ENRICO
INTERVISTA AD ENRICO CAMPIOLI
23/03/04
RACCONTACI DELLA TUA FORMAZIONE, HAI UNA PREPARAZIONE ACCADEMICA O SEI UN AUTODIDATTA?
Il mio percorso non è stato sicuramente canonico, non ho frequentato l'accademia, ma l'arte ha sempre fatto parte della mia realtà. Fin da bambino amavo disegnare, e lo facevo ottenendo consensi dai miei insegnanti, che, apprezzavano quello che realizzavo tanto che spesso conservavano la mia produzione. In quel periodo il mio linguaggio era però figurativo. [Mi ricordo che in un'occasione i disegni di noi bambini furono messi all'asta per beneficenza e uno mio fu acquistato]. In quel periodo amavo molto copiare delle illustrazioni dai miei libri di testo, anche se successivamente li personalizzavo.
QUINDI, FIN DA PICCOLO SEI STATO CONSAPEVOLE DEL TUO TALENTO?
Probabilmente sì, razionalmente però non ho mai pensato di intraprendere una carriera artistica. All'età di 12 anni circa, cominciai a sognare e pensare che mi sarebbe piaciuto essere artista.
COMINCIAVI A PENSARE CHE TI SAREBBE PIACIUTO FARE IL PITTORE?
Mi piaceva dipingere, ma anche scrivere. Avevo tanti progetti e sogni, qualcuno di questi l'ho realizzato, qualche altro penso che lo realizzerò in futuro.
LA TUA FAMIGLIA TI HA INCORAGGIATO O SPINTO A COLTIVARE UNA DI QUESTE FORME ARTISTICHE?
In un particolare momento della sua vita mio padre guadagnava molto bene, esaudite quindi le esigenze primarie poteva permettersi di collezionare quadri.
Però non ha mai incoraggiato la mia predisposizione verso l'arte, anzi vi si opponeva e mi osteggiava. Pensava che dovessi occuparmi di cose che riteneva più concrete e, a suo dire, più importanti. Credo di aver seguito i suoi consigli, tanto da decidere di iscrivermi al Liceo Scientifico e poi a Economia e Commercio, anche se non avevo un grosso interesse per le materie economiche.
QUINDI UNA SCELTA APPARENTEMENTE ANTITETICA A QUELLA DELL'ARTE!
Secondo me non c'è questo grande divario, ma una relazione sottile tra l'arte e la scienza, la matematica ha affinità con l'arte
E' VERO PENSIAMO A LEONARDO CHE OLTRE AD UN GRANDE ARTISTA E' STATO UN GRANDE UOMO DI SCIENZA...
Avevo un interesse per le materie scientifiche, era una mia predisposizione naturale, ero portato per la matematica.
IN QUEL PERIODO PERO' HAI LASCIATO DA PARTE IL TUO INTERESSE PER L'ARTE PER PREVILEGIARE LA TUA PASSIONE PER LA SCIENZA?
Dopo le medie questo aspetto è rimasto sopito, anche perché la scuola mi impegnava molto, gli studi classici, forse più coerenti con l'arte sarebbero stati per me troppo pesanti. Non amavo studiare tanto, invece tra il Liceo e l'Università ho studiato tantissimo. Non avrei mai pensato di studiare tanto nella mia vita, visto che non l'amavo, quanto ho poi fatto.
MOTIVAMI LA SCELTA DELLA FACOLTA' UNIVERSITARIA, ERI ORMAI ABBASTANZA GRANDE DA NON FARTI PIU' INFLUENZARE DA TUO PADRE?
Forse perchè ero consapevole che questo tipo di studi mi avrebbe garantito un futuro meno incerto e una preparazione spendibile nel mondo del lavoro, inoltre probabilmente ero ancora condizionato dai consigli di mio padre...
NON AVEVI ANCORA PENSATO A FARE IL PITTORE?
In quel periodo era ancora solo un hobby. Ero anche appassionato di fotografia, cinema e di letteratura.
QUANDO SU QUESTE PASSIONI E' PREVALSA LA PITTURA?
Ha cominciato a prevalere quando avevo intorno ai 24 anni, all'incirca alla fine del mio ciclo di studi universitari, questo periodo è coinciso con la nascita di mia figlia Fabiola.
Dopo la laurea sono andato incontro ad un problema comune a molti miei coetanei: trovare lavoro, nonostante avessi seguito i consigli di mio padre e avessi fatto la scelta di una facoltà scientifica. Probabilmente il motivo di questa difficoltà era da imputare a una crisi economica dilagante all'epoca. La mancanza di lavoro mi offriva, naturalmente, l'opportunità di molto tempo libero che io comincia ad impiegare facendo qualcosa che mi piaceva e mi interessava veramente: dipingere, e lo facevo in ogni momento libero che avevo. Da lì è cominciato tutto.
MA COME SPIEGHI IL PREVALERE DELLA PITTURA RISPETTO A TUTTE LE ALTRE PASSIONI?
La risposta è semplice e banale, dipingere era un'attività che più di tutte le altre mi dava, e mi dà tuttora, piacere. Divertirmi è per me alla base della pittura. In quel periodo mi sono anche cimentato con la scrittura, era un modo per sfogare ed esternare la mia interiorità, ma che sicuramente era legato ad una sofferenza.
IN SEGUITO HAI TROVATO LAVORO?
Sì ma svolgevo sempre lavori saltuari, perciò avevo sempre molto tempo libero per dipingere.
LA TUA "NUOVA" FAMIGLIA COME HA PRESO LA TUA PASSIONE E IL TUO DESIDERIO DI DIPINGERE, TI HANNO INCORAGGIATO?
Mia moglie e mia figlia mi hanno incoraggiato molto. Realizzare i quadri mi dava molta soddisfazione personale, non pensavo che gli altri potessero trovarli belli. I miei famigliari mi hanno molto stupito quando hanno cominciato a gratificarmi con complimenti sulla mia produzione.
TUA MOGLIE E TUA FIGLIA TI HANNO DATO LA CONSAPEVOLEZZA DEL TUO TALENTO!
Sono state loro a farmi pensare che da ciò potesse nascere una professione
POI COME SEI PASSATO ALLE MOSTRE?
I primi quattro, cinque anni non sono stato molto considerato dalla critica e dipingevo unicamente per il piacere di farlo.
Nel frattempo mi sono iscritto ad un circolo di pittura "Arte e cultura", al quale sono iscritto tuttora. Loro mi hanno molto incoraggiato a continuare sulla strada della pittura. Si organizzavano numerose esposizioni a Parma e provincia. Fu in queste esposizioni che incominciai ad ottenere il riscontro della gente. Alcuni volevano acquistare i miei quadri pagando cifre simboliche. Io non me ne volevo liberare, quindi pensai che se questi volevano acquistare i miei lavori pagandoli quasi nulla, non li avrebbero acquistati a prezzi più alti.
NON AVEVI MESSO IN CONTO CHE ESPONENDO POTEVI CORRERE QUESTO RISCHIO ?
Nelle esposizioni promosse da "Arte e cultura" non era previsto l'acquisto delle opere in quanto la finalità era dare visibilità alle opere e "notorietà" agli artisti, ma quello che a me interessava e divertiva maggiormente era vedere la reazione della gente.
In ogni caso, inaspettatamente, trovai persone che erano disposte a comprare al prezzo più alto che io avevo richiesto, e lo dico per i più curiosi, equivale ad un mese di stipendio di uno statale. Vendere un'opera vuol dire percorrere una strada senza ritorno, non potevo più sottrarmi alle varie richieste. Successivamente ho iniziato a fare delle personali. A volte ho partecipato a concorsi, senza troppa convinzione, e ne sono uscito vincitore. Ho avuto molte conferme, il più delle volte inaspettate. Per esempio ho partecipato ad un concorso di pittura che si teneva a Langhirano, decisi in fretta la mia adesione perciò concorsi con un'opera che non ritenevo, e non ritengo, una delle mie più significative. Insomma...ho vinto, e il premio consisteva nell'acquisto del mio quadro da parte del comune di Langhirano che la espone da allora nella biblioteca. In questo modo l'opera ha una maggiore visibilità rispetto ad altre acquistatate da privati.
SI STA FACENDO FORTE IN TE L'IDEA DI VIVERE UNICAMENTE CON LA PITTURA, INFATTI ADESSO DIVIDI IL TUO TEMPO TRA LA PITTURA E IL TUO LAVORO, DI COSA TI OCCUPI?
Sì, lavoro da quattro anni in una biblioteca, ma ho il progetto di fare solo il pittore, ma avendo due bambini ancora non mi sento di lasciare definitivamente il lavoro per dedicarmi unicamente alla pittura. Se non avessi una famiglia avrei già preso questa decisione.
SE DOVESSI PARLARE DI UN PITTORE O DI UNA CORRENTE ARTISTICA CHE TI HA PARTICOLARMENTE COLPITO O INFLUENZATO E NELLA QUALE TI IDENTIFICHI DI CHE CORRENTE O DI CHE PITTORI PARLERESTI?
La mia pittura è qualcosa che nasce dentro di me e per questo non penso di poter dare una risposta a questa domanda. La gente crede che un pittore sia anche un esperto che ha una conoscenza approfondita di tutta la storia dell'arte: io non sono un pittore di questo tipo, anche se sono incuriosito e affascinato dall'arte e dagli artisti che mi hanno preceduto. Mi sono maggiormente interessato all'arte solo quando ho cominciato ad avere un mio linguaggio ben definito, quindi dopo aver realizzato un numero nutrito di opere.
Credo che l'arte del passato sia stata influenzata dal committente, penso invece che gli artisti contemporanei siano influenzati dal mercato. Trovo che la committenza ed il mercato siano molto limitanti. Pensiamo al periodo post controriforma in cui le opere d'arte dovevano celebrare ed esaltare la chiesa; esistevano solo opere a sfondo religioso.
PENSI CHE L'ARTISTA DEL PASSATO FOSSE SOPRATTUTTO UN ARTIGIANO?
Penso che fosse una persona che soprattutto doveva assoggettarsi a certe regole. Credo che "i pittori di professione" operino sempre tenendo conto delle regole del mercato.
MA NON C'E' PIU' LA COMMITTENZA COME NEL RINASCIMENTO. FORSE E' VERO CHE GLI ARTISTI FANNO COSE CHE SANNO CHE POTRANNO PIACERE, MA LA COMMITTENZA NON E' PIU' COSI VINCOLANTE.
Credo che ci siano artisti che spesso producono cose che non li soddisfano, ma che sanno potranno piacere ad un pubblico. Questo io lo ritengo poco "artistico", al contrario ammiro coloro che anche nel passato dipingevano l'angelo perché volevano rappresentare quel soggetto, senza preoccuparsi della commitenza, penso ad esempio a Ligabue, per il quale dipingere era la concretizzazione di una passione e l'assecondare un impulso per la realizzazione di qualcosa che piace.
E' VERO, LUI LAVORAVA SECONDO IL SUO INTERESSE. ARTISTI COME FONTANA, HANNO REALIZZATO UN TIPO DI DISCORSO ARTISTICO INNOVATIVO CHE LI HA RESI FAMOSI E CHE POI HANNO PORTATO AVANTI E APPROFONDITO. L'ARTISTA CHE CON LE OPERE DEVE PURE CAMPARE FA QUESTO TIPO DI DISCORSO?
Per me portare avanti il successo, ripetendo scelte fatte precedentemente che hanno avuto successo non è più una scelta artistica, bensì una ripetizione per confermare e approfondire una strada.
SI RIESCE SEMPRE A FARE QUALCOSA DI NUOVO?
Si, si può. Fare arte vuol dire anche seguire e sviluppare un certo filone, ma fare solo questo è limitante. La sperimentazione è fondamentale. Per me è importantissimo per la mia arte ROMPERE LE REGOLE, ma se questo diventa una regola non funziona più. Un'altra cosa per me fondamentale, come ho già detto in precedenza, è provare piacere in quello che faccio. Per esempio si può dipingere con le mani, o con i piedi; per ogni quadro si possono usare tecniche e strumenti differenti, ma per fare ciò bisogna avere una visione aperta. Spesso faccio giocare i miei bambini facendo loro immergere le mani nel colore e poi appoggiarle sulla carta o sul cartone.
MA NON PU0' ESSERE CHE SI ARRIVI A SCEGLIERE UNA STRADA DOPO AVERE SPERIMENTATO?
L'importante è che seguendo questa strada e trovandosi imbrigliati si abbia poi la forza e il coraggio di rompere le regole.
CHE TECNICHE PREDILIGI?
I risultati che ottengo utilizzando lo smalto e acrilico mi appagano molto.
QUALI SONO LE CONDIZIONI A TE PIU' FAVOREVOLI PER LAVORARE?
La soffitta è il mio studio, lì mi sento libero. Non ascolto musica, per ispirarmi contemplo i quadri che ho realizzato precedentemente. Paradossalmente a volte mi faccio ispirare dalla natura, per esempio ho preso delle foglie dal parco Ducale per utilizzarle per un lavoro. La natura è un'opera d'arte meravigliosa, è come un quadro realizzato da Dio, ma in continuo mutamento. Dio ha pensato al bello in connubio con l'utile.
QUANDO DIPINGI VIENI INFLUENZATO DAL TUO STATO D'ANIMO?
Si molto, quando ho periodi down cerco di non dipingere, anche se la pittura mi porta ad uno stato d'animo positivo
QUANDO VAI IN STUDIO SAI GIA' COSA DIPINGERAI?
Ho tre tipi di modalità:
-realizzare prima un progetto razionale da eseguire successivamente. Non è il modo che prediligo;
-dipingere dopo l'ispirazione di una visione notturna, mi sveglio e dipingo, ciò mi dà molta soddisfazione e piacere
-posizionarmi davanti alla tela bianca senza avere una minima idea di quello che farò, la mani sanno quello che c'è da fare, questo è il modo più divertente e appagante.
ALLA FINE IL RISULTATO E' UGUALE PER LE TRE MODALITA'?
Forse il terzo tipo è quello che dà risultati migliori, ciò a dimostrazione che facendo le cose con piacere si ottengono ottimi risultati.
RITIENI CHE SIA PIU' VALIDO ED EFFICACE IL CONCETTO DI "ARTE PER L'ARTE" O, AL CONTRARIO, PENSI CHE ESSA SI DEBBA FARE PORTATRICE DI MESSAGGI SOCIALI E/O POLITICI?
L'arte comunica ma per me non vuol dire trasmettere un messaggio ben definito, io ricerco il piacere e la gioia. Con l'arte che si può definire "astratta", come penso si possa definire la mia, il mondo interiore si stacca dalla realtà anche se ne è figlio. L'arte ha un messaggio da trasmettere, ma non è così ben definito e univoco.
Con la mia pittura mi faccio sostenitore di tre dogmi:
- la ricerca del bello. Non condivido la scelta di alcuni artisti contemporanei che pur di essere innovativi hanno spesso trascurato la bellezza e la piacevolezza;
- la gioia, il piacere e il divertimento che sono insiti nell'atto di dipingere;
- la rottura delle regole costituite, la sperimentazione.
QUALI SONO OGGI LE TUE PASSIONI?
Non ho molto tempo per coltivare le mie passioni, oltre naturalmente alla pittura, in quanto ho un lavoro, una famiglia. Se avessi più tempo sicuramente andrei più spesso al cinema, realizzerei altri progetti artistici, per esempio mi piacerebbe girare un film. Con i mezzi odierni è sempre un progetto realizzabile anche con poche risorse.
di Ilaria Azzoni
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