Ritorno al passato

(gennaio 2009)

 

            Il nuovo Vixen A105M si presenta come l’evoluzione dell’ormai storico 102M. Questo cambiamento non riguarda solamente la sigla che contraddistingue il tubo ottico, ma coincide con un effettivo aumento in diametro del doppietto acromatico. La lunghezza focale è di 1 metro ed il conseguente rapporto focale è di 9,5.  A prima vista il trattamento antiriflesso è identico a quello del 102, ciò viene ad essere confermato da quanto riportato sul sito ufficiale della casa madre ( http://www.vixen.co.jp/English/at/tube_e.html ). Infatti, tra le caratteristiche delle lenti risalta il trattamento “magenta coating”, identico sia per il predecessore sia per il successore. Gli imballi messi a protezione del tubo sono adeguati e tra gli accessori a corredo troviamo: flip mirror con attacco filettato T2, puntatore red dot, coppia di anelli (diam. 11,5 cm), barra a coda di rondine.

            Dal punto di vista meccanico presenta un fuocheggiatore da 2” a cremagliera di buona fattura e fluidità, con poco gioco (molto migliorato rispetto al mio vecchio 102M), con l’anello blocca oculari e accessori a due viti. L’opacizzazione dell’interno del tubo e del paraluce è fatta a regola d’arte; si possono notare tre diaframmi a lama di rasoio lungo il tubo, più altri tre nel corpo del fuocheggiatore. La cella contenente il doppietto acromatico è alquanto robusta ed in alluminio, però più snella di qualche millimetro rispetto a quella del 102 al fine di poter ospitare le lenti di maggior diametro. Non è convincente la presenza di un collarino interno alla cella spesso circa 1 mm che funge da sostegno per il doppietto e che sembrerebbe ridurre il diametro effettivo delle lenti. Viene il dubbio che alla Vixen abbiano adattato la vecchia cella alle nuove ottiche senza troppi “sprechi” di materiale. L’aspetto positivo è che tale situazione costruttiva riduce il risalto dei tre distanziatori del doppietto che, come vedremo, non influenzano come in passato l’analisi delle centriche.

            Altro dubbio sorge all’analisi della trasparenza delle lenti: si nota la presenza di qualche granellino di polvere tra flint e crown, ciò non inficia nulla, però dalla gloriosa Vixen…

            Lo star test attuato sfruttando alfa e gamma orionis ha rivelato un’ottica di tutto rispetto: ottiche perfettamente centrate. Inoltre, l’analisi delle figure di diffrazione in intra ed extrafocale ci ha restituito dei risultati tipici di casa Vixen: nessun cenno di coma, aberrazione sferica, astigmatismo. Tutto ciò avvalorato dal contemporaneo utilizzo di uno S.W. 80ED usato come termine di paragone, in quest’ultimo, infatti, un po’ di ab. sferica  si nota. Un discorso a parte lo merita l’aberrazione cromatica presente ma non fastidiosa. Anche con ottimi oculari come gli ortoscopici Baader o i plossl Televue e Meade (serie 3000) si percepisce soprattutto sfocando gli astri luminosi presi in esame. Ricordiamoci comunque di essere in presenza del più classico doppietto acromatico. Bisogna anche sottolineare l’estrema precisione del punto di fuoco: nessuna fatica nel riuscire a centrare una messa a fuoco perfetta (!).

            Alla prova del cielo anche qui il Vixen ha risposto come ci si potrebbe attendere. Si è cominciato con l’analisi del potere risolutivo: per questo punto sono stati osservati alcuni sistemi doppi o multipli come theta, zeta, beta e sigma orionis. La facilità con cui questo 4,1”  mostra la quarta componente di sigma o la E del trapezio è impressionante, per non parlare della semplice separazione delle doppie non particolarmente impegnative.

            Per quanto riguarda i pianeti sono stati osservati venere e saturno. Il gemello della terra, com’era nelle previsioni, era attorniato da un alone violetto che però è stato completamente azzerato da un filtro W12; la visione dava un bell’effetto di se, nulla da eccepire sulla definizione del profilo del pianeta. A proposito, ottimo l’acclimatamento termico: ½ ora è stata bastevole per passare dai 18°C int. agli 8°C ext. Saturno in questo periodo mostra gli anelli di taglio, ottimo motivo per notare i suoi satelliti più luminosi ed il taglio netto degli anelli sul disco del pianeta, che ha mostrato a 200 ingrandimenti qualche lieve dettaglio delle bande nuvolose (non è stato utilizzato alcun filtro). Visibili i cinque satelliti più luminosi (Titano, Rhea, Dione, Tethys, Iapetus)

            Come analisi del cielo profondo si sono presi in esame alcuni ammassi aperti come M41, M46, M47, M48, M93, M50 (ottima la puntiformità dei componenti stellari) e la più classica delle nebulose: M42. Le sue fini volute dei gas sono evidenti come in ogni ottimo strumento di queste dimensioni, per il discernimento dei particolari è senza dubbio importante il piano focale ma, purtroppo, anche e soprattutto il diametro dell’obiettivo.

            In conclusione, si può senza dubbio affermare che questo doppietto conferma le promesse, in particolar modo per ciò che concerne la precisione dell’ottica e la qualità meccanica del tubo. Qualche dubbio rimane sulla cura tenuta nell’assemblaggio del doppietto.

            Il costo è di 779 euro escluse spese di spedizione presso Telescope Service (Germania) - http://www.teleskop-express.de/shop/index.php/language/en .

           

            Il test è naturalmente incompleto, spero presto sarà ampliato.

 

 

Aggiornamento del 21-03-2009:

 

            Stelle doppie: Porrima (gamma virginis), dischi a contatto perfettamente visibili a 200x (oculare Or Baader 5mm)

            Galassie: M104 (sombrero), accenno della struttura particolare in visione distolta (oculare Or Baader 18mm + filtro Lpr celestron)

 

Aggiornamento del 09-04-2009:

 

            Luna (12 giorni): bordo illuminato con alone blu, cime picchi e bordi illuminati dei crateri con tonalità giallina. Quattro craterini visibili all’interno di plato, evidenti i terrazzamenti all’interno di Schickard, picco centrale di Pithagoras illuminato con l’ombra che si proiettava sul bordo del cratere (visione entusiasmante…).

 

Aggiornamento del 25-08-2009

 

            Giove: visione comparata con quella di un TSA Takahashi. L’unica differenza evidente è il miglior contrasto dei particolari atmosferici, naturalmente a favore dell’apocromatico. Ad es. la macchia rossa risaltava con facilità nel TSA meno nel 105. Per il resto, i dettagli sono risultati molto simili come numero: festoni, ombreggiature dei poli, ombre dei satelliti.