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UNA RAGAZZA STRAORDINARIA

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2° PARTE

        Ora che ti abbiamo rivista, purtroppo ti dobbiamo salutare perché il gran capo Mumau ci attende
      
 nel suo ufficio per ulteriori incarichi. A presto; ciao a te e a voi, piacere di aver fatto la vostra
      
 conoscenza. Ora finalmente la dolcissima Alteda poté inserire la marcia e tranquillamente partire
     
  per Aie'l Bacan. Era molto concentrata alla guida anche perché la strada, si era ricoperta di una
      
 considerevole coltre di candida neve per cui sulle proprie spalle, gravava la grande responsabilità
      
 per salvaguardare l'incolumità di chi aveva a bordo. Dopo circa un’oretta, i nostri amici poterono
      
 sgranchirsi un pochino le gambe passeggiando su e giù nell'enorme parcheggio dell'ospedale.
      
 Quando stabilirono di entrare, era ormai l'ora di pranzo e, un certo languorino incominciava a
      
 farsi sentire nello stomaco. Poiché la struttura Ospedaliera era gigantesca come pure la hall,
      
 (ampia sala d'ingresso e soggiorno in alberghi, ritrovi, case signorili e nel moderno ospedale di
      
 Aié'l Bacan, considerato da tutti, una città). Questa hall, era dotata di un grande bar, un salone
      
 ristorante e un'edicola. Vedendo ciò, i nostri simpaticissimi amici, non esitarono a sedersi per
      
 desinare. Non ancora seduto, Francesco disse: "Perdonate, ma vedo che  laggiù c'è l'ufficio e lo
      
 sportello dell'accettazione, andrò quindi dall'impiegata e le domanderò (naturalmente dopo aver
      
 preso il numero), dove sono ricoverati i nostri Amici Oliverta ed Etienne". "Ok rispose Maria"
      
 Chiara aggiunse: "Franci, vedi di spicciarti sennò moriremo di fame". Alteda, volle aggiungere un
      
 pizzico di sarcasmo dicendo: "Che centra se moriremo? Siamo in un grande ospedale e di certo
     
  all'avanguardia con gli ultimi ritrovati della medicina, altrimenti ci sarà pure un obitorio dove
     
  deporre i nostri poveri corpi prima dei funerali".
       
A questo punto guardandosi negli occhi l'un l'altro scoppiarono in una colossale risata. Poco dopo
      
 Olivier disse: "Visto che c'é ancora molto da attendere, farò una capatina all'edicola là in fondo
        ad acquistare un quotidiano. Mentre tornava con i fogli stampati sotto il braccio, fu tentato di
      
 soffermarsi qualche minuto al bar per degustare un buon aperitivo e sfogliare il giornale ma non
      
 avvenne ciò, perché dal punto in cui si trovava, vide che i suoi amici erano in compagnia di una
      
 bellissima dottoressa e quindi incuriosito, volle andare a far la sua conoscenza. Quando arrivò,
      
 fece un piccolo inchino, dopodiché  strinse la mano alla dottoressa e, contemporaneamente gli
      
 cadde il giornale, al che si chinò a terra e notò che in prima pagina vi era la fotografia con tanto
      
 di articolo del giovane medico che gli stava innanzi e una ragazza al suo fianco. A questo punto,
      
 volle sapere alcune cosucce. Ad aiutarlo nella sua curiosità di voler sapere, gli venne in aiuto la
      
 gentilissima Chiara, dicendo: "Caro Olivier, Alteda ed io sappiamo tutto, invece tu no perché non
      
 eri assieme a noi due notti fa, quando lei ed io uscimmo alle 5.30 per andare alla ricerca della
      
 nostra buona datrice di lavoro Oliverta.
Intervenne Alteda la quale, allacciandosi al discorso di
       
Chiara, disse: "Vedi Olivier? Tu dormivi profondamente quando per strada, prima di arrivare da
       
Oliverta dovemmo fermarci perché un'automobile con a bordo una giovane entraineuse si ribaltò
      
 finendo in una scarpata (la causa fu della troppa neve, seguita anche da altro). Quella ragazza,
       
venne quindi trasportata in una struttura non distante da qui, il cui nome è Fame mack'al piasì.
 
       Intervenne nuovamente Chiara, dicendo: "Quella ragazza è tutt'ora affidata a questa bravissima
       
dottoressa, dal nome Ina Baboci ed entrambe, sono state trasferite in questo mega ospedale, il
       
quale è dotato delle più sofisticate apparecchiature esistenti al mondo per cui, questa ragazza,
      
 ha tutto ciò di cui ha bisogno per guarire. Sai Olivier? Ina dice che, oltre ad avere tutto quello
      
 che occorre per le cure, c'è pure la palestra, una piscina riscaldata con il bagnino e un solarium.
        Olivier confuso, interruppe il bel discorso di Chiara e le domandò: "Perdona Chiara ma, che cos'è
        un solarium?" Essa gli rispose: "Domandalo pure alla dottoressa se ti può far piacere, certo lei
        saprà spiegartelo meglio di me, non è vero signorina Ina?" Ella sorridendo rispose: "Non penso
      
 carissima Chiara, comunque le parlerò io. Vede signor Olivier? Il solarium, non è altro che un
      
 terrazzo esposto al sole, adatto per praticare l'elioterapia". Olivier nuovamente confuso, ancora
       
domandò: "Ora che ho capito cos'è un solarium, mi vuole spiegare che cos'è l'elioterapia? Gliene
       
sarò eternamente grato … grazie". Lei pazientemente rispose: "Signor Olivier, l'elioterapia è un
      
 metodo di cura mediante l'esposizione del corpo ai raggi solari. Sono riuscita a soddisfare la sua
        curiosità?" Egli tutto contento rispondendole, disse: "Signorina Ina, ho compreso appieno ciò che
      
 mi ha appena detto e la ringrazio infinitamente di cuore".
       
A questo punto, continuò di nuovo Chiara dicendo: "La dottoressa ha detto inoltre, che quando
      
 arriva la bella stagione, per chi ama lo sport e non è costretto a rimanere nel letto, c'è un campo
      
 da tennis e uno da golf. Chi poi fosse interessato ai concerti di musica classica e non, c'è pure un
 
      teatro e, quando non ci sono rappresentazioni concertistiche o teatrali, basta scendere al quarto
      
 piano sotterraneo e ci si troverà, all'interno di una lussuosa sala cinematografica. In quel luogo
      
 quindi, si potranno apprezzare degli ottimi film, anche per i bimbi". Intervenne la dottoressa Ina
      
 dicendo: "Lo sapete chi è il maggior azionista (assieme a moltissimi altri personaggi per far sì,
      
 che questa bellissima struttura non crolli?" I nostri simpatici amici quasi all'unisono risposero:
       
Certo che no dottoressa, ce lo dica lei". Dopodiché intervenne Chiara e disse: "Non né ho proprio
       
la più pallida idea". Ebbene proseguì Ina: "Tanto per cominciare, dovete sapere che a contribuire
      
 al fabbisogno di questa enorme struttura situata nella città di Aié'l Bacan, è proprio la vostra
      
 buona datrice di lavoro nonché, ultra miliardaria Oliverta Canaj, la quale desidererebbe che le
      
 persone non sapessero ciò che sta facendo per il prossimo". "Oh!!!!!". Esclamarono meravigliati i
      
 nostri amici. Intervenendo Maria disse: "Che Oli fosse altruista lo sapevo ma così non l'avrei ma
      
 pensato". "Accipicchia". Interruppe Olivier: "Vorrei ammalarmi pure io, così potrei fare una vita
      
 da nababbo e godere di tutti questi plaisirs (piaceri). Chiara, fissandolo attentamente negli occhi,
      
 così parlò: "Se per caso fossi qui e ti dessero da svolgere la mansione di giardiniere, avresti il
      
 coraggio di lasciare Villa Oli alla mercé di se stessa? Rispondimi sinceramente Olivier". "No; no di
      
 certo". Rispose lui. Alteda, notando che Francesco arrivava bello bello dall'ufficio di accettazione,
      
 disse: "Ora mettiamoci comodi con le gambe sotto il tavolo perché ho parecchio fame, ordiniamo
      
 da mangiare così, prima di salire ai reparti sovrastanti, dove sono ricoverati la signorina Oliverta
      
 il buon Etienne, potremo ingerire qualcosa di succulento". Ok! disse Ina, perché ora quasi tutti i
      
 pazienti stanno riposando; ordiniamo e offrirò io. No questo è troppo! Disse Francesco e ancora:
       
"Se mai offrirò io". Va bene, accetto. Rispose dispiaciuta la dottoressa e così fu.
       
Dopo aver desinato Chiara domandò a Francesco: "Allora hai saputo dove sono ricoverati i nostri
      
 due amici?" Certo, rispose lui: "Etienne si trova nel padiglione A 3° A stanza N° 209, invece
      
 Oliverta al padiglione A 4° A nella stanza N° 322 proprio un piano sopra. Ivi c'è pure un grande
      
 terrazzo con tante sedie a sdraio e chi lo desiderasse, potrà uscire a prendere una boccata d'aria,
      
 un po' di sole e godersi il bel panorama con vista sul lago di Filsela."
       
Naturalmente codesto beneficio donato con tanto amore dal buon Dio, avverrà solo quando inizia
        la bella stagione. Dai grandi finestroni, si notava che nevicava ancora, ma non più come qualche
        ora prima e quindi l'intensità, andava via via scemando. Bene, disse Chiara e ancora: "Ora che ci

      
 siamo satollati, possiamo salire e vedere come stanno i nostri amici". Maria disse che Etienne si
      
 trova al 3° piano e quindi potremmo passare prima da lui, sempre che siate d'accordo cosa né
       
dite? Tutti diedero il loro consenso e così salirono da Etienne alla camera 209. Quando li vide, fu
       
molto sorpreso e felicissimo poi, molto garbatamente e senza fare confusione, uno alla volta si
      
 avvicinarono a lui domandandogli tante belle cose. L'ultima persona ad accostarsi a lui fu Alteda,
      
 che dopo essersi seduta quasi in braccio, gli prese le mani, dopodiché lentamente e commossa,
      
 reclinando un pochino il capo, scoppiò in lacrime. Egli, fissandola con sguardo attonito non disse
      
 nulla e lasciò che si sfogasse, intanto fortemente commosso pure lui, teneramente la baciò sulle
      
 guance. Quando lo sfogo di Alteda terminò, accostò il suo dolce visino ormai privo di trucco a
      
 quello di lui e, non controllando più i suoi sensi, gli diede un bel bacio alla francese il quale durò
        a lungo e, in presenza di tutti. Quand'ebbe terminato questo meraviglioso flirt, a voce bassissima
      
 gli disse: "Etienne, desidero ardentemente dirti una cosa, ma ho tanta paura perché temo che la
      
 risposta data da te, potrebbe esser negativa". Egli ancor turbato le disse: "Alteda mia cara, parla
      
 pure apertamente, perché dal gran bacio mozzafiato donato da te, ho intuito immediatamente,
      
 ciò che mi vorrai dire, su dimmi tutto senza timore". Lei facendosi coraggio, gli disse: "Etienne,
      
 quello che desidero dirti è, che mi sono innamorata di te, mi vuoi come tua ragazza e poi..... in
      
 futuro come brava mogliettina?" Egli felicissimo le rispose: "Ebbene sì dolcissima Alteda se ti fa
      
 piacere, resteremo uniti per sempre".
       
A questo punto, tutti i presenti più un'infermiera e il primario Testa'd Coi, dopo aver udito quelle
      
 belle frasi, applaudirono ai due fidanzatini. Maria prendendo la parola disse: "Ora gradirei salire
      
 al piano superiore e far visita ad Oliverta però mi spiace parecchio che Etienne non possa ancora
      
 scendere dal letto e camminare assieme a noi". Intervenendo il primario disse: "Ma, non sussiste

      
 alcun problema, perché Anna Falsone e la sua figliola Isabelle, essendo due brave infermiere, lo
      
 trasferiranno al 4° piano assieme al lettino così potrete far visita alla bellissima Oliverta".
      
 Quando arrivarono, si trovarono all'interno di una bellissima camera molto grande con tendaggi
      
 da suite costosissimi e arazzi eseguiti a mano appesi alle pareti. Il pavimento era costituito da
      
 lastre di un prezioso granito rosso ben lucidato. I nostri simpatici amici notarono che la bella Oli,
      
 era seduta su una comodissima poltrona la cui marca era Frau, accanto alla finestra ad ammirare
      
 le candide falde di neve che scendendo, continuavano ad ammantare il bel paesaggio.
      
 Non accorgendosi che alle sue spalle vi erano i suoi amici, continuò imperterrita a contemplare il
      
 creato e di tanto in tanto si segnava facendo il segno della croce recitando il Padre nostro e l'ave
      
 Maria. Tutti quanti attesero commossi, che terminasse di pregare poi, Chiara le si avvicinò e in
      
 punta di piedi, le mise la mano destra sulla spalla e le disse: "Ciao Oliverta come stai? Sai, qui
      
 assieme a me, ci sono tutti i tuoi cari amici sei contenta?" Sì sì certo Chiara, vi aspettavo e si
        voltò dicendo: "Buongiorno a tutti voi cari ragazzi io grazie a Dio, incomincio a stare un pochino
      
 meglio, ma prego accomodatevi in salone che ormai è quasi l'ora del tè, e poi potremo parlare di
      
 tante cose". Nel bel mezzo delle varie conversazioni, Alteda si accorse che Etienne qualche volta
       
gemeva emettendo il suono nasale prolungato nnnnnn grattandosi il piede e la caviglia destra
      
 per far cessare il gran prurito, al che gli domandò: "Etienne amor mio cos'hai che ti affligge e
      
 perché gemi?" Egli a voce bassa le rispose: "Alteda mi prude tanto questa zona". Ella gli disse:
       
"Fammi vedere, dopodiché vide che in quel punto, la pelle stava squamando ed era arrossata
      
 parecchio. Visto questo, disse immediatamente al primario Testa'd Coi il quale era ancora lì, che
      
 osservasse quello che Etienne aveva. Egli dopo aver osservato attentamente la gamba, disse:
      
 "Per conto mio questa è una malattia causata dalla mal circolazione sanguigna, ora farò venire
      
 subito il dottor Morgando nonché suo medico curante il quale lavora presso questa struttura, egli
      
 senza alcun dubbio, saprà valutare se ciò che ho diagnosticato è esatto, così sapremo qualcosa di
        più preciso". Non ci mise molto ad arrivare il medico perché appena terminato di compiere il suo
      
 consueto giro di visite ai suoi pazienti nel suo reparto situato al 2° piano si presentò e dopo aver
      
 visto ciò che la gamba di Etienne presentava, estrasse dalla sua valigetta il taccuino, e annotò,
      
 che si trattava proprio di insufficienza venosa. Disse quindi ad Anna Falsone, la caposala e ad
      
 Isabelle la sua figliola, di trasferirlo nel suo reparto di chirurgia vascolare per le prime cure. Egli
      
 soffriva molto e Alteda, non lo abbandonava neppure un istante. Quando arrivò il dottor Marco
      
 Morgando, diede disposizione alla caposala, di prendersi personalmente cura di Etienne e così fu.
      
 Perciò, lo portò nella stanza N° 426 e, dal momento che amava tanto la luce, lo mise accanto ad
        enorme vetrata perché potesse ammirare il bellissimo paesaggio innevato. Con l'apposito motore
      
 collocato sotto il letto, egli regolò la parte anteriore in modo che le gambe stessero sollevate, poi
      
 gliele lavò con acqua tiepida e sapone di Marsiglia e, con una costosa crema a base di argento,
      
 gliela spalmò delicatamente su tutte le parti doloranti. Successivamente venne bendato dai piedi
      
 fin sotto le ginocchia dopodiché, gli somministrò un antibiotico seguito  da molti altri farmaci.
       
Trascorse così tutta la notte e parte del giorno successivo, in compagnia di dolori lancinanti e di
       
Alteda. Quando il dottor Morgando arrivò per visitarlo, non era solo ma in compagnia di una
      
 giovane e graziosa dottoressa, specialista in chirurgia vascolare, la quale per farlo sentire a suo

      
 agio, gli diede immediatamente del tu dicendogli inoltre di chiamarsi Chiara Barra.
      
 Vista la situazione, mandò a prendere una benda imbevuta di una sostanza a base di zinco lunga
       
quattro metri per dieci centimetri di larghezza. Con molta maestria e delicatezza, gliela avvolse
       
tutt'attorno alla gamba destra dicendo alla sua assistente di non sfasciargliela, perché ci avrebbe
      
 pensato lei dopo una settimana. Disse inoltre all'infermiera di medicare e bendare solo l'arto
      
 inferiore (gamba) sinistro e di iniettargli nella pancia una volta al dì una soluzione (puntura) di
      
 Clexsane da 4000 ul (eparina punture) e ogni siringa, era preriempita da o,4 ml. Nel contempo,
      
 la neve continuava a scendere copiosa e la mente di Etienne, (malgrado la malattia) poco a poco
      
 si rafforzava di bei pensieri e dall'alto, gli venne infuso gratuitamente un grande dono, che poi
      
 l'autore lo svelerà più avanti, nonché tanto amore per il prossimo ma, in modo particolare, a chi
      
 gli aveva fatto del male. Come se non bastasse, il giorno dopo, si svegliò con un forte prurito in
      
 tutto il corpo. Egli capì al volo che dentro se, era entrato lucifero (il demonio) il quale, lo incitava
       
a bestemmiare il buon Dio oppure, fare il patto con lui ma il povero Etienne in cuor suo, dovette
      
 combatterlo con tutte le sue forze dicendogli: "Vade retro Satana schifoso angelo della morte,
       
perché questa sofferenza è una prova che Dio m'ha mandato per sapere se lo amo e me la tengo
        Ci penserà Lui a togliermela quando lo riterrà opportuno … hai capito?" Etienne, venne dunque
      
 imbottito di nuovi farmaci e pomate contro il gran prurito e in parte trovava un po' di sollievo,
      
 riuscendo pure a dormire qualche ora. Alteda notando il suo amore così sofferente, soffriva pure
      
 lei, in cuor suo prese una saggia decisione, poi gli disse: "Sai amor mio? Ormai i miei giorni di
      
 riposo stanno per concludersi quindi, passerò ancora la notte accanto a te, però domattina dovrò
       
assentarmi per andare a discutere con Mumau il mio capo, ma vedrai tornerò molto presto con
      
 delle buone nuove abbi fede nella tua Alteda e sarai contento di lei ti lascio in buona compagnia.
      
 Egli dal grande dolore, non riusciva a proferir neppure una sillaba ed ella allora fissandolo ben
       
bene negli occhi, gli sussurrò all'orecchio: "Riesci a sentirmi? Se è sì annuisci (fare cenno di sì),
      
 per cortesia". Egli allora con un cenno del capo annuì, in segno che aveva capito. Stette ancora
      
 tutta la notte in compagnia della sua dolcissima Alteda dopodiché, prima dell'albeggiar del nuovo
      
 dì, ella gli diede un grande bacio alla francese e partì.
       
Trascorse quindici giorni in compagnia dei suoi amici nonché dei bravi medici e nel contempo,
      
 era cessato di nevicare. In una notte tranquilla nella stanza ove era ospitato regnava un silenzio
      
 sepolcrale. All'improvviso voltando il capo verso destra, il suo sguardo andò fisso verso il cielo e,
      
 in quel preciso istante, il meraviglioso dono ricevuto alcuni giorni addietro, (infusogli da una....
       
celestiale potenza molto buona), entrò nella cavità più recondita del suo cuore. In quell'istante,
      
 venne ispirato alla composizione letteraria.
      
 Pigiò quindi l'interruttore del campanello per informare l’infermiera del turno di notte, che aveva
      
 necessità del suo supporto. Quando arrivò, molto gentilmente, le domandò se avesse potuto

      
 portargli qualcosa su cui poter scrivere, una matita e una gomma. Dopo pochissimi istanti arrivò,
      
 la bellissima infermiera di turno dicendo: "Il mio nome è Ilaria. Ecco caro Etienne, per te questo
      
 ed altro e … timidamente nnm, am ap a proposito, lo gradiresti) un buon caffè preparato pocanzi
      
 con le mie mani?" La risposta non poté che essere: "Ma certo mia dolcissima Ilaria, così mi terrà
        sveglio mentre comporrò. Ella allora tutta contenta gli domandò nuovamente: "Potremmo berci il
      
 caffè assieme poi, andrò nel mio ufficio e porterò i pasticcini che ho acquistato nel pomeriggio
      
 per noi dopodiché potrei rimanere accanto a te mentre componi? Ti prego, non dirmi di no sennò
      
 mi rattristerò parecchio". Egli sicuro di sé le disse: "Certo così lavorerò in compagnia d'una bella
        e simpaticissima ragazza dalla lunga chioma rossa. Ilaria dopo averlo ringraziato, corse in ufficio
        e poco dopo, arrivò spingendo un carrellino su cui vi era un vassoio colmo di deliziosi pasticcini,
     
  un secchiellino contenente una bottiglia di Cristal (ottimo champagne), tenuta in fresco da dei
      
 cubetti di ghiaccio e, due candele accese. Naturalmente Ilaria (essendo un'ottima infermiera),
      
 ben sapeva che Etienne con le medicine giornalmente somministrategli, non avrebbe dovuto
      
 assumere bevande alcoliche ma, per quella volta fece un eccezione. Dopo aver festeggiato, aiutò
      
 il povero Etienne a mettersi comodo e pronto per scrivere. Quello che scrisse era una poesia dal
      
 titolo:

Il mio sguardo 

        Stupenda Ilarietta, volgendo lo sguardo verso l'infinito firmamento, noto che vi sono miriadi di
       
stelle. Ce ne una in particolar modo, che dista miliardi di anni luce dal punto nel quale mi trovo.
       
Sai? Ora mi sei accanto e ti ringrazio ma, ma dimmi stellina cara, come hai fatto in un così breve
       
lasso di tempo a giunger sino al cor mio?
      
 Vedi Etienne (rispose la bella stellina Ilaria), conoscendo il pensier tuo, in punta di piedi entrai
       
nel mondo arcano del tuo cuoricin. Ora se vorrai rimarrò per sempre al fianco della tua persona e
       
ti conforterò pur nei momenti più bui e tenebrosi che dominano l'ego tuo.

        Appena terminò di comporre queste poche righe, ecco che in tutto il suo corpo, si scatenò la furia
        del dolore accompagnata da un enorme prurito. Quando la bella infermiera arrivò e, vide Etienne
      
 in quello stato, andò di corsa nella farmacia dell’ospedale situata al primo piano, ove vi erano
      
 dieci farmacisti fra uomini e donne, addetti a custodire tutti i medicinali occorrenti ai pazienti di
      
 quell'enorme struttura ospedaliera. Si fece quindi consegnare quello che le occorreva e tornò
     
  immediatamente da Etienne. Levò le normali bende che gli avvolgevano le gambe poi, gliele lavò
      
 accuratamente usando pure l’AMUKINE MED (una soluzione disinfettante), dopodiché gli rifece il
      
 bendaggio, con bende impregnate con ossido di zinco. Egli taceva se pur soffrendo molto e, di
      
 tanto in tanto, levando le braccia e gli occhi verso il cielo, offriva tutta la sofferenza al Signore,
      
 sussurrando codeste frasi: "Tu lo sai quanto soffro mio Buon Gesù e questo dolore lo offro a te,
      
 in espiazione dei peccati e le marachelle compiute quando ancora ero piccino". E disse ancora:
      
 "Ti prometto mio amatissimo creatore, che se con la Tua potenza Divina mi darai una mano a
      
 guarire, appena uscirò da questa stupenda struttura, porterò con me, solo i ricordi più belli cioè,
      
 di chi è venuto in mio soccorso e di chi mi ha curato con tanto amore e dedizione.
      
 Ringrazio inoltre e, infinitamente la qui presente Ilaria, la quale sinché potrà, si prenderà cura
       
di me; dopodiché, prenderò i miei quattro stracci e andrò ramingo su codesto suolo che non mi
        appartiene Dove mi porterà il destino … non lo so". Terminato di pregare, tutto tacque ma, ecco
      
 che un singhiozzio ininterrotto, interruppe quel mistico silenzio. Etienne voltatosi, vide che alle
      
 sue spalle c'era Ilaria la quale senza volerlo, si trovava lì e quindi udì tutto ciò che era scaturito
      
 dal profondo del cuore del povero Etienne verso Gesù e, non riuscendo più a trattenere la sua
     
  commozione, scoppiò in lacrime. Egli ben capendo ciò che passava nella sua testolina, in belle
      
 maniere, le disse: "Sai Ilaria? Desidererei ardentemente che tu mi lasciassi in pace e solo con
      
 me stesso, dimodoché, abbia lo spazio necessario  per riflettere su ciò che mi gioverà di più fare.
        Non mi convincerai a restare in questa struttura e, se andrai a confidarti con gli altri, fra qualche
      
 ora avrai una bella sorpresa … buonanotte. Ella mortificata e dispiaciuta assai per come stavano
      
 andando le cose, gli disse: "Perdonami Etienne, mai avrei pensato che te la saresti presa così
      
 tanto, sai? Avrei da domandarti una cosa dopodiché, ti accontenterò come del resto gradisci …
      
 posso?" "Certo”. Rispose lui e continuò: "Però vedi di spicciarti perché devo riflettere".
       
Ilaria iniziò proprio con queste parole: "Vedi caro amico? Dopo il festeggiamento (che a parere
      
 mio è andato molto bene), ti trovo diverso … strano e, molto preoccupato; sì sì preoccupato direi,
      
 per qualcosa a me oscura … me né vorresti parlare? Ti supplico Etienne, dimmi tutto ciò che ti
      
 assilla se non è un segreto e, vedrò di poterti aiutarti... ma non riesci proprio a capire che mi sto
      
 affezionando a te?" Venne bruscamente interrotta da Etienne, che come poteva le disse: "Ilaria
      
 mia cara, devi sapere che il mio amore si chiama Alteda, ed è lei ad essere venuta assieme a
     
  Chiara, l'autista di Oli in soccorso della signorina Oliverta Canaj e me, con il suo suv.
      
 Essa è un agente segreto e mi vuole sposare; ora è partita per prendere ordini dal suo superiore
      
 dopodiché, prenderemo decisioni di estrema importanza, circa il nostro futuro". L' infermiera
      
 udito ciò, gli diede il bacio della buonanotte e sola soletta, si avviò verso il suo ufficio per cercare
      
 di riposare un pochino. Etienne, rimasto anch'esso privo di compagnia, iniziò a meditare ma non
      
 per molto, perché in preda ad un'improvvisa crisi di scoramento (scoraggiamento) prese una non
      
 saggia decisione. A gran fatica e dolore, scese dal suo giaciglio, calzò le pantofole e, lentamente
      
 con l'ausilio di un deambulatore, si avvicinò al guardaroba collocato in fondo alla stanza proprio
       
di fronte. Aperse l'anta sinistra ed estrasse il trolley (valigia con ruote e manico estraibile).
        All'interno, non mancava il quasi nulla di ciò che doveva portarsi appresso. Essendo ormai quasi
      
 a posto, per ripararsi dal gran freddo pensò bene di indossare qualcosa di un po' pesante.
      
 Rovistando qua e là nell'armadio, trovò una bella gabbana con cappuccio (gabbana è una specie
      
 di ampio mantello con maniche e, spesso, con cappuccio e fodera di pelliccia, usato specialmente
      
 nel passato. A quell'ora il silenzio era tombale e quindi sempre lentamente uscì dalla stanza.
      
 Si trovò a passare accanto all'ufficio di Ilaria, il quale si trovava sul lato destro della corsia, voltò
      
 il capo all'interno e notò con gran piacere, che era assopita e distesa comodamente sul bellissimo
      
 sofà a orecchioni. Felicissimo per non essere stato notato, decise quindi di proseguire quatto...
      
 quatto verso l'uscita e continuare così, il suo calvario verso la libertà. Ora c'è da dire una cosa
     
  che senza dubbio, potrà incuriosire chiunque ed è questa: "come il povero Etienne fosse riuscito
        ad evadere sfuggendo alla sicurezza dall'enorme struttura di Aié'l Bacan non lo potrà mai sapere
      
 perché rimase per sempre un mistero". Fatto sta ed è, che; vuoi con l'astuzia, vuoi con pizzico di
        fortuna (aiuto Divino), come per incanto, si trovò nel grande parcheggio. Facendo la gimkana fra
      
 una vettura e l'altra fu costretto ad arrestare il suo passo poiché una lussuosa Isotta Fraschini
      
 color crema, gli sbarrò la strada. Da questa automobile, scese un gentiluomo alto, slanciato e,
      
 con un certo non so che da gran signore (forse appartenente ad un ceto molto elevato).
      
 Costui, vedendo innanzi a se un omino piccolo, insignificante e ludibrio per chi gli stesse attorno,
      
 prendendosi compassione, si tolse il Borsalino (tipo di cappello maschile di feltro a tesa media)
      
 che gli copriva il capo, mise mano al portafogli, prese parecchie banconote pari a duecento euro
      
 dopodiché facendo un piccolo inchino, gli rivolse la parola dicendo: "Ecco … tenete buonuomo,
      
 andate a riscaldarvi nell'albergo del viandante poco distante da qui. Sapete buonuomo? Io sono
      
 il dottor Marco Morgando e lavoro in questa splendida struttura nel caso in cui aveste bisogno di
      
 me, non dovete far altro che entrare e farvi condurre al padiglione A3°A, reparto di chirurgia
      
 vascolare, una volta arrivato lì domandate di me e mi troverete.

L'onestà e la bontà di Etienne

        Certo che il povero Etienne conciato in quel modo, doveva aver fatto una grande pena a quel
        gentleman e nonché benefattore del dottor Marco Morgando. Imbarazzato alquanto per aver
        
fatto quell'incontro così inaspettato e, non sapendo come fare per non essere riconosciuto dal
        
tono di voce e restituirgli i soldi che teneva stretti nel palmo della mano destra,
 all'improvviso
        
gli venne quest'idea: poiché oltre al trolley, portava con se pure un tascapane che l'aveva a
        
tracolla con dentro qualche tozzo di pane raffermo sottratto a Ilaria durante il sonno e qualche
        cosa
che gli sarebbe servito per scrivere. Ora l'autore tiene a precisare che il pane raffermo,
        
Etienne non lo sottrasse a mo di furto ad Ilaria ma bensì, preso prima che finisse in dentro ad
        un
cassonetto per i rifiuti organici. Dunque rientrando nel tema, l'onestà del povero Etienne,
        
volle che i soldini ritornassero al donatore dopodiché, si tolse il tascapane, lo appoggiò a terra,
       
estrasse il taccuino poi mise i freni al deambulatore, si sedette sull'apposito sedile e incominciò
        
a scrivere così: "Carissimo dottore, grazie infinite per questo dono ma, purtroppo non lo posso
        
accettare in quanto sono a conoscenza di persone più bisognose di me. La prego pertanto, di
        
non offendersi ma è come se l'avessi accettato. Ora col suo permesso, volterò a sinistra della
        
sua lussuosissima auto per continuare il mio lungo viaggio senza meta alcuna, buona giornata
        
e un buon lavoro". Scritto ciò, tolse il foglio dal taccuino e, dopo averlo adagiato dolcemente
        
sul parafango dell'auto, se ne andò per quella strada e impervia senza meta. Il medico attonito
        
dopo aver letto quelle frasi, stette ancora
 un pochino lì pensieroso poi penso: "Mnn ma ma tu
        
guarda … ma guarda che personaggi singolari si possono incontrare nella vita, però ora sarà
        
opportuno che mi rechi al lavoro perché i pazienti mi attendono. Nel contempo Etienne, aveva
        
già percorso un centinaio di metri, quando quasi improvvisamente, il cielo da limpido che era,
        
lentamente s’incupì al punto tale che da esso, cominciarono a calare i nuovi fiocchi di bianca
        
neve. Egli non disperò ma, solo dovette farsi tanto coraggio, per raggiungere un capanno sulle
        
rive del bel lago di Filsela. Il vialetto che conduceva per l'appunto a tale lago, era ancora privo
        
di neve ed era liscio quindi Etienne, poté con calma spingere il deambulatore e raggiungere il
        
sopraccitato capanno, dove avrebbe sicuramente
 trovato rifugio ove far riposare un tantino, le
        
sue stanche ossa. Questo miserabile individuo, quando arrivò al capanno era stremato, chiuse
        
gli occhi e cadde quasi moribondo sopra una balla di lana posata proprio lì da qualche pastore,
        
dopo aver tosato le sue bedine (pecore).
         Al suo risveglio, accanto a lui vi era una graziosa donzelletta (fanciulla), la quale dopo avergli
        augurato il buondì, gli disse: "Ciao signore il mio nome è Erika e il mio cognome  Mariani; ora
        però desidererei sapere il tuo e donde vieni?" Egli ancora incredulo non riuscì a proferir parola
        (risponderle). Ella dopo avergli dato un bacino affettuoso sulla guancia destra, riuscì ad aprire
        la porta del suo cuore, il quale disse: "Ciao bellissima Erika, mi chiamo Etienne Villa e sono qui
        per caso. Sai? Ho tanto male e non voglio essere di peso ad alcuno, ecco perché sono fuggito
        dalla struttura ospedaliera in cui mi trovavo. So che i miei giorni sono contati, perciò ti prego
        caldamente di lasciarmi in pace. Lei intervenne dicendo: "Coraggio caro Etienne sono qui per
        te e sono pure la pastorella del gregge che ora è all'alpeggio lassù in cima a quel monte, riesci
        a vederlo?" Egli con un fil di voce le rispose: "Ebbene sì mia carissima e bellissima pastorella,
        riesco a scorgerlo e in tutta sincerità, ti dirò che mi piace moltissimo". Ella tutta contenta gli
        disse: "Etienne, osserva quello che estrarrò fra alcuni istanti dalla mia bisaccia".
        Ciò che estrasse era un recipiente con dentro un pochino di latte, allorché disse: "Il casolare in
        cui ti trovi, appartiene a me donatomi dai miei nonni ancora prima che venissi al mondo. Il mio
        nonno era un bravissimo menusier (artigiano del mobile). Ora attizzerò il fuoco nel caminetto
        così emanerà un pochino di calore poi, accenderò il fuochino pure nel poutager (stufa a legna,
        usata un tempo per riscaldare gli ambienti e per cucinare), dopodiché ti preparerò un buon
        pranzetto che ti rifocillerà, naturalmente desinerò pure io accanto a te sei contento?
        Dimmi di sì te né prego caro Etienne. "Certo che sì", rispose lui. Sai? Tu mi onori parecchio.
        Ella riprese nuovamente dicendo: "Dopo il pisolino pomeridiano ti riporterò in ospedale, la mia
        auto è parcheggiata non molto distante da qui, però andrò io a prenderla perché tu non riesci a
        camminare così quando sarò di ritorno, piegherò questo tuo deambulatore dopodiché con il mio
        ausilio, ti farò salire a bordo e partiremo".
        Lui acconsentì e le disse: "Va bene Erika, sai? Pensandoci bene hai proprio ragione tu. Quando
        vorrai, partiamo pure". Arrivati che furono, parcheggiò, in una zona riservata ai disabili a pochi
        metri dal grande ingresso. Una volta entrati, si diressero verso la stanza 426 dove c'era il letto
        di Etienne. Entrati in camera il povero Etienne venne aiutato a riporre nell'armadio gli abiti che
        indossava dopodiché, si distese sul letto. Era ormai quasi l'ora di cena, quando arrivò Ilaria la
        quale vedendo che era tornato, gli disse: "Ben tornato Etienne? Sono stata molto in ansia per
        per te; sei uscito a fare due passi? Egli rispose: "Emnn; ebbene psì … Ilaria, ora quali novità ci
        sono? Lei rispose: "sei stato fortunato perché il dottor Marco Morgando, è passato di corsa ad
        avvisarmi che oggi non sarebbe potuto passare da te, in quanto aveva  ricevuto una chiamata
        urgente ma, avrebbe mandato  solo un suo sostituto solo dai nuovi arrivi; e che per te, sarei
        bastata io … ah!! Mi ha anche detto di essere stato contattato per partecipare ad una riunione
        importante con un luminare d'alto rango nella quale avrebbe iniziato un seminario riguardante
        un aggiornamento sulla tua malattia. Ad ogni buon conto come puoi ben capire, ritieniti più che
        fortunato a non averlo incontrato,
        altrimenti chissà cosa sarebbe capitato sia a me e in secondo luogo a te”. Etienne, dopo essere
        stato per un certo numero di attimi silenzioso, di colpo proferì codeste parole: "Ilaria nonché
        mia dolcissima infermiera, sono profondamente rammaricato per quello che egoisticamente e
        stupidamente ho ho commesso quest'oggi, rischiando pure di compromettere per sempre la tua
        brillante carriera d'infermiera. Prostrandomi dunque mortificato innanzi a te, ti domando se mi
        puoi perdonare e, ti prometto che non accadrà mai più". Poi rivolgendosi a Erika disse ancora:
        Grazie mille Erika per avermelo riportato". Non c'è di che rispose lei e proseguì dicendo:"Potrei
        domandarti una cortesia?" Certo dimmi pure!. Potrei rimanere qui con lui e naturalmente a te?
        Sì carissima e, se vorrai rilassarti un pochino o dormire, distenditi senza indugio in questo letto
        accanto a lui. Ora andrò nel mio ufficio e, se avessi bisogno di me, chiamami, non mi spiacerà
        affatto. Grazie mille rispose Erika. Trascorsero così tutta la notte e gran parte della mattinata
        seguente, sino all'arrivo del dottor Morgando per la visita. Appena entrato disse: "Buongiorno
        caro Etienne come va? Noto con piacere che ha una bella cera, dopo la visita lascerò entrare
        tutti i suoi amici perché hanno una voglia pazza di vederla per sapere come sta. Ed ecco che
        senza fare tanto chiasso, entrarono tutti, vi erano pure Oliverta e Ghilda.

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