Breve è il Congresso

di Gian Pietro Basello

Pubblicato su Arcobaleno (giornale dei giovani della parrocchia di san Giovanni Battista di san Giovanni in Persiceto). Breve relazione del momento di preghiera presieduto da mons. Gianfranco Ravasi durante il Congresso Eucaristico Nazionale tenuto a Bologna nel 1997.

La chiesa di San Pietro piena, molta gente in piedi, giovani, studenti con zaino, anziani, signori in giacca e cravatta e valigetta, religiosi... strano trovar la cattedrale così, un mercoledì mattina alle 8. Ben diversa dal lunedì seguente, stessa ora: ancora in testa le immagini e le parole del CAAB, ero seduto in navata, solo, giusto una signora con la spesa e una ragazza inginocchiata in fondo, mentre il sagrestano ritirava senza complimenti fiori, tovaglie, sedie.

Breve è il tempo: questo il titolo della riflessione tenuta da mons. Gianfranco Ravasi (eccezionale conoscitore di sacra scrittura) quel mercoledì mattina, nella giornata del Congresso Eucaristico dedicata all'educazione e all'adolescenza (24 settembre 1997). Strano, lasciatemelo dire, vedere mons. Ravasi salire i gradini del presbiterio con i paramenti sacri: evidentemente sono troppo abituato a vederlo tutto in nero in televisione o nelle foto a mezzobusto sulle riviste. Delle varie adorazioni meditate tenute in cattedrale è stata certo la più breve, la più ridotta all'osso: un solo brano biblico e di pochi versetti.

Dalla prima lettera si san Paolo apostolo ai Corinzi 7,29-31
29Questo vi dico, fratelli: il tempo ormai si è fatto breve; d'ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l'avessero, 30coloro che piangono come se non piangessero e quelli che godono come se non godessero; quelli che comprano come se non possedessero; 31quelli che usano del mondo come se non ne usassero appieno: perché passa la scena di questo mondo!

La pagina centrale del Sussidio per l'adorazione sparso sui banchi della navata era inspiegabilmente bianca: "bisogna proprio che mi segni qualche appunto!?" pensai.

Il tempo si è fatto breve. Mons. Ravasi spiega: Paolo usa un'immagine tratta dal linguaggio dei marinai, dice che il tempo si è ammainato, letteralmente si è arrotolato, come la vela di una nave ormai giunta al porto. Il tempo si è abbreviato, perché il figlio del Dio infinito si è schiacciato, accorciato, compresso entrando nel nostro tempo: si è incarnato nella creatura, si è fatto parola umana. La parola umana è fragile, vola, a volte si spegne nel silenzio. Eppure Gesù non volle scrivere, preferendo la comunicazione semplice del discorso e della parabola. Neppure rifiutò il silenzio: così davanti al sinedrio durante il processo. Ma già Elia (1Re 19,12) trovò Dio nella voce di silenzio sottile (così il testo ebraico). Infine il Cristo si è umiliato sulla croce per rimpicciolirsi nell'Eucarestia, per rimanere nei tempi.

Questo tempo ormai prossimo all'approdo non è un tempo generico, ma il kairós dei greci cioè l'occasione favorevole, il momento opportuno. Lo stesso tempo che l'ebreo Qohèlet dedica di volta in volta ad un sola attività, perché per ognuna c'è il suo tempo opportuno (Qohèlet 3,1-8).

Paolo poi parla di quattro parole chiave per l'uomo (in fondo le stesse che Qohèlet divide in 28 momenti cioè 4 x 7): amore, dolore, gioia, lavoro. E' questo tempo, il tempo speso solo per queste attività che si è ammainato. Tutto si riassume nell'ultima esemplificazione: quelli che usano (khròmenoi) del mondo come se non ne usassero appieno (kata-khròmenoi). Quel kata in più indica lo sprofondarsi, il precipitare nelle cose di tutti i giorni: non ci ricordiamo più che il mondo delle cose è breve e finisce. Ci si lascia tentare dalle cose.

Conclude allora Paolo: passa accanto infatti lo schema (skèma) di questo mondo. Questo ordine di cose, la scienza, la fisica, il nostro modo di ragionare passeranno via. Inesorabilmente.

Ora possiamo cogliere la predicazione di Gesù nel suo aspetto più inquietante: l'urgenza dell'ora, della scure già posta alla radice dell?albero (Matteo 3,10), poi il fuoco (Luca 12,49: sono venuto a portare il fuoco... e come vorrei che fosse già acceso), la spada (Matteo 10,34: sono venuto a portare la spada sulla terra), lo stare svegli (Matteo 24,40-44: se il padrone di casa sapesse quando viene il ladro...) perché qualcosa sta per accadere. Bisogna essere in tensione, attivi, pronti; dobbiamo avere dentro una scintilla. Finché si è inquieti si può stare tranquilli. E' una giovinezza dell'animo; giovinezza che è anche stagione di attesa grande e speranza: nel tempo è entrato Gesù, nel tempo c'è ora un albero (cfr. Luca 13,18-19: il regno dei cieli è simile a un granello di senapa... e gli uccelli del cielo si posano fra i suoi rami) che cresce sia che il contadino dorma o vegli, nel tempo c'è un lievito (cfr. Matteo 13,33: è simile il regno dei cieli a un po? di lievito) che lo farà esplodere.


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Versione HTML Napoli, 21.24/IX/2002