L'induzione
Il termine "induzione " è stato coniato da Speemann per definire l'influenza prodotta dalle cellule su altre cellule durante il differenziamento delle cellule nei primi stadi embrionali. In realtà è stato scoperto che le cellule embrionali, durante il loro sviluppo si autodifferenziano oppure sono indotte a differenziarsi dall'interazione con altre cellule.
I processi di induzione furono scoperti da Speemann con la tecnica dei trapianti. Con una serie di esperimenti sugli anfibi egli dimostrò la relazione stretta tra la presenza della vescicola ottica, e la formazione del cristallino nell'ectoderma sovrastante.
In (a) è rappresentato il processo normale con cui la vescicola ottica induce l'ectoderma della testa a differenziarsi in cristallino. In (b) la vescicola ottica è stata rimossa e il cristallino non si forma. In (c) una vescicola ottica trapiantata induce il differenziamento in cristallino anche di una parte di ectoderma che normalmente non lo forma.
Speemann dimostrò con questo esperimento che la vescicola ottica "induce" il differenziamento in cristallino di qualsiasi tessuto ectodermico che entri in contatto con essa in una fase precoce dello sviluppo. Altri esperimenti, condotti da Speemann e da Hilda Mangold, una sua studentessa, come quello che produceva la formazione di due anfibi siamesi in seguito ad un trapianto, dimostrarono la validità del concetto di "induzione".