LA VITA, LA PITTURA, L'ARTE di

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MOSTRA DEL CENTENARIO: "A cent'anni dalla nascita" 

7-29 settembre 2002

SERRE COMUNALI - SALSOMAGGIORE TERME (PR)

Invito delle mostra

Nel centenario della nascita si è tenuta a Salsomaggiore, sua città natale, una importante mostra antologica allestita, con la collaborazione dell' Assessorato alla Cultura, nel suggestivo ambiente delle Serre Comunali: edificio primo novecento in stile Liberty inserito nel Parco Mazzini, polmone verde della cittadina, che ha fornito una originale e  luminosissima cornice per l'esposizione. Selezionate da Gianni Cavazzini, sono stati esposti 55 dipinti ( la maggior parte dei quali visionabili nella sezione opere )  tra i più significativi dell'intera produzione del pittore, coprendone l'intera evoluzione stilistica ( dal 1920 al 1981 ). La mostra ha avuto un buon successo di pubblico, visitata anche dalle scolaresche,  perché  rappresenta un tassello importante del processo di recupero e di ricostruzione degli intrecciati legami tra gli artisti salsesi, portato avanti con grande competenza ed entusiasmo dall' Assessore alla Cultura, Maurizia Bonatti di cui riportiamo l'introduzione: 

 Nei suoi brevi appunti autobiografici Giuseppe Gambarini ricorda che, dopo essersi diplomato all’Accademia di Parma nel 1924, collaborò per circa un anno con affreschisti fiorentini sotto la guida di Galileo Chini. Il pensiero corre perciò all’impresa decorativa, allora in corso a Salsomaggiore, nel Salone moresco, nella Taverna rossa e nella sala da pranzo del Grand Hotel des Thermes. E’ lecito supporre che Giuseppe Gambarini fosse tra i giovani collaboratori del Chini in quell’opera che ha lasciato il segno artistico più eclatante nella città termale. Un motivo in più perché oggi si renda omaggio a questo artista che Salsomaggiore aveva completamente dimenticato e che è doveroso riportare all’attenzione dei concittadini.   

L’occasione è il centenario della nascita, avvenuta nel novembre 1902, l’anno in cui il Grand Hotel des Thermes iniziava la sua attività a pieno ritmo attirando nella città termale un turismo internazionale e cosmopolita. Membro di una famiglia radicata a Salsomaggiore e nota per tante opere benefiche, Giuseppe Gambarini nel 1927 divenne milanese d’adozione e trovò la sua dimensione artistica nell’espressione pittorica, soprattutto nei soggetti di paesaggio. E’ evidente che a Milano si immerse totalmente nel clima del Novecento Italiano, il movimento affermatosi con la grande mostra proposta alla Permanente nel 1926. Sicchè la cifra novecentista e poi chiarista, declinata con accentuato lirismo e nitida quiete, ha caratterizzato tutta la sua produzione, esemplificata nella mostra che proponiamo a Salsomaggiore grazie alla generosa disponibilità delle figlie, custodi consapevoli e amorose delle opere dell’artista. 

Una mostra che la comunità salsese speriamo possa apprezzare appieno e farne tesoro per comprendere come vicende artistiche – qual è quella di Giuseppe Gambarini – costituiscano testimonianza del fertile tessuto culturale di cui è stata contaminata la storia di Salsomaggiore; una storia ricca di scambi, di apporti e di connessioni d’arte in parte ancora da svelare.

Maurizia Bonatti Assessore alla Cultura

L'edifico stile Liberty delle Serre Comunali

 

La sala centrale

L'atrio della mostra con i pannelli illustrativi

Ritorno a Casa 

Giusto cento anni fa Giuseppe Gambarini nasceva a Salsomaggiore: quando la città termale celebrava i suoi trionfi di verdi e di acque. Ed è così,per un tramando di sapore arcangeliano ( siamo pur sempre nella terra d'Emilia esplorata con avvolgente passione dalla chirurgia rovente di Momi Arcangeli ), la pittura di Gambarini trova il suo luogo elettivo nella cornice delle serre comunali, fra arnesi dismessi e bagliori di quel verde che è rimasto la nota dominante dell'ambiente salsese:quanto alle acque,il rito si celebra sulle nudità serrate nei bagni, con una pudicizia che è, anch'essa, di un secolo fa.

Ecco, dunque, la mostra:cronologica, scelta dalla produzione, pausata e metodica, di Gambarini, svolta lungo l'impegno di riprendere il problema della pittura, e forse della vita, da quel punto che dettava al grande Cézanne una frase troppo dimenticata : " La sostanza della nostra arte sta in quel che pensano i nostri occhi."

Ed è un impegno tale, di per sé, ove naturalmente accada con un minimo di coscienza, da allontanare chi lo intraprende da ogni soluzione banale.Come fa Gambarini nei primi quadri di questa mostra, datati sul finire degli anni Trenta ( Donna e Lampada, 1938, Palazzo Besta a Teglio, 1939 ) e messi lì a testimoniare un acquisito controllo dei mezzi espressivi nello spazio di un unico punto di vista su cui il pittore concentra la sua memoria:dell'occhio e della mente, come voleva Césanne.

Così inquadrato, fra queste leggibili citazioni culturali ( a cui si può aggiungere la lezione di Funi ), il cammino di Gambarini si addensa sulla forma e sulla realtà fisica degli oggetti d'interno ( Natura morta con specchio, Camera d'affitto, entrambi eseguiti nel 1939 ), prima di trasmigrare per le vie del plein air, in sintonia con il clima del Chiarismo alitante su Milano ad opera di un gruppo, molto organico, di artisti : Lilloni, Del Bon, Spilimbergo, De Rocchi, De Amicis.

Di quella stagione, Gambarini, " che ama la chiarezza e l'ordine, le luci diffuse e gentili " ( Leonardo Borgese, Corriere della Sera, 7 marzo 1951 ), distilla i sapori di una realtà di natura frequentata a tempi lunghi ( Paesaggio autunnale in Valbrona, 1949, Marina a Camogli, 1950 ),e accesa, d'improvviso, da vivide apparizioni di cultura : com'è nella citazione morandiana di Rose, 1951.

E procede, negli anni, il viaggio di Gambarini : Mar Ligure,1954, affrontato direttamente nei suoi rapporti sensibili di colore e di tono, Albero fiorito a Villa Taranto, 1957, indagato con altrettanto impegno nelle sue giunture formali e serrato entro una folta rete strutturale che evidenzia le linee portanti del mondo di natura.

La natura, dunque, invade l'orizzonte visivo di Gambarini alla svolta degli anni Sessanta: e lo fa con la sostanza trepida del colore. E' il colore che, con tutte le sue delicate risonanze e rifrangenze, si conforma alla stringatezza del dipinto, accompagnandone l'intima scansione ritmica  Mimosa a Ospedaletti, 1965, Riflessi di cabine sotto il ponte, 1968, Burano, un canale a Mazzorbo, 1969 ).

E si approda al decennio ultimo dell'attività pittorica di Gambarini, sempre contesa dai paesaggi amati: con le spianate fughe della superficie marina ( Scogliera a Punta Chiappa, 1975 ),con le ombre raccolte su una storia antica ( San Fruttuoso di Camogli sempre del 1975 ),e con il commiato del Parco di Rapallo, 1981, restituito nella verità visiva di un mondo, la pittura, che è un lungo ed inesausto processo di memoria. Come questo ritorno a Salsomaggiore, a cent'anni dalla nascita, nel verde immutato delle serre, mentre nei segreti delle terme scorrono gli antichi miti.

Gianni Cavazzini

 

La prima sala (opere dal 1939 al 1955 )

 

La  seconda sala (opere dal 1956 al 1981 )

 

AREA DOWNLOAD

 Sono disponibili i seguenti files in formato PDF consultabili col programma Acrobat Reader di Abobe:

CATALOGO COMPLETO della mostra del centenario ( 1500 kB - 21 pagine,14 riproduzioni a colori )

RASSEGNA STAMPA: 3 articoli sulla mostra pubblicati dalla Gazzetta di Parma ( 570 kB - bassa qualità )

 

 

copertina del catalogo

 

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