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Documento sulla Macellazione:

Riunione della Flai CGIL del settore macellazione, Mantova 26 marzo 2002

 

Ad un anno dal nostro convegno sempre sulla macellazione tenutosi a Modena il 5 marzo 2001, possiamo affermare che l’emergenza sulla BSE è passata, almeno tra i mezzi di informazione, non siamo più nella fase acuta di manifestazione del problema, ma la situazione di riferimento non è cambiata come era necessario e lo spessore della crisi richiedeva.

Il consumo della carne bovina fresca rappresenta l’87% del mercato di tutta la carne bovina, pari a 1.239.000 tonnellate macellate, in valore sono 4,8 miliardi di euro, per una quantità sul mercato di 378 milioni di kg ed un valore di 3.039 milioni di euro,  resta quindi un mercato molto significativo, in considerazione poi che il consumo totale del nostro paese è di 1.431.000 tonnellate, che sta ad indicare che c’è anche una discreta importazione.

Nel mercato c’è stata nel pieno della crisi BSE una forte riduzione di consumi, tra il 2000 e il 2001 i mancati introiti del consumo al dettaglio sono stati di –700 milioni di euro, stime Nielsen 

Ma i bollettini sui controlli degli animali, mentre indicano che qualcosa viene intercettato prima che finisca al mercato, indicano anche che non  ci siamo.

I NAS su 1.234 controlli, hanno accertato 666 infrazioni, con 9 casi di macellazione clandestina, e sequestrando 10,6 tonnellate di carne, con la chiusura di 26 laboratori e 6 allevamenti in Lombardia.

Nel Sud il caso di Caltagirone, falsificati 850 marchi sugli auricolari degli animali, conseguenza sequestrati 1.572 capi.

Al Nord sempre i NAS hanno sequestrato 7 tonnellate di medicinali e ormoni destinati agli animali.

Gli ispettori del MIPAF tra gennaio e settembre 2001, hanno controllato e trovato 257 aziende non in regola con 93 notifiche di reato, hanno sequestrato 238 tonnellate di mangimi in 124 sequestri.

Sono stati ispezionati e analizzati 4.402 campioni di mangimi trovando 400 irregolarità, il 6,8% sul totale dei controlli.

Casi BSE accertati 60 su 640.000 animali analizzati da quando è obbligatorio il controllo.

Come si vede, e questi non sono tutti i casi richiamati ed accertati, la situazione non presenta ancora profondi rinnovamenti rispetto al punto di partenza.

Dal nord al sud vengono alla luce molte frodi, molti sono i macelli clandestini al sud.

Questa situazione forse in considerazione del fatto che, al Sud c’è il consumo più alto di carne fresca bovina 33,9%, mentre di macelli censiti c’è ne sono il 20 % del totale nazionale, 451 su 2.561.

Di tutta la carne messa sul mercato il 55% viene venduto attraverso la grande distribuzione, che come si sa, considera e tratta la carne un prodotto civetta a basso prezzo.

Nelle difficoltà più in generale del settore e nel pieno della crisi sulla BSE siamo pure riusciti ad importare nel 2000, qualcosa come il 25% in più di mangimi per un valore di +348 miliardi di lire, c’è da chiedersi il perché.

Mentre siamo nel pieno dell’emergenza nazionale con i magazzini pieni di mangimi da smaltire, e non si sa come e quando ciò potrà avvenire.

Passati i momenti più caldi c’è stata una ripresa di consumi ma il pericolo resta costante e il quadro appena fatto ci dice che l’emergenza non è finita.

Non è finita neanche per i provvedimenti di emergenza emanati dal governo in quanto tardano a definirsi.

Pensare poi, che i fondi per il provvedimento, 50 milioni di euro, erano stati tolti dal capitolo della finanziaria 2002 sulle politiche sociali, praticamente ai minori, anziani e disabili, e anche vergognoso.

Ma secondo noi non è finita perché le condizioni che hanno contribuito a produrre il fenomeno ci sono, se non tutte, molte di quelle che lo hanno prodotto già una volta.

I risultati dei controlli dicono che , i divieti sull’uso delle farine animali non vengono rispettati, circolano animali senza controllo o con i controlli contraffati  e che poi prendono la via dei macelli clandestini, la catena del valore sul prodotto carne resta debole.

Bisogna fare una scelta che sia determinante, bisogna partire dall’assunto che “la sicurezza” con ciò che determina, è un elemento in grado di modificare strutturalmente il comparto.

Non tanto i ticket sulla carne in quanto la sicurezza non ha prezzo e non è a pagamento, primo perché non è comunque una garanzia secondo perché la seconda scelta, e cioè quella senza il ticket può essere non sicura?

In questo quadro ci sentiamo di rilanciare le nostre considerazioni che già nel convegno di Modena un anno fa avevamo fatto.

Vogliamo promuovere alcune iniziative che coinvolgeranno l’intero settore sia a livello nazionale che territoriale verso le istituzioni e le associazioni di categoria.

Una prima questione su cui puntare è la lotta alla clandestinità nella macellazione, convinti che la “trasparenza è sicurezza e sicurezza è qualità”

Da subito obiettivo centrale è introdurre totalmente la tracciabilità sulla carne, da gennaio la legge che già c’era, è anche definitivamente applicativa.

            Concentrare la macellazione, eliminare o riconvertire le strutture non in grado di garantire uno standard di controllo.

Dimensionare le strutture produttive affinché siano in grado di sostenere i costi di trasformazione industriale, nel rispetto delle norme sulla sicurezza alimentare e dei lavoratori.

            Ridiscutere l’organizzazione dei macelli sul piano contrattuale, mantenendo omogenea l’area della macellazione all’industria alimentare, evitando una rincorsa al peggio che inizia a coinvolgere anche le grandi strutture produttive.

Valorizzazione del lavoro e della professionalità necessaria per svolgere questa attività, condizione fondamentale anche per la sicurezza finale sul prodotto.

 Rispetto dell’integrità del ciclo produttivo, separazione solo delle attività vere di servizio.

È opportuno ridiscutere su questi aspetti se si vuole fermare la deriva che ha contraddistinto il comportamento di questi anni, che al fine di produrre carne ad un prezzo sempre più basso, si è determinata una organizzazione della produzione che ha scaricato i costi all’interno del settore e sui  lavoratori, ma proponendo un prodotto che, sul piano della sicurezza e qualitativamente non ha nella BSE l’unico problema.

Per tutto il settore, la macellazione è un passaggio produttivo obbligato, per questo pensiamo che ha partire dall’organizzazione dei macelli, dall’introduzione dei sistemi di controllo, si può certamente migliorare il risultato spezzando definitivamente la spirale negativa.

Occorre però che le istituzioni stesse, il governo esca dall’equivoco in cui si dibatte, questa emergenza non è come affrontare una gelata eccezionale, non è transitoria, ha caratteristiche strutturali che se non si superano, riprodurranno gli stessi effetti negativi che abbiamo già conosciuto.

La Flai si sente impegnata, interessando anche la CGIL, a promuovere iniziative pubbliche, con le nostre strutture territoriali a tutti i livelli nazionali e regionali, per coinvolgere su questi argomenti le istituzioni e le associazioni di categoria.

Nella nostra riunione di Mantova è altresì emersa la necessità di avviare una fase, anche di approfondimento interno sulle tematiche che riguardano gli aspetti contrattuali e organizzativi del settore macellazione, saranno realizzati confronti seminariali interni a partire dai prossimi giorni.

 

                                                           p. la Segreteria nazionale Flai

                                                                 Giancarlo Battistelli