Storia dei bombardamenti

La seconda guerra mondiale ebbe inizio, per l'Italia, il 10 giugno 1940, quando Mussolini decise di scendere in campo al fianco di Hitler, che aveva già aperto le ostilità invadendo Francia, Belgio, Olanda, Polonia e bombardando l'Inghilterra.

Dopo un 'intensa preparazione psicologica, condotta dall'Unione Nazionale Protezione Antiaerea che era stata costituita nel dicembre del 1934, e i molteplici esperimenti di difesa antiaerea, iniziatisi sin dal 1936, nel mese di giugno del 1940 la città  di Cagliari era diventata un avamposto di guerra.


Bastione di San Remy

E infatti, dopo il 10 giugno del 1940, giorno della dichiarazione di guerra, ebbero inizio le incursioni aeree nemiche sulla città. Il pomeriggio del 16 giugno, dalle 16 alle 17,30, una squadriglia di velivoli francesi, forse proveniente dalla Tunisia, bombardava, senza però causare molti danni materiali o vittime alla città, il porto e le navi che vi erano alla fonda.

Il 17 ottobre del 1941 aerei inglesi, durante una missione bellica esplorativa notturna, fecero un eccezionale lancio di bengala che illuminarono a giorno e per lungo tempo il golfo e la città.

Fra il 1941 e il 1942, la popolazione conobbe un inverno particolarmente inclemente con temperature gelide, neve, ghiaccio, piogge dirotte e persistenti. La rigida e prolungata stagione invernale rese così ancora più disagiate le condizioni di vita dei cagliaritani, già provati dai tanti sacrifici che la guerra imponeva loro.

Dal 2 giugno 1942, quasi subito dopo l'ultima visita in Sardegna di Benito Mussolini, le incursioni aeree nemiche diventarono più frequenti, più micidiali e distruttive. La notte fra il 2 e il 3 giugno, dalle 23,30 all'1,30, l'intenso fuoco di sbarramento difensivo delle batterie poste attorno alla città e il fuoco dell'antiaerea delle navi da guerra, ancorate nel porto, fecero si che gli aerei avversari si limitassero a lanciare soltanto alcune bombe di piccole dimensioni lungo il viale San Bartolomeo.

Morirono un vecchio di 86 anni e la figlia paralitica di 60. La stessa notte venne però lanciata su Cagliari la prima bomba di grandi dimensioni. Era stata caricata ad alto esplosivo e pesava, secondo gli esperti, mezza tonnellata. Cadde sul viale Cimitero, rovinando un tratto delle ferrovie complementari e alcune tombe del cimitero stesso. Lo spostamento dell'aria, per un raggio di un chilometro in linea d'aria, abbattè dei muri, scardinò delle finestre e delle saracinesche, e infranse molti vetri.

Dalle 23 alle 2 della notte fra il 7 e l'8 giugno, sempre del 1942, aerei inglesi attaccarono Cagliari, lanciando delle bombe sulla via Pola, via Giovanni Maria Angioy, via Sassari, via San Mauro, piazza Garibaldi, largo Carlo Felice, via Sardegna e via Giardini.

Largo Carlo Felice
Il Largo Carlo Felice all'angolo della via Baylle

In via Giovanni Maria Angioy crollò la trattoria "Piemontese", fu danneggiato il "Bazar Sant'Anna" e la facciata del Banco di Napoli rimase sforacchiata dai proiettili. Il cinema "Olimpia" ebbe asportato il muro opposto all'ingresso. Si ebbero 14 vittime.

In Sardegna il periodo più terribile cominciò  l'8 novembre 1942 quando gli Alleati dall'Africa settentrionale decisero di sbarcare in Sicilia per invadere poi l'Europa. I bombardamenti in Sardegna, da febbraio a giugno, servivano a far credere ad un imminente sbarco nell'isola.

Si intendeva in questo modo diffondere un terrore generalizzato che avrebbe dovuto portare al distacco degli italiani dall'alleato tedesco.

"Noi abbiamo bombardato i vostri porti e le vostre industrie che lavorano nel solo interesse della Germania. Avete provato il peso delle nostre bombe. Altre seguiranno. E' a voi la scelta tra la voce che noi vogliamo portarvi e la distruzione dei tedeschi ed i fascisti provocano sulle vostre città e su voi".

Con questo volantino, dall' italiano un po' elementare, si cercava di inviare un messaggio alla popolazione.

Si intensificarono le azioni sui porti: Cagliari, Olbia, Porto Torres, Alghero, La Maddalena, Arbatax; sugli aeroporti: Elmas, Decimomannu, Monserrato, Villacidro, Milis, Borre, Olbia-Venafiorita, Alghero-Fertilia; quindi sulle città e sui paesi.

Gli inglesi bombardavano nella notte mentre gli americani sempre di giorno fra l'una e le tre del pomeriggio.

Via Manno Ma ancora più terribili furono i  bombardamenti angloamericani dei mesi di febbraio, marzo, aprile e maggio 1943.

Dopo il 13 maggio 1943 la città diventò praticamente deserta: migliaia di persone (45.000 secondo alcune stime) abbandonarono la città con ogni mezzo. Con lo sfollamento i cagliaritani e gli abitanti delle altre città cercavano rifugio nei piccoli paesini, in alloggi di fortuna dove, spesso soffrivano la fame, umiliazioni e amarezze.

A Cagliari circolavano solamente sciacalli che, privi di scrupoli e distribuitisi nei vari rioni, saccheggiarono le poche abitazioni rimaste illese, asportando e barattando le cose trovate nelle macerie.

La città non aveva rifugi anti-aerei e le grotte naturali, frequentate solo quando si contarono dei morti, erano poche. La vita dei suoi cittadini doveva essere quindi salvaguardata, senza previdenza alcuna, da rifugi costruiti in legname presso alcuni edifici pubblici, in quasi tutte le scuole e nei porticati della via Roma.

Accortisi troppo tardi che quelle costruzioni in legno, cosi improvvisate, nulla potevano fare contro l'offesa avversaria, si cercò di predisporre dei solidi rifugi in cemento armato e di scavare gallerie sotterranee.