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Evoluzione Impianti

La nascita della benzina per logica conseguenza segue la lunga storia dell’ automobile, é risaputo che la prima volta che l'uomo, è stato trasportato, si è fatto trasportare da un mezzo, la cui forza propulsiva non era fornita da altri uomini od animali, è stato nel 1769 quando Joseph Nicolas Cugnot, ingengere militare francese, ideò e costruì un mezzo semovente alimentato da un motore bicilindrico a vapore alimentato a carbone di 50.000 cc che movimentava un carro di ben 4/5 tonnellate. Un  problema delle macchine di allora non era certo di natura ecologica (l’inquinamento era l’ultima delle preoccupazione dei tecnici e dei legislatori dell’ Ottocento), ma di uno scarsissimo rendimento termico. Infatti, un motore a vapore poteva sfruttare, nelle ipotesi migliori, appena 700/800 calorie delle 7.500 offerte da un chilogrammo di buon carbone, per non parlare poi dell’ancora più basso rendimento quando veniva impiegata legna. Il problema era legato all’uso di un motore a vapore  a combustione esterna (detto anche geotermico, dove la combustione non avviene all’interno dello stesso motore) che quindi, ha sempre e comunque un rendimento termico assai più basso di un motore a combustione interna, o endotermico, dove invece la combustione avviene all’interno del motore stesso accrescendo il rendimento termico del 70 per cento con un aumento di ben sette od otto volte  maggiore del motore a vapore. E’ appunto secondo questo principio  che negli anni a venire si sviluppano le nuove tecnologie, il motore a scoppio, infatti, era nei sogni di molti ma nessuno riuscì mai a realizzarlo fino al 1841 quando ci riuscì De Cristofaris e fu brevettato da Barsanti e Matteucci solo nel 1854. Questa nuova invenzione piaceva molto agli industriali  Europei e soprattutto agli  Italiani, ma preferirono aspettare  prima di investire in questo settore. Ecco perché furono  gli stranieri ad iniziare l’utilizzazione del settore con K. Benz. E’ per questo motivo che nascono le prime pompe di benzina in America dove vi era un’abbondanza di auto, questi piccoli e ridotti impianti vanno a sostituire le farmacie e le drogherie che erano le uniche addette all’erogazione del kerosene per auto (infatti si tratta di petrolio allo stato grezzo e non di benzina).  Le auto erano ormai abbastanza comuni nelle strade di Saint Louis, quando nel 1905, Harry Grenner e Clem Laessing fondarono la Automobile Gasoline Company. La ragione sociale è indicativa: il kerosene non vi è nemmeno menzionato. Si puntava a una rivendita di benzina al passo coi tempi, con attrezzature pensate espressamente per le automobili. Il carburante proveniva da una cisterna cilindrica sopraelevata messa in verticale, dotata di indicatore di livello in vetro per la misurazione, l'apparecchio comprendeva anche un filtro e naturalmente una valvola per il controllo dell’ erogazione; questa avveniva mediante un tubo flessibile la cui estremità andava inserita nell'imboccatura del serbatoio. In breve la società creò una quarantina di punti di distribuzione facenti capo al deposito principale.

Tokheim 1939

 Ma già nel 1905 il rivoluzionario sistema di Grenner e Laessig apparve ingombrante e obsoleto rispetto all'ultimo prodotto della S.F. Bowser & Co. fondata da Sylvanus F. Bowser per realizzare la sua invenzione del 1885, questa società aveva continuato a operare nel campo del petrolio approntando congegni sempre più perfezionati. La Bowser Self-measuring Gasoline Storage Pump era (per l'epoca) maneggevole e funzionale, adatta a lavorare all'esterno degli empori e delle officine di riparazione. In un involucro di legno somigliante a una minuscola capanna stavano un serbatoio metallico e una pompa a pistone mossa a leva, dotata di sfiati e di tubo flessibile. Per misurare la benzina erogata bastava tener presente che a ogni mandata corrispondeva sempre la stessa quantità, inserendo alcuni fermi si poteva limitare la corsa del pistone, cosi da erogare frazioni note della capacità massima del cilindro. La creatura della Bowser è la prima di tutta una famiglia di distributori, detti "a pompa misuratrice". Un ulteriore passo avanti venne, l'anno successivo, dalla Tokheim Dome Oil Pump uscita dall'officina di John J. Tokheim, un altro pioniere dei distributori di benzina. Alla pompa misuratrice era aggiunto un contatore meccanico con indicazione della quantità erogata, c'era anche un vaso graduato di vetro dove il liquido affluiva prima di passare nel tubo flessibile permettendo di verificare visivamente l'esattezza della misurazione. Più che agli impieghi esterni, questa attrezzatura era adatta alle officine e ai garages, dove ebbe un grande successo . L’auto si diffonde in Europa quando in USA già trionfa la civiltà dell’automobile, in Francia, dove la motorizzazione era la più diffusa d’ Europa, le auto, specie nelle grandi città, erano già abbastanza diffuse. Con la fine della guerra un certo numero di industrie intuì le potenzialità del nuovo mercato e si diede alla costruzione dei primi distributori stradali europei, in parte rifacendosi agli esempi americani, in parte proponendo soluzioni originali.

 

 Siliam 1930

La vera novità riguardò i distributori a misurazione visibile, accanto a quelli monovaso ne apparve una tipologia completamente diversa: due vasi, di norma da cinque litri l'uno, sostituivano il grande e unico recipiente, nessun indice numerato ma due semplici contenitori clidindrici collegati da uno sfioratore alla sommità degli stessi che operavano in parallelo. L'addetto iniziava a riempire il primo, fermandosi quando il livello era arrivato allo sfioratore, a questo punto azionava una levetta ottenendo un doppio risultato, i cinque litri contenuti nel vaso pieno fuoriuscivano dal del tubo flessibile; riprendendo a pompare, il carburante affluiva al secondo vaso. Riempito quest' ultimo, andava nuovamente manovrata la levetta ma in senso contrario. Mentre si riempiva un recipiente, l'altro si svuotava nel serbatoio, per aumento della pressione da uno e diminuzione dell’altro, il metodo era concettualmente semplice, ma l’erogazione non troppo veloce. Qualche anno dopo il processo si sveltì grazie a congegni azionati da galleggianti che rendevano automatica l'inversione dei vasi, senza dover tutte le volte azionare la levetta di scambio. Gli apparecchi azionati a mano, considerati più robusti, restarono comunque in produzione.

Quando orami in America le automobili sono in pieno sviluppo, in Italia   erano molti gli interessati al nuovo veicolo, ma quando si trattava di investire e tirar fuori i soldi per impiantare fabbriche riaffioravano antichi timori e perplessità, in molti preferirono, infatti, acquistare le vetture all’estero e rivenderle in Italia. Ecco perché i primi veri impianti in Italia nascono con circa venti anni di ritardo rispetto al nuovo Continente. I primi impianti di stoccaggio, di pompaggio e di misurazione di carburanti sono da  attribuire alla Società Bergomi e alla Siap   (Societa Italo-Americana del Petrolio, emanazione della americana Standard Oil of New Jersey) che dal 1891 operava sul mercato italiano, inizialmente col kerosene e poi anche con la benzina con una compresenza del modello più vecchio, con pompa misuratrice e di quello più innovativo, a pompa visibile.

Bergomi 1929

Alla fine della guerra, anche in Italia si intuì la necessità di investire nel settore della distribuzione di carburanti,  la società Bergomi  capì che era tempo di nuovi con più aggiornati apparecchi, se nel 1896 I'ltalia vantava un parco di quarantacinque vetture, nel 1919 il numero era salito a 23 883 unità, cui andavano aggiunti 10 613 autocarri e 337 autobus. All’inizi degi anni Venti si ha un disegno   realizzato dall' Ufficio Tecnico Bergomi, che mostra una piccola pompa misuratrice da garage con manovella e fermi di preimpostazione chiaramente ispirata a quelle americane. Altri distributori del genere, questa volta stradali, compaiono nei disegni della società dal 1922 al 1926, ad alcuni, a partire dal 1923, sono aggiunti uno o due vasi allo scopo di rendere visibile la misurazione. La pompa misuratrice, che all'inizio degli anni Venti era già obsoleta nella sua terra d'origine, trovò sul giovane mercato europeo un'interessante possibilità di sopravvivenza.  Per quanto concerne l' Italia furono apparecchi di questo tipo ad esordire sulle strade, ammesse alla verifica metrica col Regio Decreto n. 2199 del 10 settembre 1923. Alcune colonne Gilbert e Barker vennero subito installate dalla Siap (Societa Italo-Americana del Petrolio, emanazione della americana Standard Oil of New Jersey) che dal 1891 operava sul mercato italiano, inizialmente col kerosene e poi anche con la benzina. Alla fine del 1924 i distributori Siap (benzina Lampo) erano 150, ma già, sulle strade, erano apparse le prime "visibili". E' del 30 maggio 1924 il Decreto Ministeriale n. 4574 che ammette alla verifica "misuratori semiautomatici composti di due vasi di vetro abbinati provvisti di chiavetta a quattro vie per il riempimento e l'erogazione alternati di ognuno di essi". Costruiti dalla Bergomi, i distributori Lumina (e i successivi "tipo Hardoll" del 1925) entrarono in servizio sotto le insegne della Nafta S.A., fondata nel 1912 e facente capo alla anglo-olandese Royal Dutch-Shell.

Accanto alle due società  Siap e Nafta, che si contendevano il nascente mercato della distribuzione, si affiancò nel 1924, la Snom (Societa Nazionale Oli Minerali) la cui benzina, offerta al pubblico sotto il  nome “Victoria”, era di origine sovietica. Il nome Victoria si incontra in alcuni disegni Bergomi del 1924 raffiguranti colonnette stradali dalle caratteristiche singolari almeno per l' Italia La misurazione è affidata a un unico vaso da venti litri con indici numerati (di cinque in cinque litri) in ordine crescente verso l'alto. Nel  1929,  a cinque anni dai primi impianti stradali, l’Italia, contava duecentomila autoveicoli abbondanti. Al loro servizio circa 16.750 distributori: 6.500 della SIAP (benzina Standard), 6.000 della Nafta (benzina Shell), 4.000 dell'Agip (Azienda Generale Italiana Petroli, costituita nel 1926) che aveva rilevato la Snom con la rete e il marchio Victoria. I rimanenti 250 erano della società Benzina-Petroleum, fondata nel 1924, la quale di lì a poco avrebbe chiuso cedendo tutto a Nafta e Siap.

Sais 1933

 Di questi distributori, quelli Siap erano in genere a pompa misuratrice da venti litri: imponenti obelischi capaci di comunicare robustezza, ma senza tante pretese estetiche. Altre pompe misuratrici da cinque litri installate presso alberghi e piccoli rivenditori (anche della rete Siap) avevano un aspetto più gradevole, grazie ad un corpo tondeggiante sormontato da due guglie: da una partiva il tubo flessibile, sull'altra, più alta, poggiava il globo luminoso. Per il resto, salvo rare eccezioni (anche la Nafta utilizzò qualche apparecchio a pompa misuratrice) il parco distributori italiano fu del tipo a pentalitri abbinati, in gran parte prodotti da Bergomi.

Un disegno Bergomi del 1928 documenta il tentativo di lasciare in vista i vasi includendo pompa e contatore in un picco o corpo cilindrico; ma rimane la classica base a colonna e in alto fa bella mostra di sé una lampada elaborata.

Bergomi 1950

Agli inizi degli anni Trenta, l'apporto che la Bergomi diede alla linea dei distributori fu una continua rielaborazione del profilo e degli elementi decorativi degli steli a colonna, mentre la parte superiore, quella a cilindro con ante, rimase sempre monotonamente uguale. Quando sul mercato arrivarono Siliam e Sais, I'estetica dei distributori non ebbe sussulti ma solo nuove variazioni al profilo delle colonne. Un contributo innovativo lo diede la società Agip la quale, a pochi anni dalla sua costituzione, fornì ai costruttori il disegno di una sua colonnina che alla base ha un armadietto a sezione rettangolare. La Bergomi, a dire il vero, ebbe anche momenti creativi, o comunque spinse la ricerca in varie direzioni in base alle richieste della clientela. Nei disegni Bergomi appaiono anche "armadi" stradali con fregi classicheggianti che più si addirebbero a un mobile da salotto; interessanti alcune colonnine-pilastro a sezione quadrata ispirate ai caratteristici distributori tedeschi:  che furono costruite all'inizio degli anni Trenta per la Società  Anonima Italiana Petrolea, costituita nel 1927, e la cui rete, poco dopo, venne rilevata dalla Fiat.
 I primi modelli volumetrici arrivarono in Italia nel 1932, due anni dopo la Bergomi iniziò a produrre il suo “Insuperabile”.

 Verso la fine degli anni Trenta appaiono  in Italia   i "volumetrici" (la prima società a lanciarli sul mercato Italiano è la Siliam), e in quello stesso anno veniva ammessa alla verifica la prima testata contometrica, importata dalla americana Wayne, anche se la richiesta delle per i misuratori volumetrici era piuttosto alta, in si sviluppano in tutto il territorio molto lentamente.

Anche i distributori "a orologio" si imposero molto lentamente, a partire dai più importanti posti di rifornimento per i quali valevano considerazioni di prestigio, ma nessuno dei vecchi modelli venne buttato: li si spostò semplicemente in posti secondari.
I primi "volumetrici" provenienti dall'America (e i loro omologhi italiani) erano foggiati a pilastrino e mettevano bene in evidenza l'indicatore a orologio, iscritta in un quadrato o un rettangolo. Con la  testata contametrica e la successiva spia di erogazione( che viene inserita nella decorazione frontale) non si hanno  a grosse variazioni di ordine estetico.

Tenaglia 1975

In Italia giunse la ricerca estetica che tanto appassionava le costruzioni di  oltreoceano, non aveva trovato un grosso riscontro, e più che alla bellezza si diede risalto alla funzionalità, raffinatissimi apparecchi arrivarono sulle strade ma prevalsero fasciami meno sofisticati di produzione locale. Le eccezioni, tuttavia, non mancarono, prima fra tutte il modello Imperiale della Siliam: elegante nella sua sobrietà eppure fortemente caratterizzato da un  originale elaborazione in quello stile Novecentesco nel quale si identificava la cultura di regime.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



 

1924 Bennet USA
Distributore a misurazione visibile con unico vaso da 10 galloni americani

 

 

 

 

 

1931 Bergomi, Italia
Distributore a pentalitri

 

 

 

 

1950 Bergomi, Italia
Miscelatore volumetrico, indicatore a orologio.