Storia


Frontespizio del lavoro di A. Battarra del 1759


Frontespizio dell'opera di P.A. Micheli: Nova plantarum genera, 1729


Pier Antonio Micheli (1679-1737)


Pier Andrea Saccardo (Treviso 1845- Padova 1920)


Giacomo Bresadola (Ortisé1847-1929)

 

La scienza che studia i funghi viene chiamata micologia, dal greco mykes che significa fungo. Questa disciplina esiste da circa due secoli e si divide in diverse branche che tengono conto di vari aspetti che caratterizzano i funghi.

La micologia medica e veterinaria, si occupa dei funghi patogeni per l'uomo e gli animali; la micologia del terreno studia i funghi terricoli, quella industriale studia le muffe degli alimenti; quella fitopatologica prende in esame i funghi che causano le malattie alle piante; quella alimentare studia i funghi utilizzati come alimento.

Probabilmente comparsi nel precambiano erano conosciuti in passato soprattutto per il loro aspetti negativi. Per lo scienziato e poeta Nicandro vissuto nel 185 a.C., i funghi erano considerati come "il cattivo fermento della terra" e i funghi velenosi avevano origine dal respiro delle vipere. Plinio si meravigliava del fatto che i tartufi potevano vivere senza radici e attribuiva all'azione del fulmine la loro origine.

Per molto tempo si pensò che i funghi derivassero da materiale organico. Hooke nel 1655 era convinto che dai tessuti fogliari della rosa originasse la ruggine. L.F. Marsili (1658 - 1730) nella "Dissertatio de generatione fungorum" (1714), spiegava come i tessuti in decomposizione si trasformavano in diversi tipi di funghi.

Le varie credenze sulla generazione spontanea dei funghi vennero spazzate via dagli esperimenti condotti a Pavia da Lazzaro Spallanzani e, successivamente da Pasteur.
Il primo che tentò una classificazione micologia fu Carolus Clusius, (1526 - 1609), con il suo "Fungorum in Pannoniis observatorium brevis historia" che suddivise i funghi in edules e noxii, cioè mangerecci e velenosi.

Il primo libro dedicato ai funghi è il "Theatrum fungorum ogt het tooneel der Camperno Lien" di J.F. Van Sterbeeck (1655), un sacerdote olandese.
Il primo ad osservare i lieviti e i batteri con il microscopio fu Van Leeuwenhoek. Robert Hooke scrisse nel 1665 "Micografia" un testo con illustrazioni di microfunghi.

Marcello Malpighi (1628 - 1694) descrisse nel suo libro "Anatome Plantarum" i funghi appartenenti ai generi Rhizopus, Mucor, Penicillium, Botrytis. Pier Antonio Micheli (Firenze 1770 - 1780) dimostrò che i funghi nascono dalle spore e pertanto si può considerare il padre della micologia italiana.

Hooke in "Micografia" osservò i filamenti dei funghi e Micheli vide le ascopore all'interno degli aschi. Nel secolo XIX numerosi scienziati tentarono di classificare i funghi in base a caratteristiche morfologiche e organografiche ma fu a partire dalla seconda metà dell'Ottocento che vennero presi in esame i caratteri microscopici per la classificazione.

L. Quélet (1832 - 1899) e Léveillé (1796 - 1870) permisero la distinzione delle due classi dei Basidiomiceti e degli ascomiceti. Numerosi altri micologi hanno permesso con il loro studio di ampliare le conoscenze e la classificazione dei funghi.

In particolare ricordiamo Giacomo Bresadola (1847 - 1929) che illustrò in tavole acquarellate un migliaio di funghi nella sua opera "Iconographia mycologica" suddivise in 26 volumi.

Anche Pier Andrea Saccardo (1845 - 1920) cercò di classificare le specie dei funghi nel " Sylloge fungorum omnium hucusque cognitorum", suddiviso in 26 volumi. Dopo la fondamentale opera degli studiosi Saccardo e Bresadola lo studio dei funghi è caratterizzato dalla valutazione degli aspetti citologici, chimici, biochimici e biologici utilizzati per la classificazione.