Manga (漫画, manga?, ascolta[?·info]) è un termine giapponese che indica in Giappone i fumetti in generale, mentre nel resto del mondo viene usato per indicare "storie a fumetti giapponesi".[1] In Giappone i fumetti hanno un ruolo culturale ed economico rilevante, e sono considerati un mezzo artistico ed espressivo non meno degno della letteratura, del cinema o di altri mass media.[senza fonte] In Giappone i manga non rappresentano un genere od uno stile, ma sono chiamati così i fumetti di qualunque target, tematica ed anche nazionalità, poi eventualmente distinta in "Nihon no manga" (日本の漫画, "Nihon no manga"? "fumetti giapponesi"), "Itaria no manga" (イタリアの漫画, "Itaria no manga"? "fumetti italiani"), e così via. Al di fuori del Giappone, il termine manga è invece usato per indicare semplicemente i fumetti giapponesi,[2] anche se poi la loro diffusione nel resto del mondo ha fatto sì che alcune convenzioni grafiche del manga siano divenute col tempo così caratteristiche da influenzare in parte lo stile del fumetto anche all'estero, portando alla nascita di opere similari in Sud Corea con i "manhwa"[3][4] e in Cina, Taiwan ed Hong Kong con i "manhua".[5] In Francia nacque addirittura "la nouvelle manga", cioè una corrente fumettistica che lega insieme le bande dessinée (fumetti franco-belgi) con gli stessi manga[6]; negli Stati Uniti venne coniato il termine "Amerimanga", per indicare i manga statunitensi[7]; anche in Italia vi sono state sperimentazioni andate sotto il nome di "spaghetti manga" (terminologia derivata dai più noti "spaghetti western").[senza fonte] Indice [nascondi] * 1 Etimologia * 2 Caratteristiche o 2.1 L'impaginazione e la struttura della pagina o 2.2 I balloon o 2.3 La tecnica o 2.4 Stile e generi * 3 La pubblicazione in Giappone * 4 I manga nel mondo o 4.1 I manga in Italia o 4.2 La questione dei manga non giapponesi * 5 Note * 6 Voci correlate * 7 Bibliografia * 8 Linkografia * 9 Altri progetti * 10 Collegamenti esterni Etimologia [modifica] Pagina tratta da Manga vol. 8, dalla raccolta Hokusai manga. Il termine manga significa letteralmente "immagini casuali" o "immagini senza nesso logico". Fu inizialmente usato alla fine del XVIII secolo in alcune pubblicazioni, come il libro d'illustrazioni "Shiji no yukikai" di Santō Kyōden, e il "Manga hyakujo" di Aikawa Minwa, entrambi del 1798. In seguito fu anche usato dal famoso artista giapponese Hokusai nell'Hokusai manga del 1814.[8] Rakuten Kitazawa fu, invece, il primo disegnatore ad utilizzare la parola manga ottenendola dagli ideogrammi "man" cioè immagine e "ga" satireggiante che però viene tradotto nel suo attuale significato di fumetto.[9] Altri termini utilizzati per indicare i fumetti giapponesi erano Tobae (da Toba, artista del XI secolo), Byooga (immagine disegnata), e Ponchie (da Punch, popolare rivista inglese).[senza fonte] Caratteristiche [modifica] Tagosaku To Mokube No Tokyo Kenbutsu, una striscia umoristica del 1902 di Rakuten Kitazawa. Tendenzialmente in Europa si identifica il fumetto con una produzione per bambini e ragazzi. I manga, con le loro figure dai tratti spesso infantili (come gli occhi grandi) ad un occhio inesperto, suscitano inizialmente una certa confusione. L'origine di questa caratteristica è un prestito culturale che si fa risalire al 1946 quando il famoso autore Osamu Tezuka (1928-1989), soprannominato il dio dei manga vide pubblicato il suo primo manga (Ma-chan no nikki). Egli stesso, grande ammiratore di Walt Disney, ammette di essersi ispirato nel manga Kimba, il Leone Bianco (ジャングル大帝, Jungle Taitei) allo stile del Bambi disneyano (curiosamente in seguito la Disney, per via di alcune polemiche sulla somiglianza tra Il re leone e Kimba, il Leone Bianco, ha ammesso di essersi ispirata a sua volta all'opera di Tezuka).[10] Tuttavia, ormai è difficile considerare lo stile di disegno come "manga", poiché numerose pubblicazioni presentano stili di disegno molto differenti, ad esempio Angel Heart oppure Berserk. La differenza più evidente tra il fumetto manga e quello occidentale risiede nelle modalità di narrazione, regìa, impaginazione ed il rapporto che la storia ha con i personaggi. Il fumetto giapponese possiede una gabbia di impaginazione più larga rispetto all'occidentale (180x270mm); il formato standard di lavorazione è il B4 (1456x1030mm) per i volumi professionali e A4 (1189x841mm) per le doujinshi, invece l'occidentale è in genere elaborato su un formato molto grande, dall'A3 in su. Mentre l'occidentale è formata da uno schema di gabbia formato da 12 quadrati, il manga si sviluppa su un numero medio di 6-8 quadrati, (come il fumetto Disney) a parte eccezioni ad esempio negli shonen o le scene veloci, che hanno uno schema con più quadrati, arrivando a sfiorare la frequenza di riquadratura occidentale. L'impaginazione e la struttura della pagina [modifica] Il manga giapponese si legge al contrario rispetto al fumetto occidentale, cioè dall'ultima alla prima pagina (secondo le consuetudini orientali), con la rilegatura alla destra del lettore e le pagine "libere" alla sinistra. Anche le vignette si leggono da destra verso sinistra, dall'alto verso il basso. Esistono, tuttavia, alcuni manga che si leggono da sinistra verso destra, cioè secondo l'usanza occidentale.[11] Nel corso del tempo ci sono stati alcuni mutamenti nella disposizione delle vignette. Inizialmente prevaleva la disposizione verticale; successivamente, nei tardi anni quaranta, è stata introdotta anche la disposizione orizzontale, quella attuale. Nelle storie più accurate dal punto di vista stilistico, queste due disposizioni si sovrappongono e vengono entrambe usate, creando un percorso di lettura piuttosto complesso per le abitudini del lettore occidentale, ma con un preciso intento stilistico. In realtà, un lettore giapponese, allenato alla lettura non alfabetica, riesce più facilmente di un lettore occidentale alle prime armi a orientarsi in questo universo di segni, dove gli viene offerta una grande libertà di percorso. Gli occhi vagano nella pagina cogliendo inizialmente alcuni dettagli, scelgono di soffermarsi prima su alcuni tipi di testo e poi su altri, ricavando alla fine non una lettura analitica di contenuti, ma una coinvolgente impressione generale di ciò che sta accadendo. A differenziare il manga dagli altri stili fumettistici è innanzitutto l'importanza che viene data all'atmosfera, alle emozioni ed all'introspezione dei personaggi. Vi è uno studio più approfondito dell'impaginazione, basato sui tagli e le inquadrature: queste ultime rimangono le stesse utilizzate in qualsiasi altro stile fumettistico, ad eccezione del piano d'azione, che non viene quasi mai utilizzato. Per quanto riguarda ai tagli delle vignette, possiamo dividerle in: Ordine di lettura di un manga. * Orizzontali: utilizzate nello stesso tempo per creare uno stacco fra lo schema a due vignette affiancate, quindi per guidare meglio lo sguardo di lettura, ma anche per un ritmo di lettura più lento. (nel caso del fumetto di lettura giapponese. Per quanto riguarda la lettura occidentale è il contrario) * Verticali: il contrario delle vignette orizzontali per quanto riguarda al ritmo(non dimentichiamo che per la lettura occidentale è l'inverso). * Diagonali: singole o combinate con inquadrature altrettanto inclinate, generano un'atmosfera di tensione emotiva e possono essere calanti o ascendenti. A seconda delle due, la situazione "precipita" o si tranquillizza, sfumando in una situazione meno tesa. * Vignette chiuse o aperte: quasi esenti dal fumetto occidentale, nel fumetto giapponese hanno un'importanza vitale, in quanto una vignetta provvista di Tachikiri guida quasi sicuramente il lettore verso la pagina successiva ed è utile per le scene molto importanti, contrariamente alle vignette chiuse. Inizialmente, i manga pubblicati in Italia avevano senso di lettura occidentale (le tavole venivano quindi prima ribaltate, e poi editate). Furono i Kappa Boys ad introdurre anche qui il senso di lettura originale, con la pubblicazione di Dragon Ball per Star Comics, anche per via dell'editore originale Shūeisha che non apprezzava il ribaltamento delle tavole. I balloon [modifica] I dialoghi, (anche se il manga tende ad "illustrare" e non "spiegare") sono posti in balloon variabili, che vanno dal molto piccolo, al molto grande. Questa differenza può essere data dal volume che ha il dialogo in quel momento, piuttosto che dall'importanza che ha lo stesso nella scena. Una frase shockante sarà più importante di una di sfondo, per cui verrà posta in una nuvola molto grande (nel fumetto occidentale l'importanza della frase viene data in genere dall'evidenziare con una scritta in grassetto). Si preferiscono dialoghi brevi, per evitare che il lettore si intimorisca di fronte ad un discorso troppo lungo e lo salti, inoltre in Giappone si preferisce scriverli a mano, piuttosto che con qualche strumento vettoriale, molto in uso in occidente. Le didascalie sono rare. La tecnica [modifica] Abitualmente in Giappone si utilizzano materiali realizzati appositamente per questo tipo di fumetto, come fogli riquadrati in ciano (colore non visibile in scannerizzazione bianco e nero), pennini con varie modulazioni, righelli appositamente preparati per le linee cinetiche, retini ed attrezzi per applicarli. Generalmente la tavola manga non è né a colori né in scala di grigi, ma in bianco e nero, scelta che deriva dall'utilizzo che il volume manga ha: essendo inizialmente un prodotto da pubblicare su riviste contenitore, in Giappone raramente le si conserva e per evitare spese di stampa inutili, si preferisce utilizzare un'economica stampa in bianco e nero; oltre a questo, la rivista contenitore è una sorta di "anteprima", per attirare consensi per un titolo da parte dei lettori, per poi in un futuro, stampare i volumi tankōbon ad esso riservati. Le ombre, anche mantenendo il bianco e nero, vengono date raramente dai neri pieni e più facilmente dai retini grattabili ed i colori delle eventuali pagine a colori di edizioni speciali e delle riviste, vengono tendenzialmente realizzate a china oppure a pantone (i più famosi ed usati sono i copic). In Occidente non si bada troppo a quale materiale utilizzare ed i tempi di consegna sono decisamente più larghi, permettendo così al fumettista di potersi permettere di utilizzare scelte tecniche più elevate e strumenti più ampi. Stile e generi [modifica] Il manga è diretto a vari target, nel Sol Levante, che hanno innanzitutto permesso un diffondersi più ampio del genere. Si dividono principalmente in: * Kodomo: con uno stile minimalista e stilizzato, senza troppo fronzoli e possibilmente comprensibile da un pubblico di bambini. Spesso si tratta di fumetti con personaggi zoomorfi. * Shōjo: manga per ragazze. Parla di amore, sentimenti e problemi adolescenziali. Molto spesso è ambientato tra i banchi di scuola o nella vita normale, mentre in altre è intrecciato col genere majokko. Lo stile di disegno è raffinato e ricco di decorazioni, molto più morbido ed in genere gli sfondi ambientali sono poco accennati, lasciando spazio a sfondi ornamentali con fiori, pizzi o altre cose adatte per un pubblico femminile, che esalti una caratteristica dei personaggi in apparenza. * Mahō shōjo, (detto anche majokko): si tratta di manga sempre per ragazze, ma che possiedono degli elementi magici. Lo stile di disegno è più o meno lo stesso dello shojo originale. * Shōnen: indirizzati ad un pubblico maschile, lo stile di disegno è più sporco e spesso si preferisce l'uso del tratteggio al retino. Le inquadrature hanno spesso un taglio prospettico, lo stile di disegno è più incentrato a sottolineare l'anatomia e gli sfondi compaiono di più, conferendo un terreno di battaglia solido e visibile. * Seinen: per un pubblico adulto e maschile. Non è da confondere con l'hentai, genere a parte. Tratta argomenti seri e per lo più psicologici e lo stile di disegno è molto più maturo e ricercato. * Gekiga: storie drammatiche indirizzate ad un pubblico adulto. * Josei (o Redisu): variante più sobria dello Shojo. Tratta di relazioni amorose tra adulti e lo stile è più realistico. * Shōnen'ai: tratta di relazioni omosessuali maschili, enfatizzando il lato sentimentale. È dedicato ad un pubblico di donne e lo stile è più o meno lo stesso dello Josei. * Shōjo ai: tratta di relazioni omosessuali femminili, enfatizzando l'aspetto sentimentale ed emotivo. * Yaoi: tratta anch'esso di relazioni omosessuali maschili, ma il genere è più esplicito ed è incentrato di più sull'atto fisico. Il disegno è adatto a sottolineare i particolari fisici dei protagonisti, per questo è un genere adatto alle donne. * Yuri: tratta relazioni omosessuali femminili. È decisamente più esplicito dello shojo ai. * Lolicon * Shotacon * Hentai: per adulti. Si tratta di opere a sfondo pornografico, la cui trama è minimalista per lasciare spazio all'esplicito. Sono di norma vietati ai minori di 18 anni. * Ecchi: opere a sfondo erotico, di norma vietati ai minori di 14 anni (ovvero sono consigliati ad un pubblico maturo).