ULTIMA CROCIERA
Dopo molti anni di malattia, fui chiamato dal mio
manager Rigato,
quell'uomo dallo sguardo truce ma
bravo come il pane, ora non più residente a Verona ma a
Padova. Per telefono mi
disse:
"benvenuto
fra noi professore, come
va dopo quella batosta?"
Al che gli risposi: "Signor Rigato ora piano, piano e
con l'aiuto
di Dio, sta incominciando ad
andare meglio".
Prendendo la parola mi disse:" Professor Stefano
e mi permetta di chiamarla
Stefano, avrei un'ottima
proposta da
farle. Sicuramente
non avrà dimenticato quello che successe sul transatlantico Speranza.
Risposi: "certo che no, continui pure".
Prendendo
nuovamente la parola disse che purtroppo il transatlantico
Speranza è stato demolito
ma a
prendere il suo posto ora c'è il transatlantico Plein
Soleil che conosce molto
bene.
Lei è uno strumentista validissimo e la sua dolce Lili
la mascotte di tutta l'orchestra la
prenda con sé e
imbarcatevi
immediatamente su questa nave, lì
troverete tutti i vostri amici ad aspettarvi.
Bine dissi
al signor Rigato (Bine è in lingua rumena che in italiano
significa bene), ora
contatto subito
la mia bambolina, dopo di che le comunicherò
quello che ella deciderà in proposito.
Il signor Rigato era
sempre lì incredulo seduto sulla sua bella
sedia ormai vecchia
traballante. Ad un certo punto, smise di
fumare il suo sigaro
ormai finito e con voce mi disse:
"Caro professore, ha ormai preso una decisione sì
o no?" Mi guardai attorno e vedendo la
tua bella bocca nonché i tuoi bellissimi occhioni scuri dissi
al mio
manager: "Accetto anzi dirò
di più la mia bambolina ed io, accettiamo l'incarico".
Dal
momento che la Liliana era ormai diventata ricca sfondata,
decise che ad accompagnarci al
porto di
Genova, sarebbe subentrata la sua bellissima autista
Claudia Garzena.
Alla
guida, decise di fare qualche
minuto di sosta per rilassarsi un
pochino. Volgendo il suo bel
visino verso me domandò: "Caro Etienne
potrei sapere che cosa
è successo della tua lussuosissima
reggia situata in Provenza? La guardai, era
provocante e
sembrava che le sue labbra
sensuali mi dicessero"Baciami".
Non sapevo cosa dire né tanto
meno
cosa fare, mi sarebbe
piaciuto moltissimo stringerla fra le braccia e baciarla come
lei desiderava,
ma non mi
sentivo di farlo perché mi sembrava di fare un torto a Lili la
quale in quel momento mi stava
aspettando a casa sua in una località turistica, per caricare i
bagagli e avviarci verso il porto
di Genova.
Questa meravigliosa Claudia non finiva di stupirmi
era ed è tutt'ora una bravissima
pianista che conobbi
molto tempo fa.
Anche lei
come la mia ex autista Gisèle in quel caldo pomeriggio estivo,
indossava una
bella minigonna
di bisso. Osservando le sue graziose gambe notai che erano
ricoperte da un bel
paio di
calze dal colore scuro. Calzava
inoltre un paio di scarpe che solo dei piedini belli come i
suoi potevano
aver l'onore di entrarvi. Ricordo che
quando Claudia saliva sulla sua Cadillac, lasciava che le ammirassi
le sue intime mutandine bianche di pizzo. A distanza di
anni,
provavo ancora tanto affetto verso colei
che col suo grande
amore per l'arte e tanta pazienza, era riuscita con passo
felpato ad entrare nel mio
cuore.
Alle 15.30 partimmo con tutti
i miei strumenti di lavoro, per recarci da Lili.
Cammin facendo dissi a
Claudia: "Poc'anzi mi chiedesti che cosa fosse successo della mia
lussuosissima
villa situata a Marsiglia. Le dissi che la colpa
fu del gioco perché la mia notorietà in breve tempo
mi rese
più
povero dei poveri, e così fui obbligato a vendere tutto, oltre alla
villa pure la Cadillac e a malincuore
dovetti licenziare
tutta la servitù
(la quale tutt'ora riesce
ancora a stimarmi)".
Mentre questa meravigliosa autista
mi portava da Lili, le dicevo: "Claudia, promettimi che non farai mai
la fesseria
che feci io andando a giocarmi pure i
pantaloni".
Arrivammo da Lili che ci stava aspettando
non da
poco tempo, caricammo tutto nell'auto e ci avviammo verso Genova.
Arrivammo appena in tempo per
imbarcarci. Per fortuna che eravamo conosciuti,
perché
ora i controlli
erano più rigorosi di quando c'imbarcammo sul transatlantico
Speranza. Il
capitano Innocente Barbera
aveva lo sguardo scocciato e con tono arrogante
disse: "Benvenuti a bordo signori fate in fretta perché
dobbiamo salpare alle 18 in punto e non un minuto di più; mi
sono spiegato?" Risposi più
scocciato di
lui: "Certo e anche troppo bene, ma mi dica, questa
mattina si è svegliato con il piede sbagliato?" Non
disse nulla e
si allontanò brontolando. La nave
salpò alle 18.00'. Non
mi sentivo più quello di un tempo,
perché avevo la sensazione di
essere deriso da tutti coloro
che mi conoscevano, per
quello che mi era
accaduto a causa del gioco.
Con
Claudia potevo sfogarmi, confidandole tutto quello che usciva dal
mio umile cuore. Lei
che
ormai
sapeva tutto di me non mi umiliava mai anzi, cercava con tutta
se stessa d'infondermi
coraggio, mentre
mi sussurrava le sue dolci e calde frasi d'amore.
Ricordo ancora che la prima
persona ad imbarcarsi fu
Lili, lasciando che Claudia ed io
stessimo soli ancora per un po'
per poi salutarci. Gli occhi miei piansero
tanto quando videro
allontanarsi da me, la mia
cara e
dolce mammina Claudia. Una grande parte di me
era ormai entrata
nel suo cuoricino facendolo
innamorare. Ormai
Claudia doveva essere sulla via del
ritorno, alla guida della
bellissima Cadillac dal colore
scuro, io invece navigavo per non so dove.
All'improvviso mi venne tanta
nostalgia della mia Claudia e un grande torpore mi avvolse interamente,
impadronendosi di me, facendomi dormire per non so quanto tempo
sul bel
divano vicino alla veranda
della suite (Liliana non disse nulla,
perché mi compativa).
Mi lasciò dormire fino all'ora di
cena, poi mi
svegliò bruscamente e in modo arrogante mi disse:
"Stefano che intenzione hai
vuoi salire con me a
cenare o no?" Le
dissi: "Vai sola se
vuoi
io rimarrò
ancora un po' qui a meditare.
Ero
deluso e amareggiato, perché pensavo a quei poveri miliardari come me, cosa
potessero provare
quando all'improvviso si vedono
crollare l'intero
mondo su di essi e il loro intero patrimonio andare a
farsi
fottere. Io bene o male riuscivo
ancora a suonare
non
essendo stato
toccato nella mia esperienza
di contrabbassista, ma
questi poveri
miserabili a che cosa potranno aggrapparsi qualora diventassero
poveri di colpo? Benché mentre pensavo queste
cose, Lili fu contenta di non avere un fallito come me
per compagno di cena. Mi lasciò
sbattendo talmente forte la porta, che quasi si scardinava e mi disse
urlando: va all'inferno io
ho già chi mi aspetta nel salone ristorante e lo sai chi è? Sì,
sì le dissi e non
aggiunsi null'altro.
La lasciai andare a cenare con il suo bel
capitano Innocente (Innocente sì, ma non di
fatto) e dopo circa 15 minuti decisi
di andare (senza farmi notare) nel salone ristorante per dare una
sbirciatina. Vidi che la guardava
con occhi languidi, dandole ormai del tu, e accarezzando pure le sue
belle gambe e lei non
opponeva resistenza perché le piaceva
e godeva.
Dopo
essermi disgustato per aver visto tali scene, decisi di non guardare oltre e ritornare nella suite per
studiare e cantare i
brani dell'imminente concerto, e di riposare in santa pace.
Dopo che ebbi suonato e
cantato,
pensai ad alta voce e con le lacrime
agli occhi dissi: "Come vorrei che accanto a me ci fosse la
mia bellissima e
sincera
Claudia a confortarmi, non esiterei a
farle
un'infinità di
coccole,
dopo di che non
ricordai
più
nulla perché
m'addormentai profondamente
(con Claudia nei miei pensieri).
Quando
verso le ore
23 mi svegliai, vidi seduta accanto
a me Elena (una ragazza conosciuta parecchio
tempo prima, quando ancora
suonavo col mio gruppo di musica pop, nelle più belle discoteche d'Italia.
Mi disse:
"Ciao disgraziato, scusa se mi sono permessa di entrare senza
bussare, la porta era socchiusa
e sapendo che alloggiavi in
questa magnifica suite con
la tua amata, ho deciso di entrare aspettando
che ti
svegliassi". Le
domandai: "Mi vuoi
dire per cortesia come hai saputo che navigavo con l'orchestra
di cui ne faccio parte?" Rispose
dicendomi: "Sai mio caro pezzente, mi è bastato leggere sul
programma
di sala il nome
dell'orchestra e il nome del maestro per capire tutto, poi per
sapere dove alloggiavi è
stato
un gioco da ragazzi". Disse inoltre: "ma dimmi piuttosto chi è
quel somaro che ti ha ingaggiato
per
suonare con questa orchestra di cui non ne sei
degno e su questa nave
sulla quale sono ammesse solo
le persone di un certo livello
professionale e con una cultura
superiore alla tua ?" Non
le risposi perché
capii che voleva solo umiliarmi, ma una cosa
ebbi il coraggio di dirle: "Disgraziata sarai tu, ora lasciami
perdere perché con te ho chiuso
molti anni orsono e ora che sei certa d'essere riuscita nel
tuo intento
fammi il favore di
andartene". Non disse
nulla perché pure io ero riuscito in qualche modo ad umiliarla,
per cui se ne andò
delusa e
dopo quella sera, non la rividi più.
Sapevo ormai che fra Lili e me,
sarebbe
finita molto
presto. La
mia bambolina ormai non era più con me, ma fra le braccia di
colui che aveva
la
grande responsabilità di tutte le persone che erano a bordo
come pure di questa
bellissima
nave. Stetti
tutta la sera e parte della notte da solo in quella triste
suite, maledendo il momento in
cui accettai di
rimbarcarmi su questa nave, e affrontare questo
viaggio non più da sogno, ma bensì triste e mortale.
Claudia
la quale era ed è tutt'ora una persona squisita e anche una validissima
pianista, fece finta di
rientrare in Piemonte e all'insaputa di
tutti si imbarcò con tutti
noi rimanendo in silenzio fino a questo
momento. Pure lei come
Elena venne a sapere dove
alloggiavo
e senza suonare
tanto
le trombe e con
molta modestia,
bussò alla
porta della suite
occupata da me, domandandomi se fosse potuta entrare, e
conoscendo la sua graziosa voce le
dissi stupito e incredulo: "Claudia mia cara entra pure, questa
si che
è una sorpresa vieni e
siediti accanto a me perché ho tante belle cose da dirti". Dissi
ancora a Claudia:
"Ti credevo
in Piemonte nel bellissimo chalet di Lili
e invece eccoti
qua vicino a un povero squattrinato
giocatore d'azzardo,
che si giocò anche le braghe; ma
dimmi, ti è forse capitato qualcosa
di brutto?"
Entrasti
timidamente in punta di piedi e dopo avermi fissato a fondo,
notai che chiudesti i tuoi
stupendi
occhioni azzurri e lasciasti che le lacrime inondassero il
tuo bel visino. Queste sincere e calde
lacrime
scaturivano dagli antri più reconditi del tuo
cuoricino e senza pronunciare
una parola, ti avvicinasti a
me
stringendomi delicatamente al tuo seno, osasti pronunciare
queste dolci e sincere frasi
d'amore:
"Mio caro Stefano perdonami, non dovrei dirti
queste cose, ma sono una ragazza fragile e dal cuore
tenero.
Faccio volentieri la vostra autista,
guadagnando pure dei bei soldini, ma lascia che ti dica ciò
che
il mio piccolo cuore ora
prova per te. Ti voglio bene è dir poco, ma ti prego lasciami
dire che ti
amo,
sì Stefano sono
innamorata di te e se lo vuoi, desidero rimanere al tuo fianco
sino a quando lo vorrai".
Questa stupenda ragazza dalla chioma
lunga e nera, si offriva di tenermi compagnia finché non
fosse
tornata l'amante del capitano.
Accettai e
passai così tutta la notte con la mia Claudia. La
sua minigonna dal colore giallo canarino
era
cortissima e s'intonava perfettamente con le calze color
testa di moro, sentivo aumentare
a poco a poco
il mio battito cardiaco e temevo di non farcela a
sopportare una si grande
emozione. Non
resistetti e ...
timidamente mi avvicinai accarezzandola con molto
rispetto, avvertendo il profumo
e il calore del suo
bel corpicino, trattandola come se fosse
stata molto più di una qualsiasi
cosa preziosa al mondo. I suoi
occhioni celesti fissavano i
miei, divenendo così un corpo
unico che sapeva di magia.
Si commosse tanto
e non smetteva di
accarezzarmi, le sue lacrimucce avevano un
profumo
e un sapore di salsedine.
Non smettendo di accarezzarla dappertutto
le dissi: "Claudia ti stimo moltissimo e mai oserei prendermi
gioco di te, ti voglio
troppo bene e sento che il mio bene per te aumenta sempre più; non abbandonarmi
proprio ora che
ne ho tanto bisogno.
All'epoca questa bella signorina era una mia fan
conosciuta in una delle più belle discoteche
d'Italia e
precisamente alle Cupole di Cavallermaggiore, quando
i miei colleghi ed io
(il nome del gruppo di cui ne
facevo parte era New Blues), e
facevamo da spalla ai New Trolls
a
Lucio Dalla, alla Premiata Forneria
Marconi e molti altri, (mi
presi pure una bella cotta per
lei la quale durò per parecchio tempo).
Ma non
mi presi la cotta solo perché si
lasciava guardare le mutandine e accarezzare
le gambe come pure tutto
il resto, ma anche perché ero
follemente innamorato per il suo modo con cui trattava il suo prossimo,
trascurando a volte i suoi
impegni per dare un conforto a chi ne avesse bisogno, (questo si
che è vero
amore).
Erano
ormai le 7 del mattino quando Claudia singhiozzando mi baciò
come solo lei sapeva fare,
dopo di che mi disse: "Questo non vorrei che da parte tua fosse
un addio, ma spero in un arrivederci a
presto". Mettendomi ancora una volta le
sue morbide
braccia
attorno al
collo mi salutò dicendo:"Ti prego
amore mio, non dimenticarmi
come io non potrò mai dimenticare te,
ti aspetterò per sempre.
Ora
nella suite ero ormai triste e solo, aspettando colei che amava
le divise. All'improvviso si
sollevò un
ventaccio che mise a dura prova la nave. Onde
gigantesche sbattevano contro i fianchi
della nave e la
faceva ballare come se fosse stato
un giocattolo.
Nella suite
mancò la corrente elettrica. Le batterie della torcia erano
ormai scariche, quindi non poteva
aiutarmi dandomi la luce necessaria per vedere qualcosa, andando
così a sbattere, un
po' di qua e un
po' di là. Udii
un gemito e urlando più forte che potevo dissi: Chi è, chi è?
Qualcuno rispose gemendo e
con voce
fievole sussurrò: Stefano
sono qui, aiutami ho tanto male
al braccio destro e temo che si sia
fratturato. Andando
ormai alla cieca e avvalendomi
solo
del mio udito riuscii piano piano ad avvicinarmi
alla fonte
sonora che chiedeva aiuto.
Capii che quella
vocina fievole, apparteneva a
Lili,
che
facendosi
forza mi disse:
"Stiv, sai che
tu per me sei un angelo?"
Davanti a questo evento non potei
far altro che
dirle: "Grazie Lili, però
adesso pensiamo a come affrontare la situazione, ti darò una
mano aiutandoti a
sedere.
La mia amata Lili era lì stesa a
terra quasi nuda, aveva appena finito di bisticciare col capitano.
Il braccio le doleva molto e io non
sapevo proprio cosa fare. All'improvviso mi
ricordai che nella suite
doveva esserci un mobiletto di pronto
soccorso con dentro alcune cose,
però ora il problema era come
fare per raggiungerlo dato che
era buio pesto.
Mentre massaggiavo il suo braccio
come potevo mi venne
in mente che tempo addietro, fumavo
molto per cui nella valigetta metallica contenente tutte le
parti
musicali, doveva per forza esserci un
accendino.
A carponi
e alla cieca riuscii a raggiungere la valigetta.
Con molta gioia potei aprirla e col
palmo della mano toccare e prendere l'accendino,
l'accesi così potei
avvicinarmi al mobiletto. Dopo
averlo aperto, notai che c'era del balsamo, lo presi e glielo spalmai
con
delicatezza su tutto il suo
braccio. Dopo
non molto tempo, Lili mi
disse che il dolore le stava passando.
Era nuovamente tornata a me e non mi
dispiacque. Piangeva
e chiedendomi di perdonarla mi disse:
"Ho
finalmente capito che solo tu sei
e sarai per
sempre il mio unico vero grande amore.
La presi con tutte
le mie forze per
aiutarla a mettersi
in piedi, ma scivolammo l'uno addosso all'altra. Restammo in
quella
posizione non
so per
quanto tempo a causa del mare in tempesta. Aveva
molta paura la mia piccola Lili,
ma
le passò quando udì le frasi d'amore che le sussurrai
all'orecchio: "Piccola mia non devi piangere,
perché pur se è malato penso di avere un cuore".
Ci
svegliammo dopo alcune ore, quando
ormai la tempesta si era placata. Non indossava nulla ed era
bellissima, decidemmo quindi
di proseguire così, facendoci tante coccole. Verso le 14 quando ormai tutti
i
commensali ebbero finito di pranzare, ecco avvicinarsi il commissario di bordo con al fianco
Patrizia, la
quale sosteneva di essere stata una delle mie prime amanti. La salutai
cordialmente e dopo aver bevuto
un the in sua compagnia, ci salutammo e se ne andò per i fatti
suoi.
Lili ed io rimanemmo finalmente
soli
per qualche attimo dopo di che, decidemmo di
appartarci per pochissimo tempo, nella nostra suite.
Dopo pochi minuti,
bussarono nuovamente alla porta, io
risposi : "E' aperto entrate
pure".
La,
porta si
aprì ed entrò il maestro Balestracci che m'informava di aver fissato le prove del concerto alle ore 16.30
risposi:
"Va bene maestro dopo di che ci salutammo
e se ne andò".
Dissi a Lili che avrei voluto rimanere
il più possibile accanto a lei ma purtroppo il dovere mi chiamava, perdonami ma devo ripassare le parti
per il concerto. Mi
disse: "fai
pure mio caro sbinfero,
se non ti do fastidio, starò qui
buona, buona, ad
ascoltarti".
Ricordo che per quell'occasione non dovevo solo suonare il
contrabbasso ma anche cantare e quindi nel
programma vi erano inclusi l'Ave Verum di Mozart, Il
Panis Angelicus di César Franck, l'Ave Maria di
Schubert, la
Ninna Nanna di Brahms, il Cantate a Cristo di Handel, Il Resta Con Noi di Marco Frisina,
(attualmente compositore e maestro
del coro del vaticano) e molti altri. Finito di cantare e guardando il
suo bel visino, notai
che stava piangendo. Ero riuscito con la mia sensibilità canora,
a far piangere Lili
rattristandomi molto. Sedetti
accanto a lei e dopo averle asciugato il viso la baciai,
e dopo parlammo del
nostro futuro.
Dopo aver discusso a lungo sul nostro
futuro,
fu proprio lei a prendere una decisione
e mi
disse:
"Ora basta mi è venuta voglia di una cioccolata con panna e un
buon croissant, vuoi
venire con
me al bar oppure no? Se è no dimmelo perché ci vado
anche da sola". Sì
le dissi e ci avviammo verso il
bar, non mi abbuffai molto con
pasticcini e cose varie, sapendo che alle ore 16.30 avrei avuto le prove
d'orchestra, dopo di che
decidemmo di andare sul ponte di comando a chiedere
al capitano se potevamo
andare a prua di questa bella nave, ad ammirare l'immensa distesa di questo mare d'olio.
Il capitano
Barbera ce lo concesse e quindi ci avviammo verso il luogo da
noi desiderato, ma dovemmo
però bloccarci perché il sottufficiale Silvio Tarantini mi
disse: "Professore ... può tornare
sul ponte di
comando perché il comandante desidera parlarle.
Certo signor Tarantini e ci
recammo immediatamente
dal comandante il
quale mi disse: "Mio caro Stefano le porgo
le mie scuse per come mi sono comportato
con la sua compagna di
viaggio, mi può perdonare?"
Risposi: "Signor Barbera, molto
probabilmente ci
sarei cascato anch'io ma lei è perdonato".
Ci demmo
una bella stretta di mano, dopodiché, la mia bambolina ed io ci
avviammo verso il pulpito
di
quella nave. Lili
si commosse molto e mi strinse forte a sé senza fiatare.
Udivamo
il gran fragore delle
onde che lo
scafo divideva.
Ad un certo punto si mise ad urlare
così forte che mi spaventò dicendo:
"Hai
visto guarda?"
Le risposi: "Che
cosa dovrei aver visto? Continuò
dicendomi
sporgiti di più e guarda, ci
sono tre delfini bellissimi che ci precedono e sembra che
debbano annunciarci qualcosa di buono,
non lo
so, giudica tu.
Notai che veramente davanti allo
scafo vi erano tre stupendi
esemplari di delfini i quali
sembravano volessero indicarci la
rotta da seguire e le dissi:
"Su bambolina è ormai quasi
l'ora della
prova, andiamo a
riposarci un attimo e a bere un
buon caffè".
Mi precedette e andammo.
La
prova andò benino da parte mia, mentre gli orchestrali
fecero una prova a dire poco
stupenda. Non
di sarei mai aspettato che avrei cantato così male e mi
vergognavo di me
stesso. Il
concerto non fu da
parte mia molto splendido, anche se il
pubblico applaudiva di continuo
non accorgendosi dei miei errori.
Ma no, ormai
mi chiudevo sempre più in me stesso e non volevo
vedere e parlare con nessuno, se non
con te; ero ormai finito.
Mi struggevo perché dentro
me sapevo benissimo di non farcela più. Qualcuno
si permise di
bussare alla porta, Lili
andò ad aprirla dicendo:" Il prof non sta bene, che cosa
desiderate
da quest'uomo?" Alla porta
c'era il signor Rigato con Fabio (il capo cuoco) i quali mi
informavano che fra
quattro giorni
nella nostra città si sarebbe dovuto festeggiare lo storico
carnevale. Dissi loro: "Signori e
allora?"
Mi dissero di aver saputo che molti anni
prima, lavoravo come pasticcere presso una rinomata
pasticceria del centro. Al
che risposi: "E quindi? Venite al dunque, parlate e non tenetemi
sulle spine".
Rispose
Rigato dicendo: "Lei oltre ad essere un valido musicista è anche un ottimo
pasticcere, quindi dal
momento
che per quattro giorni non ci saranno concerti, le chiediamo
se per favore vuole seguirci in
una delle
cucine della
nave dove potrà trovare tutto l'occorrente per fare la famosa
polenta d'Ivrea, la
sublime ... torta 900, la saint' honoré, la
sormonté, la tartufata ecc. ecc. ecc, nonché i salatini".
Ci
riflettei un momento dopo di che risposi: "Accetto, andiamo pure
in una di queste grandi cucine, così
mi potrò distrarre e
non pensare a brutte cose".
Entrato
che fui, rimasi a bocca aperta quando vidi, innanzitutto
l'igiene, secondo, vi erano più di una
ventina
di bravissimi chef. Questa enorme cucina, era tutta rivestita
in acciaio inossidabile. Vidi
inoltre
moltissime planetarie e impastatrici ecc. Fui
contento perché per qualche giorno, non dovevo indossare
il frac e papillon.
Ora indossavo una bella divisa bianca con bottoni d'orati e cappello. Dopo
che Fabio
fece le presentazioni con buona parte degli chef,mi misi subito al lavoro per preparare tanti buoni
dolci,
(compresi dei salatini) i quali il giorno dopo andarono a ruba.
I passeggeri si congratularono e il
viaggio
proseguì senza altri intoppi. Lili era nuovamente orgogliosa
di me e
disse: "Non
finisci di stupirmi".
Mi chiese ancora: "Mio caro Stefano oltre
a queste cose cos'altro sai fare?"
Le risposi: "Da giovane diedi
un esame abbastanza
impegnativo per ottenere la patente di operatore cinematografico". Disse ancora:
"Sono curiosa potrei vederla? Certo bambolina, eccola
qua
la ripiegò dandomi un
caloroso bacio". Non
sapendo cosa dire, dopo questo gesto
affettuoso disse: " E' quasi l'ora di pranzo, andiamo?" Le risposi
dicendo: "Oggi pure io ho molta fame".
Prendendoci per mano ci avviammo verso il salone
ristorante.
Arrivati che fummo, salutammo i commensali più vicini, compresi i
colleghi, (già diventati nostri amici)
gli elementi del
gruppo bravissimo che con le loro musiche, allietavano i nostri pranzi e cene, come mi
videro presero la parola mi
dissero: "Stefano non ci dica di no, oggi
desideriamo averla qui assieme a
noi su questo palco per
esibirsi come bassista non che come
cantante".
Risposi loro dicendo: "Miei cari
signori, accetto molto volentieri l'invito, però prima metto qualcosa nello stomaco altrimenti
svengo".
Il nome di questo simpatico gruppo, era the sound of silence (la
voce del silenzio). Mangiai pochissimo,
(tanto che
bastava per reggermi in piedi). Mi alzai ancora con la fame poiché sapevo d'essere atteso da
quei
bravi musicisti (diventati ormai amici non solo con il sottoscritto, ma pure con i miei
compagni di
orchestra compreso il grande maestro il cui cognome era Balestracci). Lili mi
guardava orgogliosa e così
pure i miei colleghi orchestrali compreso il maestro Balestracci e il
signor Rigato. Quando
salii sul palco,
applaudirono in molti soprattutto perché, ero già conosciuto
nel campo della musica
classica e quindi
giocavo in casa. Devo
dire una cosa a proposito, ogni volta che salivo sopra ad un palcoscenico, anche
se mi sentivo sicuro, c'era
sempre un po' di timore ed emotività, perché avevo paura di
non farcela
a
soddisfare le esigenze dei miei ascoltatori), in poche parole, in tutta la carriera di musicista, ho sempre
cercato di
dare il meglio di me stesso.
Per l'occasione, suonai con loro musiche e canzoni famose tipo
Maria Elena dei Los Indios Tabajaras
ecc .ecc. invece per quanto riguardava i canti, cantò assieme a
me
la bellissima e intonatissima Natali Pruv, (facente parte
di questo gruppo) un brano che tutt'ora riesce a
commuovermi
di Gianni Morandi dal titolo "Grazie Perché" e molti altri.
Quando scesi dal palco per rilassarmi un
po' vidi una splendida signora, che
faceva parte
dei passeggeri,
mi domandò se il mio nome fosse stato Stefano Villa, le risposi:
"In persona ma, la prego si sieda
ed
esponga il suo problema".
Incominciò il discorso col dirmi se mi ricordavo
di una certa Fulvia Torta.
Certo le
risposi e aggiunsi: questa affabile femmina, all'epoca era la mia ragazza e
ricordo inoltre che
questo grande amore, durò pochissimo perché mi lasciò per un altro
migliore di me. A quel punto la
gentil signora si lasciò andare dicendomi: Stefano
quell'affabile ragazza sono proprio io e ora si trova
davanti a te chiedendoti umilmente perdono per
come mi comportai molti anni fa. Dopo
essere rimasti
silenziosi per non so quanti istanti, ci
abbracciammo.
Lili
ci guardava senza pronunciare
una sillaba, lasciando che Fulvia ed io, ricordassimo i vecchi tempi.
Prima di congedarsi da me, Fulvia
volle scusarsi con colei che ora stava al mio fianco compatendomi e
sopportandomi, aggiunse inoltre che suo
marito era ormai volato fra gli angeli e quindi era entrata in
possesso di tutte le sue
proprietà. Prendendomi
in disparte, Fulvia mi fece una proposta è la seguente:
"Mio eterno amore se
lo desideri, potrai venire ad abitare con la tua amata
di tanti anni fa ed essere
felici entrambi, le risposi: "No
Fulvia è ormai troppo tardi per tornare sui nostri passi,
non vedi
il
volto
di questa ragazza? Ora nella mia vita è entrata lei e c'è solamente lei, ti prego non insistere.
E fu così che la mia ex ragazza si allontanò da me, delusa e
amareggiata venendo solo ai concerti per
sentire la buona musica e dialogare un po' con me e la
mia Lili, su questa nave dal nome Plein Soleil.
Ricordo come se fosse ora, quando
vidi avanzare verso me un signore dal bell'aspetto e sorridente.
Lo riconobbi, era il buon sacerdote salito
a bordo della nave da crociera il quale diceva: "Ciao Stefano
non
mi riconosci? Sono don Gioacchino e tu sei sempre quel mangia
preti di quando ci conoscemmo
anni orsono? Gli
risposi:
"Caro Gioacchino che piacere
rivederti dopo
tanto tempo,
ma dimmi piuttosto,
che ci fai su questa nave affollata da
miliardari tranne me, tu
che sei una persona tanto umile?
Mi rispose: "Vedi
Stefano sono qui per tutte le vostre anime buone o cattive che siano.
M'imbarcai come
volontario per
celebrare messe e altre funzioni religiose e dare pure una
mano (se occorre), ai medici di
bordo poiché ho anche frequentato un corso infermieristico
ottenendo il diploma.
Quando salpammo venni a sapere che su questo transatlantico, vi era
la famosa orchestra della quale
ne facevi parte e visto che non ti vedevo,
decisi di venire da te. Oggi
è la vigilia di Pasqua e desidererei
fare gli auguri alla tua cara compagna della
quale non conosco il suo nome e anche ai tuoi colleghi.
Dovrei
chiedere un grosso favore al vostro maestro. Gli risposi dicendo parla
pure Gioacchino il maestro
Balestracci è qui che ti sta
ascoltando.
Gli domandò: "Maestro
il coro della cappella nella quale domani celebrerò la funzione
della Pasqua è
rimasto per il momento senza
maestro perché durante le prove si sentì male e ora è in infermeria sotto
ossigeno, mi
chiedevo se gentilmente volesse sostituirlo lei.
Il maestro che sembrava burbero, ma in
fondo aveva un cuore d'oro come quello del
signor Rigato rispose subito e senza perplessità; farò
di più,
io dirigerò l'orchestra
purtroppo senza il nostro bravo contrabbassista
perché Stefano è diplomato in
contrabbasso e in direzione di coro, non si preoccupi don Gioacchino
perché domani Stefano dirigerà il
coro e il sottoscritto l'orchestra, vedrà che il suo coro
farà un figurone, glielo prometto, e
così fu.
L'indomani
il nostro cappellano
Gioacchino celebrò una
messa pasquale in pompa magna, e dopo fummo
tutti invitati dal
capitano, non per un semplice rinfresco ma bensì per un lauto pranzo.
Guardavo
Lili mentre pranzavamo
con
il capitano,
lui non smetteva di puntarla come
se fosse stato un
gatto in calore. Lei invece
lo fissava con occhi penetranti come per dirgli: amami. Per fortuna che sentii
squillare il telefonino, fu per me l'ancora della
salvezza. Ricevetti infatti
una graditissima telefonata da
parte di Claudia (la nostra sexy
autista), che
augurava una buona Pasqua a tutti noi, ma soprattutto a
me
dicendo: "Mi
sento tanto sola in questa
città galleggiante ma dimmi amore mio come stai? Ho tanta
nostalgia di te e vorrei rivederti
al più presto per restare sempre a te vicina coccolandoti e
amarti come
tu sai. Le
risposi: "Mia cara Claudia, come vorrei averti
accanto per sentire il tuo fresco alito che sa di
rosa e provare tanta tenerezza quando mi baci e osservare i tuoi
occhi che piangono. Vieni
presto non
tardare, ti aspetto con ansia ed entrambi, potremo
finalmente confortarci e assieme
scambiarci tante
belle frasi d'amore". Sai
la mia tanto amata Lili ho capito ormai che non
fa più parte della mia vita,
lei
ama perdutamente il capitano,
per cui fra lei e me, tutto è
finito.
Aggiunsi ancora a Claudia; ho capito
che mi ami e te ne sono grato, però pensaci bene
perché amare (secondo me), non vuol dire solo sesso,
le parole
amore come amare racchiudono
in sé tutto il creato e quindi anche tutto ciò che ci circonda.
Ora
non voglio trattenerti più a lungo al telefono, perché
spenderesti un sacco di soldi, però sappi
che ti
aspetto al più presto per starti vicino e amarti.
Erano
ormai le 3.30 del mattino quando
sentii la porta aprirsi, era Lili la quale mi chiedeva
nuovamente
scusa, io dissi: "Ora mi
sono proprio stancato del tuo modo di fare, torna pure dal bel
capitano perché
adesso, ho una
cosa in mente riguardante me, torna pure a letto con lui e sappi
che mi fai schifo. Dissi
ancora a Lili; scusami e fatti più in là perché l'ora è tarda e
dovrei concentrarmi (dopo essermi
riposato)
per il concerto pomeridiano; buona notte.
Alle
ore 7.30 di quella stessa mattina, squillò nuovamente il mio
cellulare svegliandomi.
Era Claudia la
quale desiderava vedermi al più presto, perché aveva cose che le
stavano a cuore
da dirmi.
Le risposi
come potevo poiché a
quell'ora ero in coma per non aver dormito tutta
la notte, le dissi:
"Claudia, ora
che mi hai svegliato parlami e dimmi
tutto. Disse che si era
innamorata di me e non poteva fare a meno
di amarmi. Ne
fui
lusingato e al tempo stesso
commosso, perché in quel momento non ero preparato a
ricevere da lei una si
lieta novella e le dissi: "Amore mio, possiamo parlarne con calma
dopo il concerto
perché anch'io sono innamorato di te e avrei molte
cose belle da dirti. Mi rispose:
"Aspetterò con ansia
mon amour, ora
però mandami un bacino e io contraccambierò.
Dopo il concerto
andato benino, strani
pensieri entrarono in me. Andai dal capitano (ormai mio rivale) per chiedere l'autorizzazione di
varcare
quella soglia dove
la prima volta, andai assieme alla mia bambolina dai capelli al
vento per contemplare
quell'enorme distesa azzurra dai
riflessi fantastici e brillanti.
Dopo
avermi dato l'ok mi avviai solo
e in
compagnia della mia modesta persona, nonché dai
miei diabolici e bestiali pensieri.
In quei drammatici
momenti, pensavo che
quando il capitano non appena avesse ceduto il comando
al suo secondo Michele
Barletta, sarebbe andato a
cenare assieme alla non
più mia dolcissima Lili. Con questo non lo odiavo,
come pure non
riuscivo a odiare lei, sentivo
solo il cuore scoppiarmi nel petto e gli occhi pieni di pianto.
Ormai a
consolarmi c'era Claudia, però ora non potevo
all'improvviso cancellare i momenti
più belli con
la mia amata Lili.
In quei tristi momenti,
pensavo a Lili e percepivo che
dopo aver cenato per rilassarsi un po' si sarebbe
concessa a
colui che le avrebbe dato sicuramente
molto di più di quanto le diedi io quando ero padrone
di una
lussuosa reggia situata a
Marsiglia, con la mia
bis- bellissima Cadillac e Gloria
(la mia autista e
fidatissima assistente
in tutto). Ora
che non voleva più saperne di me, (solo perché all'improvviso
ero
diventato povero) nella mia mente decisi di farla finita per
sempre.
A quell'ora appoggiato al pulpito della nave c'ero solo io,
meditando sul da farsi. Ero troppo
avvilito e
non sapendo che pesci pigliare, mi stesi a terra rivangando il passato, senza
prendere una decisione.
L'aria era ormai diventata
gelida perché erano le ore 4.30 del mattino. Ero terrorizzato e
dimenticato
da tutti.
Lasciavo tutto su questa nave, il
mio amore per Lili, che ormai se ne
fregava altamente di me,
con il mio amico contrabbasso,
gli archi, tutti gli orchestrali, (diventati ormai miei amici),
Rigato (il mio
manager), Francesca, Lino (i genitori di Fabio, il capo cuoco) e molti
altri. Udivo l'infrangersi delle onde
sul possente scafo di
questa nave. Mi
trovavo lì solo e pensavo al mio suicidio. Una voce interiore mi
suggeriva; non lo fare. L'altra
invece fallo, che cosa aspetti?
Vedrai che se lo farai, sarai felice
con m
nell'aldilà.
In quell'istante, fui pervaso da
una grandissima depressione, la
quale mi fece fare un gesto
tremendo e diabolico. Dopo
essere rientrato in me per pochissimi istanti, ed essere lucido di mente, di
colpo mi si appannò nuovamente tutto innanzi e
dentro me, quindi presi una decisione definitiva.
Ormai stanco della vita, per non
essere riuscito a trasmettere amore alla mia amata, decisi e mi
gettai
da quella prua maledetta, convinto di morire
sicuramente tranciato dalle eliche di questo enorme nave
Di me non si seppe più nulla. Lili e
il capitano Innocente Barbera, ebbero tre bellissimi figli che
diedero
al primogenito il nome Stefano, quello di centro Fabio e
per ultimo Francesca.
Verso le
ore 8 del mattino fui svegliato
da Claudia la quale si impressionò moltissimo vedendomi a terra
terrorizzato,
pensando a quel terribile incubo. Con tanto amore mi prese per
mano aiutandomi a sedere
dopo di che con voce flebile e sensuale mi disse: lascia che ti
stringa forte, forte a me,
trasmettendoti
tutto
il mio
calore e ti baci come tu vuoi.
Più tardi
quando ti
sarai ripreso, desidererei
ardentemente che
mi raccontassi tutto, però ora ascolta la
voce di questa tua amata bimba la quale
desidera nient'altro
che il tuo bene e ti dice:
dormi tesoro.
Ricorda che oggi alle 17.00' dovrai
essere in forma, poiché dovrai
suonare e cantare, io ti sarò
vicino per ascoltare, sia te che
l'orchestra.
Dopo essere stati
abbracciati per molto tempo facendomi coraggio le raccontai
tutto. Claudia, prendendo
nuovamente la parola mi disse:
"Aspetterò che tu finisca di suonare però sappi che
subito dopo desidero
parlarti di una cosa importante che
riguarda noi due; posso? Le dissi:
se non me la dici adesso giuro che
mi butterò per davvero ti
prego Claudia
dimmi tutto, sono ansioso di sapere. Claudia
mi
disse:
"dovresti
essere tu a chiedermelo,
io
ti risponderei
senza
esitare
si
lo voglio, ma
per questa volta lascia che te lo
chieda io, mi vuoi sposare?
Rimasi sbigottito e felice al tempo stesso, poi abbracciandola e baciandola le
dissi: "si lo
voglio amore mio". Il
concerto andò benissimo anche perché, il mio cuore palpitava di
gioia.
Ci sposammo su quella bellissima nave e a celebrare il rito fu proprio don
Gioacchino. I due testimoni
erano il signor Rigato e il capitano Innocente.
Sbarcammo definitivamente
nell'ottobre di quello stesso
anno, per non imbarcarci più perché nacquero due bei
gemellini, che chiamammo, Michele e Gloria.
Piano, piano e con l'aiuto di Dio diventai
di nuovo ricco perché ebbi la fortuna, di suonare con orchestre
famose e con solisti di fama
mondiale come ad esempio Severino Gazzelloni, Alirio Diaz e altri che ora
non ricordo i
nomi, incidendo anche molti dischi. Davo concerti come solista accompagnato dalla brava
pianista Claudia
(divenuta mia
moglie). Comprammo pure una bella Cadillac che Claudia amava
guidare
e desiderava guidarla
sempre lei, perché diceva di ricordarsi quando mi faceva da
autista portandomi da
nord
a sud dell'Italia per dare concerti. La vita con Claudia
trascorse felice fino alla fine dei nostri
giorni
terreni, per unirci nuovamente in Paradiso dove
trascorremmo tutta l'eternità, amandoci
e godendo dei
frutti che il buon Dio ci donava.
Questa fu la mia ultima crociera.
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