Emiciclo Alessandrino, settembre 2005: al termine dell'analisi e discussione di un articolo pubblicato su Famiglia Cristiana 30/2005 a firma di Antonino Zichichi, ci proponiamo di scrivere ciascuno un brano di risposta.
Il pezzo titola: “Sulla scienza, oscurantista non è la Chiesa”. E chi sarà mai dunque questa entità, fino ad oggi nascosta e clandestina, che supera perfino la Chiesa nell'azione oscurantista verso la scienza? Il fisico più noto alle platee televisive ce lo rivela: si tratta nientemeno che degli scienziati stessi, colpevoli di aver abbandonato il metodo scientifico. E' una rivelazione sconcertante, che ci si aspetta di trovare ben documentata ed altrettanto bene argomentata. Ma evidentemente lo spazio di una breve paginetta, ulteriormente ridotto da una foto di Giovanni Paolo II che rende tardivo omaggio alla tomba di Galilei, è insufficiente per consentire all'autore di renderci ragione delle sue analisi.
La lettura del testo, in realtà, ci rivela subito che l'intento di Zichichi non è quello di dimostrare l'impegnativa tesi che l'intera scienza sia nel mirino degli scienziati oscurantisti, bensì solo di reintrodurre la vecchia questione del fondamento scientifico dell'evoluzionismo.
Il punto appare davvero molto datato, poiché da 150 anni migliaia di scienziati (a partire dallo stesso Darwin) si impegnano nel fornire prove delle argomentazioni evoluzionistiche. Dalla paleontologia alla matematica, dalla biologia molecolare all'etologia, si sono compiuti scavi, simulazioni matematiche, esperimenti, osservazioni che hanno prodotto teorie pubblicate, discusse, contestate, rielaborate, ripubblicate, ridiscusse come nella migliore tradizione della ricerca scientifica. Tutti gli sforzi non sono stati diretti a suffragare questa o quella tesi precostituita, bensì a fornire argomentazioni razionali e quantitative per costruire una tesi, o meglio una teoria, in grado di giustificare in maniera completa e convincente tutte le evidenze a disposizione. Fino ad oggi la teoria che più ha soddisfatto è quella basata sul darwinismo, certamente riveduta, precisata e discussa (anche con conclusioni differenti, su aspetti secondari) ma mai scardinata dai suoi chiari binari, basati sui concetti di mutazioni casuali e di selezione naturale.
Tutte le scoperte avvenute dopo Darwin hanno arricchito la sua teoria di forza, fornendone tante altre chiavi di lettura. La solidità di una teoria scientifica si accresce sempre più quando si trovi in accordo con risultati scoperti successivamente alla sua elaborazione. Viene in mente, ad esempio, la scoperta del DNA, che ha spiegato (un secolo dopo la pubblicazione dell'”Origine delle specie”) i meccanismi precisi attraverso cui i caratteri ereditari si trasmettono e si modificano. Oggi siamo in grado di ricostruire, studiando i segmenti comuni o differenti nei DNA di diverse specie (uomo e scimpanzè compresi) quali possano essere stati i possibili percorsi evolutivi che hanno distinto le specie attualmente in vita. I fossili, perpendicolarmente, ci parlano delle modificazioni avvenute al variare del tempo e della geografia nei fenotipi degli esseri viventi estinti, comprese tutte le ramificazioni di ominidi. I calcoli matematici basati su modelli probabilistici (branca della scienza dei numeri che Zichichi sorprendentemente sembra ignorare) ci mostrano in che modo un modesto indice di mutazione, applicato su un elevatissimo numero di esemplari e di anni a disposizione, possa far procedere i passi graduali dell'evoluzione.
Se Zichichi ha compiuto osservazioni in contrasto con le teorie oggi più accettate ed ha desiderio di pubblicarle e discuterle con la comunità scientifica mondiale, sono certo che troverà spazio in una rivista più accreditata, in questo campo, rispetto a Famiglia Cristiana. Suona comico che invece sia lui ad invitare gli scienziati mondiali a fare quanto già stanno facendo da secoli, cioè ad utilizzare (sembra un cortocircuito logico) il metodo scientifico. “La Chiesa – scrive – vorrebbe che lo studio della materia vivente venisse fatto con metodo galileiano”. Questa è una interessante notizia non tanto per il mondo scientifico, quanto per quello religioso.
Ma una lettura più attenta restringe ancora il campo di indagine. Infatti Zichichi afferma: “Estendere alla nostra specie i risultati ottenuti studiando l'evoluzione di altre forme di materia vivente non è corretto, in quanto noi siamo depositari di un privilegio unico: la ragione”. Implicitamente in questo passaggio l'autore mostra di accettare i risultati del darwinismo, applicati a tutta la materia vivente tranne, però, l'uomo.
Riepiloghiamo. Il titolo denuncia l'oscurantismo sulla scienza, tutta intera. La frase conclusiva del pezzo mette sotto accusa soltanto gli evoluzionisti, dato che suona: “Invece di perdere tempo a parlare di evoluzionismo, gli esponenti della cultura dominante (atea) farebbero bene a impegnarsi affinché esso possa essere portato allo stesso livello di credibilità scientifica in cui si trovano l'evoluzionismo cosmico e il “supermondo””. Ma nel corso dell'articolo tra le righe Zichichi fa capire di non essere poi così disinformato, ma di avere nel mirino solo i sostenitori di quel passaggio che, nell'evoluzionismo, porta alla nostra particolare specie.
Su questo punto la provocazione può colpire nel segno. L'identificazione del preciso percorso che ha portato all'uomo non è ancora certa nei suoi dettagli. Se poi si vuole ricordare che non è mai stata riscontrata o inventata una forma di intelligenza razionale simile quella umana, posso trovarmi d'accordo. Accetto volentieri il punto di vista di chi predice: non si potrà mai trovare o costruire un'intelligenza non umana, perché la ragione umana è di origine divina. E' una posizione coraggiosa e rischiosa dato che gli avanzamenti nelle scienze proseguono (oggi esortati anche, scopriamo, dalla Chiesa) e potrebbero arrivare a dimostrare senza ombra di dubbio che l'intelligenza è determinata solo dal cervello e dalle sue interazioni con l'ambiente, quindi dal DNA adattato all'ambiente. Cosa risponderà Zichichi quel giorno, a quel topo geneticamente modificato che avrà letto il suo articolo e gli argomenterà contro? Spero di poter assistere al dibattito.
Gregorio Prestia
9 ottobre 2005