ENRICO

INGRANDISCE IL QUADRO

ASSURDO ITALIANO

Egregio direttore,
ogni assurdo ha il suo sapore, quelli del bel paese ne hanno uno tutto nostrano, d.o.c.. Mi hanno rubato il portafogli contenente il libretto di circolazione di Fausto: il mio motorino, un vecchio Ciao Piaggio "anteguerra". Recatomi alla motorizzazione, immaginavo, da buon cittadino ingenuo ed in buona fede, di poter avere semplicemente un duplicato del libretto. Del resto questo suggerirebbe la logica: ti rubano il libretto, vai dall'autorità competente per averne un altro. E invece no, troppo lineare, troppo semplice, troppo di buon senso. L'autorità mi ha risposto che per riavere il libretto dovevo rifare il collaudo del motorino. Il collaudo, fatto appena due mesi fa in un'officina autorizzata (400.000 lire), doveva durare due anni e non scadere così presto. Alle mie proteste hanno replicato:- l'unico modo per riavere il libretto è rifare il collaudo-. Un po' come dire: le hanno rubato la patente? Non c'è problema, deve ridarla; oppure le hanno rubato la carta di circolazione dell'auto? Aveva più di dieci anni? Deve comprare un'auto nuova; o ancora, le hanno rubato il codice fiscale? Deve rifare la dichiarazione dei redditi. Insomma oltre al danno, la beffa dell'istituzione. E poi devo ringraziare tutti i santi del paradiso, perché Fausto, fortunatamente, ha passato il collaudo e dopo cinque viaggi tra ufficio ed officina sono potuto tornare a casa contento con il mio nuovo libretto. Amo scrivere all'opinione pubblica sui disagi del povero cittadino italiano. Mi domando anche a cosa serva. Per cambiare concretamente le cose, infatti, è necessario una corrente di pensiero? Un referendum? Scomodare il Parlamento? Un partito politico che se ne occupi? Un ministro oberato di impegni che si interessi ad un'inezia del genere? Insomma, fra Voi lettori, c'è qualcuno che può semplicemente decidere che quando a una persona rubano un documento, l'autorità competente gliene fa una copia, punto e basta? Vorrei ringraziare, invece, i dipendenti pubblici. Si quelli antipatici a tutti, quelli che si trovano in concreto ad applicare, alle volte, cose assurde decise nell'iperspazio. Vorrei ringraziarli, perché, per la gentilezza di alcuni, ho potuto superare questa scomodità relativamente indenne.



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