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Riferimenti e risorse |
"Guida per la valutazione e l'espressione dell'incertezza nelle misurazioni" - Sistema Nazionale per l'Accreditamento di Laboratori - http://www.sinal.it
Istituto Galileo Ferraris - http://www.ien.it
[Z92]: G.Zingales - "Misure Elettriche - Metodi e strumenti" - Utet 1992
[S99]: H.Schwetlick - "Interfacciare il pc - Analisi dei dati - Strumenti di misura - Reti" - Hoepli 1999
[P99]: U.Pisani - "Misure elettroniche – Strumentazione elettronica di misura" - Politeko Torino 1999
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Indice |
Appendici
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Note |
Le parti scritte in rosso sono da considerare precarie e di imminente revisione.
Generalità
Sia
Y una grandezza fisica da misurare (misurando) tramite
un singolo dispositivo di misura, che fornisca in lettura un valore
V.
Obiettivo di una misurazione è la determinazione
di una stima accurata M del misurando Y nella forma:
M
= V + U (espressione
della misura)
dove U è l'incertezza della
misura, che, tenendo conto degli errori sistematici ed
accidentali, caratterizza la dispersione dei valori ragionevolmente
attribuibili al risultato della misurazione.
Una serie di letture
Vi sulla stessa grandezza Y produrrà infatti una
distribuzione di errori assoluti
Ei = Vi
- Ye
dove Ye è il valore
atteso (expected value) del misurando, ossia il valore ideale di
Y.
Ogni lettura Vi appartiene ad un insieme di valori
la cui manifestazione è analizzabile solo in termini
probabilistici; Vi è cioè assimilabile ad
una variabile aleatoria (occorrenze non determinabili a priori).
In
generale, data una variabile aleatoria s{} (insieme di valori, finito
od infinito, continuo o discreto, ad ognuno dei quali è
associato un valore di probabilità),
si definisce la funzione densità di
probabilità ps(s) come la probabilità
che la variabile aleatoria s{} si manifesti entro un intervallo
compreso tra s ed s+ds.
La probabilità che s{} ricada tra
due valori a e b vale quindi:
In
particolare deve valere la condizione di normalizzazione:
Il
calcolo della ps(s) è spesso più agevole
ricorrendo alla funzione distribuzione di probabilità
Ps(s), definita come la probabilità che la
variabile aleatoria s{} assuma un valore minore od uguale ad
s:
In
questo modo:
Nota
la funzione ps(s), Si definisce inoltre il valore medio
statistico della variabile s:
e
la varianza sigma2:
con
sigma = scarto quadratico medio (s.q.m.) o deviazione
standard.
Per una distribuzione discreta di n valori
si, quali una serie di risultati di misure, al posto della
funzione densità di probabilità ps(s) si
usano istogrammi, ed al posto della funzione distribuzione di
probabilità Ps(s) si usa la funzione di frequenza
cumulativa. Media e varianza si esprimono come:

Le
pi rappresentano le frequenze di occorrenza delle
si (in generale, se su n esperimenti l'evento A si
presenta r volte, la frequenza dell'evento A è il rapporto
r/n). Per n grande, i valori delle frequenze tendono ai valori delle
probabilità (principio di Bernoulli).
In
molti casi si ammette che, in presenza di più sorgenti di
incertezza indipendenti, il risultato di una misura possa essere
considerato come una variabile aleatoria con distribuzione
normale,
cioè con una densità di probabilità di tipo
Gaussiano:
La
distribuzione normale si presenta spesso in natura, e molti fenomeni
possono essere descritti per suo tramite. Secondo il teorema del
limite centrale, inoltre, se le sorgenti di incertezza sono
numerose e statisticamente indipendenti, la distribuzione descrivente
un dato fenomeno tende ad una gaussiana.
Nella misura ripetuta
di una grandezza Y, si ammette pertanto solitamente che la
distribuzione dei valori misurati Vi e quindi degli
errori
Ei = Vi - Ye
sia
assimilabile ad una distribuzione normale; ciò equivale a
considerare gli errori tra loro indipendenti ed equiprobabili.
Per
una serie di n misure (n limitato per motivi pratici), si dimostra,
assumendo una distribuzione normale delle frequenze pi del
tipo:
che
la migliore stima di Ye, cioè il valore più
probabile di Ye calcolato a partire dai valori delle
misure Vi, è dato dalla media aritmetica dei
valori misurati:
cioè
come se la densità di probabilità per ogni valore Vi
valesse 1/n (tutti i valori sperimentali equiprobabili).
V
viene pertanto considerato il valore più plausibile della
misura.
Si dimostra anche (Student) che per la serie
limitata di n misurazioni con distribuzione normale, la migliore
stima dello s.q.m. teorico, espresso, per n infinito, come:
vale
(come se fosse pi pari ad 1/n , con la correzione: n=1 =>
risultati indefiniti;
per n->infinito inoltre Ye~
V):
Sigmas
è detto (scarto tipo sperimentale), ed è una
stima tanto migliore dello s.q.m. per distribuzioni continue quanto
più n è grande. Consente di stimare la dispersione
dell'insieme partendo da un numero limitato di misure.
Si
dimostra anche che, ripetendo teoricamente all'infinito le serie di n
misure, si ottiene una distribuzione statistica delle (infinite)
medie Vj ancora di tipo normale, con valore medio
pari ad Ye e con deviazione standard della media (scarto
tipo della media) stimata da:
Lo
scarto tipo della media consente di valutare i probabili limiti entro
cui può ricadere una singola misura, limiti che possono
assumersi proporzionali a sigma(V) a seconda del livello di
confidenza (campo di probabilità) desiderato. Si può
scrivere così:
dove
ye è una stima di Ye e k è il
fattore di copertura, normalmente pari a 2 o 3.
La
stima della deviazione standard della media sigma(V) è
detta incertezza standard (od incertezza tipo assoluta)
e viene indicata col simbolo u; il prodotto k*u è detto
incertezza estesa, ed indicato con U;
pertanto:
Effettuando
una singola misura con uno strumento, quindi, al valore V indicato
dallo strumento occorre associare una fascia d'incertezza dichiarata
in qualche modo dal costruttore, secondo l'espressione
M = V +
U
in modo che la stima M appartenga in termini probabilistici
all'insieme di misure mutuamente compatibili sul misurando
(dato un insieme di misure M1, M2, ..., Mn,
si dice che esse sono mutuamente compatibili se, rappresentando le
misure come segmenti, l'intersezione di tutte le misure con quella M*
di minore incertezza, tale che M* = V* +
I, è un segmento non inferiore ad I). Il costruttore dichiara
normalmente, secondo i metodi ritenuti opportuni, anche nell'ottica
dei costi, un parametro, qui riferito come "semiampiezza A",
da cui ricavare U e lo s.q.m. sigma(V)=u.
Ad esempio,
se A è indicato dal costruttore come il coefficiente
fiduciario o di confidenza (livello di probabilità)
del 95% per distribuzione
normale,
cioè
A = 2 sigma(V) = 2 u => u = A /
2
allora imponendo per U una copertura del 99% dei valori, si
ha
U = 3 sigma(V) = 3/2 A
M
= V + 3/2 A
Distribuzione
uniforme
In alcune situazioni conviene assumere
che i valori delle misure non possano trovarsi al di fuori di un
intervallo individuato da [Vmin , Vmax], e che
all'interno dell'intervallo tutti i valori abbiano la stessa
probabilità. Si assume cioè una densità di
probabilità uniforme (o rettangolare):
|
|
pv(V)
= 1 / (Vmax - Vmin) per
Vmin <= V <= Vmax |
La
migliore stima di Ye è in questo caso il valore
medio dell'intervallo:
Dato
che il valore medio è in questo caso una quantità
costante, l'incertezza
standard u viene assunta pari allo sqm sigma:
Ad
esempio, se V è il valore indicato da uno strumento in una
misura, e se la semiampiezza A è indicata dal costruttore come
la tolleranza massima garantita
(tutti i valori V+A
ugualmente probabili), allora:
(Vmax - Vmin)
/ 2 = A
u = A / Sqrt[3]
La probabilità
che i valori ricadano tra [Ye - u , Ye + u] è
circa il 58%; con un fattore di copertura pari a Sqrt[3] si copre una
popolazione di valori del 100%. Quindi si assume
U = k * u =
A con
k=Sqrt[3]
M = V +
A
L'incertezza standard u è
importante ai fini del calcolo dell'incertezza composta per misure
indirette; solitamente è deducibile dalle informazioni sullo
strumento indicate dal costruttore. In caso contrario, se non viene
fornito cioè il significato operativo della semiampiezza "A",
conviene assumere prudenzialmente valori per u ed U non inferiori a
quelli per distribuzione normale (u = A / 2, U = 3 A / 2).
Se,
oltre alla grandezza "A" e relativo significato operativo,
il costruttore fornisce (a fronte di costi maggiori) anche le
caratteristiche statistiche della distribuzione di più letture
a misurando e grandezze d'influenza costanti, è allora
possibile ridurre ulteriormente l'incertezza della misura.
Infatti,
effettuando un numero n opportuno di misure sullo stesso misurando,
in precise condizioni di riferimento delle grandezze d'influenza ed
in condizioni di taratura, secondo date procedure, è
possibile ricavare la varianza sigma2I dovuta
all'errore intrinseco dello strumento (derivante dal modello
progettuale del sistema; [Z92]p28,
54), che, sommata alla varianza sigma2R legata
alla riproducibilità delle misure (effetti dei disturbi
aleatori cui è sensibile il sistema, quali attriti,
rumore elettronico, campi em esterni, grandezze d'influenza non
misurabili...), fornisce la varianza totale cui è legata
l'informazione "A" (varianza della somma di sorgenti di
incertezza statisticamente indipendenti = somma varianze singole
cause incertezza):
E'
quindi possibile ricavare la sigma2R per
differenza
in
modo che l'incertezza standard u possa essere ridotta alla sigma2R
anzichè alla sigma2TOT.
Ovviamente,
non disponendo delle caratteristiche statistiche dello strumento, o
di costosa strumentazione idonea a ricavarle, è inutile, ai
fini dell'attribuzione dell'incertezza, ripetere più misure
sullo stesso misurando, a meno che le influenze esterne in gioco o le
condizioni di misura non siano tali da rendere trascurabile
l'incertezza dello strumento rispetto ad esse; ripetendo più
volte la lettura della stessa grandezza si possono in linea di
principio ridurre gli effetti degli errori accidentali.
In
generale, anzichè da una sola grandezza (misure dirette), il
misurando Y dipende da un certo numero di grandezze d'ingresso
Xi secondo una funzione del tipo:
Y=f(X1,
X2, ..., Xn)
chiamata modello della
misurazione. La stima y del misurando Y si ottiene
sostituendo le grandezze Xi con le corrispondenti stime di
ingresso xi:
y=f(x1, x2,
..., xn)
Il risultato di una misurazione, pur con
le correzioni per gli eventuali effetti sistematici identificati, è
quindi solo una stima del valore del misurando a causa
dell'incertezza originata dagli effetti casuali (accidentali) e dagli
effetti sistematici non noti o non considerati. Ad ognuna delle stime
d'ingresso xi dev'essere necessariamente associata
un'incertezza d'ingresso u(xi), che, insieme alle
altre, contribuisce a formare l'incertezza della stima del misurando,
o incertezza composta u(y).
Per calcolare u(y) si
considera quanto segue.
Siano
gli
scarti delle grandezze d'ingresso xi rispetto ai
rispettivi valori medi. Tali scarti sono distribuzioni a media nulla
e sqm pari a quello delle xi. Per piccole variazioni si
ha, con Delta[y] = y - Media[y]:
In
generale, se z è una variabile aleatoria funzione di due
variabili aleatorie x ed y tali che
z = x + y
e se x ed
y sono statisticamente indipendenti, cioè se
pxy(x,y)
= px(x) py(y)
allora il valore
quadratico medio di z è
Se
le grandezze d'ingresso sono statisticamente indipendenti, cioè
se
py(y) = px1(x1) px2(x2) ...
pxn(xn)
applicando la proprietà
precedente, estesa ad n variabili aleatorie, all'espressione
Delta[y], e dato che i singoli termini del differenziale hanno media
nulla, si ha:
e
quindi:
Sebbene
l'incertezza composta u(y) sia spesso sufficiente per caratterizzare
una misurazione, in molte applicazioni si preferisce definire un
intervallo più ampio U(y) intorno al risultato y, detto
incertezza estesa:
U(y) = k u(y)
Anche se alcune
variabili di ingresso xi non hanno distribuzione normale,
la distribuzione della variabile risultato y può essere
considerata approssimativamente normale grazie al teorema del
limite centrale.
In particolare, quando una grandezza xi
può essere valutata direttamente attraverso la ripetizione di
un processo di misurazione e di analisi statistica delle osservazioni
(nella maggior parte dei casi tramite modello gaussiano), la sua
incertezza è classificata di categoria
"A"
(necessaria complessa strumentazione da laboratorio). Le
valutazioni di incertezza effettuate invece in modo diverso da quello
basato su serie di osservazioni ripetute si definiscono di categoria
"B" (es: dati di precedenti misurazioni,
specifiche tecniche del costruttore di un dispositivo...).
Si
dimostra che se il numero di gradi di libertà effettivi,
calcolato tramite la formula di Welch-Satterhwaite, è
superiore a 10, allora per un livello di probabilità del 95%
si può assumere k=2, e per un livello del 99% si può
assumere k=3 (distribuzioni normali).
In pratica, se x1,
x2, ..., xn sono le stime d'ingresso
disponibili, e se u(x1), u(x2), ..., u(xn)
sono le relative incertezze standard (ad esempio, i valori
strumentali di ogni singola misura diretta con incertezze di tipo B
dichiarate dal costruttore, o la media aritmetica di una serie di n
misure con relativa incertezza di tipo A pari a sigma(V)), il
risultato della misura va espresso come:
M
= y = f(x1, x2, ..., xn) + k
u(y)
con k=2 per p=95%, k=3 per p=99%
Spesso le incertezze vengono
espresse come relative ad un valore di riferimento, quale la portata
di uno strumento, il valore atteso della misura, od il valore fornito
dallo strumento. Ciò è utile ad esempio per paragonare
strumenti e metodi che misurano grandezze di entità diverse.
Di solito le incertezze relative sono indicate in percentuale
rispetto alle stime y ed xi:
u%(y) =
u(y) / y
u%(xi) = u(xi) / xi
In
particolare, se y è una semplice somma algebrica delle
grandezze d'ingresso, allora l'incertezza assoluta u(y) è data
da:
mentre
se y è una funzione di prodotti e rapporti delle grandezze
d'ingresso, allora l'incertezza relativa u%(y)
vale:
A
volte comunque, per semplificare i calcoli, si preferisce stimare
l'incertezza composta in un'ottica da caso peggiore (worst
case), anzichè in quella probabilistica (più
ottimistica) quale quella esaminata (prescritta comunque dalla
normativa ufficiale).
Se y è la stima del misurando Y in
funzione delle stime delle grandezze d'ingresso xi tale
che
y=f(x1, x2, ..., xn)
e
se gli errori assoluti sono sufficientemente piccoli (ognuno col
proprio segno), possono allora essere considerati infinitesimi delle
rispettive grandezze:
Ex1=dx1, Ex2=dx2,
..., Exn=dxn
Pertanto la propagazione
degli errori sulle singole variabili è data da

Il
caso peggiore si stima sommando i valori assoluti dei singoli
contributi; l'incertezza assoluta che ne deriva si può
esprimere come:
Dove
le quantità positive U(xi) rappresentano
l'incertezza nel caso peggiore associata a ciascuna stima xi,
ad esempio la semiampiezza "A" sopra indicata.
Quanto
detto vale nei casi in cui si ha un modello della
misurazione
Y=f(X1, X2, ...,
Xn)
esplicito e ben definito; se invece del modello
non si conoscono a priori i valori dei parametri, e se ne vuole
estrarre una stima (valori più probabili) a partire da un
insieme di misure affette da errori aleatori, si ricerca una funzione
teorica (modello interpolato) il meno possibile in disaccordo con i
dati sperimentali, secondo criteri di minimizzazione degli errori
(scarti) rispetto alle serie di dati a disposizione.
Frequente
ad esempio è il problema delll'interpolazione lineare
(regressione lineare), in cui si approssima una serie di dati
(xi, yi) con un modello del tipo
y = p x
+ q
dove i parametri p e q vengono calcolati, insieme alle
relative incertezze, a partire dai dati sperimentali tramite il
metodo
dei minimi quadrati.
Sia
Y una grandezza fisica da misurare (misurando) tramite
un singolo dispositivo di misura, che fornisca in lettura un valore
V.
Obiettivo di una misurazione è la determinazione
di una stima accurata M del misurando Y nella forma:
M
= V +
U (espressione
della misura)
dove U è l'incertezza della misura,
che, tenendo conto degli errori sistematici ed accidentali,
caratterizza la dispersione dei valori ragionevolmente attribuibili
al risultato della misurazione.
In generale, anzichè da
una sola grandezza (misure dirette), il misurando Y dipende da un
certo numero di grandezze d'ingresso Xi
secondo una funzione del tipo:
Y=f(X1, X2,
..., Xn)
chiamata modello della misurazione.
La stima y del misurando Y si ottiene sostituendo le
grandezze Xi con le corrispondenti stime di ingresso xi:
y=f(x1, x2, ..., xn)
Quando
una grandezza xi può essere valutata direttamente
attraverso la ripetizione di un processo di misurazione e di analisi
statistica delle osservazioni (nella maggior parte dei casi tramite
modello gaussiano), la sua incertezza è classificata di
categoria "A"
(necessaria complessa strumentazione da laboratorio). Le valutazioni
di incertezza effettuate invece in modo diverso da quello basato su
serie di osservazioni ripetute si definiscono di categoria
"B" (es: dati di precedenti misurazioni,
specifiche tecniche del costruttore di un dispositivo...).
La
valutazione dell'incertezze può essere effettuata in un'ottica
statistica, come previsto dalla normativa ufficiale, od in un'ottica
da caso peggiore (worst case; consente semplificazione
calcoli).
Metodo
statistico (standard)
Se x1, x2,
..., xn sono le stime d'ingresso disponibili,
statisticamente indipendenti, e se u(x1), u(x2),
..., u(xn) sono le relative incertezze standard, il
risultato della misura va espresso come:
M
= y = f(x1, x2, ..., xn) +
k u(y)
con k=2 per p=95%, k=3 per p=99%
con
e
k
u(y) = U incertezza estesa.
La generalità
dell'espressione della misura (basata sulla statistica delle
distribuzioni normali) è legata al teorema del limite
centrale, per cui anche se alcune variabili di ingresso xi
non hanno distribuzione normale, la distribuzione della variabile
risultato y può essere considerata approssimativamente
normale.
Spesso le incertezze vengono espresse come relative
ad un valore di riferimento. Ciò è utile ad esempio per
paragonare strumenti e metodi che misurano grandezze di entità
diverse. Di solito le incertezze relative sono indicate in
percentuale rispetto alle stime y ed xi:
u%(y)
= u(y) / y
u%(xi) = u(xi) /
xi
Se y è una semplice somma algebrica delle
grandezze d'ingresso, allora l'incertezza assoluta u(y) è data
da:
mentre
se y è una funzione di prodotti e rapporti delle grandezze
d'ingresso, allora l'incertezza relativa u%(y)
vale:
Ai
fini del calcolo delle incertezze standard u(xi) (pari
allo scarto tipo della media statistica delle relative
grandezze xi), riferendo come "semiampiezza A"
il parametro correlato alle incertezze deducibile dalle specifiche
del costruttore, si ha:
A
è indicato come coefficiente fiduciario o di confidenza
del 95% per distribuzione normale; in q.caso
u(xi) = A
/ 2
A
è indicato come tolleranza massima garantita per
distribuzione uniforme; in q.caso
u(xi) = A / Sqrt[3]
Se
non viene fornito il significato operativo della "semiampiezza
A", conviene assumere prudenzialmente valori per u(xi)
non inferiori a quelli per distribuzione normale.
Caso
peggiore
Il caso peggiore si stima sommando i
valori assoluti dei singoli contributi; l'incertezza assoluta che ne
deriva si può esprimere come (propagazione degli
errori):
dove
le quantità positive U(xi) rappresentano
l'incertezza nel caso peggiore associata a ciascuna stima xi,
ad esempio la semiampiezza "A" deducibile dalle specifiche
del costruttore. In tal senso il risultato della misura si esprime
con:
M = y = f(x1,
x2, ..., xn) +
U(y)
Note:
Nell'espressione
di una misura è opportuno far ricadere l'incertezza
sull'ultima cifra indicata; il numero di cifre utilizzate (cifre
significative) dev'essere in accordo col grado di accuratezza della
misura, cosicchè espressioni matematicamente equivalenti
come
1.35 V (incertezza
dell'ordine di 0.01 V)
1.350 V (incertezza
dell'ordine di 0.001 V)
hanno una valenza misuristica ben
diversa.
1 - Misurazione di una corrente continua con
amperometro analogico
Si vuole determinare l'incertezza
standard (incertezza tipo) da attribuire al risultato della
misurazione di una corrente continua (DC) effettuata con una sola
lettura per mezzo di uno strumento analogico con le seguenti
caratteristiche:
Tipo: magnetoelettrico
Portata: 2
A
Classe:
1
Fondo Scala: 100 divisioni
Lettura: 88.5
div
Si stabilisce di esprimere l'incertezza del risultato in
termini di sola incertezza strumentale, non essendo di interesse la
variabilità del misurando.
Il massimo scostamento
assoluto (tolleranza massima garantita A) in tutti i punti della
scala è dato da:
A
= (Classe * FS) /100 =
(1 * 2 A) / 100 = 0.02 Amp
L'incertezza grava sulla seconda
cifra decimale; la stima I si può assumere quindi pari a 1.77
A, corrispondenti ad 88.5 div.
L'incertezza tipo assoluta
vale:
u(I) = A / Sqrt[3] = 0.02 Amp / Sqrt[3] = 0.012
A
mentre l'incertezza tipo relativa è:
u%(I)
= u(I) / I = 0.012 / 1.77 = 0.0068 = 0.68%
L'espressione della
misura è: I = (1.77 + 0.02) A = 1.77 A +
1.1%
2
- Misurazione di una tensione alternata con voltmetro digitale
Si
vuole determinare l'incertezza standard da attribuire al risultato
della misurazione di una tensione alternata effettuata con una sola
lettura per mezzo di uno strumento digitale con le seguenti
caratteristiche:
Tipo: digitale (numerico,
numerale)
Accuratezza:
+(0.5% della lettura + 10 digits)
Portata: 100 V
Digits:
4
Lettura: 82.75V
Si stabilisce di esprimere solamente
l'incertezza strumentale, non essendo di interesse la variabilità
del misurando.
La tolleranza massima garantita A dello
strumento è:
A = 0.5 / 100 * 82.75 V + 10 * 0.01 V =
0.51 V
Quindi:
u(V) = A / Sqrt[3] = 0.29 V
u%(V)
= u(V) / V = 0.29 / 82.75 = 0.0035 = 0.35%
L'espressione della
misura è, riportando tutte le cifre sul display per la stima
della grandezza d'ingresso:
V = (82.75 + 0.51) V = 82.75 V
+ 0.62%
3 - Misurazione di una resistenza con il
metodo voltamperometrico
Si vuole valutare l'incertezza
che grava sul risultato di una misurazione di resistenza effettuata
con il metodo voltamperometrico. Si suppone che le caratteristiche
ricavate dai manuali del costruttore della strumentazione siano le
seguenti:
|
|
Voltmetro |
Amperometro |
|
Tipo |
digitale |
digitale |
|
Accuratezza |
0.5% della lettura; 20 counts |
1% della lettura; 30 counts |
|
Portata |
10 V |
2 A |
|
Digits |
6 |
5 |
Si
supponga che siano state effettuate due sole letture contemporanee
(una di tensione ed una di corrente) ottenendo le seguenti
letture:
Tensione: 8.54784 V
Corrente: 1.9352 A
Dato
il modello del misurando
R = V / I
l'incertezza tipo relativa
composta è data da
u%(R) = Sqrt[u2%(V)
+ u2%(I)]
Si ha:
AV =
(0.5 / 100 * 8.54784 + 20 * 0.00001) V = 0.043 V
u%(V)
= AV / (Sqrt[3] * 8.54784 V) = 0.0029 = 0.29%
AI
= (1 / 100 * 1.9352 + 30 * 0.0001) A = 0.022 A
u%(I) =
AI / (Sqrt[3] * 1.9352 A) = 0.0059 = 0.59%
Quindi:
u%(R)
= Sqrt[0.00292 + 0.00592] = 0.0066 = 0.66%
La
stima del misurando è
R = 8.5478 V / 1.9352 A = 4.417
Ohm
Il valore dell'incertezza tipo assoluta è
u(R) =
u%(R) * R = 0.0066 * 4.417 Ohm = 0.029 Ohm
L'incertezza
estesa, assumendo k=2 (copertura ~95%), è
U(R) = 2 * 0.029
Ohm = 0.058 Ohm
L'incertezza estesa relativa vale
U%(R)
= k u%(R) = 2 * 0.0066 = 0.013 = 1.3%
L'espressione
della misura è
R = (4.417 + 0.058) Ohm = 4.417 Ohm +
1.3%
4 - Misurazioni di resistenza ripetute sullo
stesso oggetto
Si vuole determinare l'incertezza tipo da
attribuire al risultato di una misurazione di resistenza effettuato
con metodo e strumentazione d'incertezza trascurabile rispetto a
quella legata alle condizioni di misurazione.
Sono state eseguite
n=12 misurazioni ottenendo i valori riportati nella tabella seguente:
|
n |
R (Ohm) |
|
1 |
99,98 |
|
2 |
99,93 |
|
3 |
100,23 |
|
4 |
100,09 |
|
5 |
100,20 |
|
6 |
99,98 |
|
7 |
99,93 |
|
8 |
100,20 |
|
9 |
99,90 |
|
10 |
100,03 |
|
11 |
100,06 |
|
12 |
99,94 |
L’incertezza
tipo può essere determinata con una valutazione di categoria
A.
La miglior stima del misurando è data dalla media
aritmetica dei risultati delle misurazioni:
Lo
scarto tipo sperimentale sigmas è dato da
=
11.7 * 10-2 Ohm
L'incertezza tipo assoluta (scarto
tipo della media) è
u(R) = sigmas /
Sqrt[n] = 11.7 * 10-2 Ohm / Sqrt[12] = 3.39 * 10-2
Ohm
L'ncertezza tipo relativa è
u%(R) =
u(R) / R = 3.39 * 10-2 Ohm / 100.04 Ohm = 0.00034 =
0.034%
Assumendo un fattore k=2 (copertura statistica 95%), si
ha
U(R) = 2 * u(R) = 6.78 * 10-2 Ohm
R = (100.04
+ 0.068) Ohm = 100.04 Ohm + 0.068%
Supponendo
di conoscere a priori l'insieme di tutti i possibili valori dei
risultati di un esperimento, la probabilità P(A) dell'evento A
è il rapporto tra il numero Delta[n] dei casi in cui l'evento
A si verifica (casi favorevoli) ed il numero n di casi possibili, per
n molto grande:
Se
A1 ed A2 sono due eventi disgiunti (mutuamente
esclusivi: la presenza dell'uno esclude quella dell'altro), la
probabilità di ottenere o A1 o A2
(condizione OR) è data dalla somma delle probabilità
dei due eventi:
P(A1 + A2) = P(A1)
+ P(A2)
La probabilità di ottenere
contemporaneamente (condizione AND) due eventi A1 o A2
fra loro indipendenti è data dal prodotto delle probabilità
dei singoli eventi:
P(A1 A2) = P(A1)
P(A2)
Sussiste inoltre il seguente teorema della
probabilità composta (formule di De Bayes):
P(A1
A2) = P(A1) P(A2 / A1) =
P(A2) P(A1 / A2)
cioè
la probabilità che si verifichino contemporaneamente i due
eventi A1 ed A2 è pari alla probabilità
che si verifichi uno dei due eventi per la corrispondente probabilità
condizionata (P(A2 / A1) = probabilità
verifica evento A2 purchè evento A1 già
verificato).
Data
una variabile aleatoria s, con densità di probabilità
nota (quindi note media Ye e varianza sigma2),
la più importante e la più utilizzata fra le
distribuzioni continue di probabilità è la
distribuzione normale o gaussiana, caratterizzata da una densità
di probabilità ps(s):
Definendo
la variabile aleatoria k come
k = (s - Ye) /
sigma
k ha media nulla e sqm unitario; si ha
allora
p(k) = 1 /Sqrt[2 Pi] Exp [-1/2 k2] 
Dai
grafici e dalle tavole di p(k) si ricavano i valori di qualsiasi
variabile aleatoria s con distribuzione normale, con valore medio Ye
e sqm sigma. La variabile k rappresenta in altri termini tutte le
popolazioni infinite di valori conformi al modello normale.
In
particolare la probabilità che un valore della variabile s
ricada nell'intervallo
vale
Importanti
sono i valori di probabilità relativi ad intervalli simmetrici
multipli di sigma:
P(Ye - sigma < s < Ye
+ sigma) = 0.683
P(Ye - 2 * sigma < s < Ye
+ 2 * sigma) = 0.954
P(Ye - 3 * sigma < s < Ye
+ 3 * sigma) = 0.997
dunque in una distribuzione normale con
valore medio Ye e sqm sigma l'intervallo contenente il 95%
dei valori è pari a Ye +
2sigma, mentre il 99% dei valori ricade nell'intervallo Ye
+ 3sigma.
Siano
{p1, p2, ..., pp} p grandezze
(parametri del modello) dipendenti da m grandezze direttamente
misurabili {m1, m2, ..., mm} secondo
una funzione (modello) del tipo
f(p1, p2,
..., pp ; m1, m2, ...,
mm)=0
Condizione analitica necessaria e non
sufficiente per ricavare le pi è che il numero di
equazioni sia pari al numero delle incognite, cioè occorre
misurare p m-uple mi e risolvere il sistema
fj(p1,
p2, ..., pp ; m1j, m2j,
..., mmj)=0 per
j=1, 2, ... , p
Ma ammesso che il sistema ammetta soluzione
(come generalmente si verifica se f è lineare), la
propagazione delle incertezze sperimentali da cui sono affette le mi
potrebbe portare a risultati inaccettabili. Si può ridurre
l'inconveniente tramite una ridondanza delle misure ed il
metodo dei minimi quadrati, come descritto in seguito.
Si
può eseguire la misura di n>p m-uple mi
(ridondanza) e cercare l'insieme {p1, p2, ...,
pp} che rende minima la somma dei quadrati degli scarti
epsiloni:
con
epsiloni = f(p1, p2, ..., pp ;
m1i, m2i, ..., mmi) per
i=1, 2, ... , n
Dalla condizione necessaria affinchè
Phi ammetta minimo
per
k=1, 2, ..., p
si possono ricavare i parametri pi.
Ad
esempio, se (xi, yi) sono n coppie di dati
sperimentali (n ragionevolmente grande) , e se si assume un
modello
f(p, q; x, y) = 0
di tipo lineare
(interpolazione o regressione lineare)
y = px +
q
allora si può imporre che la somma dei quadrati degli
scarti dei punti yi dalla retta di interpolazione con
ascissa xi sia minima:
e
ciò si ha se
Si
trova così:
;

Se
le variazioni di yi possono essere ipotizzate di tipo
casuale (distribuzione normale), con varianza costante (come è
spesso il caso degli errori di misura), i parametri p e q così
determinati sono stime di variabili aleatorie con distribuzione
normale e scarto tipo della media (incertezza standard) stimata da:
|
|
|
|
|
dove
y ed x sono le rispettive medie aritmetiche dei dati
sperimentali.
Le formule precedenti possono essere
"aggiornate" man mano che sono disponibili le coppie di
punti (xi, yi), quindi si prestano ad essere
applicate sui calcolatori (statistica/ regressione lineare).
Quando e se il coefficiente di correlazione ([Z92]
pag 67, 460; valore ideale: +1) fornito dall'algoritmo si
mantiene pressochè invariato con l'aggiunta di nuovi punti,
non sono più necessari altri dati sperimentali.
Generalità
Precisione
(Precision): termine utilizzato in ambienti anglosassoni con
significato simile alla ripetibilità; fascia di
variabilità di misure ripetute sullo stesso misurando, nelle
stesse condizioni. In genere la precisione migliora riducendo gli
errori di tipo accidentale.
Accuratezza (Accuracy):
scarto presunto tra la misura ed il valore atteso del misurando. In
genere l'accuratezza migliora riducendo gli errori
sistematici.
Risoluzione: variazione del misurando che
provoca una modifica della lettura pari all'incertezza della
lettura. Per gli strumenti digitali la risoluzione è data
da un'unità sull'ultima cifra (es: 1.237 V sul display =>
risoluzione 0.001 V = 1 mV). Per strumenti analogici la risoluzione è
data dal minimo intervallo R sulla scala graduata; si può
assumere un'incertezza della lettura pari ad R/2.
La
risoluzione non implica accuratezza dello strumento; uno strumento
con elevata accuratezza deve invece avere risoluzione
elevata.
Sensibilità: per gli strumenti a
deviazione, è il rapporto tra una variazione della grandezza
misurata e la corrispondente variazione della deviazione dello
strumento; se la sensibilità è costante per ogni valore
della grandezza misurata, si ha uno strumento a scala lineare
([Z92]pag53).
Stabilità:
proprietà che esprime di quanto varia nel tempo una
prestazione caratteristica dello strumento. Si distingue tra
stabilità a breve termine (secondi, minuti), a medio termine
(ore, giorni) e lungo termine (mesi, anni).
Ad esempio, si dice
che un oscillatore ha una stabilità di 10-4 se la
variazione relativa della sua prestazione è
dell'ordine di 10-4 (una parte su 10000; cioè
Delta[fo]/fo ~10-4). Se si
dispone di un frequenzimetro con un'accuratezza migliore di qualche
ordine di grandezza (tipicamente 10-6, stabilità
degli oscillatori al quarzo), per una frequenza nominale fo=3.0151
KHz si ha
Delta[fo] = 10-4 * 3.0151 KHz ~
0.0003 KHz
e si otterrà una lettura del tipo
3.015XX
KHz (X: cifre instabili sul
display).
Per una frequenza nominale fo=9.985 KHz si ha
invece
Delta[fo] = 10-4 * 9.985 KHz ~
0.001 KHz
e la lettura sarà del tipo
9.98XXX
KHz
Viceversa (cioè se non è nota a priori la
stabilità dell'oscillatore), in letture del tipo
3.478XX
MHz
3.4782X MHz
cifre stabili sino a "3478" implicano
una stabilità dell'oscillatore dell'ordine di una parte su
10000 (Delta[fo]/fo~10-4), e
cifre stabili sino a "34782" implicano una stabilità
dell'ordine di una parte su 100000 (10-5).
Strumenti elettromeccanici
Classe
di precisione: semiampiezza della fascia d'incertezza, espressa
in percento del fondo scala, valida per ogni punto della scala
stessa, in condizioni prefissate ([Z92]pag55,124).
Le
classi più importanti sono:
classe 0.05 e 0.1 per strumenti
campioni da laboratorio;
classe 0.2 e 0.5 per strumenti da
laboratorio, per misure di controllo;
classe 1 - 1.5 - 2.5 - 5...
per strumenti industriali da quadro.
Ad esempio, un voltmetro
con fondo scala 60V e classe 0.5 potrà dar luogo, in ogni
punto, ad un errore non superiore a:
+ 0.5/100 * 60V = +
0.3V
Essendo costante, lungo tutta la scala, il limite per
l'errore assoluto, l'errore relativo è tanto maggiore quanto
più l'indicazione si trova in prossimità dello zero.
Gli strumenti sono quindi bene utilizzati solo per letture oltre la
metà od almeno 1/3 del fondo scala.
Strumenti
digitali
Accuratezza (Accuracy): l'incertezza
assoluta (semiampiezza A) di uno strumento numerico è
scomponibile in due contributi, uno proporzionale al valore della
grandezza misurata (lettura, ReaDinG), e l'altro invece legato al
campo equivalente di misura; questa duplicità viene
conservata nell'espressione con cui normalmente il costruttore
fornisce l'indicazione dell'incertezza in funzione di una data
portata (gamma, range):
A = ± ( p% RDG + n
DGTS)
L'espressione DiGiT è in questo caso da intendere
come "cifra meno significativa dell'indicazione dello
strumento". Se l'indicazione dello strumento fosse, per esempio,
1,234 Volt allora 1 digit significherebbe 0,001 Volt. Se invece
l'indicazione fosse 14,36 mA allora 1 digit sarebbe uguale a 0,01 mA.
Ovviamente "n digit" significa "n volte 1
digit".
In luogo dell'espressione "digit" si può
trovare "counts" (numero di unità sull'ultima cifra
della lettura), con significato operativo analogo.
Digits:
numero di cifre sul display. La dizione "mezza cifra"
indica che la cifra più significativa (msd) non può
assumere tutti i valori da 0 a 9 (ad es. l’espressione ”tre
cifre e mezza” può riferirsi ad una indicazione massima
sul display dello strumento del tipo 2999 o 1999).
La portata dello strumento deve essere la minima superiore al
valore nominale del misurando.
Le cifre sul display da considerare
significative sono solo quelle "certe" più la prima
"incerta" (su cui ricade l'incertezza).