lla morte di Innocenzo XIII, il candidato più probabile era il cardinale Paolucci, che era stato Segretario di Stato sotto due papi, ma a causa del veto imperiale posto dall'ambasciatore austriaco Maximilien von Kaunitz, si propende per una soluzione "neutra". Il prescelto é un asceta rigoroso, ma anche pio e abbastanza vecchio ed estraneo alle faccende politiche da non rappresentare una minaccia per i sovrani europei. Pietro Francesco Orsini, figlio del duca di Gravina, Ferdinando e di Giovanna Frangipane, fu eletto il 29 maggio 1724, consacrato Papa il 4 giugno, diventando Benedetto XIII.
A 18 anni aveva rinunciato al diritto di successione ed era entrato nel convento di San Domenico a Venezia, nonostante la famiglia si opponesse. A 21 anni era già noto professore e oratore e a 23 anni ordinato cardinale da Clemente X. La sua principale occupazione, nell'arco di tutta la sua vita, fu la devozione alla sua carica spirituale, esercitata con grande pietà e generosa carità. Sul suo esempio, anche la madre, la sorella e i due nipoti si consacrarono secondo la regola del Terzo Ordine domenicano.
Una colpa che gli fecero i Romani era quella di preferire la città di cui era stato arcivescovo, Benevento, e di trascurare la cura del governo di Roma, dove, invece, come riporta Montesquieu: "Una pubblica simonia regna oggi a Roma; non si é mai visto nel governo della Chiesa, regnare il delitto così apertamente. Uomini vili si sono preposti da ogni parte alle cariche". In effetti chi governava la città e gli affari di Stato era Niccolò Coscia, abile e spregiudicato faccendiere, nominato segretario dei Memoriali, che Benedetto XIII aveva assunto come segretario fin dai tempi del suo mandato episcopale a Benevento. Il Sacro Collegio, in verità, aveva cercato di mettere in guardia il pontefice contro le malefatte del Coscia, ma questi si era convinto che fossero solo calunnie. E aveva continuato a dedicarsi anima e corpo ai suoi impegni spirituali, mentre il Coscia depredava l'erario della Chiesa per arricchire la propria famiglia. L'11 giugno 1725 il Coscia fu nominato cardinale, nonostante l'opposizione di nove cardinali, e da allora cominciò a fare grandi concessioni ai capi di governo per ingraziarseli. Talvolta concedeva diritti contrari agli stessi interessi della Chiesa, che procurarono umiliazioni a livello internazionale allo Stato Pontificio: come quando il Papa dovette riconoscere Vittorio Amedeo II di Savoia re di Sardegna, a dispetto dell'antico diritto di sovranità pontificia sull'isola.
In occasione dei due terremoti che colpirono Benevento nel 1688 e del 1702, Benedetto XIII inviò ingenti somme di denaro pubblico per riparare i danni e portare soccorso e conforto ai bisognosi, tanto da essere nominato "secondo fondatore di Benevento". A Roma, durante la quotidiana passeggiata, visitava gli ospedali dove confortava gli ammalati e verificava lui stesso le condizioni igieniche in cui questi vivevano. Aderì con entusiasmo alle manifestazioni religiose: consacrò altari, celebrò sinodi, e per primo portò egli stesso, a piedi, il Santissimo durante la processione del Corpus Domini. Decretò che gli ecclesiastici dovevano abolire l'uso di parrucche e impone a tutti la "chierica".
Con il Giubileo del 1725 Benedetto XIII appagò il suo profondo zelo religioso: in occasione dell'Anno Santo fu aperta l'imponente scalinata di piazza di Spagna, per congiungere la piazza sottostante alla chiesa di Trinità dei Monti.
Benedetto XIII morì il 21 febbraio 1730, mentre i Romani si mobilitavano per uccidere il Coscia, che nel frattempo era fuggito, ma che sarà processato sotto Clemente XII. La città di Benevento gli dedicò un monumento, mentre parenti e seguaci gli eressero un'imponente opera in Santa Maria sopra Minerva. Tra i santi che questo pontefice canonizzò, ricordiamo Giovanni della Croce, Giovanni Nepomuceno, Luigi Gonzaga, Stanislao Kotzka e Margherita da Cortona.