L'insidia dei contratti di opzione sui terreni (tratto da La Nuova Sardegna)

di Kety Sanna

NUORO. È una vera corsa alle terre quella che si è scatenata in tutta l'isola per la creazione di energia alternativa prodotta dal vento. Quaranta o forse più le società in gara per accaparrarsi il maggior numero di aree dove poter realizzare gli impianti. L'ininterrotta stipulazione di contratti di opzione e accordi preliminari fa sorgere però dei dubbi.
Le chiamano «wind farm», le fattorie del vento, e dovrebbero ospitare per 25 anni gli aerogeneratori che, localizzati in punti strategici in precedenza individuati, trasformeranno l'energia cinetica del vento in energia meccanica. Ogni centrale di medie dimensioni può ospitare 80 macchine della capacità di 60 MW. Anche il vento deve avere delle caratteristiche particolari perchè possa essere utilizzato dagli aerogeneratori. Non deve superare i 26 chilometri orari. Per realizzare la struttura occorrono almeno 150 miliardi. Somme che in parte vengono finanziate dall'Unione europea che ha messo a disposizione 300 miliardi. Un giro non indifferente di denaro che giustifica la presenza di quaranta società, o forse anche più, che concorrono alla gara. In che modo? Presentandosi ai sindaci dei comuni isolani oppure direttamente ai privati, proprietari delle terre che vorrebbero «occupare» per installare gli impianti. Una lettera di presentazione all'interno di un unico pacchetto di offerte. La sottoscrizione di un vero accordo della durata di 25 anni, durante i quali la società svolgerà uno studio per stabilire se i progetti sono realizzabili in quel terreno. Quindi la creazione della centrale. Fiumi di parole, ben legate e formulate, per riuscire ad ottenere «i provvedimenti preliminari e finali necessari per procedere allo studio del territorio e all'eventuale e successiva realizzazione dei lavori diretti alla costruzione degli impianti».
Due approcci diversi però, a seconda che si entri in rapporto con privati cittadini o con enti pubblici. Nel primo caso infatti ci si trova davanti a un contratto di opzione con il quale il proprietario si impegna a concedere un diritto reale di superficie per l'utilizzo del terreno che ospiterà l'impianto. Il privato non perde il diritto di proprietà su quel terreno, nonchè il godimento gratuito dello stesso che permetterà lo svolgimento dell'attività agricola. Il tutto fino alla scadenza del contratto. Un piccolo particolare: il privato non potrà stipulare questo tipo di accordo con altre società che hanno per oggetto finalità simili. Clausola non valida per la società che potrebbe in ogni momento, con un semplice avviso, cedere «la proprietà» del terreno a un'altra concorrente che dovrà però pagare. Altra curiosità che non trapela dalle righe di questi contratti è che: se un allevatore intende creare un qualsiasi tipo di struttura nel terreno vincolato, non lo può fare. Vantaggi per i proprietari? Ci sono, elencati all'articolo 5 sugli obblighi della società, dove viene specificato che a decorrere dalla data di avviamento degli impianti, il proprietario delle terre riceverà un canone annuo pari 1549, 37 euro (importo che varia da società a società), per ogni MW installato sul terreno. E la certezza della realizzazione degli impianti è certa? Non si sa. La macchina si è messa in moto diversi anni fa e in modo diverso. Allora non si parlava di corsa alla conquista delle terre. Tra l'altro prima della realizzazione degli impianti devono decorrere tre anni duranti i quali si effettua lo studio d'impatto ambientale in riferimento al progetto da realizzare.

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