Odino
Illustrazione di Georg von Rosen per la traduzione svedese dell'Edda poetica curata da Fredrik Sander nel 1893.
Quando si parla di Odino non si può fare
a meno di pensare ad una delle maggiori divinità del Pantheon Nordico .
In particolar modo gli si attribuisce il ruolo di dio della guerra,
della poesia, della magia e della sapienza .
Come consuetudine Gli Asi non erano soliti ricoprire un solo ruolo ma
potevano incarnare molteplici divinità risultando dunque poliedrici nel loro
aspetto, a differenza ad esempio degli Dei della civiltà ellenica nei
quali ogni singola divinità ricopriva unicamente il proprio ruolo.
La dimora di Odino era il suo palazzo
Válaskjálf
ssul suo trono il cui nome era
Hliðskjálf.
Molto spesso ci si
riferisce a lui come padre di tutti gli Dei, e in effetti questa
affermazione in buona parte è vera, in quanto le divinita' maggiori del pantheon
era suoi figli, tra questi (come possiamo vedere nella pagina dedicata alla
genealogia degli Asi), vi erano il mitico Thor, lo splendente dio Balder .
C'e da dire però che definirlo padre di tutti fli dei è comunque una definizione
che fa cadere in errore, basti pensare a Loki il quale non appartiene alla sua
progenie pur essendo comunque una divinità.
La leggenda vuole che egli presieda il banchetto degli eroi morti in battaglia
chiamati
einherjar nel Valhalla,
e che sempre lui
guiderà gli uomini e gli dei nella grande battaglia del Ragnarök
che potremmo assimilare alla fine del mondo,nel quale egli stesso perderà
la vita ucciso dal lupo Fenrir,salvo poi essere vendicato da vidhar.
Dio della sapienza
Per quanto la definizione di padre di tutti gli dei non sia propriamente
corretta, lo è sicuramente la definizione di più antico degli dei norreni,
questo significa dunque essere detentore della saggezza e della sapienza, ha
appreso da solo tutte le arti e la sapienza del mondo per poterla tramandare poi
agli uomini
La sapienza di Odino è conoscenza, magia e poesia al tempo
stesso. Egli non solo conosce i misteri dei Nove Mondi e l'ordine delle loro
stirpi, ma anche il destino degli uomini e il fato stesso dell'universo.
Spesso per il suo innato bisogno di disputare sfide con le altre creature
antiche e possenti si traveste da vecchio viandante
"Gágnraðr"
letteralmente "stanco del cammino".
Si giocò la vita sfidando a una gara di sapienza il possente
gigante Vafþrúðnir, la cui erudizione era rinomata in tutti i Nove Mondi,
e dopo una serie di domande sul passato, il presente e il futuro del mondo, a
cui il gigante rispose prontamente, Gágnraðr domandò allora che cosa
avesse sussurrato il dio Odino a Baldr prima che questi fosse posto sulla pira.
Vafþrúðnir a questo punto lo riconobbe, ma aveva ormai perso la gara.
Un'altra volta, dicendo di chiamarsi Gestumblindi ("l'ospite
cieco"), il dio sfidò un re di nome Heiðrekr ad una gara di
indovinelli. Dopo una serie di quesiti a cui il re rispose senza difficoltà,
Odino gli pose la medesima domanda che già aveva posto a Vafþrúðnir.
A quella domanda il re cercò di ucciderlo, ma il dio gli sfuggì trasformandosi
in falco.
Un altra cosa fondamentale che rivela la sapienza di questa divinità è la
conoscenza delle rune che secondo la mitologia sono la fonte di
ogni saggezza e di ogni sapere.
Egli riuscì ad ottenere questa sapienza diventando il primo Erilaz ovvero
il primo maestro runico
Infatti per apprendere l'arte delle rune e della divinazione rimase appeso a un
albero (verosimilmente Yggdrasill per nove giorni e nove notti.
Dio della guerra
Fra le tante divinità dedite alla guerra
Odino si distingue per essere quello che detiene il potere piu grande, infatti
egli è il Padre della Vittoria
Sigrföðr
, ovvero decide a chi debba andare questa
durante la battaglia. Viene chiamato anche Valföðr, ("padre dei
prescelti"), perché sono suoi figli adottivi tutti coloro che cadono in
battaglia. Con questi due nomi egli distribuisce in battaglia la vittoria e la
morte: entrambi doni graditi ai guerrieri.
Odino è anche il guerriero per eccellenza, che combatte con le sue arti magiche.
Molti dei suoi epiteti ricordano questo suo aspetto bellicoso: egli è detto
Gunnarr ("signore della battaglia"), Göllnir ("[colui
che] è nel frastuono"), Þróttr ("forte"), Atriðr
("[colui che] che cavalca in battaglia"), Fráríðr ("[colui che]
che avanza cavalcando").
L'infallibile lancia che egli regge in pugno, che gli è stata
donata dai nani "figli di
ĺvaldi",
si chiama Gungnir. Con quella lancia egli iniziò la prima guerra
nel mondo, il conflitto tra Æsir e Vanir. Da allora, alla vigilia delle
battaglie la rivolge verso la schiera alla quale ha decretato la sconfitta. Egli
è detto perciò Dörruðr ("[colui che] combatte di lancia"),
Dresvarpr ("[colui che] scaglia la lancia"), Geirloðnir
("[colui che] invita con la lancia"), Biflindi ("[colui che]
scuote la lancia"). Odino possiede anche un elmo d'oro"),
onde per cui è detto Hjálmberi ("[colui che] porta l'elmo").
Odino appare
tremendo ai nemici, poiché è esperto nell'arte della trasformazione. Ha in
guerra il potere di accecare, assordare o atterrire i nemici, di scatenare il
terrore nelle schiere, di rendere le armi inette a ferire come semplici
ramoscelli. Nessuno può scagliare così forte una lancia nella mischia senza che
lui riesca a fermarla con un solo sguardo. Le sue capacità guerriere hanno una
base magica, in quanto dipendono dalla sua conoscenza delle rune e degli
incantesimi
Quelli a lui devoti confidano in lui e lo invocano come
Sigföðr ("padre di vittoria"), Sighöfundr ("giudice
di vittoria"), Sigtýr ("dio di vittoria"), Sigþrór
("proficuo nella vittoria"), Sigrunnr ("albero di vittoria") e via
dicendo. La tradizione riporta molti esempi di guerrieri che innalzarono
sacrifici e invocazioni a Odino per ottenere il successo in battaglia.
Ma per gli eletti del dio ottenere la vittoria o morire gloriosamente sono due
cose ugualmente desiderabili. I caduti sono a tutti gli effetti i "prescelti"
del dio. Odino li accoglie come suoi figli adottivi nel Valhalla,
dove essi parteciperanno all'eterno banchetto da lui presieduto. Óðinn
è dunque parimenti invocato come Valföðr ("padre dei prescelti"),
Valtýr ("dio dei prescelti"), Valkjósandi ("[colui
che] sceglie i prescelti"), Valþögnir ("[colui che] accoglie i
prescelti") e via dicendo. A una veggente risvegliata dal regno dei morti, Odino
si presenta come figlio di Valtamr ("aduso [alla scelta] dei
prescelti") , ed anche questo in verità è un suo appellativo.
È appunto in questo modo, stabilendo a chi tocchi la morte sui campi di battaglia del mondo, che il dio sceglie i suoi campioni, i quali formeranno la schiera degli Einherjar, i guerrieri destinati a formare la sua schiera ed lottare al suo fianco nel giorno di Ragnarök. Essi formano l'esercito infernale di anime guidato dallo stesso Odino, che in questa guisa è detto Herföðr ed Herjaföðr ("padre della schiera"), Hertýr ("dio della schiera"), Herjann ("[signore della] schiera") ed Herteitr ("lieto della schiera").
Legati al culto di Odino erano le congregazioni dei guerrieri estatici, gli úlfheðnar ed i berserkr, (letteralmente "lupi mannari" e i "vestiti d'orso"), i quali, prima della battaglia, entravano in uno stato di furia, detto berserksgangr, nel quale cominciavano a ringhiare, sbavare ed a mordere l'orlo degli scudi. Successivamente si gettavano in battaglia urlando, mulinando spade e scuri, facendo il vuoto tutto intorno, insensibili al dolore e alla fatica, per poi crollare esausti.
Odino era anche conosciuto come "signore degli
impiccati". Fonti primarie affermano che ogni nove anni al tempio di Uppsala si
svolgeva un solenne blót (un sacrificio pubblico) nel quale
venivano sacrificati al dio schiavi, criminali ed esemplari maschi di animali.
Il sacrificio avveniva appendendo o impiccando le vittime a degli alberi,
rievocando il sacrificio che il dio compì per ottenere le rune.
Nella leggenda
popolare Odino è alla testa della caccia selvaggia, un corteo notturno che
terrorizza coloro che malauguratamente lo incontrano.
Il furore spirituale, di cui Odino è il dio, non si
manifesta solo nella battaglia, ma anche nelle composizioni letterarie. Per
questo Odino è anche il dio dei poeti.
Si narra che parlasse sempre in versi e anche che fu lui a dare inizio nel nord
dell'Europa all'arte della poesia, che è potere soprannaturale non lontano dalla
stessa magia, perché tra le qualità di poeta, vate, profeta e mago non vi è
sostanziale differenza.
Odino rubò ai giganti il sacro idromele che rende poeti chi lo beve, e che ora
custodisce presso di sé. Si dice che versò parte di quell'idromele sulla Terra,
elargendo agli esseri umani il dono inestimabile del canto.
In quanto patrono della magia, Odino pratica spesso il seiðr, una forma di divinazione che comporta comportamenti sessuali giudicati ambigui o vergognosi (presumibilmente omosessuali). Il fratellastro Loki, nella Lokasenna, lo accusa per questo di avere "modi effeminati".
Con un cappellaccio in testa e un mantello sulle spalle, a volte reggendosi alla sua lancia come ad un bastone, Odino viene dipinto come un dio viandante, che cammina per le vie del mondo. Onde per cui egli è detto anche Vegtamr ("viandante"), Gagnráðr ("colui che conosce la via"), Kjalarr ("[colui che va in slitta").
Egli si muove lungo le strade come un pellegrino, dissimulando il suo aspetto e la sua reale natura. Perciò egli è detto Grímnir ("mascherato"). Ma anche Höttr e Síðhöttr ("lungo cappuccio"), Lóðungr ("[colui che porta] il mantello"), Hrani ("trasandato"). Appare in genere come un uomo maturo, o anziano, con una lunga barba, per cui è detto Hárbarðr ("barba grigia"), Langbarðr ("barba lunga"), Síðgrani e Síðskeggr ("barba cadente"), Hengikjöptr ("gota rugosa").
Odino pertanto è il dio dei viaggiatori e di tutti coloro che si muovono lungo le strade del mondo. Nel corso dei suoi viaggi capita che egli chieda ospitalità per la notte tanto nelle regge dei sovrani quanto nelle case delle persone umili. Egli è anche detto Gestr ("ospite") e infatti in passato ogni straniero veniva accolto in casa in quanto poteva celarsi lo stesso dio sotto mentite spoglie.
Sotto il nome di Grímnir, Odino giunse come ospite presso il re Geirrøðr, il quale, sospettoso, lo torturò crudelmente tenendolo incatenato tra due fuochi divampanti. Dopo avergli rivelato i segreti del mondo divino e parte dei suoi numerosi epiteti, Odino gli rivelò infine la sua vera identità: re Geirrøðr corse a liberarlo ma inciampò sulla sua spada e cadde trafitto.
Così egli assunse il nome di Jálkr quando fu ospite presso le genti di Ásmundr; Sviðurr e Sviðrir presso il gigante Søkkmímir; Bölverkr presso il gigante Suttungr; Göndlir e Hárbarðr quando si presentò in incognito al cospetto degli stessi dèi.
Le apparizioni di Odino sono un tema caro alla tradizione nordica. Nella "Saga di Hákon Guttormr e di Ingi" è riferito che, quattro giorni prima della battaglia di Lena (1208), un fabbro ricevette la visita del dio che voleva far ferrare il suo cavallo. Rendendosi conto di avere a che fare con un personaggio soprannaturale, il fabbro gli rivolse molte domande ma il dio, comprendendo di essere stato scoperto, saltò in sella e il suo cavallo balzò oltre un recinto altissimo. Nella "Saga di Bárðr" si racconta che egli comparve all'equipaggio di una nave, nell'aspetto di un uomo guercio, con un mantellaccio azzurro, il quale disse di chiamarsi Rauðgrani. Costui cominciò a insegnare agli uomini il credo pagano e li esortò a fare sacrifici agli dèi. Alla fine un prete cristiano si infuriò e lo percosse con un crocifisso: l'uomo cadde fuori bordo e non tornò più.
Si narra che, col nome di Gestr, Odino abbia visitato persino Óláfr Tryggvason, re di Norvegia (995-1000). Il dio si presentò nelle spoglie di un vecchio guercio e incappucciato, il quale, dotato di grande saggezza, poteva raccontare storie di tutti i paesi del mondo. Ebbe un lungo colloquio col re, poi, al momento di coricarsi, se ne andò. Il mattino dopo, il sovrano lo fece cercare, ma il vecchio era scomparso. Tuttavia aveva lasciato una gran quantità di carne per il banchetto del re. Ma re Óláfr, che era cristiano, vietò di mangiare quella carte, perché aveva riconosciuto Odino sotto le spoglie dell'ospite misterioso. Con il medesimo nome di Gestr, Odino comparve ancora, alcuni anni dopo, al cospetto di un successore di Óláfr Tryggvason, re Óláfr II Haraldsson il Santo (1015-1028). Egli giunse alla corte del re sotto l'aspetto di un uomo borioso e scortese. Indossava un cappello a larghe falde che gli nascondeva il volto, ed aveva una lunga barba. Nel corso di un colloquio, Gestr descrisse ad Óláfr la figura di un sovrano dei tempi passati, il quale era così sapiente che il parlare in poesia era altrettanto facile che per gli altri uomini il normale parlare; costui otteneva la vittoria in ogni battaglia e poteva concedere agli altri la vittoria così come a sé stesso, a patto che venisse invocato. Da queste parole, re Óláfr riconobbe Odino, e lo cacciò.
Saðr
Svipall
Sanngetall
Herteitr
Hnikarr
Bileygr
guercio
Báleygr
Bölverkr
Fiölnir
Grímr
Grímnir
Glapsviðr
Fiölsviðr
Síðhöttr
Síðskeggr
Sigföðr
Hnikuðr
Allföðr
Valföðr
Atríðr
Farmatýr
Grímnir
presso le genti di Geirröðr,
Iálkr
presso le
genti di Ásmundr,
Kialarr,
colui che va in slitta
Þrór
nelle assemblee
Viðurr
nelle
battaglie,
Óski
Ómi
Iafnhár
Biflindi,
Göndlir Hárbarðr
tra gli
dèi;
Sviðurr e Sviðrir
sono
chiamato presso Søkkmímir,
e ingannai quell'antico gigante
quando io stesso divenni
del prode figlio di Miðviðnir
il solo uccisore.
Óðinn
Yggr
Þundr
Vakr
Skilfingr
Váfuðr
Hroptatýr
Gautr
Iálkr
quando fu ospite presso le genti di Ásmundr;
Sviðurr e Sviðrir presso il gigante Søkkmímir
Ofnir
Svafnir