Umberto Boccioni, La città che sale
1910; olio su tela; m. 2,00x2,90.
New York, Museum of Modern Art.

Lo stesso Boccioni scrive così di quest'opera: "un quadro di metri 3x2 dove ho cercato una gran sintesi del lavoro, della luce e del movimento. E’ fatto completamente senza modello, e tutte le abilità del lavoro sono sacrificate alla ragione ultima dell’emozione"

 

 

 E' un quadro fondamentale nella pittura di Boccioni: la nascita di un nuovo quartiere è resa mediante il titanico slancio del cavallo rosso, nella cui tensione dovuta al movimento si confondono uomini e mezzi.

Nell'ambito dei programmi futuristi quest'opera di Boccioni vuole adeguarsi in particolare alla frase del manifesto che dice: "E vitale soltanto quell'arte che trova i propri elementi nell'ambiente che la circonda. Possiamo noi rimanere insensibili alla frenetica attività delle grandi capitali? Tutto si muove, tutto corre, tutto volge rapido. Una figura non è mai stabile davanti a noi, ma appare e scompare incessantemente". La tesi futurista qui trova la sua realizzazione artistica: la vita pulsa attorno a noi, ne facciamo parte integrante non come spettatori ma come attori, è un flusso inarrestabile; non esiste perciò possibilità di focalizzare un oggetto fissandolo isolatamente perché, contemporaneamente, noi percepiamo, con la "coda dell’occhio" o intuitivamente, tutto il complesso e tumultuoso ambiente di cui esso fa parte

 Nei cataloghi delle prime esposizioni il dipinto portava il titolo La città sale; senza il "che" si voleva cogliere meglio un aspetto tipico di tutte le città che si rinnovano, e proprio dell'urbanesimo moderno. Vi si vedono infatti cavalli le cui forme sembrano sciogliersi nell'arabesco del colore cui la pittura filiforme, propria del Divisionismo, sembra dare una trama d'arazzo; gli atteggiamenti delle figure in primo piano sembrano quelli di nuotatori, che, probabilmente, invece di distaccarsene, "entrano" nell'ambiente.

Rimane, tuttavia, alla base una rappresentazione veristica con l'episodico stagliarsi di un tranvai sull'allineamento dei palazzi in costruzione che fanno da sfondo, mentre il velano coloristico appare volutamente sovrapposto.

Il contrasto di forze è portato al limite attraverso lo stridere dei colori accostati e l’accentuazione veristica di taluni particolari (l’uomo e la testa di cavallo sulla sinistra) fissati nell’attimo che precede la fase estrema del movimento, l’attimo, cioè, in cui le forze vengono raccolte per essere sprigionate in tutta violenza.

Di questo quadro esistono molti studi preparatori. Qui le linee di forza sono pluridirezionali. Non si riesce a fissare un oggetto senza essere forzatamente catturati da quelli vicini. Nel centro il cavallo crea un vortice di linee e tonalità che si ampliano quasi come una marea. Lo sfondo è costituito dalle tipiche case in costruzione che rappresentano il simbolo del mondo moderno.

 

Gli uomini 1910

tempera su carta

14 x 20 cm

Collezione privata

 

La città che sale, bozzetto 1910

tempera su tavola

17,5 x 30,5 cm

S e E Estorick

 

La città che sale, bozzetto 1911

tempera su carta intelata

36 x 60 cm

Milano, Pinacoteca di Brera

 

La città che sale 1910

Olio su cartone

33 x 47 cm

Milano Collezione Mattioi