Samuele Bersani

 

 

…dentro al replay per un attimo c'ero e anche lei ma in quel momento qualcosa ho cancellato, 

si è fermato il tempo, la sua regolarità e come se morissi è sparita anche la luna” e via di seguito in un turbinare di immagini che nascono vive e dense dal testo, profondo, mai banale, e dalle musiche, malinconiche, raffinate, quasi “silenziose”, a volte, per non coprire ed esaltare così i momenti più struggenti disegnati dalle parole e dalla voce: questa la cifra della nuova fase cantautorale di Samuele Bersani.

I versi riportati appartengono a “Replay”, pezzo bellissimo, tra i più belli ,se non il  più bello, di San Remo, melodia di spessore e testo “non facilissimo” che sono valsi al cantautore riminese il premio della critica. 

Così da febbraio siamo rimasti in attesa dell’uscita del suo nuovo album, curiosi di sapere se avesse ripetuto il successo di “Freak” o di “Coccodrilli”, fiduciosi che il suo nuovo lavoro avrebbe potuto regalarci canzoni capolavoro come quel “Giudizi Universali”, uno dei pezzi più intensi ed emozionanti della sua produzione che si è aggiudicato il Premio Lunezia 1998 come miglior testo letterario composto nell’annata a cavallo tra il ’97 e il ’98, e che, secondo alcuni artisti, (vedi Ron) è la migliore canzone italiana scritta da vent’anni a questa parte.

 

Ebbene l’attesa non è stata vana, la fiducia non è  stata tradita. “L’oroscopo speciale” si propone davvero come un disco bellissimo, con testi importanti ed introspettivi, con musiche mai invadenti e mai fine a se stesse, complesse al punto giusto e mai pesanti, pieno di ricercatezze che affiorano pian piano, riascoltando attentamente le canzoni.

Il primo ascolto infatti può lasciare con un senso di incompiutezza che sembra manifestarsi in tutte le canzoni o può far apparire abbastanza “piatti” buona parte dei brani dell’album; oltretutto un ascolto fugace e distratto non può bastare a comprendere i testi, complessi e a volte ermetici.

Solo così possono apprezzarsi a pieno i dieci brani dell’album; soprattutto solo così  si può notare la ricerca musicale che attraversa ogni composizione, la capacità di Bersani di armonizzare le melodie facendo uso soprattutto del pianoforte e lo sforzo di inserire, nel tessuto armonico di alcuni pezzi, dissonanze, apparenti o reali, che sottolineano artatamente i momenti tragici degli stessi.

Bersani, inoltre, scrive brani che a ben guardare possono considerarsi trasposizioni in musica di determinati contesti di vita che possono essere comici come ne “Il fossile”, tristi come in “Replay”, drammatici come in “L’oroscopo speciale”.

E molti brani si possono prestare a molteplici interpretazioni.

Ciò che sorprende è infatti la possibilità di “piegare” le storie vissute da Bersani, anche quelle più autobiografiche, alle proprie esperienze, alla propria sensibilità. In questo modo una canzone come “Replay”, che può essere vista una canzone che racconta la fine di una storia d’amore e i suoi inevitabili strascichi  emozionali, può anche diventare qualcosa di diverso, come spiega lo stesso Bersani: “…più che una canzone d’amore è una canzone sull’assenza, è come se parlasse di un naufrago che sta in mezzo al mare a ricordare o a cercare di riscattarsi da un sentimento finito che gira e gira nel suo cervello come un loop.”

 

Le dieci canzoni,  portano tutte la firma del cantautore e di Beppe D’Onghia, produttore e arrangiatore dell’album, tranne nel caso della canzone "Isola", il cui testo è stato scritto da Bersani su musiche di Ryuichi Sakamoto.

 

Da notare anche le sonorità di questo nuovo album, dove in 7 dei 10 brani è presente un’orchestra sinfonica di 46 elementi, che contribuisce a dare ulteriore fascino e spessore ai brani.

Con questo album, di sorprendente “maturità” per un ragazzo di appena trent’anni, Bersani si propone come una nuova firma della canzone d’autore italiana, accanto a mostri sacri come Paolo Conte, Battiato e Fossati, affrancandosi definitivamente dal “cliché”, del resto artificiosamente cucitogli addosso da qualche giornalista che voleva vedere una continuità musicale inesistente, di essere il “delfino” di Lucio Dalla, suo scopritore, verso il quale non ha risparmiato, anche recentemente, delle stroncature.

 

 Ciò basta per capire di che pasta sia fatto Bersani e quale sia la sua personalità. Del resto ad un giornalista che gli chiedeva come nascevano le sue canzoni e se scrivesse da letterato, la sua risposta è stata lapidaria: “Ognuno ha la sua storia e ognuno ha l’anima che si merita”.