BENVENUTI NEI RACCONTI

DI STEFANO VILLA

              

  GIOIA DI VIVERE

 

      Ed ecco che Babbo Natale, dopo esser risalito all'olimpo e, dopo che ebbe messo a fare la nanna
 
    le sue splendide renne (e non prima d'aver dato loro la tanto meritata pappa), sfinito dai lunghi
 
    viaggi e aver portato un po’ di pace e gioia ai bimbi  di tutta la terra, decide di far riposar le sue
    
 stanche membra sopra una nuvoletta di passaggio in quel luogo magico. Mentre aspettava che il
    
 sonno prendesse il sopravvento, gli venne un dubbio e quindi, mise la mano destra in una delle
    
 due tasche della sua enorme bisaccia ed estrasse una letterina, al che disse: "Ohibò, mi sono
    
 scordato di passare da una bimbetta per donarle un po' di gioia e i doni che tanto desidera.
 
     
Riposerò soltanto un pochino poi riattaccherò le renne alla loro slitta e poiché il percorso sarà in
   
  discesa, non dovranno affaticarsi molto e così mi avventurerò nuovamente sulla
terra in cerca di
    
 questa gentil fanciulla, tanto buona e bella come sta scritto sulla letterina.
     Dopo non molto, Babbo Natale, era di nuovo a bordo della slitta trainata da due splendide renne
   
 
e giù di corsa verso la terra per non deludere questo bellissimo scriciulin (scricchiolino).

     
Sulla terra intanto, la neve scendeva copiosa imbiancando proprio la zona dove viveva questa
    
bella fatina, rendendo così il paesaggio, romantico e al tempo stesso da favola.
    
Vi erano numerosi camini dai quali usciva molto fumo, ma quale di questi era quello della fatina
   
 che Babbo Natale stava cercando?
Cerca, cerca, e cerca poi, tutto a un tratto; ne scorse uno non
   
 fumante.
 Tra se e se pensò: ecco, questo dovrebbe essere proprio quello giusto, ora sistemerò le
   
 renne da qualche parte dopodiché, in qualche maniera salirò sul tetto e con un pizzico di magia,
   
 mi farò piccino,
piccino e facendo molta attenzione (per non rovinare i doni), mi calerò giù dal
   
 camino.
 Una volta che Babbo Natale riuscì a calarsi, arrivò nel caminetto (naturalmente spento),
   
 di un bel salone dove in un angolo c'era un presepe con a fianco un albero di Natale
. Accanto ad
   
 esso rannicchiata vi era una dolcissima bimba dalla lunga chioma castana e dai suoi bei occhioni,
  
  scendevano molte lacrime bagnandole il suo bel visino d'angioletto.
 Babbo Natale vedendo ciò, si
   
 commosse; se la prese in braccio poi le domandò: perché piangi? Ella abbracciando Babbo Natale
   
 come più poteva gli disse: "piango perché pensavo che ti fossi scordato di me, ma ora che sei qui
   
 con me, pian pianino, smetterò di piangere e ti sorriderò sei contento babbo mio? Lui commosso
   
 le disse: "si angioletto mio ma, mi vuoi dire il tuo nome? Poi ti darò i doni". Gli disse: "sai babbo
   
 il mio nome è Emma ti piace?" Babbo Natale ancora commosso le disse: " tantissimo ma guarda
   
 chi sta arrivando, chi è questa bella signora che si sta avvicinando? Emma rispose: "questa bella
   
 signora è molto
 buona con me, anche quando faccio la birichina ed è la mia dolce mammina, mi
   
 vuole tanto bene e si chiama Daniela.
Babbo Natale alzatosi e molto educatamente diede la mano
   
 alla mammina di Emma che aveva soprannominato la gentil figlioletta "Gioia di vivere".

   
 Daniela, disse di essere molto contenta dell'arrivo di questo anziano signore e, che all'esterno la
  
  neve era molta, continuando a scendere
 insistente. Disse inoltre, che l'ora era ormai tarda e di
  
  aver provveduto personalmente alle renne, dando loro asilo nella stalla e dopo averle rifocillate
   
 si precipitò all'interno dell'accogliente dimora per conoscere e stringere la mano al tanto atteso
   
 Babbo Natale.
   
 Visto che la dolcissima Emma era felice e stava bene in compagnia di questo illustr
e personaggio
    madame Danielle andò in cucina e preparò per tutti noi, un pranzetto succulento invitando pure
   
 il buon Babbo Natale a cenare al lume di molte candele, il quale accettò molto volentieri l'invito.

    Dopo aver gozzovigliato, Babbo Natale volle congedarsi per ritornare su nell'olimpo dove non era
   
 atteso da nessuno, sentendosi tanto triste e solo perché i suoi amici e amiche, vivevano sulla
   
 terra. Ogni anno, aspettava con ansia l'arrivo del Natale successivo, per poi ritornare nel mondo
  
  dove tutti i suoi bimbi lo attendevano con gioia, portando loro tanti doni. 
    
A quel punto Daniela con occhi
imploranti e fissando negli occhi Babbo Natale gli disse: vedi come
   
 Emma ed io siamo felici perché sei arrivato? Suvvia ti supplico! Rimani assieme a noi ancora per
   
qualche giorno dopodiché, se proprio vorrai partire non opporremo resistenza e potrai andare; ti
    
prego Babbo dimmi di sì. A questo punto, il raffinato signore commosso più che mai, senza dire
 
 
una parola non esitò e teneramente prendendo per mano Emma da una parte e mamma Daniela
  
  dall'altra, si avviarono allegri e felici canticchiando "Gli angeli nelle campagne" verso la camera
  
  degli ospiti di riguardo. Trascorse così, ancora molti giorni con queste simpatiche amiche che non
  
  gli fecero mancare proprio nulla, trattandolo come se fosse stato veramente il loro papino, nella
  
  lussuosa villa.
   
Purtroppo in un triste giorno arrivò il momento dell'addio e Babbo Natale abbracciando con molto
  
  affetto la sua piccola e dolce Emma (Gioia di vivere) e Daniela la sua mamma, con le lacrime agli
 
  occhi disse: rallegratevi perché questo non vuole essere un addio ma, un arrivederci a presto e
  
 cioè al prossimo Santo Natale. Ciao a tutt'e due belle dame e, un grazie di cuore per il bellissimo
  
 soggiorno regalatomi.

BUON NATALE  

 

    Ricordo quando tu ed io, decidemmo di passare la vigilia di quell'indimenticabile Natale, nel tuo
  
 bellissimo chalet in montagna. Prendesti la tua lussuosa limousine di colore scuro e ti fermasti
  
 solo ad un distributore di benzina per fare il pieno, dopodiché partimmo tutte e due, allegri e
  
 spensierati per quella destinazione. Il rifornimento delle provviste era già in auto. Mi domandasti
    se potevo mettere un po' di musica. Ti risposi, ma certo, fa pure. Ti guardavo mentre eri intenta
  
 alla guida; eri bellissima. Il tuo viso d'angelo mi faceva un'immensa tenerezza e al tempo stesso,
  
 allietava il mio cuore.
   
Il percorso era abbastanza lungo e dal momento che ero un po' stanco, decisi di schiacciare un
  
 pisolino, anche perché al mio fianco, avevo una deliziosa fanciulla a farmi d'autista. Devo dire la
  
 verità; la limousine, è la mia auto preferita, silenziosissima e dotata di tutti i confort.
    A quell'ora, la strada non essendo molto trafficata, ci permise di arrivare prima del previsto, alla
  
 nostra dimora. Scaricammo i bagagli e le cibarie, e una volta entrati nello chalet che sapeva di
    favola, ci avvicinammo al caminetto e tu lo accendesti. Fuori faceva molto freddo, ma ben presto
 
  all'interno, la sala si riscaldò, anche perché le pareti erano di legno e poi c'eri tu. Non era ancora
  
 sera, quando arrivammo in questa lussuosa reggia, avemmo tutto il tempo per poter addobbare
  
 un piccolo abete di Natale che comprasti in città, qualche ora prima.
    Ricordo che pure io portai tutto l'occorrente per fare un piccolo presepe e, così affiancati l'uno
    accanto all'altra, riuscimmo fare quella bellissima cosa. Di tanto in tanto, quando ci sentivamo
    appagati per il nostro operato, ci scappava qualche tenero bacio e qualche carezza affettuosa.
    Eravamo molto felici e soddisfatti. A questo punto, non rimaneva altro che mettere un pochino
    di musica inerente a questa bella festività e imbandire il tavolo con tante cose buone.
    Non ci mettemmo molto, poiché, sia il tavolo, le sedie e tutti gli oggetti appartenenti a questa
    bellissima dimora, in precedenza erano stati coperti con dei teli perché non prendessero polvere.
  
 Finito ciò, andasti ai fornelli e ti mettesti a spadellare. Osservando il bel paesaggio dalla finestra,
  
 notai che stava fioccando. Non poteva essere una serata migliore, per passare la vigilia di Natale.
  
 Passeggiando qua e là per questa incantevole sala vidi due magnifici candelabri d'oro, avevano
  
 ciascuno tre lunghe candele, li presi molto delicatamente e li appoggiai sul tavolo dopodiché, mi
  
 dicesti: accendi pure le candele.
  
 I nostri cellulari non squillarono, perché le nostre famiglie, sapevano dove ci trovavamo.
   
Dopo esserci seduti, l'uno accanto all'altra, tenendoci per mano, recitammo questa piccolissima
  
 preghiera: "Gesù bambino tu che sai tutto, apri il cuore di tutta la gente del mondo affinché non
  
 ci siano più violenze, ingiustizie e che l'umanità intera, impari ad amarsi reciprocamente gli uni
  
 verso gli altri, come noi lo stiamo già facendo. Grazie nostro buon Gesù." Dopo esserci scambiati
  
 il bacio e il buon appetito, molto lentamente, iniziammo a cenare, assaporando con piacere, tutto
  
 ciò che le tue belle mani avevano saputo preparare con tanto amore. Intanto la neve, continuava
  
 a scendere copiosa. Senza dirci nulla, ma silenziosamente, assieme lavammo tutte le stoviglie,
  
 anche perché era ormai notte fonda. Non ci restava altro da fare che andare a letto per riposare.
  
 La camera da letto era molto ben riscaldata, come pure il grande lettone accogliente.
   
Pian pianino ci spogliammo e facemmo una bella doccia calda che ci rilassò molto e piano, piano,
  
 ci infilammo sotto le morbidissime coperte profumate da una gradevole essenza di rosa.
  
 Guardandoci teneramente negli occhi e senza proferir parola ci abbracciammo al punto che tu ed
  
 io, non potevamo più respirare e quindi, scoppiammo tutte e due in una risata.
   
Avevi il volto raggiante e la pelle che aveva il compito di avvolgere il tuo bel corpicino, sembrava
  
 di velluto. E fu così che, stretti stretti l'un l'altra, ci addormentammo, svegliandoci poi nel tardo
  
 pomeriggio, quando già le ombre della notte, si erano inghiottite la luce.
   
Il fuoco del caminetto s'era ormai estinto nella notte fonda ed un gran freddo regnava nella sala.
  
 Tu con la tua gran pazienza ti accingesti a riattizzare il fuoco smuovendo i tizzoni e aggiungendo
  
 legna. Mentre aspettavamo che la temperatura all'interno aumentasse di gradi uscimmo a vedere
 
  e controllare quanta candida neve fosse scesa durante la notte. Era tanta e molto bella.
  
 Mi abbracciasti e con voce sensuale mi sussurrasti: "entriamo in limousine che avvierò il motore
  
 e il termoconvettore dell'aria calda, dell'auto. L'abitacolo si riscaldò, in un baleno. Facemmo così,
  
 una lauta merenda in limousine; fu stupendo e molto romantico, al tempo stesso.
   
La giornata, già volgeva al declino, rientrammo in casa, sedendoci abbracciati accanto al tepore
  
 emanato dal caminetto e facendoci, infinite coccole. Oh, come vorrei che non solo tutti i Natali
  
 fossero così, ma anche tutti i giorni dell'anno. Il mio miglior augurio per questo tuo Natale è, che
  
 lo passi assieme ad una simpatica e allegra compagnia, divertendovi anche per me e anche senza
  
 una lussuosa limousine di colore scuro e luccicante nonché del tuo bellissimo chalet in montagna.
  
 Ancora un buon Natale bambolina.
    

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