Isacco di Ninive

 

 


 Discorsi ascetici
 

"Scendi più in giù di te stesso e vedrai in te la gloria di Dio. Infatti dove germoglia l’umiltà, là si effonde la gloria di Dio"

"Signore, colmami il cuore di vita eterna"


 

Disc.5. Op.cit.,84.86.

 

Non scordarti di Dio, riempiendoti di boria per cose vane, affinché egli non si dimentichi di te quando sarai nella mischia della lotta interiore.
Pregalo senza requie nel tuo cuore; siigli docile quando sei nel tempo della fioritura, perché egli si apra alla tua supplica quando l’afflizione graverà su di te.
Non smettere di purificarti davanti al Signore e
conserva sempre il suo ricordo in cuore, per tema che dopo esserti attardato lontano dal suo ricordo, tu non possa entrare quando andrai da Lui. Il rapporto fiducioso che ci getta in Dio viene dallo scambio continuo con lui e dalla preghiera frequente.

Il rapporto e la vita con gli uomini mantengono il corpo. Ma il rapporto con Dio sostiene la memoria del cuore, l’attenzione orante e il sacrificio di sé. Quando osservi le vie del Signore e compi la sua volontà, allora spera in lui, invocalo.

Quando sarai chiamato, egli ti dirà: Ecco, sono qui.

Prima che la raffica della sofferenza piombi sopra di te, pregalo.

In mezzo alle disgrazie troverai Dio. Scendi più in giù di te stesso e vedrai in te la gloria di Dio. Infatti dove germoglia l’umiltà, là si effonde la gloria di Dio.

 

 

Disc.12. Op.cit.,p.109.

 

Quando la trascuratezza inizia ad entrare furtiva nei tuo cuore ed esso è condotto indietro nell’oscurità, quando la tua casa sta per riempirsi di tenebre, ecco i segni premonitori che ciò sta per accaderti: senti in te segretamente di essere malato nella fede, ti volgi con frequenza verso il mondo visibile, diminuisce la tua fiducia; arrivi persino a sentirti leso dal prossimo, sei turgido di rimproveri, la tua bocca e il tuo cuore biasimano chiunque e qualsiasi cosa, persino l’Altissimo.

Invece, quando andrai in avanti, ecco i segni inequivocabili che potrai leggere in te: avrai sempre e in ogni cosa la forza della speranza, sarai ricco nella preghiera, non ti mancherà mai il guadagrno spirituale in tutto quello che ti succederà; sentirai la debolezza della natura umana sicché da un lato sarai premunito dall’orgoglio, dall’altro eviterai di osservare i difetti altrui. Infine, avrai il desiderio di uscire dal corpo, l’irresistibile invito del tuo amore ti trascinerà nel secolo futuro verso cui siamo incamminati.

Scoprirai che tutte le sventure che ci capitano in modo manifesto o segreto, sono date nella giustizia. Tutto in te sarà compiuto con precisione; un’esattezza però, ben lungi dalla presunzione. Tu renderai grazie, per tutto.

Ecco i connotati dell’uomo vigilante che custodisce sé stesso e dimora nella quiete, col desiderio di giungere alla perfezione della vita monastica.  

 

 

Disc.21. Op.cit.,145.

 

Il giusto che non abbia coscienza della propria debolezza vive sul filo di un rasoio. Non è lontano dal cadere e lo spia da vicino il leone distruttore, voglio dire il démone dell’orgoglio.

Chi non conosce la propria debolezza manca infatti di umiltà. E costui è privo di perfezione. Ma chi è imperfetto trema sempre di spavento. Infatti la sua città non è fondata su colonne di acciaio né su basamenti bronzei, ossia sulle fondamenta dell’umiltà.

Mai nessuno diventerà umile se non percorre i sentieri che spezzano il cuore e annientano la presunzione. Non è raro infatti che il nemico trovi in noi qualche appiglio mediante il quale riuscirà a farci deviare.

Senza umiltà l’uomo non può assolutamente compiere la sua opera. Il sigillo dello Spirito non potrà venir impresso sulla sua lettera di affrancamento finché resta schiavo e la sua opera non ha superato lo stadio della paura. Ripeto: nessuno lavora bene il suo cuore senza umiltà; e nessuno impara se non passa attraverso la prova. Soltanto così può acquistare l’umiltà.

 

 

Disc.21. Op.cit.,p.144.

 

Quando l’uomo avverte il soccorso di Dio, quando sente che l’Altissimo è accanto a lui e lo aiuta, immediatamente il cuore gli si riempie di fede e capisce allora che la preghiera è il rifugio sovrano, la fonte della salvezza. Egli fa l’esperienza come l’orazione sia il tesoro della fiducia, il porto al riparo dalla bufera, la luce di chi vaga nel buio, il sostegno di chi vacilla, l’aiuto più valido nella malattia, la corazza contro le frecce del nemico. In una parola: la somma dei beni entra in noi mediante la preghiera.

Si può allora parlare di delizie nella preghiera della fede. Il cuore esulta di fiducia. Non è più pago del calore di una volta, né del semplice linguaggio verbale. Ormai possiede la preghiera nel cuore, come un tesoro. E la sua gioia è talmente grande che la sua preghiera diventa rendimento di grazie. Infatti la preghiera è più che mai atta ad esprimere gioia, ringraziamento, riconoscenza.

Una tale preghiera è quella che si compie nella conoscenza di Dio, cioè è quella che viene da Dio. Infatti l’uomo prega ormai senza più alcuna difficoltà. Non forza nulla, come capitava prima che avesse percepito questa grazia. Ma nella gioia e nella stupefazione del cuore, attraverso ineffabili prosternazioni fa scaturire senza posa azioni di grazie.

Portato così dalla conoscenza e stupito di fronte al dono divino, eleva la voce, loda e glorifica Dio, gli dice la propria gratitudine e parla al colmo dello stupore.

 

 

Disc.23. Op.cit. pp.152-153.

 

La misericordia che si limita alla giustizia non è affatto misericordia. L’autentico misericordioso non è pago di far la carità con ciò che è suo; lieto sopporta l’ingiustizia da parte degli altri e vi risponde con il perdono. Tuttavia, poiché ha vinto la giustizia con la sua misericordia, ad ornargli la fronte non è la corona dei giusti secondo la legge; egli invece riceve il trofeo dei perfetti secondo il vangelo.

Distribuire elemosine ai poveri mediante ciò che si possiede, vestire chi è ignudo, amare il prossimo come sé stesso, non offenderlo mai, evitare la menzogna: ecco i comandamenti del Vecchio Testamento.

Ascolta ora quello della perfezione evangelica: Dà a chiunque ti chiede, e a chi prende del tuo, non richiederlo (Lc 6,30). Bisogna accettare con gioia di vedersi privati di ogni oggetto, di ogni cosa materiale, anzi, ben di più, di essere chiamati a sacrificare la vita per i fratelli. Costui è il misericordioso, ben diverso da quello che si limita a dare un’elemosina all’altro.

Sta’ ancora a sentire: misericordioso è l’uomo che vedendo o ascoltando l’afflizione del fratello, vi compatisce dal fondo del cuore . O anche colui che, colpito dal fratello, non avrà l’impudenza di rispondere all’oltraggio, ma eviterà di affliggere l’altro.

 

 

Disc.23, op.cit.p.160
 

Non far distinzione fra ricco e povero. Non cercare di conoscere quello che è degno e quello che non lo è. Per te, gli uomini siano tutti uguali nel bene, là dove potrai attirare anche gli indegni. Infatti il cuore passa rapidamente dalle realtà corporee al timore di Dio. Il Signore mangiava alla tavola dei pubblicani e delle prostitute. Non allontanava gli indegni, per attrarre così tutti verso il timore di Dio e permettere loro con mezzi sensibili di pervenire alle realtà dello Spirito.

Considera dunque tutti gli uomini, fossero atei o assassini, uguali nel bene e nella stima: vedi in ognuno tuo fratello secondo natura, anche se è sviato lontano dalla verità, senza saperlo.  Quando fai del bene a qualcuno, non ricevere nulla in cambio. Sarà Dio a ricompensarti. E possibilmente, non fare neppure il bene per averne la ricompensa in cielo.

Se hai scelto la povertà, se per grazia di Dio ti sei slegato da ogni assillo, e se con la povertà ti innalzi sopra tutto ciò che è mondano, fa’ attenzione di non amare il possesso insieme con la povertà. Col pretesto di far elemosina, ti cacceresti nei guai ricevendo da uno quello che dai all’altro; perderesti il tuo onore soggiacendo alle sollecitazioni umane. Dalla libertà e dalla nobiltà della tua scelta, cadresti negli affanni della vita terrena. Infatti il livello a cui sei salito è più alto di quello di chi fa l’elemosina. No, ti prego, non precipitare in basso. L’elemosina è come il cibo dei bambini. Ma l’esichia è l’apice della perfezione. Se hai qualcosa, condividilo una volta per tutte. Ma se non hai nulla, non cercare di possedere qualcosa. La tua cella sia sgombra dalle delizie del mondo e da ogni superfluità. 

 

 

Disc. 38. Op.cit.,p.228.

 

La gioia che è in Dio è più forte della vita presente. Chi l’ha trovata non soltanto non si lascia più coinvolgere dalle passioni, ma smette di adocchiare languido questa esistenza mortale; e si slaccia da ogni altra sensazione, tanto autentica è questa gioia. L’amore è più soave della vita. Più dolce ancora, più dolce del miele e della cera è la consapevolezza di Dio, da cui nasce l’amore.

L’amore non si rattrista minimamente di ricevere la morte più orrenda per coloro che ama. L’amore è figlio della conoscenza. E la conoscenza ha origine dalla salute dell’anima. La salute dell’anima è una potenza che scaturisce da una pazienza lunga e sottile. 

Che cos’è la conoscenza?  La sensazione della vita immortale.

E cos’è la vita immortale?  E’ avvertire ogni realtà in Dio.

Infatti l’amore proviene dalla consapevolezza. E la conoscenza divina regna sopra tutti i desideri. Il cuore che riceve una tale conoscenza, porta in sé qualcosa superiore a tutta la dolcezza che v’è in terra. Nulla assomiglierà mai alla dolcezza della conoscenza divina.

Signore, colmami il cuore di vita eterna.

La vita eterna è il conforto che viene da Dio. Colui che ha trovato in Dio la consolazione, considera superflua la consolazione del mondo.

 

 

 

Disc.42. Op.cit.,pp.241-242.

 

Finché non si sprezza dal fondo del cuore la causa del peccato, non siamo liberati dal piacere della sua pulsione. Questo è il combattimento più duro, che impegna fino al sangue, e dove la nostra libertà è messa alla prova, mentre l’amore per tutte le virtù entra in gioco nello stesso tempo.

Poiché abbiamo abbandonato piccole cose che reclamavano la nostra attenzione per l’amore di Cristo, come scrissero i sapienti, siamo in balia del nemico. Chi non sottomette a Dio la propria volontà, si assoggetta al suo avversario. Perciò considera che queste cosette che ti sembrano tanto infime, sono come baluardi che ci proteggono da chi vorrebbe farci sua preda. Attuare tali piccole virtù dentro la cella custodisce la nostra esistenza; invece gli insensati non considerano il male che si procurano disdegnando questi piccoli atti virtuosi. L’inizio e il centro della loro via sono una libertà che non si lascia educare ed è madre delle passioni.

E’ meglio sforzarci per non disertare la pratica di piccole cose che permettere al peccato di impiantarsi in noi. Infatti l’approdo di questa cosiddetta libertà intempestiva è dura schiavitù.

 

 

Disc.44. Op.cit.,pp.252-253.

 

Cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta (Mt 6,33). Se tu hai chiesto a Dio qualcosa ed egli ha indugiato ad esaudirti, non affliggertene. Non sei più bravo di Dio. Ciò ti capita perché sei indegno di ottenere quanto brami oppure perché le vie del tuo cuore non vanno nel senso della tua preghiera ma in quello opposto; forse può anche essere che tu non sia ancora pervenuto al punto in cui puoi ricevere la grazia che chiedi.

Non dobbiamo desiderare prima del tempo quello che ci supera, per non rendere inutile la grazia di Dio ricevendola troppo presto. Infatti tutto quel che è ricevuto nella facilità può venir perso altrettanto rapidamente. Ma qualsiasi favore è custodito con cura quando è trovato mediante la pena del cuore.

Abbi sete di Cristo, perché egli ti inebri del suo amore. Chiudi ben gli occhi davanti alle delizie di questa vita, perché Dio stabilisca la sua pace come regina nel tuo cuore. Astieniti dalle cose che ti scintillano davanti agli occhi, per essere degno della gioia spirituale.

 

 

 

Disc. 84°, Op.cit. p.84

 

 Attraverso le sofferenze e l'afflizione, Dio ha fatto crescere la memoria di sé nel tuo animo. Mediante il timore dell'avversità ti ha offerto il modo per rimanere ben desto alla porta della sua misericordia. Per liberarti poi da essa ti ha seminato in cuore l'amore per lui. Facendo scendere l'amore si è accostato a te e ti ha onorato con la grazia dell'adozione, offrendoti la strabiliante ricchezza della sua propria vita.

Dimmi: da che cosa potresti riconoscere la sua provvidenza e la sua sollecitudine se tu non avessi incontrato qualche guaio? Proprio in gran parte per tali incidenti ti è possibile aumentare l'amore di Dio nel tuo cuore; cioè comprendere i suoi doni e ricordare la vastità della sua provvidenza. Tutti i beni celesti ti vengono dalle afflizioni, affinché tu impari a render grazie.

Ricordati perciò di Dio, perché anche Dio si ricordi sempre di te. Ricordandosi di te, ti salva. E tu riceverai dalla sua mano ogni beatitudine. Se perseveri nella memoria di lui, a suo tempo il rapporto con Dio ti trasporterà nell'estasi e nello sbalordimento, perché gioisce il cuore di chi cerca il Signore.