4) Wall Street: la grande truffa che fa tremare l'America

di Marco De Martino del 15 maggio 2003

 

Centinaia di e-mail hanno permesso al procuratore di New York di incastrare i manager di dieci finanziarie che consigliavano di comprare titoli di aziende quasi in fallimento. La vicenda preoccupa perfino la Casa Bianca. Perché potrebbe influenzare il voto delle presidenziali nel 2004.

 
Prima di lanciare la sua crociata contro Wall Street il procuratore generale dello stato di New York, Eliot Spitzer, si era occupato degli affari della famiglia Gambino nel settore dell'abbigliamento. Per farlo aveva costruito dalle parti di Chinatown, a Manhattan, una finta industria tessile che per mesi diede lavoro a 30 operai, nessuno dei quali sapeva di stare lavorando per la polizia. Centinaia di ore di intercettazioni portarono all'incriminazione dei boss mafiosi. Neanche un microfono nascosto è stato invece usato da Spitzer per incastrare la Merrill Lynch, la Salomon Smith Barney e gli altri sette giganti della finanza americana che lo scorso 28 aprile hanno patteggiato un accordo da 1,4 miliardi di dollari con il procuratore che li aveva messi sotto inchiesta due anni fa. è bastata la lettura di centinaia di migliaia di pagine di documenti interni, appunti, memorandum: «Non ci voleva un detective per scoprire l'inganno, sarebbe bastato l'ispettore Clouseau» ha detto Spitzer.

Tra i documenti più devastanti da lui raccolti centinaia di email, un fiume di posta elettronica, che messe assieme ricostruiscono il lato oscuro del boom di borsa degli anni Novanta. Ci sono le email degli analisti che pubblicamente consigliavano di comprare titoli che privatamente deprecavano: «Cosa c'è di così interessante in Goto.com a parte i soldi che paga alla nostra banca di investimento?» chiede un amico a Henry Blodget, una volta il principale analista sulle aziende di internet della Merrill Lynch, a cui è ora vietato a vita comprare una sola azione. La sua risposta: «Nulla».

Un analista della Credit Suisse First Boston che si era permesso di sconsigliare i titoli di un'azienda cliente della banca d'investimento riceve questa lettera: «Regola non scritta numero uno: se non puoi dire qualcosa di positivo, non dire niente». E ci sono poi le email esasperate dei piccoli broker di provincia della Salomon Smith Barney, i cui clienti perdevano la pensione investendo nei titoli consigliati dall'azienda nonostante il tracollo di borsa: «In 16 anni di carriera nella finanza non ho mai ricevuto consigli più sbagliati da un analista».

Ancora adesso le aziende che dovranno pagare la penale non ammettono alcuna colpa. Ma è difficile uscire dalla lettura degli atti dell'inchiesta senza porsi una domanda sconcertante: fu solo una bolla speculativa o anche una grande truffa? Sulla risposta il procuratore Spitzer non ha mai avuto dubbi. La sua inchiesta ha messo in difficoltà per due anni l'amministrazione Bush, che ora deve giocarsi la rielezione proprio sul rilancio di un'economia screditata dalla questione morale. Ma quella dell'indagine su Wall Street è anche la storia di un procuratore ambizioso destinato a una radiosa carriera politica nel Partito democratico, di un manipolo di dieci avvocati che ha messo in ginocchio gli uffici legali delle grandi banche d'affari, della scoperta di un sistema basato sul confitto di interessi. E di 700 mila miliardi di dollari, i risparmi di milioni di americani, spariti nel nulla.

Tutto comincia proprio da uno di loro. Debases Kanjilal, 46 anni, un pediatra newyorkese. Uno dei tanti ad avere perso i propri risparmi, circa 500 mila dollari, nel crollo del Nasdaq iniziato nel marzo 2000. Lui però non ci sta e un anno dopo chiede al suo avvocato di denunciare la Merrill Lynch. L'accusa: avergli ripetutamente sconsigliato di liberarsi del titolo della Infospace, un'azienda di internet, anche mentre questo crollava da 122 a 10 dollari.
Ogni volta che Kanjilal cercava di vendere il suo broker citava Henry Blodget, guru della Merrill Lynch, che sulla Infospace continuava a produrre rapporti favorevoli. Quello che il risparmiatore non poteva sapere era come Blodget chiamava nelle sue email le aziende su cui dava giudizi tanto favorevoli: «rottami», «pezzi di merda», «polvere da sparo». Non poteva leggere le email che arrivavano a Blodget dalle centinaia di broker locali della Merrill Lynch assediati dalle proteste dei risparmiatori: «Non dovremmo almeno preoccuparci del fatto che il ceo di Infospace ha già venduto un milione di azioni?». E soprattutto i risparmiatori come lui non potevano provare il loro sospetto di fondo: che a motivare i giudizi di Blodget non fossero analisi indipendenti ma il fatto che la Infospace stesse per comprare la Goto.com, azienda di internet rappresentata da Merrill Lynch, che da quell'affare avrebbe tratto enormi profitti.

Quando Spitzer decise di approfondire quella denuncia, ancora non era chiaro quale sarebbe stato il risultato della sua indagine: smascherare un sistema che sembra costruito per tradire i risparmiatori. Un sistema nato nel corso degli anni Novanta da una serie di fusioni che hanno annullato il confine che una volta separava i grandi broker che si rivolgevano al pubblico dei risparmiatori (come la Dean Witter e la Merrill Lynch) e le banche d'affari come la Morgan Stanley e la Goldman Sachs i cui clienti erano le grandi istituzioni. Il risultato sono gli attuali grandi supermercati della finanza che Paul Volcker, ex capo della Federal reserve, definì «concentrati di conflitti di interesse». Fu proprio Jack Grubman, analista della Salomon Smith Barney tra i protagonisti dell'inchiesta giudiziaria, che ai tempi del boom disse: «Quello che una volta era conflitto di interessi ora è sinergia».

Secondo gli inquirenti, il suo vero lavoro non era produrre analisi indipendenti ma promuovere con la sua ricerca i titoli che i banchieri del gruppo collocavano in borsa: dal 1996 al 2001 si sono affidate alla Salomon 81 aziende che hanno raccolto sul mercato 190 miliardi di dollari, generando un profitto di un miliardo di dollari per il gruppo, e un compenso da 20 milioni di dollari l'anno per Grubman. I suoi rating erano quasi sempre favorevoli: tanti 1 e 2, compra e accumula, che provocavano le email infuriate dei broker.
Nel gennaio del 2001 un rapporto interno notava che la Salomon non stava consigliando di vendere i titoli di neppure una delle 1.179 aziende che teneva sotto osservazione. Più tardi la Global Crossing, la Worldcom, la Winstar e altre aziende elogiate da Grubman finirono in bancarotta. Eppure, il suo stipendio rimaneva di 20 milioni di dollari l'anno. E alla fine l'analista esce dall'inchiesta più come uno spregiudicato opportunista che come un criminale: «Molti dei clienti stanno crollando a zero» scrisse in una email nell'aprile del 2001. «Io volevo valutare i titoli al ribasso mesi fa ma fui sottoposto a enormi pressioni dalle nostre banche».

Le buone valutazioni non generavano solo profitti ma permettevano anche la tecnica dello «spinning»: concedere cioè ai migliori clienti di sottoscrivere i collocamenti di borsa più redditizi. I buoni rating non venivano solo chiesti agli analisti interni ma anche a quelli esterni: secondo gli atti dell'inchiesta, Morgan Stanley ha pagato circa 2,7 milioni di dollari a 25 istituzioni finanziarie per ricerche sui suoi migliori clienti.

A Grubman è stata inflitta una multa di 15 milioni di dollari, assieme al divieto di lavorare nella finanza. Di tutti quelli sotto inchiesta l'unico che rischia la galera è Frank Quattrone, ex analista di punta di Credit Suisse First Boston, accusato di avere chiesto ai suoi impiegati di distruggere le loro email mentre era già in corso l'inchiesta di Spitzer. è stato proprio il procuratore a volere sanzioni penali molto lievi, convinto che la criminalizzazione delle aziende avrebbe portato ulteriori danni per i risparmiatori. Spitzer ha invece puntato sulle riforme, chiedendo la fine dello spinning e una chiara separazione tra le attività di investment banking e quelle di analisi. Forse troppo poco per cambiare veramente Wall Street.

C'è chi nota che gli 1,4 miliardi di dollari di penale dell'accordo ammontano al 7 per cento appena dei profitti dei dieci colossi di Wall Street l'anno passato, il peggiore dal 1995. L'equivalente di uno schiaffetto, insomma, anche perché circa un miliardo della penale è deducibile dalle tasse: «Senza condanne per i dirigenti delle società incriminate non credo che Wall Street cambierà» ha detto Richard Shelby, responsabile della commissione bancaria del Senato. Che i grandi della finanza facciano fatica ad adeguarsi è già chiaro. Con mossa provocatoria il New York stock exchange ha cercato di mettere nel suo consiglio di amministrazione Sanford Weill, amministratore delegato di Citigroup, appena condannato a non parlare agli analisti se non in presenza di un avvocato.

Per ora George Bush si è tenuto lontano dalla questione: il suo unico segnale di solidarietà con i risparmiatori è stato la sostituzione di Harvey Pitt alla guida della Sec, la Consob americana, accusata di non avere denunciato prima gli scandali. Segno che Bush sa bene che è proprio sui temi dell'inchiesta di Spitzer che si giocherà l'anno prossimo una delle partite più importanti per la rielezione alla Casa Bianca.

  

 

 

 
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Alcune delle intercettazioni che hanno portato all'incriminazione delle società di Wall Street

Salomon Smith Barney. «Ho sempre visto T come un business tra me e Sandy» scrive l'analista Jack Grubman della Salomon Smith Barney. Dove T sta per At&t, del cui titolo Grubman ha alzato il rating dopo averla spesso criticata. E Sandy sta per Sanford Weill, amministratore delegato della Citigroup, di cui Salomon Brothers fa parte.
In un'altra email Grubman spiega quale fosse il business: «Ho usato Sandy per fare accettare i miei bambini all'asilo Y sulla 92a strada, in cui è più difficile entrare che non a Harvard». Secondo gli inquirenti, poco dopo la Citigroup avrebbe promesso una donazione di 1 milione di dollari all'asilo, anche se Weill ha sempre smentito che la ragione fosse l'aumento di rating.
Merrill Lynch. Nell'ottobre del 2000 un broker della finanziaria scrive al suo analista Henry Blodget: «Mi vergogno per non avere fatto il lavoro che si presume dobbiate fare voi analisti, ma trovo perlomeno incredibile che tu consigli di comprare a 100 dollari i titoli di un'azienda che ha appena prodotto il suo annual report con alcune parti scritte a mano». L'azienda era la Infospace e per tutta risposta Blodget scrive a una sua assistente: «Sono stufo di ricevere queste lettere. Possiamo togliere questo rottame (il titolo Infospace, ndr) dalla lista?». Il rating del titolo venne però abbassato solo un anno dopo, quando aveva raggiunto quota 15 dollari.
Lehman Bros. Scrive in un'email un'analista: «Quando è troppo è troppo. Ho cercato di abbassare il rating della Rsl tre volte nell'ultimo anno, ma ogni volta sono stato trattenuto per ragioni bancarie».