Frigg

Frigg è una divinità femminile della mitologia norrena, celeste sposa di Odino, Frigg è anche chiamata "signora del cielo", appellativo degno della compagna del più importante degli Asi. Condivide con Odino il seggio di Hlindskialf e ha a sua disposizione una splendida dimora a Fensalir, una delle regioni di Ásgarðr.

Frigg è dotata del dono della chiaroveggenza ed è a conoscenza di alcuni dettagli del presente e del futuro che sfuggono persino al marito. Quando Baldr sognò la propria morte fu a Frigg, sua madre, che si rivolse. La dea, per proteggere il figlio, spinse gli oggetti del creato a giurare di non nuocere mai a Baldr. Ma trascurò il vischio e rivelò questa mancanza a Loki, mentre questi era travestito da dama di compagnia. Il dio ingannatore usò dunque questa informazione per architettare la morte di Baldr. Nonostante il dono della veggenza, tuttavia, la dea aspetta fino al banchetto di Barley descritto nel Lokasenna per smascherare il dio Loki.
E a lungo pianse la "signora divina", prigioniera dei rimorso, quando seppe che proprio la sua leggerezza aveva consentito a Loki di ordire la sua trama mortale. Frigg era dilaniata dal dubbio atroce di essere stata complice dell'assassino del figlio: i suoi lamenti, strazianti ed interrotti soltanto dai singhiozzi, giungevano da Fensalir fino ai confini estremi di Asgardh, testimoniando il suo incolmabile dolore.

Diverse fonti attestano una vicinanza e una sovrapposizione della dea Frigg con la dea Freyja.

Già nella traduzione norrena del dies Veneris, il nostro Venerdì, così come è rinvenibile nell'antico alto tedesco Friatac, oppure nell'inglese moderno Friday e nel tedesco Freitag, appare documentata l'esistenza nel pantheon nordico di una divinità femminile caratterizzata dai medesimi attributi della Venere romana. La maggioranza degli studiosi è concorde nell'identificare tale dea con Frigg, la sposa di Odino. Seguendo la tradizione dei padri, il giorno consacrato alla celebrazione dei matrimoni, all'unione feconda e legale dei sessi per perpetuare le generazioni, era il Venerdì, lo stesso giorno consacrato alla dea Frigg. La "signora degli dèi", come la chiamavano i poeti, avrebbe vegliato sulle giovani coppie, infondendo loro l'esaltante energia vitale, i preziosi umori portatori dei germi di nuove vite. E, confidando in un suo benevolo intervento, le spose il cui grembo era rimasto sterile oppure quelle che non avevano ancora goduto i frutti dell'amore, si rivolgevano a Frigg, madre ed amante primigenia. La dea, che ben conosceva le pene e gli affanni che si provano per i figli, assisteva le partorienti, alleviando i dolorosi spasimi della gestazione.  l. La sposa di Odino aveva ai suoi ordini due ancelle, Fulla e Hlin. La prima custodiva, gelosamente riposte in una solida cassettina di frassino, le fatate calzature della dea, lustrandole in continuazione e badando che fossero sempre lucide e splendenti come la luce del sole. La seconda ancella, anch'ella dotata delle magiche virtù di una divinità, era l'ambasciatrice dei desideri della dea sulla terra e soccorreva i guerrieri protetti da Frigg. Avvolta nel suo manto di penne di falco, la "signora degli dèi"poteva sfrecciare nel cielo azzurro, lasciandosi dietro nient'altro che il fruscio impercettibile di migliaia di minuscole penne. E sebbene quel portentoso indumento avesse un valore inestimabile, la dea, dando prova della sua magnanimità, lo aveva prestato più di una volta a Loki, facendogli provare i soavi piaceri della leggerezza del volo. Dei resto fu proprio grazie al mantello fatato che gli Asi poterono affrontare i giganti, eterni nemici degli dèi, andandoli a sfidare nei loro territori e recuperando tesori che si credevano irrimediabilmente perduti. Eppure, non rinunciando alla sua innata sfacciataggine, il maligno Loki, una volta, proprio nella sala dove era riunito il sacro concilio degli Asi, aveva osato chiamarla ninfomane, instancabile inseguitrice di perversi appetiti sessuali. E, continuando ad infangare a dismisura l'onore del padre degli dèi, l'aveva accusata della più turpe forma di adulterio, affermando di averla vista mentre accoglieva nella sua alcova peccaminosa i due fratelli di Odino, Vili e Vé, consumando con loro quello che per il diritto nordico era un ignobile incesto. Ma tutti conoscevano il trepido affetto che la legava a Balder, sfortunata vittima degli oscuri disegni del destino.