Cronologia di una tragedia
anno 1943

Nel Gennaio 1943 ci fu un bombardamento su Elmas con sei morti.

Il 7 febbraio fecero la loro comparsa gli aerei USA. Il giorno la città fu sottoposta, per ben 5 volte, ad azioni esplorative della ricognizione avversaria ed a spezzonamenti in alcuni quartieri periferici e nel vicino aeroporto di Elmas, attaccato da oltre 50 aerei.

Il 17 Febbraio  fu la volta di Cagliari con 105 aerei fra B17 (le fortezze volanti) e i Caccia pesanti, Lightening P38 a doppia fusoliera. Alle 2 del pomeriggio, ci fu il prologo della triste storia della città e dei suoi centomila abitanti in guerra. Gli aerei da bombardamento americani piombarono nel centro della città per sganciare a tappeto un gran numero di bombe di medio calibro e di spezzoni incendiari. In via Sant'Efisio, tra la chiesa di Sant'Anna e quella di Santa Restituta, avvenne la maggiore strage. Il bollettino ufficiale parlava di 100 morti e 255 feriti; ma i morti erano quasi 200: 96 a Cagliari, 8 a Quartu, 83 a Gonnosfanadiga, dove una improvvisa sequenza di spezzoni fece strage di bambini.

Il 26 febbraio alle 15,30 una ventina di B17 arrivò su Cagliari da Capo Carbonara rovesciando 50 tonnellate di bombe sulla direttrice Bonaria-Castello-Stampace. Il bollettino parlava di 73 morti e 286 feriti. Il Teatro Civico fu sfondato, il Bastione di San Remy, colpito da 3 bombe, perse l'arco con parte delle scale.

Bastione di San Remy senza l'arco
La terrazza del Bastione di San Remy senza l'arco

In Piazza Costituzione si formò una profonda voragine. In Castello, il palazzo del Villamarina fu sventrato, mentre la chiesa di San Giuseppe, vicino alla Torre dell'Elefante, crollò completamente. Di Sant'Anna rimase in piedi solo la facciata e, in piazza del Carmine, una bomba fece una buca larga 8 metri e molto profonda. Il Municipio conservava solo la facciata. Parecchie costruzioni del Largo, del Corso, della via Sassari, via Maddalena, via Malta e via Caprera diventarono cumuli di macerie.

Il 28 febbraio era domenica. Alle 12:55 85 aerei buttarono 538 bombe per 123 tonnellate di esplosivo. Le sirene d'allarme, per mancanza di energia elettrica, erano ormai inservibili. L'incursione durò 2 ore: furono distrutti il porto, il Palazzo della Dogana e la Stazione delle Ferrovie dello Stato. Quasi tutta la via Roma andò in rovina. I morti furono 200 secondo le cifre ufficiali e i feriti alcune centinaia. Il giornale d'Italia pubblicò i nomi di tutti i caduti nelle tre incursioni di febbraio: erano 416 .

Il 31 marzo i bombardamenti provocarono gravi danni al porto di Cagliari e molte vittime civili a Monserrato. Il bollettino parlava di 60 morti e 52 feriti. Tra gli edifici colpiti, la Chiesa del Carmine fu completamente distrutta.

Chiesa del Carmine
Chiesa del Carmine - Navata di destra

Nel mese di aprile le incursioni subirono un'improvvisa accelerata: Carloforte fu bombardata il 4 (12 morti e 30 feriti); l'aeroporto di Alghero il 17 (18 morti e 50 feriti); il 18 fu la volta di Porto Torres (5 morti); il 22 di Carloforte (2 morti); il 23 di Arbatax (12 morti e 6 feriti); il 25 fu bombardata Decimo; il 26 Sant'Antioco; il 27 Villacidro (con 16 morti e 56 feriti).

Il 10 aprile, nel primo pomeriggio, 84 quadri motori attaccarono gli incrociatori tra La Maddalena e Palau:  il Trieste fu centrato in pieno con centinaia di marinai morti.

Il 13 Maggio, tra le 13:38 e le 14:30, 197 bombardieri e 186 caccia sganciarono 893 bombe su Cagliari: la città fu trasformata in un immenso accumulo di macerie. Durante la notte gli Wellington Inglesi completarono l'opera con bombe e spezzoni incendiari. Il bollettino parlava di 10 morti e 56 feriti. La città era quasi deserta già da marzo, ma nella sola stazione delle ferrovie dello stato morirono 17 ferrovieri: il totale era più vicino ai 50.

Il 14 Maggio tutta la Sardegna era sotto il mirino degli aerei alleati : Olbia con il porto e l'abitato (oltre 20 i morti), la linea ferroviaria e la stazione di Sassari (3 morti), l'aeroporto di Fertilia e la rada diAlghero (6 morti), Porto Torres, Abbasanta, Capo Frasca, Sant'Antioco, Calasetta, Santa Caterina.

Fra il 17 e il 18 Maggio si contarono 52 morti ad Alghero, 14 morti e 40 feriti in provincia di Sassari. Fino alla fine del mese non c'era giorno o notte senza incursioni.

Da giugno in poi gli obiettivi erano soprattutto militari: i porti di Olbia (6 bombardamenti), Cagliari (4 volte), Golfo Aranci (3), Alghero e il nodo ferroviario di Chilivani, gli aeroporti di Venafiorita, Decimo, Milis, Fertilia.

La guerra per la Sardegna volgeva al termine; l'ultimo bombardamento fu il pomeriggio dell'8 settembre sull'aeroporto di Pabillonis.
Poche ore dopo Badoglio annunciava alla radio che l'Italia usciva dal conflitto.

Il quartiere Villanova, visto dal Bastione
Il quartiere di Villanova, visto dal Bastione.