Silvia:" Lo so di essere
molto ricca e bella, però ti prego di non considerarmi la tua datrice di lavoro, perché pure io
come tutti voi, ho un cuore, vi stimo moltissimo, dandovi tutta la mia fiducia. Voi assieme a
tutti i membri dell'equipaggio, siete ormai la mia famiglia e vi ringrazio infinitamente. Grazie
tante per il trucco e promettimi che non dirai nulla a nessuno che ho pianto perché non vorrei
che fra non molto tempo si prendessero gioco di me. Ora va e compra tutto quello che ritieni
opportuno avere, ampliando così la nostra biblioteca. Ti raccomando inoltre di comprare molti
libri per bambini perché quando andammo a soccorrere i passeggeri caduti in mare, c'erano
molti bimbi e la nostra biblioteca era sfornita di testi contenenti delle favole. Ecco un assegno,
metterai poi tu la cifra anzi, se accetti e mi vuoi come compagna verrei con te così potrò dare
una sbirciatina e se troverò qualcosa di interessante me la comprerò. Desidero inoltre entrare
in una profumeria, la migliore di Parigi, perché ho deciso in questo istante di fare un omaggio
a tutti e all'equipaggio un aumento dello stipendio, come  pure a te, tranne quei due là i quali
non smettevano un attimo di insultarsi a vicenda spintonandosi e facendo a gara chi sarebbe
andato a sbattere contro il muro per primo. I nostri ospiti non sentiranno la nostra mancanza
per così poco tempo. Avvisa Lella e Lino che sarà la nostra guardia del corpo di venire con noi,
potrà esserci di grande aiuto, dato che conosce la città come le sue tasche. Dille di prenotare
un taxi, perché qualche spicciolo per pagarlo mi è ancora rimasto.
Su chiama subito Lella e andiamo perché non ho più voglia di stare qui; presto o faremo tardi.
Dopo alcune ore, Rachel, Lella, Silvia e Lino, scesero dal taxi e l'autista aprì il baule dell'auto,
quindi scaricarono tutto ciò che esso poteva contenere. Caricarono tutti gli acquisti nel vano
bagagli sottostante dei pullman pronti a riprendere il viaggio e arrivare così al porto di Tolone,
dove era ormeggiato e ben custodito lo yacht. Salpammo verso le ore ventitre di quello stesso
giorno, augurandoci di raggiungere al più presto L'Atlantico. Dopo aver cenato Lella distribuì a
ciascun commensale il regalo che la generosissima Rachel aveva comperato per tutti, inclusi
tutti i membri dell'equipaggio al quale voleva molto bene e stimava moltissimo.

A un certo punto Silvia si congedò da noi, perché non vedeva l'ora di andare in biblioteca e
sistemare in maniera accurata i preziosi libri acquistati a Parigi. Dopo qualche minuto, anch'io
mi congedai dalla simpatica compagnia per andare da Silvia in biblioteca perché entrarono in
me alcune idee per continuare il racconto iniziato subito dopo la partenza da Monte Carlo, per
cui avevo bisogno di assoluto silenzio e concentrazione.
Sapevo con certezza che lo avrei sicuramente trovato nella sala di lettura della biblioteca in
qualche angolino tranquillo. Riuscii a buttare giù qualche appunto per circa due orette, dopo
mi addormentai sul tavolo. Al mio risveglio non ero solo, perché accanto a me c'era una bella
sbinfera, la quale stava leggendo uno spezzone intitolato "Vacanze in mare". A questo piccolo
fiore dissi: "perché non sei a letto?" Dolcemente mi rispose: " sai mio caro Etienne dopo che ti
congedasti da noi ero un po' preoccupata per te e pensavo che qualcuno di noi ti avesse ferito
con qualche frase poco gradita, e quindi non riuscendo a chiudere occhio per tutta la notte, mi
alzai e subito andai nella tua stanza, ma vedendo il tuo letto non sfatto, mi preoccupai non
poco e mi misi subito alla ricerca della tua persona.
Quando finalmente ti vidi non ebbi il coraggio di svegliarti, mi sedetti al tuo fianco e aspettai
che ti svegliassi, mi permisi di leggere una parte del romanzo, ti domando scusa e prometto
che non succederà mai più. Sai quello che penso di ciò che ho letto, non è per niente barboso,
continua così e se lo desideri mi piacerebbe esserti vicino ad osservarti mentre pensi e scrivi.
La mia mano, prese dolcemente la sua e stringendola senza farle alcun male le dissi: Rachel
carissima le parole che hai pronunciato pocanzi mi hanno commosso e sarò onorato di avere
accanto una bella bimba a tenermi compagnia nonché a correggere degli eventuali miei errori
ortografici". Erano ormai le 8.45 del mattino e dopo aver discusso a lungo avevamo bisogno di
un'abbondante colazione per riprendere le forze. Mi voltai e vidi Silvia che stava svegliandosi.
Aveva sgobbato pure lei come me tutta la notte per sistemare e catalogare le numerose opere
acquistate, dopo di che essendosi stancata non poco decise di riposare un pochino sul morbido
divano della biblioteca, facendosi cullare dalle onde ancora non molto grandi e con l'ausilio del
rollio dei motori della nave. Rachel telefonò in cucina chiedendo se fosse stato possibile avere
tre abbondanti colazioni. Dopo quindici di minuti bussando e chiedendo permesso si presentò
Claudia e Franca assieme a Giustino augurandoci il buon giorno e una buona colazione, disse
inoltre che il cielo era grigio e il mare sarebbe peggiorato nel corso della giornata.
Il pronostico di Claudia era esatto, infatti verso le 18 il cielo da grigio che era nella mattinata,
diventò a poco a poco, nero come il nero avorio che usano i pittori per dipingere le loro tele.
Si scatenò quasi all'improvviso una tempesta tremenda la quale faceva dondolare l'enorme

yacht da destra a sinistra, in su e in giù.
Quella sera e gran parte della notte fu una tra le peggiori nottate passate durante le vacanze.
Ad un certo punto Michelle decise di entrare in biblioteca e di leggere qualcosa per vedere se
leggendo le sarebbe passata la fifa. Fu un buon rimedio e lo seppe trasmettere al resto della
compagnia (tranne a quei due là, ormai soprannominati da me come i due falabrac, Luciana
conosce molto bene il significato di questa parola e quando avrà tempo e voglia, lo spiegherà
meglio di me in un prossimo futuro).
Il capitano esperto lupo di mare, come pure i nostri sottufficiali diede l'ordine in sala macchine

di ridurre al minimo la velocità e al timoniere, di essere pronto a virare velocemente tutto a
dritta per cercare in qualche modo di prendere le onde non di fianco che avrebbero fatto quasi
sicuramente ribaltare lo yacht, ma di punta. Questa manovra non fu per nulla semplice anche
perché, oltre alla grandine, il ventaccio cambiava sovente direzione. Il capitano, molto calmo
ma deciso, aspettò il momento ottimale poi, con voce possente e decisa disse al Davide: "Ora,
tutta barra a dritta svelto".
Aspettò che lo yacht si fosse posizionato con la prua verso le altissime onde per prenderle di
punta, poi con un sospiro di sollievo mise la mano sulla spalla del bravissimo timoniere Davide
e gli disse: " ce l'abbiamo fatta, complimenti sei stato pronto ad eseguire il mio ordine; sei un
vero lupo di mare. Non dimenticare mai che abbiamo una grande responsabilità ed è quella di
assicurare sia ai passeggeri sia a tutti i membri dell'equipaggio una navigazione il più possibile
tranquilla e sicura.
Se sei terrorizzato e hai paura non la devi trasmettere a nessuno, tienila dentro te sperando
che ti passi il più presto possibile. E' per questo che mademoiselle Rachel ci paga più che bene
dandoci tutta la sua stima. Cerchiamo quindi di non deluderla. Dopo che il capitano ebbe finito
di parlare, prese la parola Renato dicendo: un bel discorso capitano complimenti.
Michele dopo aver ringraziato Renato, rivolgendosi al suo secondo disse: ora la navigazione è
più sicura prenda lei il comando, vorrei scendere e vedere come stanno i nostri passeggeri; ci
vedremo presto e se avrete bisogno di qualche consiglio non dovrete far altro che chiamarmi.
Una gran parte degli ospiti era in sala lettura cercando di leggere qualcosa per far passare la
paura di dosso. Dialogò con molti dicendo loro che il pericolo era scongiurato. Parlò anche con
Rachel dicendole che fra un giorno o due, tempo permettendo, avremmo raggiunto lo stretto
di Gibilterra e sostare nel porto per fare rifornimento di carburante e generi alimentari: molto
bene signor capitano rispose Rachel e complimenti a tutti voi che siete sul ponte di comando e
a volte dovete prendere decisioni immediate come quella che avete appena preso; avete tutta
la mia stima. Dopo essersi salutati, Michele vedendo che stavo scrivendo, si avvicinò e mi
domandò: Buon pomeriggio caro professore nonché scrittore, potrei sapere cosa sta scrivendo
di bello? Risposi: "Buon pomeriggio a lei capitano certo che glielo dico. Sono alle prese con un
racconto che m'affascina molto il suo titolo è: "Vacanze in mare". Mi domandò: posso sedermi
per leggerne qualche pagina?" Risposi: prego si accomodi. Non fiatò per una ventina di minuti,
poi mi guardò con aria soddisfatta disse: " Complimenti, noto con interesse che il romanzo è
proprio basato su questa crociera citando pure tutti i personaggi presenti a bordo e anche me.
All'improvviso dovette interrompere la nostra interessante conversazione, venne chiamato da
Vittorio. Scusandosi mi disse che era atteso quanto prima sul ponte di comando dai subalterni,
per prendere decisioni importanti sulla rotta da seguire durante la navigazione, quindi salutò
e se ne andò.
La tempesta non accennava minimamente a placarsi anzi, si aveva la netta impressione che
stesse aumentando di minuto in minuto. La fortuna fu che il sangue freddo, accompagnato
dalla grande esperienza del capitano e dei sottufficiali presenti sul ponte, con molta destrezza
riuscirono in qualche modo a far sì che questo gigante del mare obbedisse docilmente ai loro
comandi. Gli ospiti erano quasi tutti lì, attoniti e terrorizzati facendosi coraggio l'un con l'altro,
eccetto quei due là. Ad un certo punto, mi sentii poco bene dicendolo a Flavio Caroli, il quale
preoccupato mi domandò: che cosa si sente? Mi dica i suoi sintomi.
Con un filo di voce risposi: respiro a fatica, ho dei fortissimi spasmi al petto, il braccio sinistro
mi fa molto male, lo sento indolenzito e avverto un formicolio alle dita della mano, la prego
chiami aiuto. Flavio non esitò un secondo e da buon amico, informò immediatamente i medici
che navigavano con noi.  I primi ad arrivare in soccorso furono la dottoressa Edda e il figlio
Paolo seguiti da Simonetta e Piera. Giorgio invece era impegnato in infermeria con Giovanna,
Barbara e Laura per medicare chiunque ne avesse avuto necessità.
Fui subito portato in infermeria dove venni sottoposto a vari esami i quali diedero un esito per
nulla soddisfacente. L'equipe medica, dopo essersi consultata attorno ad un tavolo per diverse
ore, all'unanimità stabilì che il mio cuore, non riceveva abbastanza sangue e non riusciva a
pompare in maniera ottimale e quindi funzionava solo una minima parte di esso, esattamente
un quarto. Decisero così di trasportarmi d'urgenza con l'elicottero dello yacht all'ospedale di S.
Bernardo a Gibilterra perché sullo yacht non erano attrezzati per interventi del genere.
Purtroppo, anche se tutto era pronto per il trasporto, dovettero aspettare che la tempesta si
placasse perché l'elicottero potesse alzarsi in volo, dato che le raffiche di vento erano molto
forti. Ricordo che Alberto si preoccupava molto per me non facendo altro che uscire dal luogo
in cui si trovava per andare da Rosy e Gilberto, responsabili della sala computer, per chiedere
loro cosa trasmettesse in quel momento il bollettino meteo. Dopo essere andato su e giù per
parecchie volte fra il ponte di comando e la sala computer, arrivò finalmente una bella notizia.
Rosy trasmise al capitano che in mattinata saremmo sicuramente entrati in una vasta zona di
alta pressione, per cui il tempo sarebbe sicuramente migliorato, potendo così far decollare
l'elicottero. Intanto la tempesta continuava ad imperversare insistente e abbondante su noi,
senza un attimo i tregua. Ad un certo punto arrivò il capitano dicendo: signori state tranquilli,
si ballerà solo più per poco.
Nel frattempo uno di quei due là a forza di fare il cretino con l'altro andò a sbattere contro la
parete dove erano esposti i miei dipinti, vomitando sopra ad uno di essi intitolato "Al chiaro di
luna" da me copiato da un pittore californiano dal nome Anton Gutknecht, raffigurante la luna
che si rispecchiava in mare a Monterey ad una determinata ora della notte. Il vomito di quel
cretino, oltre ad aver rovinato il mio dipinto, spruzzò a terra come una fontana, formando così
una bella pozzanghera sul pavimento. Uno di quei due imbecilli, prendendo l'altro deficiente
sotto braccio, cadde a terra finendo così l'uno sull'altro e sbattendo il muso sul vomito e cosi
non ebbero più la voglia né il tempo di rompere i marroni al loro prossimo.
Verso le 9 del mattino l'elicottero riuscì finalmente a decollare con me a bordo, assistito dal
dottor Paolo, le dottoresse Simonetta e Barbara per recarsi all'ospedale di San Bernardo a
Gibilterra. I bravi cardiologi del reparto di emodinamica diagnosticarono che soffrivo di angina
pectoris instabile, tentando così di intervenire facendomi una coronografia. Con il liquido di
contrasto videro che avevo una coronaria occlusa.
L'intervento riuscì perfettamente senza squartare. Dopo alcuni giorni di navigazione, arrivò
anche lo yacht senza incidenti a Gibilterra, dove Alberto Angela assieme a Rachel, Claudia,
Irma e Daniela vennero in ospedale a prendermi per condurmi a bordo del Desiderio.
Dopo aver fatto rifornimento di prodotti alimentari e di carburante, eravamo di nuovo pronti a
solcare le acque dell'Atlantico per raggiungere l'arcipelago delle isole Canarie e approdare al
porto di Tenerife. Era ormai notte fonda e di preciso non ricordo l'ora, ma sicuramente dopo le
tre del mattino. Non riuscendo a prendere sonno decisi di andare a prua e appoggiandomi qua
e là delicatamente al pulpito dello yacht per ammirare una minima parte di questa immensa
volta stellata soprastante questo mare d'olio. Non mi sentivo per nulla bene. L'inguine destro
mi doleva molto e avevo l'impressione di morire. Non stavo bene in nessuna posizione, quindi,
non capendo nulla, chiusi gli occhi e piansi dal forte dolore. Ancora ora non riesco a capire il
perché non domandai aiuto. Mi trovavo lì, solo come un cane a contemplare tutto quello che il
Signore aveva creato e che dolcemente infondeva tanta gioia e pace nel mio cuore.
Ero sempre in quel punto, appoggiato a questo pulpito e non mi sentivo più solo perché dentro
me, era entrato lui a consolarmi e a darmi tanto coraggio. Sentivo che lui era il vero amico il
quale non mi abbandonò mai né durante e né dopo il viaggio. Ad un certo punto, sentii una
voce proveniente dal ponte di comando, era il sottufficiale Renato il quale mi invitava a salire
per dialogare. Accettai e andai da lui dopo di che mi domandò: "non riesce a prendere sonno?
li risposi: mio caro marinaio, lei non può sapere cosa sto provando in questo momento, ma la
prego mi dica. Lui con molta discrezione e semplicità espose quello che aveva in mente e mi
disse: questa notte sono di turno, dato che oltre ad essere un sottufficiale di marina sono pure
un grande appassionato di astronomia e durante le circumnavigazioni, quando le notti sono
stellate come questa, resto affascinato e mi piacerebbe trasmetterle tutto quello che so.
Inevitabilmente sotto un cielo così nasce una confidenza che porta subito a darci del tu. In via
confidenziale chiamami pure Renè le beau (Renato il bello). Al che gli risposi: Tu sai del mio
intervento, però ora non mi va di stare in piedi per cui fammi sedere e ti ascolterò.
Questo amante di astronomia, conoscitore delle costellazioni, insegnava molto volentieri a chi
l'avesse desiderato, far conoscere il cielo. Quindi dopo qualche minuto mi disse: Guarda Stiv!
puntando il dito indice verso una stella, quella è la polare, la stella alla quale tutti i naviganti
fanno ancor oggi riferimento. Dopo essere rimasto ancora sul ponte a dialogare con questo
simpaticone, arrivò il capitano e gli disse di andare pure a letto, perché fra non molto sarebbe
arrivato il cambio e che per il momento, ci avrebbe pensato lui. Si erano ormai fatte le nove
del mattino e quindi ci salutammo augurandoci una buona giornata. Mentre stavo scendendo
per raggiungere la mia camera, vidi avvicinarsi le dottoresse Giovanna e Laura chiedendomi
cosa stessi facendo in quel luogo. Risposi loro che piano piano e con l'aiuto di Dio, mi stavo
rimettendo e non vedevo l'ora di sbarcare al porto di Tenerife, per visitare questa splendida
città. Ci salutammo e andai immediatamente a coricarmi perché il sonno aveva ormai preso il
sopravvento.
Verso le dodici, mi svegliai perché qualcuno bussava alla porta. Dissi: avanti entri pure. Erano
Piero e Alberto, accompagnati dall'affascinante Michelle e Luciana dicendo: Come sta il nostro
convalescente? Risposi: " leggermente meglio grazie". Prese la parola Alberto dicendomi: Ti
salutano tutti e noi siamo qui per tenerti compagnia così parleremo un po'.
Dopo aver dialogato, Luciana chiese se avessi voluto alzarmi per andare a pranzare. Le risposi
di si, ma non appena mi alzai vidi tutto girare attorno a me e le dissi: "Luciana mi gira tanto
la testa e non credo di potercela fare a venire assieme a voi scusami, rimarrò qui e aspetterò
che mi passi". Lei mi disse: ma neanche per sogno attaccati a me, sarò io a sostenerti fino al
ristorante fatti coraggio e andiamo perchè tutta la compagnia vuole vederti. Facendomi forza
a gran fatica mi alzai, lei mi prese sotto braccio e ci avviammo verso il ristorante.
Rimasi colpito dal grande gesto di Luciana. In quel frangente capii che pure lei era e rimarrà
per sempre una persona molto speciale. Non si vergognava minimamente di prendere sotto
braccio un essere insignificante e ignobile come me per condurlo a pranzo. Questa fu la prima
volta che vidi il simpatico volto di questa persona serio e fiero di sé. Volle aggregarsi anche
Michelle tendendomi la mano e assieme andammo.
Dopo aver pranzato, mi congedai dalla compagnia per andare in camera a riposare e se mi
fosse stato possibile, continuare a scrivere quello schifo di" Vacanze in mare". Arrivai innanzi
alla porta della camera e dopo aver esitato un attimo, presi una decisione ed entrai. Dapprima
guardai il letto e dopo averlo fissato a lungo, mi spiacque disfarlo. Decisi dunque di prendere
carta, penna e mi recai nuovamente a prua di questo, definito ormai da me, transatlantico dei
desideri. Arrivato sul luogo da me desiderato, notai che non ero il solo a voler contemplare
questa immensa massa di H2 0 (acqua).
La giornata era meravigliosa e il cielo di un color turchino che solo un pittore l'avrebbe potuto
trasferire sulle proprie tele. Questo mare sembrava docile e fragile come un agnellino e non
incuteva più terrore ma infondeva dentro me, tanta pace e  serenità nell'anima. Guardandomi
attorno, non vedevo altro che cielo e mare.
Mi trovavo lì solo e stanchissimo per non aver chiuso occhio tutta la notte. Decisi di sedermi e
meditare qualche istante, per poi continuare il mio racconto. Mi voltai per scegliere un posto
idoneo dove poter scrivere. Rimasi colpito nel vedere che proprio innanzi a me si trovava una
bella signora dai capelli lunghi e biondi come un campo di grano a primavera. Indossava un
vestitino molto leggero dal color terra verde antica con l'aggiunta di terra d'ombra naturale.
Calzava un bel paio di sandali color testa di moro e la brezza che avvolgeva il suo viso, faceva
ondeggiare i suoi bei capelli al vento, come pure la sua gonna.
L'aria era calda e già si sentiva profumo di Canarie. Era Lella la nostra bella guida turistica.
Mentre la osservavo, notai che dai suoi occhi sgorgavano alcune lacrimucce. Mi meravigliai e
le dissi: buongiorno Lella, noto che sta piangendo, potrei sapere il motivo che la rattrista così
tanto? Lei singhiozzando mi disse: mio caro Etienne il motivo è questo, ma la prego si sieda e
glielo spiego. Piango perché ho paura di non farcela quando arriveremo a Tenerife, a spiegarvi
tutto quello che so su questo luogo stupendo, perché ho dei tristi ricordi. Fu proprio a Tenerife
che conobbi il mio amore e dopo poco tempo, mi lasciò per un' altra. E quindi tutti i luoghi che
dovrò illustrarvi, mi ricordano lui. Al che estrassi un fazzolettino dalla tasca e le domandai se
avessi potuto asciugarle il viso. Con un filo di voce mi disse: prego Etienne faccia pure se lo
desidera poi però posso restarle accanto per osservarla mentre lavora al suo romanzo?
Le risposi dicendo: naturalmente, lei con il suo savoir-faire mi lusinga, però quando pocanzi la
vidi piangere, mi commossi e a stento riuscii a trattenere le lacrime pure io. Pensavo, che se
lo gradisse, potrei dedicarle una poesia. Avrei già in mente il testo e il titolo potrebbe essere:
"Portami via con te". Lo scriverei qui al suo fianco, però prima mi faccia la solenne promessa
di non piangere più, perché quello è solo un triste ricordo da dimenticare.
Mi disse: glielo prometto Etienne, però ora a lusingarmi è lei. Non me lo sarei mai aspettato di
essere al centro dell'attenzione, la prego sono ansiosa incominci pure a scrivere, me ne starò
qui buona buona ad osservarla. Le risposi dicendo:" Va bene Lella però mi assicuri che non
piangerà più perché le sue calde lacrime, se pur belle, incomincerebbero a fare anche effetto
su di me commuovendomi non poco". Incominciai con queste parole:

Portami via con te

Dolce angelo mio, fammi salire sulle tue leggerissime ali di farfalla. Tu ed io voleremo verso
spazi infiniti alla ricerca di nuovi mondi, quei mondi che sanno di favola, dove tutti gli spiriti
buoni godono di una pace immensa e indescrivibile.
In quei luoghi così belli, non esiste odio, ne delinquenza, non regna altro che pace e amore gli
uni verso gli altri. Questo luogo così magico, per ora lo custodisco nel mio cuore, aspettando
da un momento all'altro che il mio piccolo fragile fiorellino mi prenda con se e mi tenga stretto
stretto fra i suoi profumatissimi petali che sanno di rosa, per volare verso spazi celestiali dove
nessuno potrà mai più farci soffrire. Portami via con te.   

Quando finii di scrivere, Lella se ne accorse e mi disse:" Scusi la mia indiscrezione professore,
dalla sua espressione ho capito che ha ormai finito di scrivere potrei leggere ciò che ha scritto.
Le risposi: Certo Lella, le dirò inoltre che si meriterebbe molto di più di ciò che sono riuscito a
scrivere in questo lasso di tempo. Comunque per conto mio non è un gran che: ecco tenga e
legga pure. Quando ebbe finito di leggere, mi consegnò il manoscritto e tacque.
Poco dopo reclinò il capo, poi appoggiando dolcemente i gomiti sulle ginocchia e coprendosi gli
occhi con il palmo delle mani, scoppiò in lacrime. Per non peggiorare la situazione non le dissi
nulla. Ogni tanto mi voltavo per guardarla, non piangeva più ma mi fa faceva tanta tenerezza.
Avrei voluto consolarla ma non trovavo le parole adatte alla situazione. Ero quasi certo che
nella mia poesia dovevo aver scritto qualcosa di sconveniente nei suoi riguardi. Decisi dunque
di alzarmi per andare a riposare un pochino su un altro divano, per poi continuare il racconto.
Non appena mi alzai, sentii la calda voce di Lella che mi chiamava dicendo: Dove vai? Risiediti
perché ho qualcosa da dirti. Dopo essermi nuovamente seduto le domandai: dimmi pure Lella,
dove ho sbagliato? Mi rispose dicendo: non hai sbagliato proprio nulla.
Con le tue belle frasi, sei riuscito a toccare il mio cuore tanto fragile e forse impreparata per
ricevere complimenti simili. Non cambiai posto, ma rimasi a riposare accanto a Lei per poter
conversare su vari argomenti. La brezzolina che avvolgeva le nostre membra era veramente
gradevole e nessuno di noi se la sentiva di dire all'altro: Vuoi che ci alziamo e raggiungiamo
la sala ristorante per pranzare?
Lei non aveva il coraggio di dirlo e neppure io, perché il venticello e il caldo sole che ci stava
abbronzando bastavano loro a saziarci. I bellissimi occhi di Lella erano socchiusi e lei assopita,
lasciandosi così accarezzare teneramente da questo venticello prodotto in parte anche dalla
velocità di questo favoloso yacht. Tutto quello che vi sto narrando era a dir poco romantico e
ci sembrava irreale. Infatti sembrava di vivere in un bel sogno.
Ricordo che fra i nostri molteplici dialoghi le dissi: non essere triste tu sei una guida stupenda,
carina e molto erudita. Fino ad ora te la sei sempre cavata benissimo. Tutti noi siamo contenti
del tuo operato e ti stimiamo tantissimo io per primo. Non lasciare che lo sconforto prenda il
sopravvento perché mi rattristerei moltissimo anch'io ma gioisci perché fra poco arriveremo a
Tenerife e avrai il grande compito di illustrarci tutto su questa magnifica città. Dal canto mio
ti prometto che non farò parola con nessuno sui nostri segreti, però cerca di essere in forma
perfetta e smagliante come quando eravamo a Parigi.
Come avrai notato, tutti siamo un'allegra compagnia, tranne quei due là. Mi disse commossa:
Monsieur Etienne tu hai sempre frasi carine e consolatrici, ti ringrazio molto e ti considero un
vero amico, però ora ho un leggero languorino, vuoi che andiamo a pranzare?
Risposi si scendiamo pure. Mentre stavamo per alzarci, arrivò Flavio Caroli accompagnato da
Rachel, Piero e Alberto Angela. Piero mi domandò: Come va la salute? Gli dissi che pian, piano
stavo riprendendomi, ma che però ero imbottito di farmaci soprattutto per la pressione e per il
cuore. Dopo di che disse che il pranzo stava per essere servito. Arrivò pure il capitano il quale
avvisava di tenersi pronti, perché fra non molto avremmo potuto finalmente mettere piede
sull'isola di Tenerife e di intraprendere la visita della città.
Dopo aver pranzato, Lella ed io decidemmo di appartarci di nuovo a prua per continuare a
conversare e stare un po' tranquilli senza udire il vociare dei commensali rumorosi e magari
scambiarci qualche opinione su altri argomenti.
Con molta umiltà e grande diplomazia, mademoiselle Rachel venne da noi domandando se
fosse potuta unirsi al nostro duetto con Luciana (mai stanca), Michelle (altrettanto), Silvia
(l'intellettuale) e Irma (la cantante), naturalmente non poteva mancare il nostro meteorologo
di bordo Luca e la cronista Filippa.
Rispose Lella dicendo: certo perchè no? Stefano ed io saremo felici di avere assieme a noi una
sì bella e simpatica compagnia. Luciana con la sua lingua biforcuta, però mai volgare, disse a
me e aiutata da Michelle si avvicinò al mio orecchio e parlando sottovoce disse: mio caro Stiv
voglio confidarti una cosa ed è questa. Lo sai perché abbiamo deciso di unirci a voi? Le risposi:
"Certo che no mia cara Lucienne, ormai mi hai incuriosito, su parla che il nemico ti ascolta".
Continuò dicendo: come avrai ben capito, noi donne siamo tutte piuttosto giovani e dentro di
noi, abbiamo tanta.... voglia di scherzare però non in maniera volgare ma con un pizzico di
comicità. All'unanimità abbiamo così formato un comitato di giovani donne carine e pimpanti
affiancate da un uomo a cui piace divertirsi e se vi fa piacere nella nostra congrega uniremo la
bella Lella e te accettate? Lella ed io rispondemmo all'unisono: ok accettiamo molto volentieri,
saremo felicissimi di essere dei vostri e assieme ne inventeremo delle belle.
Poi smise di parlare per dare spazio a Michelle la quale mettendo una delle sue belle manine
sulla mia spalla sussurrava all'orecchio dicendo: ormai i maschi rimasti nei salotti per riposare
si sono addormentati, però tra non molto dal ponte di comando scenderà il mio bel maschione
vestito di bianco, di cui ne sono innamorata pazza. A un certo punto fummo interrotti da Luca
il quale puntando il dito verso uno stormo di gabbiani che stavano transitando in zona disse:
Signori miei esultate perché la terra è ormai prossima. Rallegratevi e unitevi attorno a me per
brindare e festeggiare il tanto sofferto sbarco della nostra simpaticissima e allegra compagnia,
ecco godiamoci l'arrivo respirando a pieni polmoni l'aria di Tenerife. Noi tutti, aspettando di
scorgere al più presto la terra, dialogavamo spensierati, mentre lui continuava il suo discorso
con se stesso e ad alta voce.
Di tanto in tanto, non vedendo nulla che avesse la forma di un'isola, perché diceva: sapete il
motivo per il quale sono certo che dico tra non molto? Perché quando vedete i gabbiani volare
nelle vicinanze di un imbarcazione, significa che la terra è ormai prossima, infatti fu così.
Dopo circa un'ora, Tiziana avvistò per prima la terra dicendo: ragazzi Tenerife, Tenerife siamo
finalmente arrivati.
I miei bagagli sono già pronti e aspetto dopo l'approdo per andare a prenderli. I belli dormienti
si svegliarono solo quando Franco Cattanero, il macchinista capo, entrò in uno dei salotti e
disse forte: ho sete, in sala macchine fa molto caldo e ora vorrei bere perché ho la gola secca.
Infatti approdammo alle 18.30 nel porto di Tenerife. Ad attenderci c'erano quattro pullman
chiamati Guagua con i loro rispettivi autisti. I loro nomi erano: Erika, Carla, Stefano e Mario.
Gli autisti, ci condussero all'Hotel Vinci La Plantacion a cinque stelle situato a Adeje. Arrivati
che fummo ci venne incontro una giovane signora dicendo di chiamarsi Mayte, era la titolare
dell'Hotel. Quando ognuno di noi ebbe finito di sistemarsi, Mayte si avvicinò a Rachel dicendo
che la cena era pronta per essere servita.
Arrivati nella sala ristorante, riconobbi subito Augusto, un cameriere alto e di bell'aspetto che
avevo conosciuto il Italia molti anni prima. Dopo la cena che non finì molto presto, qualcuno
della compagnia decise di andare a dormire, perché il giorno seguente voleva essere riposato
il p possibile, dal momento che sarebbe dovuta essere una giornata intensa e piena..... di
emozioni. Ci alzammo molto presto perché la visita guidata da Lella richiedeva un tempo non
indifferente per riuscire ad ammirare con attenzione tutte le belle cose che essa ci avrebbe
dovuto illustrare. Andammo al LORO PARQUE, Il quale è il parco più pubblicizzato di Tenerife.
Vi sono tante specie di pappagalli.
Lella lasciò per un attimo i nostri amici ad ammirare questi volatili e si avvicinò a me dicendo:
Stefano come sto andando? Mi sento un po' agitata e ho tanta paura di non farcela quasi quasi
rinuncio, le risposi: Lella stai andando benissimo, non fare la stupidina. Vuoi che ti picchi? Sto
scherzando, sai benissimo che non mi permetterei mai di sfiorarti neppure con un dito. Su ora
va e facci divertire, ti stanno già aspettando. Mi disse: ora vado ma non sola se ci sei tu al mio
fianco mi sentirò più sicura. Le dissi: va bene simpaticissima amica, se è solo questo che vuoi,
sarai accontentata". La visita proseguì per osservare da vicino quattro orche marine importate
dagli USA. Fu uno spettacolo stupendo, Luca ed io essendo molto vicini a loro fummo ben
presto investiti da uno spruzzo gigantesco, ma al tempo stesso molto piacevole perchè la
temperatura esterna superava i trenta gradi. Sembrava di essere i protagonisti di comiche.
La risata di tutti i presenti fu tale che durò a lungo e subito dopo, fummo di nuovo investiti da
un secondo spruzzo che mi scaraventò a terra facendo ridere tutti a più non posso.
Quella sì che fu una vera attrazione, in più ci furono le riprese in diretta girate dalla nostra
troupe televisiva. Il sole era così potente che riuscì ad asciugarci in men che non si dica.
Ci avviammo poi ad osservare i numerosi gorilla i quali sono ormai in via di estinzione. Uno
spettacolo altrettanto mozza fiato era il pinguinario e... Lella, essendo molto concentrata ad
illustrarcelo in maniera perfetta, non aveva più il tempo per pensare a cose tristi.
All'improvviso sentii la sua mano prendere la mia e le domandai: Lella, ora cos'è che ti turba?
Sei andata bene fino adesso. Ti prego dimmi tutto, forse non ti sono stato abbastanza vicino?
Vuoi che mi allontani? Lo farò. Ma sappi che il mio cuore soffre tantissimo quando vedo che
sei preoccupata e probabilmente provo le tue stesse sensazioni". Ora una piccola parentesi.
Fino a quel momento, non avevo ancora capito una cosa e cioè che Lella era di una dolcezza
estrema e di una bontà infinita, inoltre è molto, molto sensibile. Per concludere, non avevo
capito ancora un bel niente di lei, anche perché non ci conoscevamo abbastanza dal momento
che eravamo entrambi lì per lavoro. Ora torno nel tema.
Lella rispondendo mi disse: mio caro Stefano ora non voglio rivangare i momenti più belli che
ho passato con il mio grande amore che conobbi in questa città, ma adesso grazie a te, non
ricordo quasi più nulla di lui.
Il problema è un altro e che quando osservo delle piccole bestiole come questi pinguini, provo
tanta tenerezza perché sono stati strappati dal loro habitat naturale. Ciò che sto dicendo vale
per tutti gli animali allevati in cattività. La manina di Lella nella mia stava diventando sempre
più calda e umida, trasmettendomi le sue emozioni. Tutti gli ospiti di Rachel e lei compresa,
capirono benissimo che per Lella doveva essere un momento di grande oscurità.
Mentre la fissavo, notavo in lei tanto amore verso queste tenere creature. Questa volta la vidi
piangere non per l'uomo del cuore, ma per questi pinguini. Allora le dissi: con il tuo permesso
vorrei dedicarti un'altra poesia, ho già in mente il titolo e il testo, posso?
Dopo essersi asciugata gli occhi mi rispose dicendo:" Mio caro amico e compagno di viaggio, lo
desidero tanto, incomincia pure quando vuoi, sono ansiosa". Incominciai con queste parole:

Piangere

Inutile piangere quando tutt'intorno ti sorride. A che scopo piangere? Fiori, piante sempre
verdi, l'azzurro cielo e mare blu, tutto sorride e aleggia attorno a te. Mai essere tristi, anche
nei momenti più bui e tenebrosi. Se ti siedi e riesci a stare accanto ad un piccolo fiore, oppure
appoggiata ad un albero di alto fusto e secolare, ti accorgerai di quanta energia e potenza
riuscirà a trasmetterti. Non piangere più mia piccola amica. 

Quando ebbi finito di scrivere, dolcemente accarezzò la mano con la quale avevo scritto, si
avvicinò di più e con un filo di voce mi disse: non avrei mai pensato di trovare una persona
come te che s'interessasse a me durante questo viaggio da sogno.
Promettimi che quando finiranno queste vacanze indimenticabili, resteremo sempre buoni e
sinceri amici come ora. Mi spiacerebbe perdere un grande amico quale tu sei. E per la prima
volta ricevetti da Lella, un caldo bacino sulla guancia. Fu così che mi commossi e non poco, e
qualche lacrimuccia scese sulle mie guance. Questa volta fu lei che vedendo ciò, estrasse un
fazzoletto dalla tasca della sua bella gonna bianca, leggermente profumato di Chanel N.5 e
affettuosamente, asciugò il mio volto. Poi con voce flebile timidamente mi disse: Stefano, le
tue belle frasi hanno toccato il mio cuore, infondendomi tanto coraggio.
Ora andiamo dai nostri amici che ci stanno aspettando, tu però non lasciarmi sola ma rimani
sempre al mio fianco. Le dissi: Sì andiamo pure, non ti lascerò sola neppure un secondo.
Riprese così a spiegarci tutto ciò che sapeva in maniera molto approfondita e al tempo stesso
comprensibile. A me sembrava di essere in un'altra dimensione. Vi era un sottofondo musicale
bellissimo New-Age (Planet Penguin).
Si vedeva la neve cadere dal soffitto, ogni giorno ne vengono prodotte 12 tonnellate. Dopo di
che andammo in Hotel a pranzare e riposarsi un po'. Nel pomeriggio andammo di nuovo al
LORO PARQUE. Notai con piacere che a Lella era ritornato di nuovo quel sorriso e sguardo
solare di quando la conobbi a Monte Carlo prima di salpare.
Ai lettori desidero confidare un segreto. Lella non seppe mai che in quel momento il mio cuore
si dilatava a tal punto da sprizzare gioia da tutte le parti e a stento riuscivo a trattenere le
lacrime dalla gioia che provavo nel vederla nuovamente felice.
La sosta successiva fu al delfinario, il quale offriva ai visitatori la loro destrezza e abilità.
In questo posto incantato, Lella ci fece notare come la vegetazione fosse splendida, sembrava
infatti di essere in un grande Eden dove le acque scorrono cristalline e tranquille. Fra le altre
cose ci fece notare le  orchidee di svariate specie provenienti da tutto il mondo.
A me dava una gioia immensa vedere il bel volto di Lella sereno e disteso. Non le dissi nulla
per non turbarla. Per concludere questo itinerario, che durò più di due giorni, ci fece visitare
un enorme acquario con un'infinità di pesci provenienti da vari continenti.
Entrammo poi in un tunnel e raggiungendo molto lentamente l'uscita, vedemmo molti squali
di vari tipi che nuotavano sopra le nostre teste.
Uscimmo tutti quanti da questo posto incantato sbalorditi per non aver mai visto prima di quel
momento nulla di simile. Le serate erano fresche, per cui si stava benissimo in maniche corte
e pantaloncini (tranne quei due là, che erano sempre in giacca e cravatta per farsi notare da
tutti e l'altro con la sua schifosissima mano destra portata sovente e nervosamente sopra la
sua grande testa di...... come per.....). L'unica cosa che mi disturbava un po' ma stringevo i
denti, era quando si entrava in Hotel per pranzare o cenare, per me era una vera tortura
dover indossare un abito scuro con giacca e cravatta, dopo aver passato tutta la giornata con i
pantaloncini corti e ciabatte. Per fortuna che a dare una mano c'era l'aria condizionata.
La bellissima Michelle teneva in mano un bicchiere di vino rosso, stuzzicando in continuazione
il suo Vittorio. A forza di fare la stupidina e facendo un movimento un po' troppo brusco, il
bicchiere con l'intero contenuto le scivolò dalla mano andando così a finire sulla bianca divisa
di Vittorio, rendendola così uno schifo. Ci fu una risata collettiva che durò per parecchi minuti.
Mentre tutta la nostra allegra compagnia rideva a più non posso ma Vittorio rimase in silenzio
senza proferir parola per non so quanto tempo, dopo di che alzatosi di scatto disse: Per conto
mio potete andare tutti a farvi fottere: A quel punto si alzò Loana affiancata da Silvia andando
a consolarlo dicendogli: su non fare così, nessuno di noi vuole burlarsi di te, non appena ti
sarai cambiato torna da noi. Mentre il capitano stava discutendo con Rachel e Daniela per dove
fare rotta dal momento che le vacanze stavano per concludersi arrivò René le beau (Renato il
bello) disse: non possiamo partire di qua senza prima aver visitato l'osservatorio astronomico.
Il cielo di Tenerife è il terzo più bello del mondo. Domattina alla buon'ora, chi lo desidererà,
potrà unirsi a me per andare in questo enorme apparto e sarò io la vostra guida.
Ho già parlato con un astrofisico responsabile di questo osservatorio. Fu così che, grazie a lui,
potemmo visitare l'osservatorio di Tenerife grande come un piccolo paese. Questa gigantesca
cupola, poco distante dal vulcano Teide, era piena di telescopi, anche per l'osservazione del
sole. Per tutti noi fu un'esperienza bellissima e indimenticabile.
Questa cordiale persona non appena venne a sapere della nostra passione per quel telescopio

molto speciale, dove si poteva vedere il sole come se stesse bollendo. Passammo così delle ore
indimenticabili all'interno di questo fantascientifico osservatorio, che quasi ci scordavamo di
rientrare in Hotel. Dopo aver ringraziato di cuore questo signore, lo invitammo a pranzare con
noi. Accettò volentieri l'invito e ci avviammo. Dopo pranzo preparammo i bagagli e verso le
diciannove eravamo pronti a salire sui pullman per imbarcarci nuovamente e fare rotta verso
Monte Carlo. La nostra mascotte Lucienne, non appena riuscì a raggiungere il suo strumento,
ebbe la brillante idea di suonare un pezzo a quattro mani assieme al musicista Piero Angela, il
quale accettò volentieri. Il brano era:"Adesso o mai più". Con questo pezzo straordinario (che
solo da un cuore grande e sincero come il suo, potevano scaturire note celestiali come quelle).
Riuscì a toccare il cuore di tutti, compresi quei due figuri che da quando salpammo da Monte
Carlo, non smisero mai di bisticciare. Ad un certo punto decisero di andare a litigare a prua
del Desiderio dandosi pugni, schiaffi e spintoni finché con un pugno e una spinta di troppo,
uno di loro finì in mare e l'altro con sguardo da stupido e scemo farfugliando qualcosa ad alta
voce e sguaiatamente diceva: Dove sarà mai finito questo pisquano, non lo avrò mica gettato
in mare? Gli venne una paura terribile per ciò che poteva aver commesso. Si sporse così tanto
dal pulpito che pure lui finì in mare.
Davide il timoniere dal luogo in cui si trovava, vide tutta la scena e avvisò subito il capitano il

quale diede l'ordine a Franco di fermare i motori, al personale della sala computer d'informare
subito la guardia costiera del porto più vicino.
La grande bontà di Rachel, venuta a sapere dell'accaduto, disse prontamente a Michele di far
calare in mare la scialuppa di salvataggio e il sommergibile, per dare inizio alle ricerche.
L'equipaggio del medesimo dopo molte ore di ricerche non trovò nulla negli abissi dell'Atlantico
per cui venne nuovamente issato a bordo.

Proseguimmo così il rientro a Monte Carlo fermandoci ancora qualche giorno, per poi rientrare
ognuno nella propria città. Dal momento che sullo yacht c'erano ancora molte provviste, si
decise all'unanimità di pranzare e cenare a bordo del Desiderio. Claudia con Loris, Giustino e
molti altri chef, cucinarono cose molto prelibate.
Franca invece, assieme a molti altri camerieri, servivano i pasti. L'ultimo giorno non fu molto
piacevole, perché purtroppo era arrivato il momento di salutarci scambiandoci baci, abbracci e
numeri telefonici, augurandoci un arrivederci a presto per un'altra prossima vacanza in mare.
Ad attenderci arrivarono altri pullman per portare chi in Piemonte e chi in Lombardia.
Lella ed io eravamo i soli a dover rientrare nella nostra città perché Irma rimase a Tenerife
con Stefano (l'autista del Guagua per poi sposarsi molto presto) quindi Rachel generosamente
pensò bene di affittare una limousine tutta per noi guidata da Paola. Arrivati nella nostra città
dopo qualche mese, apprendemmo la triste notizia che veniva divulgata in tutti i telegiornali
sia della RAI, che dei gruppi Mediaset, altre TV private, quotidiani ecc. e cioè, che dopo mesi e
mesi di inutili ricerche, di quei due là neppure l'ombra.
La magistratura decise quindi di archiviare il caso per cui di quei due buffoni non se ne seppe
più nulla.  

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