Vincenzo Noja
MONTE  ATHOS
"UNA VIA ALLA SANTITA'"


 

Certamente l'impressione dei pellegrini, di ritorno dalla penisola dell'Athos, è quella di es­sere stati in una santa terra protesa verso l'Eter­no assoluto.
Da tempi immemorabili il territorio del Monte Santo dal carattere selvaggio e desola­to, boscoso e roccioso, è servito come luogo di ritiro degli asceti in cerca di solitudine.
Per questo la forma più antica di monache­simo sull'Athos è eremitica, ereditata dagli anacoreti del deserto egiziano.
Il primo grande monastero di severa regola cenobitica fu la grande Lavra o "laura" di Meghisti (Grande villaggio), fondata da sant’Atanasio l'Athonita. Questo primo cenobio provocò grande scompiglio tra gli eremiti che abitavano da tempo il Monte Santo.
L'Athos è considerato "il cuore dell'Orto­dossia", dove i monaci praticano l'esichia tota­le nell'attesa della luce taborica di Trasfigura­zione.
«L'esichia è recisione dei mali. Se poi si ag­giungono anche le quattro virtù cardinali, in­sieme con la preghiera, non vi è aiuto più rapi­do per giungere all'impassibilità» (Nicodimo Aghiorita).
Da oltre mille anni i monasteri, le skìte e le calive sulla penisola athonita sono centri spiri­tuali di palpitante e genuina ricerca mistica di Dio. «Alcuni eruditi occidentali hanno chia­mato gli asceti del Monte Athos "yogi bizanti­ni" perché le loro tecniche di meditazione e re­spirazione sono considerate molto vicine allo yoga indiano».
Ideale del mistico athonita è l'unione con il Cristo lucente del Tabor: in pratica il raggiun­gimento della santa illuminazione. Per questo motivo la giornata liturgica in un monastero del Monte Santo è di circa dodici ore, mentre la preghiera è continua, senza intermissione. Secondo l'istruzione dell'abate Filomene della Filocalia, ripresa da Teofane il Recluso (m. 1894), «si deve ripetere frequentemente con slancio: Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me povero peccatore! Fa' questo senza interruzione in chiesa, in casa, per strada, du­rante il lavoro e durante il pasto, sul tuo giaci­glio: in una parola, dal momento in cui apri gli occhi fino a quello in cui li chiudi; sarà esatta­mente come esporre qualcosa al sole, perché significa restare in presenza del Signore che è il sole del mondo spirituale». I monaci orto­dossi, e particolarmente dell'Athos, associano la Preghiera di Gesù all'uso di un rosario (ciok­ti) per giungere attraverso la pratica ascetica al "Cuore di Dio".
Il monaco dell'Athos pratica la preghiera noerà (o di Gesù, o del cuore) per anni ed anni, mentre purifica il suo cuore con la vita devota, la liturgia, le altre preghiere, la lettura dei Sal­mi e le espiazioni.
In un primo tempo si sincronizza il ritmo del respiro con la preghiera mentale, in un se­condo momento la preghiera diviene pura e spiritualizzata, al punto tale che si armonizza automaticamente con il battito cardiaco, ed allora per mezzo dell'inconscio e del sistema vegetativo l'asceta può comunicare, mediante l'aiuto di Dio, con le potenze celesti.
Secondo i padri esicasti, per mezzo delle va­rie pratiche ascetiche, della lettura dei Salmi, della vita liturgica, e della preghiera del cuore, ripetuta senza intermissione di giorno e di notte, l'amarezza diventa dolcezza e la dolcez­za amarezza, allora si conosce la vera vita in Cristo e la sua luce divina ci trasforma, perché tutto s'identifica nell'assoluto e infinito pensiero di Dio.
Quest'affascinante spirito vivente, dedito alla ricerca della quiete e del silenzio nell'atte­sa della luce indicibile e del riposo in Dio, vie­ne dalla meditazione profonda del nulla e dall'amore per tutte le cose e le creature.
Nel corso di un millennio sono sorte innu­merevoli leggende intorno ai monaci dell’Athos: alcuni avrebbero visto i monaci solle­varsi dal suolo e librarsi nell'aria, o la neve scio­gliersi mentre pregavano per la temperatura elevata del loro corpo.
 


 

Tra i grandi Padri dell'antichità che diedero le basi alla tradizione esicasta dell'Oriente cri­stiano ricordiamo:

San Diadoco di Fotica (400 ca.-474 ca.)

Fu uno dei più convinti fautori della Pre­ghiera di Gesù; secondo la sua dottrina l'invo­cazione del nome di Gesù è efficace contro le illusioni del diavolo. Per Diadoco è necessario avere il costante ricordo di Dio non solo nella mente ma nel cuore.
San Diadoco è stato uno dei maggiori autori dedito alla ricerca del discernimento spirituale, incluso nella Filocalia di Nicodimo Aghiorita.

San Massimo il Confessore (580 ca.-662)
Profondo commentatore di Dionigi l'Areo­pagita, i suoi scritti più famosi sono di carat­tere ascetico-mistico.

Simeone il Nuovo Teologo (949-1022)
Simeone fu uno dei più profondi mistici bi­zantini, diede le basi all'esicasmo palamita. Già monaco di Studion, fu ordinato sacerdote ed eletto Igumeno nel monastero di san Mam­mas. Espose in maniera dettagliata la pratica della preghiera del cuore.

Tra i più noti rappresentanti della tradizio­ne esicasta del Monte Athos citiamo:

Gregorio Sinaita, nacque nel 1255 a Clazome­ne in Asia Minore. Fu iniziato all'esicasmo dall’anacoreta Arsenio dì Creta.
Divenne eremita sul Monte Athos dove in­segnò a molti discepoli la pratica della preghie­ra. Dopo la sua morte, il 27 novembre 1346 i suoi discepoli diffusero l'esicasmo nei paesi ortodossi. «É chiamato dottore dell'esichia».

Gregorio Palamas (1296-1359), prima monaco al Monte Athos e poi arcivescovo di Tessaloni­ca, fu il più grande teorico dell'esicasmo. Nac­que a Costantinopoli e divenne eremita assieme ai fratelli Macario e Teodosio. In seguito abate del cenobio athonita di Esphigmenou. Assunse le difese dei monaci esicasti. Nel 1351 la sua te­ologia è proclamata dottrina ufficiale della Chiesa Ortodossa. L'Athos divenne la fonte della mistica esicasta e, grazie a lui, non solo della pratica ma anche della teoria teologica. Nel 1500 molti monaci russi provenienti dall'Athos diffusero la pratica esicasta in Russia.

Nil Sorskij (1433-1508), monaco del monaste­ro di Bielo Ozero, raggiunse il Monte Athos, che fu una tappa decisiva per la sua formazione spirituale. Qui Soggiornò a lungo «nutrendosi dell'esichia».
Nil ebbe la fortuna di avere come padre spi­rituale il celebre staretz Paisij Jaroslavov.
Sorskij fu un fautore della vita monastica come via più sicura per la salvezza dell'uomo che conduce all'unione con Dio già in questa vita. Egli scrive che gli anacoreti scelgono la solitudine non per stare soli, ma per vivere indisturbati la vita in Dio e praticare l'esichia.

Lo Staretz ucraino Paisij Velickovskij (1722-1794), ha ventiquattro anni quando si mette in cerca di un padre spirituale. Lo Spirito Santo lo guida per quattro anni alle profonde letture mistiche, come gli scritti di Nil Sorskij. Tra­scorse dodici anni sull'Athos dove si incammi­nò all'illuminazione e al raggiungimento dell’esichia. Iniziò alla Preghiera del cuore oltre mille monaci discepoli, e tradusse la prestigiosa versione slavonica della Filocalia (Dobrotoljubie).

Lo Staretz Silvano del Monte Athos (1866-1938)

Padre Silvano fu uno dei più grandi mistici del Monte Santo. Fu accolto nel monastero russo di San Panteleimon.
«Viveva sulla terra un uomo posseduto dal desiderio di Dio. Aveva pregato per molto tempo dicendo: "Abbi pietà di me". Ma il suo grido si perdeva nel Silenzio di Dio... Fu Te­stimone dell'amore divino»

Ecco i dati forniti dal suo monastero:
«Padre Silvano, monaco dal grande abito.
Nome: Simeon Ivanovic’ Antonov, contadino della provincia di Tambov; distretto di Lebe­dinsk, villaggio di Siovsk. Nato nel 1866. Giunto al Monte Athos nel 1892».
Delle numerose esperienze mistiche del be­nedetto padre Silvano riportiamo un brano molto espressivo sulla visione del Salvatore: Andai alla chiesa per i vespri e, fissando l'ico­na del Salvatore, esclamai: «Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me Peccatore».
A quelle parole vidi, al posto dell'immagine, il Signore vivente e la grazia nello Spirito San­to, che Gesù Cristo è Dio. Questa grazia divina fece nascere in me il desiderio di soffrire per Cristo.

 

Amburgo, 30 aprile 2000           

Vincenzo Noja, prefazione al libro: MICHAEL A. WITTIG, IL MONTE ATHOS, ed. Gribaudi, a cui si rimanda per l’approfondimento.

Questo libro è una guida completa, con immagi­ni, ricca di informazioni su:

·  l'itinerario per la visita ai venti monasteri e agli eremi sparsi nella penisola con l'aiuto di cartine,

·  i sentieri più accessibili,

·  la storia e le immagini delle opere d'arte (icone, affreschi, reliquie ecc.) conservate nei monasteri,

·  la storia e le vicende, il rapporto tra la Chiesa orientale e la Chiesa di Roma dalle origini ai giorni nostri,

·  la vita e la spiritualità del monaco ortodosso, immutata dalle origini dell'Athos,

·  come si svolge la giornata in ogni monastero,

·   le curiosità, le ricette dei monaci e molto altro ancora.