S. FRANCESCO DI PAOLA AI MONTI

"CHIESA DEI CALABRESI"

Da tempo ormai immemorabile, soprattutto il 2 aprile, in occasione della festa di S. Francesco, la vasta comunità dei Calabresi residenti a Roma si riunisce nella chiesa dedicata al patrono principale della Calabria, ubicata nel rione Monti, che dal lontano 1650 è officiata dai Minimi.

In vista dell’ormai prossimo Giubileo e per dare una configurazione canonica a questa chiesa, Mons. Antonio Cantisani, Arcivescovo di Catanzaro-Squillace, nella sua veste di Presidente della Conferenza Episcopale Calabra, accogliendo i voti formulati dalla Giunta Regionale Calabrese, ha chiesto al Card. Camillo Ruini, Vicario Generale di Sua Santità per la diocesi di Roma, di elevare la chiesa di S. Francesco di Paola a "Chiesa dei Calabresi". La richiesta è stata favorevolmente accolta ed il 18 ottobre, dal Vicariato, è stato emanato il seguente decreto (prot. 293 G 185/99):

Camillo

del Titolo di S. Agnese fuori le Mura

della Santa Romana Chiesa Cardinale Ruini

Vicario Generale di Sua Santità

per la diocesi di Roma

Le chiese storiche dell’Urbe rappresentano un valore pastorale che deve essere gelosamente custodito, perché sia sempre vivo ed operante nella vita della comunità cristiana della Diocesi.

A tale scopo, tra l’altro, la Chiesa di Roma non ha omesso di emanare norme mediante le quali fosse opportunamente sottolineata una speciale funzione pastorale degli edifici sacri, valorizzando il legame che esiste tra la "domus Dei" ed una particolare comunità di fedeli, vere pietre vive che mantengono salde molte qualificate tradizioni, segno evidente dell’eccezionale ricchezza e varietà di presenze ed iniziative ecclesiali della Diocesi del Santo Padre.

In questa cornice appare più evidente la necessità di tutelare il patrimonio di arte e la testimonianza di fede viva di una comunità cristiana – caratterizzata per la sua specifica provenienza regionale, quella calabrese – rappresentati dalla Chiesa di S. Francesco di Paola ai Monti, sede della Curia Generalizia dei Pp. Minimi.

Pertanto, accogliendo l’auspicio della Conferenza Episcopale Calabra così come espresso da S. E. Mons. Antonio Cantisani, e confermando un’ormai lunga e consolidata tradizione, che trova un sostanziale impulso nella devozione della gente di Calabria

DECRETO

che la Chiesa di S. Francesco di Paola ai Monti sia qualificata "CHIESA DEI CALABRESI", riconoscendone così la particolare funzione pastorale. Questa si espliciterà in iniziative da realizzarsi sempre sotto la responsabilità del Rev.do Rettore della Chiesa in armonia col progetto pastorale diocesano, e si tradurrà soprattutto nell’offerta di un’adeguata accoglienza ai pellegrini calabresi, nonché nell’organizzazione di specifici incontri e celebrazioni per questi gruppi di fedeli in occasione del Grande Giubileo.

Dato in Roma, dalla sede del Vicariato nel Palazzo Apostolico Lateranense, il giorno 18 ottobre A. D. 1999, festa di S. Luca Evangelista.

+ Camillo Card. Ruini

La notizia dell’attribuzione di questa qualifica, che equipara la chiesa di S. Francesco alle altre chiese nazionali esistenti a Roma, come facilmente immaginabile, è stata ripresa dai maggiori organi di informazione regionale ed ha riempito di gioia non solo la comunità romana dei Calabresi, ma anche quelle che vivono ed operano in Calabria e all’Estero.

Al fine di comprendere l’importanza del decreto emesso dal Vicariato di Roma, val la pena spendere qualche parola sull’origine di questa chiesa e sulle vicende dell’annesso collegio che, oltre ad esser stato visitato da papi e cardinali, ospitò tra le sue mura Tommaso Campanella prima della sua fuga in Francia.

Anzitutto occorre dire che la nascita di questa istituzione si deve ad un sacerdote calabrese, Don Giovanni Pezzullo, nativo di Regina (Cosenza), il quale, alcuni mesi prima di morire, il 4 febbraio 1623 acquistò l’antico palazzo Cesarini, nel quale, sul finire del ‘400, avevano dimorato i Borgia. Insieme a questo vasto immobile, Don Giovanni lasciò ai Minimi tutti i suoi beni finalizzandoli all’erezione di un collegio di studio per i religiosi nativi della provincia di Calabria Citra, corrispondente all’odierna provincia cosentina, ed una chiesa, sia l’uno che l’altra dedicati a S. Francesco. Mentre il collegio già nel 1623 era entrato in funzione, in quanto c’era stato bisogno solo di adeguare l’antico palazzo alla nuova funzione, per la chiesa, invece, occorsero alcuni decenni essendo stata realizzata ex novo.

In questa istituzione calabrese, oltre ad avervi insegnato i più prestigiosi e rinomati teologi e filosofi minimi cosentini, alcuni dei quali furono poi elevati alla dignità episcopale (Costantini, Perrimezzi ed Entrieri), vi hanno anche vissuto religiosi di santa vita. Per tutti basti ricordare il B. Nicola Saggio da Longobardi, di cui prossimamente celebreremo il 350° anniversario della nascita, ed il ven. P. Bernardo Maria Clausi.

Incamerato nel 1873 dal Regio Demanio, successivamente l’immobile del convento-collegio, visto che era sorto grazie al legato Pezzullo, fu restituito all’Ordine e ritornò ad essere casa di formazione e, addirittura, fu elevata a sede della curia generalizia dei Minimi.

Tra le tante benemerenze acquisite dopo la seconda riapertura, per lo più sconosciute al grande pubblico, merita di essere ricordata l’accoglienza riservata durante l’ultimo conflitto mondiale agli Ebrei, che, grazie alla protezione trovata tra le mura di questa antica e gloriosa istituzione calabrese, riuscirono a sfuggire all’Olocausto.

P. Rocco Benvenuto