Storia Nascosta |
Ager Falisco Le ricerche sulla viabilità antica dell'ager falisco, un territorio che comprende i comuni di Nepi, Civita Castellana, Fabbrica di Roma e Castel S. Elia, hanno evidenziato la presenza di grandi resti viari, tagliate e rampe. In località "Tenuta Franca" si rileva una notevole presenza necropolare, risaltante anche da numerosi scassi clandestini. La necessità di evidenziare l'estensione dell'area funeraria e la ricerca dell'abitato a cui fa riferimento la necropoli, ha portato ad indagare il toponimo " La Torre". La Torre Il sito archeologico denominato "La Torre" è situato sopra un'altura tufacea lunga quasi 300 metri. L'insediamento abitativo è menzionato per la prima volta, come Castrum Insulae Conversine, in un documento del 989 presso l'archivio della chiesa dei S.S. Cosma e Damiano in Vico Aureo. Nel castrum si trova un'alta torre medievale che domina la località attualmente coperta da una fitta vegetazione. L'accesso al centro fortificato è possibile tramite una diramazione della antica via Amerina di cui era a guardia. Dalla vallata sottostante si arriva all'ingresso della struttura. Un portale intagliato nel tufo conduce all'abitato e alla torre; quest'ultima, di forma quadrata, è costruita in conci di tufo. Nel corso dei secoli ha subito vari rifacimenti; il più recente (probabilmente degli anni '30 o '40 del nostro secolo) è costituito da un pesante intervento di cemento, che trattiene una lunga crepa perpendicolare. Resti di macerie, sicuramente provenienti dalla volta, ingombrano l'interno. All'interno del castrum sono presenti altre interessanti strutture: due cisterne, la chiesa, gli insediamenti abitativi in grotte, la posterula. Le cisterne si trovano tra la torre e la cinta muraria meridionale a breve distanza l'una dall'altra. Sono entrambe a forma di fiasco con l'imboccatura quadrata, all'interno conservano l'intonaco originario. La chiesa, dedicata a San Pancrazio, sorge nelle immediate vicinanze, ed è composta da una struttura di forma rettangolare, con un'abside su cui si nota a circa due metri di altezza una decorazione di peperino, nella pavimentazione in tufo si rileva un crollo che evidenzia la cripta sottostante. L'abitato, che si estende su quasi tutto il pianoro, è caratterizzato da grotte ricavate nel tufo. In alcune di esse si riscontra la presenza di un pozzetto di forma quadrata, alquanto profondo, presumibilmente utilizzato come deposito di derrate alimentari. Degna di interesse strategico è la posterula, una piccola porta esistente in molte fortificazioni, che permetteva agli assediati una facile fuga o sortita. Tenuta Franca Su di un fianco della via Amerina tra Nepi e Faleri Novii, si estende in località "Tenuta Franca", un'area dove sono visibili circa 40 tombe tutte depredate in epoca antica. La tipologia funeraria, sicuramente dell'VIII secolo a.C., si differenzia da quella presente nella zona. Le tombe ipogee sono caratterizzate da dromos e da una lunetta (non sempre presente) scolpita sopra l'architrave della porta . L'interno è costituito da una stanza rettangolare con due o più loculi scavati sulle pareti, talvolta è presente anche una nicchia posta di fronte all'ingresso. A conferma della datazione il ritrovamento di una tegola dipinta in cui si evidenzia la figura di un felino maculato. La necropoli fa parte di un modello tipico dell'architettura funebre etrusco-ceretana. La presenza di ceramica romana, rinvenuta all'interno delle tombe, fa ipotizzare il loro riutilizzo. La via Amerina Questa antica strada nasce come pista etrusca e viene poi modificata dai Romani nel tracciato a seguito della conquista di Nepi, Sutri e Faleri Veteres (l'odierna Civita Castellana) dopo la guerra romano-falisca del 241 a.C. L'Amerina si distaccava dalla Cassia all'altezza del cratere di Baccano e raggiungeva Nepi, Falerii Novi, Orte e l'antica città di Ameria (Amelia). Dovendo controllare il territorio appena acquisito i Romani ricalcarono l'antica pista non disdegnando di rettificare i percorsi tortuosi. Tipicamente adibita a traffico locale, essa accrebbe la sua importanza nel basso medioevo, poichè divenne l'unica via di comunicazione rimasta aperta fra i domini Longobardi a seguito del conflitto con i Bizantini. |
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