Scoperto il 13 marzo 1781 da William
Herschel, Urano si discosta dalle spettacolari caratteristiche alle quali ci avevano
abituati gli altri pianeti giganti: nessuna traccia delle marcate e spesso variopinte
strisce equatoriali o delle colossali tempeste che caratterizzano le atmosfere di Giove,
Saturno e Nettuno. 
Anche se le immagini scattate dal Voyager 2
nel 1986 mostrano la presenza di bande equatoriali, il pianeta sembra molto più
tranquillo e la sua superficie blu-verde (1) non appare particolarmente spettacolare; solo
immagini in falsi colori (2) ottenute elaborando osservazioni effettuate con l'impiego di
filtri permettono di individuare alcuni dettagli.
In compenso è molto intrigante il fatto che Urano abbia l'asse di rotazione inclinato di
98 gradi: praticamente il pianeta gira attorno al Sole coricato su un fianco. Questa
inclinazione davvero notevole testimonia una ciclopica collisione con un altro oggetto
cosmico quando ancora il pianeta si stava formando.
Ma questa stranezza non basta: il suo campo magnetico è infatti inclinato di 59
gradi rispetto all'asse di rotazione.
Come gli altri giganti, però, anche Urano fa sfoggio di un
sistema di anelli.
Queste strutture furono scoperte solamente nel 1977. In seguito all'osservazione di
un'occultazione stellare, gli astronomi rilevarono che la luce di una stella, prima di
essere completamente nascosta dal pianeta, aveva mostrato dei tremolii, indizio che
qualcosa nelle vicinanze del pianeta l'aveva oscurata. La prima immagine degli
anelli dalla Terra fu ottenuta con il telescopio di Monte Palomar nel 1978.
E come gli altri giganti, anche Urano è accompagnato
nella sua orbita da uno stuolo di satelliti.
I quattro più grandi (raffigurati a sinistra assieme al quinto, Miranda) hanno una
composizione stimata in circa tre parti di ghiaccio e due di roccia; per Miranda, come
pure per gli altri piccoli satelliti ghiacciati, si ipotizza una percentuale di ghiacci
molto più elevata.
Le superficie di Umbriel e Oberon sono densamente craterizzate, come pure quelle di Ariel
e Titania, ma questi ultimi due satelliti presentano un minor numero di crateri di grosse
dimensioni (nell'intervallo da 50 a 100 km) e questa caratteristica costituisce per gli
astronomi un chiaro indizio di superfici più giovani.
Non altrettanto semplice e chiaro è individuarne le cause.
La presenza di enormi canaloni può essere interpretata come il risultato dell'espansione
delle superfici nel momento di passaggio dell'acqua dallo stato liquido a quello solido;
alcune strutture di Titania potrebbero, invece, suggerire la presenza, anche solo per un
breve periodo nel passato di questo satellite, di una intensa attività tettonica.
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