torna alla pagina precedentevai alla pagina successivaLa Città dei Filosofi - Quaderno 12/4 - 2001

III nodo: Ragione ed esperienza sensibile (5 ore)

 

Questo nodo tematizza la stretta integrazione di ragione ed esperienza sensibile nella conoscenza, attraverso la riflessione su due testi famosi, di Platone e di Galileo. Di questi testi, verrà naturalmente suggerita una lettura molto selettiva, che permetterà di cogliere esclusivamente gli elementi funzionari al percorso, che sono rispettivamente:

 

III, 1) Esperienza e concetto astratto e concreto (2 ore)

 

Testo 1

Il primo testo proposto è tratto dal Menone (71e-72d) di Platone. Esso permette di presentare anche in termini elementari la questione del rapporto tra concetto ed esperienza sensibile, tra astratto e concreto, utilizzando un episodio di ricerca socratica della definizione e del concetto.

SOCRATE. Lasciamo, dunque, Gorgia, dal momento che è assente; ma dì tu, in nome degli dèi, Menone, cosa sia virtù! Parla, non dirmi di no; sarò felice del mio errore, se mi dimostri che voi, tu e Gorgia, sapete in che consiste la virtù, a me, che pur sostenevo di non avere mai incontrato persona, che lo sapesse. [e] III. MENONE. Non ci vuol niente, Socrate! Innanzitutto se vuoi la virtù dell'uomo, è facile dire che questa è la virtù dell'uomo: essere capace di svolgere attività politica, e svolgendola fare il bene degli amici, danno ai nemici, stando attenti a non ricevere danno noi stessi. Se, invece, vuoi la virtù della donna, non è difficile, dimostrare che il suo dovere consiste nell'amministrare bene la casa, conservandone i beni e restando fedele al marito. E così altra è la virtù del fanciullo, a seconda che sia femmina o maschio, altra quella di un vecchio, a seconda che sia libero o schiavo. [72a] E altre infinite virtù ci sono, onde non v'è imbarazzo a dire in che consista la virtù. Per ciascuna attività ed età e per ciascun atto vi è una propria virtù, sì come credo vi sia un vizio, Socrate. SOCRATE. Quale mai fortuna sembra mi sia toccata, Menone! Andavo cercando una sola virtù, ed ecco che grazie a te già ne trovo uno sciame. E, o Me-[b] none, se proprio prendendo questa immagine dello sciame io ti domando: l'essenza, qual è? mi risponderai che di api ce n'è molte e di molti tipi. Ma se ti domando ancora: "E perché le api sono molte e di molti tipi e diverse tra loro? perché sono api? 0 differiscono tra di loro solo per bellezza, grandezza e così via?" Dimmi, come risponderesti a simile domanda? MENONE. Che in quanto api non differiscono 1'una dall'altra. SOCRATE. E se [c] poi ti domando: "Dimmi, Menone, che cosa è ciò per cui le api non differiscono fra loro, onde sono tutte api? Cosa è questo?" Sai rispondermi? MENONE. Sicuro! IV SOCRA TE. Lo stesso si ripeta per le virtù: anche se molte e di molti tipi, in tutte ha da esservi una sola forma, per cui sono virtù, e su tale forma bisogna tener gli occhi fissi, attentamente, perché la risposta alla domanda sia corretta e faccia esattamente comprendere in che consiste [d] la virtù.

 

Analisi del testo

a) E' raccomandabile chiarire preliminarmente che ci troviamo di fronte, a un dialogo platonico, che si sforza di riprodurre in forma, scritta il concreto dialogare orale socratico nella piazza di Atene. Non è necessario - ma in taluni contesti potrebbe rivelarsi opportuno - specificare il contesto polemico antisofistico in cui si inserisce il passo.

b) E' necessario invece chiarire almeno che la polemica si rivolge contro chi - sollecitato a dare una definizione, in questo caso di "virtù", risponde con un elenco di casi o di esempi (la virtù dell'uomo, la virtù della donna, del ragazzo, eccetera. Si tratta come è noto di una consuetudine degli stessi scolari, alla quale è bene far riferimento criticamente;

c) E' opportuno evidenziare il significato ironico del ringraziamento rivolto a Menone da Socrate per aver ottenuto - invece dell'unica definizione di virtù da lui richiesta - un "sciame", ovvero una molteplicità di virtù.

Può valer la pena - se il contesto lo consente - soffermarsi brevemente sul significato dell'ironia socratica come forma di critica delle opinioni accettate acriticamente dai suoi interlocutori e collegarlo a quanto detto nell'ambito del nodo I sui sensi a proposito dell'elemento scettico connaturato alle filosofia, anche quando essa non mira a una conclusione scettica, ma ricerca una verità ben fondata, come nel caso là richiamato di Cartesio e nel presente caso di Socrate.
Occorre sottolineare l'antitesi rilevata da Socrate tra unicità della essenza e della definizione e molteplicità degli esempi proposti da Menone, insistendo in particolare sull'analogia con le api. Il testo in quanto tale presenta qualche difficoltà. E' possibile nondimeno a partire da esso far comprendere come le qualità sensibili delle api, ossia quanto di ognuna di esse noi percepiamo concretamente con i sensi, siano ciò per cui le api si distinguono tra loro; mentre esse non si distinguono ma sono accomunate dalla "forma" (o idea o - socraticamente - concetto). L'elaborazione di quest'ultimo - si farà osservare - richiede di fare astrazione dalle peculiarità sensibili concrete delle singole api, per concentrarsi su quegli elementi che le accomunano e che vengono "presi insieme" nel concetto (si può anche lavorare sull'etimologia di "concetto", da cum-capio).

e) Si dovrà poi insistere sulla corrispondenza che sussiste tra concetto - sul piano logico o del pensiero - e definizione sul piano linguistico: con la definizione diciamo il concetto, che è lo strumento (astratto) attraverso cui pensiamo unitariamente una certa classe di individui (concreti) sensibilmente percepibili.

f) Infine, un ultimo punto sul quale richiamare l'attenzione degli scolari è quello che concerne il rapporto tra immagine mentale e concetto. Si può far osservare come l'immagine rappresenti sempre un individuo concreto; il concetto per valere per tutti gli individui che esso assume deve astrarre da particolarità concrete. Un esempio: il concetto di triangolo (figura piana trilatera) vale per tutti i triangoli; se immaginiamo un triangolo lo immagineremo inevitabilmente o rettangolo, o ottusangolo, ecc.

 

Laboratorio

 

Attività per gli studenti

Compiere i seguenti esercizi:

Elaborare il concetto delle seguenti classi di oggetti, definendole: i libri, gli studenti, i giovani, i gatti, i cubi.

 

III, 2) Ragione ed esperienza (2ore)

Testo 2

Per illustrare il profondo nesso esistente tra ragione ed esperienza sensibile si può prendere in considerazione la tradizionale concezione copernicana dei sistema solare. Questa concezione non solo è conosciuta - spesso in modo del tutto pregiudiziale - dagli studenti, ma consente di svolgere qualche semplice ragionamento connesso con la precedente concezione tolemaica. Da questo punto di vista l'insegnante dovrebbe anche cogliere l'opportunità di intervenire criticamente sul modo del tutto pregiudiziale con il quale lo studente inclina acriticamente per la difesa della teoria copernicana, affermando con estrema sicurezza che il sole sta ben fermo al centro dei sistema solare. Non dovrebbe essere difficile mostrare allo studente come la sua radicata convinzione circa l'eliocentrismo in realtà finisca per risultare molto più dogmatica del geocentrismo tolemaico: infatti il tolemaico, nel sostenere la sua affermazione, poteva appellarsi direttamente alla conoscenza sensibile che sembrava sostenere e fondare la sua affermazione circa il movimento effettivo del sole nel cielo. Di contro lo studente copernicano del 2000 compie un'affermazione che entra in drammatico contrasto con l'evidenza sensibile ma spesso e volentieri non sa addurre argomentazioni razionali e plausibili per sostenere l'eliocentrismo o l'eliostaticismo. In molti casi si limita ad affermare (dogmaticamente) che così gli è stato insegnato nella. Pertanto questo esempio risulta particolarmente felice per mettere in discussione critica il modo stesso con il quale lo studente, in genere, studia dogmaticamente, senza sforzarsi di comprendere il senso (e le ragioni!) di ciò che studia (e che spesso si limita a ripetere in modo del tutto pappagallesco).Ad ogni modo ci si può riferire ad un testo di Galileo che risulta essere particolarmente chiaro e significativo. Infatti nel suo Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, tolemaico e copernicano Galileo discute analiticamente il contrasto esistente tra i copernicani (che chiama pitagorici) e i tolemaici rispetto alla diversa utilizzazione della ragione e della conoscenza sensibile. Scrive dunque Galileo:

voi vi maravigliate che così pochi siano seguaci della opinion de' Pitagorici; ed io stupisco come si sia mai sin qui trovato alcuno che l'abbia abbracciata e seguita, né posso a bastanza ammirare l'eminenza dell'ingegno di quelli che l'hanno ricevuta e stimata vera, ed hanno con la vivacità dell'intelletto loro fatto forza tale a i propri sensi, che abbiano possuto antepor quello che il discorso gli dettava, a quello che le sensate esperienze gli mostravano apertissimamente in contrario.[…] non posso trovar termine all'ammirazion mia, come abbia possuto in Aristarco e nel Copernico far la ragione tanta violenza al senso, che contro a questo ella si sia fatta padrona della loro credulità.
(G. Galileo, Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, tolemaico e copernicano, ed. a cura di Libero Sosio, Einaudi, Torino, pp. 392-3).

 

Analisi del testo

Per rendere più accessibile il testo allo studente si può procedere, in primo luogo, ad una parafrasi puntuale del testo, in modo da offrire un testo più comprensibile per lo studente. qui di seguito suggeriamo una parafrasi (che naturalmente l'insegnante può sostituire con una sua propria diversa parafrasi):

vi meravigliate per il fatto che il numero dei seguaci dell'opinione copernicana sia cosi esiguo; per parte mia invece mi stupisco per un motivo esattamente opposto, poiché sono veramente meravigliato dal fatto che si sia trovato qualcuno che abbia avuto il coraggio di condividere l'idea dell'eliocentrismo e dell'eliostaticismo e non posso davvero fare a meno di ammirare la grandezza dell'intelligenza di coloro che hanno stimato vera la dottrina copernicana basandosi sulle argomentazioni fornite loro dall'intelletto per mettere a tacere le evidenze sensibili contrarie che traevano forza dall'esperienza, al punto che questi autori hanno finito per anteporre ciò che il ragionamento deduttivo insegnava loro a quello che i sensi gli dimostravano invece essere del tutto opposto [ ... ] Veramente non riesco a porre termine alla mia ammirazione per tutti quegli autori come Aristarco di Samo e Copernico che hanno avuto la forza intellettuale di condividere quanto gli dettava la loro ragione, andando contro a quanto gli veniva immediatamente attestato dai sensi.

 

In secondo luogo, questo passo consente di mettere in evidenza specifica il nesso esistente tra ragione ed esperienza sensibile: la ragione deve "far violenza" al senso, la ragione deve insomma procedere deduttivamente onde poter ricavare per deduzione delle conseguenze che saranno poi messe a confronto con la realtà empirica.

 

Laboratorio

 

Attività per gli studenti

 

Verifica formativa (1 ora)

Soglia di accettabilità: p. ti 10

 

Eventuale attività di recupero e approfondimIV,ento (1 ora)

Recupero. Per gli studenti che nella verifica non abbiano ottenuto un risultato soddisfacente, è opportuno prevedere un'ora di recupero sulle nozioni più importanti. In questo caso si potrebbe insistere sulla nozione di esperienza sensibile e sul rapporto tra astratto e concreto.

Approfondimento. Agli altri studenti - come occasione di approfondimento - può essere proposta la lettura del passo galileiano qui di seguito indicato, in cui Galileo spiega come la ragione possa "difalcare" gli impedimenti della materia. Questo decisivo nodo concettuale può essere illustrato prendendo le mosse dal passo di Galileo qui di seguito indicato, a patto, tuttavia, che la classe sia stata in grado di seguire con sufficiente p r o f i t t o l'articolazione dei tre nodi affrontati nel corso di questo modulo. Infatti il passo qui di seguito indicato consente non solo di concludere ad un livello impegnativo il modulo ma, in realtà, finisce solo per aprire altri, ulteriori problemi, i quali, a loro volta, potrebbero essere presi ad oggetto per l'organizzazione di un nuovo, più impegnativo, modulo di approfondimento:

Adunque, tuttalvolta che in concreto voi applicate una sfera materiale a un piano materiale, voi applicate una sfera non perfetta a un piano non perfetto; e questi dite che non si toccano in un punto. Ma io vi dico che anco in astratto una sfera immateriale, che non sia sfera perfetta, può toccare un piano immateriale, che non sia piano perfetto, non in un punto, ma con parte della sua superficie; talché sin qui quello che accade in concreto, accade nell'istesso modo in astratto: e sarebbe ben nuova cosa che i computi e le ragioni fatte in numeri astratti, non rispondessero poi alle monete d'oro e d'argento e alle mercanzie in concreto. Ma sapete, signor Simplicio, quel che accade? Sì come a voler che i calcoli tornino sopra i zuccheri, le sete e le lane, bisogna che il computista faccia le sue tare di casse, invoglie ed altre bagaglie, così, quando il filosofo geometra vuol riconoscere in concreto gli effetti dimostrati in astratto, bisogna che difalchi gli impedimenti della materia; che se ciò saprà fare io vi assicuro che le cose si riscontreranno non meno aggiustatamente che i computi aritmetica Gli errori dunque non consistono né nell'astratto né nel concreto, né nella geometria o nella fisica, ma nel calcolatore, che non sa fare i conti giusti. (
G. Galilei, Dialogo sopra i due massimi sistemi, tolemaico e copernicano, a cura di Libero Sosio, Einaudi, Torino, p. 252).

Anche in questo caso, considerata la complessità lessicale di questo testo del Seicento, se ne fornisce, qui di seguito, una sua prima parafrasi più accessibile che non ha tuttavia alcuna velleità, se non quella di rendere più accessibile e comprensibile il pensiero di Galileo. L'insegnante sceglierà poi se attenersi al testo galileiano, oppure se riferirsi direttamente alla parafrasi proposta, oppure, ancora, se predisporre una sua propria e specifica parafrasi dei testo:

 Ogni volta che nel mondo effettivo di tutti i giorni si appoggia una sfera di legno ad un piano di legno, si appoggia sempre una sfera imperfetta ad un piano imperfetto e pertanto la sfera e il piano non si toccano affatto in un solo punto (come invece insegna la geometria la quale prende in considerazione unicamente delle sfere perfette e dei piani perfetti). Tuttavia a questa apparente obiezione replico osservando che anche nell'ambito astratto si può spiegare quanto accade nella realtà materiale: si può infatti, costruire un modello astratto di una sfera imperfetta appoggiata ad un piano imperfetto in modo che la sfera imperfetta e il piano imperfetto si tocchino non in un solo punto, ma in più punti. In tal modo quello che succede nel mondo materiale di tutti i giorni accade anche nel mondo dei modelli astratti. In realtà sarebbe infatti ben strano che ciò che accade nell'ambito, per esempio, dei calcoli numerici astratti non corrispondesse, con precisione ed esattezza, alle monete d'argento e d'oro e alle mercanzie come accade quando si fanno i conti in relazione alla merce e al suo costo. Ma sapete, signor Simplicio, ciò che accade veramente? Nello stesso modo col quale operiamo matematicamente per far sì che i nostri calcoli astratti sui pesi delle mercanzie corrispondano perfettamente agli zuccheri, alle sete, alle lane, calcolando anche le tare delle casse e degli altri contenitori delle varie mercanzie, analogamente lo scienziato [il filosofo geometra] deve poter riscontrare nel mondo reale le conseguenze che ha precedentemente ricavato in modo astratto per via deduttiva: ma per conseguire questo risultato lo scienziato deve essere in grado di superare criticamente [difalcare] tutti gli ostacoli che la materia gli pone nella sua immediatezza acritica. Se sarà in grado di superare queste apparenti difficoltà connesse con la realtà empirica nella sua immediatezza acritica, sarà allora in grado di individuare un preciso nesso tra il mondo concreto e quanto ha precedentemente dedotto in modo astratto. Gli errori, dunque, non risiedono mai né nell'astratto né nel concreto, né nella geometria, né nella fisica, ma semmai nello scienziato quando non ragiona correttamente.

 

Analisi del testo

a) parafrasi e spiegazione dei testo;

b) chiarimento del contro-esempio aristotelico: come può una sfera perfetta toccare un piano perfetto in un solo punto, mentre nel mondo reale quanto previsto dalla geometria nella sua astrattezza non si verifica?

c) chiarimento della prima mossa attuata da Galileo per rispondere all'aristotelico: si può costruire un modello astratto dell'imperfezione del mondo empirico;

d) seconda mossa di Galileo: la scienza procede dimostrando in astratto delle conclusioni che poi vanno confrontate con la realtà "difalcando" gli impedimenti della materia:

e) spiegazione concettuale del termine "difalcare"

[la spiegazione può mettere in evidenza come per Galileo l'esperienza non sia più l'esperienza sensibile immediata e diretta, ma sia sempre più l'esperienza che viene svolta nell'ambito dei laboratori di fisica; la sua è comunque un'esperienza matematizzata che si basa unicamente sulle qualità primarie e non già sulle qualità secondarie]

f) da questa pagina emerge la risposta di Galileo alla domanda: come opera uno scienziato. Perché Galileo qualifica lo scienziato come un <filosofo geometra>?

[se eventualmente la classe lo consente si può far cenno alla tradizione del platonismo e al problema storiografico del "platonismo" in Galileo]

g) riferimento al contesto storico in cui questo brano è stato scritto: a quali classi sociali guardava Galileo?

[collegare l'opera di Galileo al processo storico dell'ascesa della borghesia]

h) chiarimento della struttura epistemica del ragionamento di Galileo: dalle premesse (astratte), alle conclusioni (astratte) che devono essere messe in relazione con la realtà empirica analizzata criticamente.

[questo punto può essere affrontato solo se la classe è riuscita a seguire senza eccessivi problemi tutta la precedente trattazione e richiede comunque un approccio soft, in grado di far ben comprendere i problemi affrontati, senza alcuna velleità di risolversi con una formula definitiva poiché questi problemi sono al centro, ancor oggi, di impegnativi dibattiti internazionali]

I) relazione tra le "sensate esperienze" e le "certe dimostrazioni": spiegazione dei due aggettivi: sensate e certe.

[occorre tirare le fila del modulo mettendo nuovamente in evidenza l'intreccio problematico tra ragione ed esperienza sensibile]

L) il triplice ruolo della matematica in Galileo. La matematica serve infatti: 1) per scegliere le premesse; 2) per dedurre le conseguenze; 3) per matematizzare l'esperienza sensibile (traducendola in numeri).

[questo ambito può essere affrontato ricollegandosi direttamente all'insegnamento della matematica]

 

Laboratorio


Verifìca sommativa finale

Soglia di accettabilità: punti 10

Che cosa si intende per sensazione e percezione sensibile (max. 5 righe) (punti 0 1 2 3 )

Che cosa si intende per ragione (max. 5 righe) (punti 0 1 2 3 )

Che cos'è un concetto e come si distingue da un'immagine (max. 5 righe) (punti 0 1 2 3 )

Costruisci un'inferenza induttiva (punti 0 1 2 3 )

Costruisci un'inferenza deduttiva (punti 0 1 2 3 )


 

[INDICE DEL MODULO]