Belzebù

Il signore delle mosche?

di Basello Gian Pietro per il corso di Accadico I del prof. Picchioni Sergio, università di Bologna, anno accademico 1995-96.

Il termine Belzebù è oggi comunemente noto come nome proprio del diavolo (in ambito cristiano) o più genericamente come il nome proprio di un demone.

Questo in base a vari passi del nuovo testamento (Mt 10,25; 12,24.27; Mc 3,22; Lc 11,15.18.19). In Mt 12,24 ad esempio troviamo:

12,22In quel tempo gli fu portato un indemoniato, cieco e muto, ed egli lo guarì, sicché il muto parlava e vedeva. 23E tutta la folla era sbalordita e diceva: «Non è forse costui il figlio di Davide?». 24Ma i farisei, udendo questo, presero a dire: «Costui scaccia i demòni in nome di Beelzebùl, principe dei demòni».

In greco:

12,24οι δε Φαρισαιοι ακουσαντες ειπον, Ουτος ουκ εκβαλλει τα δαιμονια ει μη εν τω Βεελζεβουλ αρχοντι των δαιμονιων12,24οἱ δὲ Φαρισαῖοι ἀκούσαντες εἶπον, Οὗτος οὐκ ἐκβάλλει τὰ δαιμόνια εἰ μὴ ἐν τῷ Βεελζεβοὺλ ἄρχοντι τῶν δαιμονίων.

Quindi qui vale come un generico "capo dei demoni", come precisa il testo stesso.

Nell'antico testamento lo troviamo attestato nella forma

בַּעַל זְבוּב

in vari passi del secondo libro dei Re (2Re 1,2.3.6.16). E' un dio filisteo che viene invocato per ottenere una guarigione non confidando in YHWH. בַּעַל (babilonese bêlu) significa "Signore", mentre זְבוּב significa "mosca", assiro zumbu (NIM, segno sumero attestato nel periodo Ur arcaico[1]): quindi "Signore delle mosche"[2].

Benché alcuni ritengano che proprio questo sia il nome del dio filisteo (attribuendogli la funzione di divinità che allontana le mosche in quanto pericoloso flagello), pare che si tratti di un gioco di parole volto a dare un tono spregiativo all'idolo che si contrappone a YHWH fin nello stesso nome. Il nome originario era probabilmente בַּעַל זְבֻל cioè "Signore onorevole", dove זְבֻל in ebraico significa "onore" (assiro zabal, che si trova in espressioni come bît zabal cioè "tempio onorevole", con parallelo biblico in 1Re 8,12 detto del tempio di Salomone) da una radice verbale "onorare, elevare, esaltare" (assiro zabâlu). Questa interpretazione mi sembra corroborata dal fatto che il nuovo testamento usi la forma esatta ΒεελζεβοὺλΒεελζεβουλ, rimanendo indipendente dall'antico testamento.

Altri ancora connettono il termine all'arabo zebil che significa "lordura" da cui "Signore dell'immondizia", sempre in senso spregiativo. Quest'ultima ipotesi pare comunque priva di fondamento.

Certo è che già i LXX traducono con

ἐν τῇ Βααλ μυῖαν θεὸν Ακκαρωνεν τη Βααλ μυιαν θεον Ακκαρων

cioè "Baal delle mosche, dio di Accaron" (2Re 1,2; e così pure nelle altre ricorrenze).

[1] Labat n. 433.

[2] Brown, Driver, Briggs, A Hebrew-English lexicon (versione inglese del Gesenius).


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san Giovanni in Persiceto, 2/VI/2001