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RACCONTO DI STEFANO VILLA

UN OBITORIO PER ME

           Era una notte tempestosa e le tenebre, si erano impossessate della nave ormai in balia di se stessa.
           Ingovernata andava alla deriva facendosi trasportare dai giganteschi marosi. A bordo non c'era
più
           nessuno, sembrava che fossero tutti morti, e l'unica imbarcazione andata prontamente in soccorso,
           era un piccolo rimorchiatore dal nome: Verde luna, sul quale vi erano poche persone coraggiose e
           molto esperte. Le onde altissime rendevano impossibile la manovra di affiancamento facendo andare

          
a sbattere il piccolo rimorchiatore, rischiando di dividersi in due, quasi di punta contro la fiancata
           sinistra dell'enorme mercantile dal nome Flora.
           A un certo punto il capitano del Verde luna, riuscì tramite una scaletta di fortuna e penzolante dalla
           fiancata sinistra del Flora, a salire su di essa allorché tutto tacque, all'infuori della violenta burrasca.
           Quest'uomo coraggioso bagnato da far paura di nome Silvester, si mise ad urlare con quanta voce
           aveva: "ehi della nave … nulla, poi, ehi della nave … ancora nulla … e nuovamente ehi della nave ...
           Dal ponte di comando uscì un uomo dicendo d'essere il capitano Schmitt e disse ancora: "grazie del
           vostro interessamento ma, non ho bisogno di nulla, qui non funziona più niente e i membri del mio
           equipaggio, sono tutti morti, tranne qualcuno che è riuscito a mettersi in salvo calando le scialuppe
           di salvataggio.. tornate pure da dove siete venuti perché ormai per me è la fine". Intanto la burrasca
           non accennava a diminuire, anzi diventava sempre più impetuosa, e non si sapeva più cosa fare, ad
           un tratto sentimmo un urto violentissimo e il grande rumore, risuonò per gran parte della nave. Era
           il rimorchiatore che andando a sbattere più volte contro la prua della fiancata sinistra si era spezzato
           e stava colando a picco. L'equipaggio a bordo del Chiaro di Luna per fortuna (dopo non pochi sforzi)
          
venne tratto in salvo anche grazie alla forza del capitano Schmitt. Il ventaccio sibilava e ululava a
           più non posso, sembrava che le onde gigantesche, volessero inghiottirsi l’intera nave.
           Fra l'equipaggio del rimorchiatore, c'erano tre motoristi, tre macchinisti validi, un esperto timoniere,
           un ufficiale di rotta un elettricista, un marconista e il capitano Silvester, erano tutti pronti a dare una
           mano. Dal momento che mancava la corrente elettrica, ovunque era buio pesto Il capitano Schmitt,
           aveva con sé solo una minuscola lucerna e disse: "ragazzi se avete bisogno di un po' di luce in quello
           stipetto laggiù a sinistra, troverete delle torce prendetele pure.
           Il fragore delle onde che continuavano ad infrangersi contro la nave era terrificante. I fulmini erano
           accompagnati successivamente da tuoni assordanti erano l'unica luce presente a bordo, per cui uno
           dei motoristi poté finalmente avvicinarsi al mobiletto e prendere delle torce elettriche.
           Dopo averle distribuite al nuovo equipaggio del Flora, ognuno si preoccupò della propria mansione.
           I motoristi assieme ai macchinisti, si avviarono silenziosamente verso la sala macchine con in mano,
           carta, penna e la pianta ben dettagliata della nave onde evitare di sbagliare strada, perdendo così del
           tempo assai prezioso. Man mano che scendevano le scale antincendio, si fermavano per alcuni istanti
           sui vari pianerottoli per fare il punto della situazione.
           Quando infine giunsero all'ultimo pianerottolo dovettero bloccarsi perché Andrea il macchinista capo
           puntando il raggio luminoso della torcia verso il suolo sottostante, si accorse che c'era qualcosa di
           insolito. Infatti guardando bene, vide che la sala macchine era allagata e quindi se avessero voluto
           raggiungere sia le caldaie, le macchine, le pompe di sentina ed altro, avrebbero dovuto ritornare sul
           ponte per calzare gli stivaloni idonei. Quando tornarono, avendo ormai le idee ben chiare, stabilirono
           che la prima cosa da fare, era quella di riattivare almeno tre delle sei caldaie per avere la corrente a
           sufficienza perché la pompa di sentina facesse defluire in mare tutta l'acqua che s'era immagazzinata
           all'interno. I compartimenti erano stati chiusi in precedenza mediante paratie stagne e dalla paratia
           di collisione. Tutti si adoperarono per fare fronte a questa emergenza.
           Qualcuno ad alta voce urlò: "signori miei, qui abbiamo bisogno di un elettricista". Gilberto (il capo dei
           motoristi) disse:
"non preoccupatevi andrò immediatamente sul ponte a cercarlo e lo farò scendere,
           sarà solo questione di minuti. Dopo circa un'ora Gilberto arrivò con Gaetano (l'elettricista), il quale si
           mise subito all'opera dando il suo preziosissimo contributo. L'unica cosa funzionante a bordo era la
           radio, quindi Paolo (il marconista), sedette al tavolo illuminato solo da un minuscolo pezzo di candela
           dopodiché tentò più volte di lanciare un S.O.S non ottenendo alcun risultato. Le ore passavano lente
           e inesorabili, ormai era giorno ma dei soccorsi neppure l'ombra. La terribile furia tempestosa piano,
           piano, si stava placando rendendo tutto più tranquillo. I bravi tecnici si davano da fare senza perdersi
           d'animo. Dal momento che non funzionava ancora nulla per il fatto che la sala caldaie era ancora
           allagata e faceva molto freddo, l'aria era umida e già  sapeva di morte, ma nessuno osava dirlo.
           Di tanto in tanto, queste persone si guardavano negli occhi senza aprir bocca, scuotendo solo il capo
           poi, silenziosamente riprendevano il loro difficile lavoro. Sul Flora occorreva un medico … era Renato,
           era anche bravo ma, morì cadendo in mare durante la violenta burrasca, cercando di soccorrere due
           cuochi e il cambusiere. Chi avesse avuto fame, avrebbe dovuto arrangiarsi come meglio poteva … le
           provviste però non mancavano.
           Il capitano Schmitt, aveva tentato di scendere per dare il suo contributo però, non appena mise mano
           alla pala per mettere carbone nella caldaia numero uno, si mise una mano sul petto accasciandosi a
           terra inzuppandosi di acqua e gridò Aiuto!! In suo soccorso, arrivò il capitano Silvester e l'unica cosa
           che poté fare, fu quella di chiedere aiuto in sala macchine e tutti prontamente andarono in soccorso.
          
Con molta cautela, presero il corpo del capitano
Schmitt e lo portarono in infermeria.
           Egli con un fil di voce disse: "signori miei, sono certo che ormai è giunta la mia ora e presto andrò in
           un'altra dimensione. Avverto
un fortissimo dolore al petto e molto probabilmente penso che sia un
           infarto,
d'ora in poi prendetevi cura della mia nave.
Sapete? Mai avrei immaginato che proprio sulla
           Flora avrei avuto un obitorio per me. Dopo pochissimi istanti; chiuse gli occhi e spirò. Tutti i membri
           dell'equipaggio rimasero attoniti e dopo aver fatto cinque minuti di
silenzio, Ugo (il marconista) disse
           sottovoce: "il suo spirito è ormai volato in cielo ora a turno, veglieremo
su di esso e questa notte,
           dovremmo sospendere i lavori per fare una veglia di preghiera, domani, lo metteremo in una delle
           celle frigorifere di bordo augurandoci di arrivare presto al porto più vicino per dargli l'ultimo
saluto."
           Disse inoltre: "con permesso, mi assento solo qualche istante per andare al telegrafo". Quando tornò,
           era assai preoccupato e disse: "signori, non dobbiamo scherzare, perché pure per noi è sopraggiunta
           la fine...
tuttavia v'informo che sono riuscito a mettermi in contatto con il transatlantico Pyss, però
           purtroppo non potrà
essere da noi prima di domani notte e viste le condizioni del meteo in ulteriore
           peggioramento, teniamoci
nuovamente pronti a ballare ah!, scordavo di dirvi che mi sono permesso
           di entrare nella cabina del caro
estinto Schmitt per ricordarlo e sul suo secretaire, ho trovato il diario
           di bordo, dove annotava tutto ciò che accadeva, ed inoltre c'era scritto quello che desiderava in caso
           di decesso, ecco... tenga capitano Silvester, lo legga ad alta voce di modo che tutti sappiano le sue
           volontà. Sul prezioso libro c'era scritto: "desidero che chiunque leggerà ciò che scrissi tempo addietro
          
faccia tesoro di quello che sto per pronunciare e cioè, le mie umili esequie dovranno essere celebrate
           in mare senza suonare tanto le trombe e non sulla terra ferma. Io sono nessuno, ma solo un piccolo
           e indegno marinaio e quindi, calatemi in mare e datemi in pasto ai pesci, questa è l'ultima volontà,
           grazie di tutto cuore ragazzi.
   
       Verso le ore diciotto, venne allestita la camera ardente e il silenzio era tombale; nessuno osava aprir
         
 bocca. Una parte dell'equipaggio però era in sala macchine senza ottenere risultati. Erano più o meno
           le ventidue e trenta, quando all'improvviso, si scatenò un altro inferno molto peggiore del precedente
           e le onde erano altissime. Ormai tutti i tecnici che si trovavano a bordo erano abituati a questo tipo
           di calamità e dal momento che non riuscivano concludere nulla di positivo, decisero di sospendere per
           qualche momento e di mettere qualcosa nello stomaco per cercare di sopravvivere e così andò.
           Chi racconta è uno dei pochi sopravvissuti, commentando
per filo e per segno quello che successe in
           quelle
ore terribili. Era notte fonda e, ogni marinaio a bordo pensava ai propri parenti lasciati a casa.
          
Dei soccorsi nulla, data la
violentissima tempesta. Questi saggi uomini pur avendo ormai tentato di
           tutto non si lasciarono sopraffare dallo
scoramento. Il marconista verso le
6 del mattino ci disse:"ho
           appena ricevuto un messaggio dalla Pyss il transatlantico e un cablogramma dal sommergibile Astoria
           che dice di essere a poche miglia da noi e che non avrebbe avuto nessun problema per ospitarci a
           bordo, quindi optammo per il sommergibile Astoria. Il capitano Silvester, essendo molto preoccupato
           disse all'equipaggio: "signori dubito che sull'Astoria ci possa essere spazio a sufficienza per tutti noi,
           quindi se siete d'accordo rimarrò sulla Flora a tenere compagnia
al capitano Schmitt, aspettando una
           altra nave di passaggio che venga in soccorso, nel qual caso ci sarà un doppio funerale.
          
Queste sono le mie volontà quindi, non contrariatemi e lasciatemi in compagnia del
capitano Schmitt.
           Sapete ragazzi?
Non ho nulla da perdere perché a casa non c'è nessuno ad attendermi lasciatemi con
           lui. Fu così che dopo alcune ore arrivarono i soccorsi traendo in salvo tutti tranne il
capitano Silvester
           che stava seduto tranquillamente sul ponte di comando, chiuse gli occhi aspettando pazientemente la
           sua fine.

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