Gli sfollamenti

Corso Vittorio EmanueleUn tratto distintivo della seconda guerra mondiale è stato lo "sfollamento ": cioè il trasferimento di tutte le comunità che avevano subito un bombardamento, o che temevano di subirlo, verso località considerate più sicure, o comunque meno pericolose. Così lo sfollamento ha riguardato soprattutto le popolazioni delle città e soltanto in misura minore quelle dei paesi.

In Sardegna lo sfollamento è stato vissuto principalmente, e in maniera drammatica, da Cagliari: dopo i bombardamenti di febbraio  decine di migliaia di abitanti abbandonarono la città, lasciando le loro case in una fuga spesso disperata, portando con sè il minimo indispensabile.

Piazza Yenne, vista dalla via AzuniIl bombardamento del 13 maggio, che distrusse tanta parte degli edifici civili della città, fece relativamente poche vittime perchè in realtà la città si era già praticamente svuotata. Altri centri toccati dallo sfollamento furono La Maddalena, Olbia, Nuoro, Oristano, Carbonia, Iglesias, Tempio e Sassari.

Lo sfollamento mise in contatto i sardi delle città e i sardi dei paesi come mai prima era avvenuto nella storia dell'isola, producendo una sorta di "modernizzazione", se così si può dire, dei villaggi. Per gli sfollati, si trattò in ogni caso di un periodo di sofferenza e di grandi sacrifici.

Ci furono atteggiamenti di "superiorità" e spirito di rivincita da parte della gente locale nei confronti degli "odiati" cittadini, ma anche numerosi episodi di solidarietà e di generosità, scambi di cultura, nascite di amicizie che rimangono indimenticabili ancora oggi.