Rissa in galleria
Rissa in Galleria rende nel tumulto sfavillante del colore, l’agitarsi delle braccia e delle gambe, dei dorsi e delle schiene, tutto il movimento del primo piano prospettico del dipinto, che esce dagli schemi consueti dell’arte tradizionale in nome di una sperimentazione destinata a ricostruire un universo futurista..
Boccioni ha cercato di rendere sulla tela la quarta dimensione: il tempo. Alla larghezza, altezza, profondità, si aggiunge il movimento nello spazio, cercato con la forma e con il colore, soprattutto con la luce nella scomposizione dei piani.
Nel suo testo Pittura Scultura futuriste, Boccioni spiega questa ricerca: "... non una quarta dimensione misurata e finita noi possiamo dare, ma una continua proiezione delle forze e delle forme intuite nel loro infinito svolgersi...". In Rissa in galleria la visione è ancora prospettica, presa dall'alto, da un punto di vista che non si è ancora avvicinato al centro del quadro per una partecipazione diretta; anche se è evidente il richiamo ai Funerali dell'anarchico Galli di Carrà che esemplifica, nel suo vortice di colore che attrae e coinvolge, la frase del manifesto della pittura futurista "... noi porremo lo spettatore al centro del quadro".
L'opera di Boccioni segna il passaggio verso soluzioni espressioniste, secondo la poetica che sarà degli Stati d'animo. La tecnica riprende per l'occasione il "puntinato" di Seurat, che diventa fremito dell'atmosfera, o meglio, scomposizione della luce che dà sostanza allo spazio. La composizione sulla diagonale lascia a destra la grande vetrata sorgente di luce, contro cui corrono e sbattono, come insetti impazziti, le sagome scure e agitate dei rissanti, nei contrasti di blu, di rosso, di viola.