C'era una
volta una fanciulla.
La sua pelle
era bianca come i bucaneve, le dicevano.
La sua bocca
era rossa come due gocce di sangue sulla neve.
Ma se si
tagliava un dito non si poteva lamentare, perche' era muta.
I suoi occhi
erano azzurri come il cielo estivo che la sovrastava.
Lo percepiva
come una volta imponente ma non poteva vederlo, perche' era cieca.
Solo le orecchie,
quelle sottili conchiglie rosate, le portavano la vita, i suoni e la luce.
"Povera Bucaneve"
diceva la gente quando lei non poteva sentirli.
"Povera fanciulla,
che ne sara' della sua vita?"
Quando un
giovane arrivava al villaggio,
subito veniva
attratto da quella figura alta e bionda,
ma la luce
nel suo sguardo si spegneva
appena vedeva
che gli occhi della ragazza erano ciechi
e capiva
che le sue labbra non avrebbero mai potuto sussurrargli dolci parole.
Povera Bucaneve.
Lei non sapeva
nemmeno di essere stata per un attimo l'oggetto del suo desiderio.
Eppure Bucaneve
era raggiante, non si sentiva la "povera Bucaneve".
Perche' era
innamorata di un uomo
che abitava
a molti giorni di cammino dal suo villaggio.
Ne aveva
sentito parlare perche' era un principe e suonava la chitarra in modo cosi'
seducente
che la neve si scioglieva e i mandorli fiorivano prima del tempo.
Aveva udito
la gente parlarne, percio' era raggiante.
Sentiva il
calore nel petto e la gioia sulle guance quando il discorso cadeva sul
principe.
Era innamorata,
e non aveva bisogno di incontrarlo per spasimare.
Era innamorata
e risplendeva, ardeva.
Si scaldava
sempre di piu', e un giorno in cui giunse voce che il principe
sarebbe arrivato
da quelle parti, Bucaneve splendette cosi' forte che si infiammo'
Prima che
si potesse fare qualcosa le fiamme l'avvolsero interamente.
Mori'senza
un gemito, come una candela, per pura passione.
Questa e' la fiaba di Bucaneve.